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Autore: AriTorres9    18/10/2012    4 recensioni
“Ti piacerà, ne sono certa al cento per cento!”
Mi affrettai a scartare il pacchetto, troppo presa dalla curiosità per fermarmi a leggere il bigliettino di auguri, e giuro che mi vennero le lacrime agli occhi vedendo che si trattava di Get Your Heart On, l’ultimo CD dei Simple Plan che non ero ancora riuscita a acquistare. Corsi ad abbracciare Zy e la riempii di “grazie” e di baci.
« Oh cazzo Sky, girati! » la sentii sussurrarmi all'orecchio.
Mi girai di scatto e mi paralizzai alla vista di colui che ammiravo da anni solo attraverso lo schermo di un computer.
Non avevo parole.
Non era possibile.
Lui.
Lì.
Oddio.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pierre Bouvier
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PIERRE.
 
«Certo che hai proprio un bel culo, Pierre! » Constatò Chuck.
«Lo so, tesoro. Me lo dicono in tanti. » Gli risposi sorridendo maliziosamente e alzando un sopracciglio con fare ammiccante.
«Che coglione che sei!” Mi sgridò mentre cercava di trattenersi dal ridere.
«Intendevo dire che hai avuto una gran botta di culo, o fortuna, chiamala come ti pare, con Schuyler! Non avrei mai pensato che l’avresti rivista. O almeno non così presto, sinceramente. »
“Già, nemmeno io. » Farfugliai, spostando lo sguardo dal mio amico seduto di fianco a me ai piedi della piccola tribuna e concentrando la mia attenzione su ciò che stava accadendo in campo e, in particolar modo, all’unica ragazza coi capelli blu.
Schuyler era incredibilmente insancabile: correva come un fulmine facendo il possibile per aiutare le sue compagne, andando a ricoprire ogni ruolo che richiedesse una mano.
Potevo leggere la determinazione nel suo sguardo.
Era evidente come volesse dare il massimo ad ogni costo.
Ogni tanto però – notai – si concedeva delle pause e, cercando di non attirare l’attenzione, controllava la situazione della caviglia che, per quanto ero riuscito a intuire, non mi era sembrata delle migliori.
Quando le avevo domandato se le faceva ancora male mi aveva risposto di stare più bene, ma era chiaro che non fosse stata sincera.
Quanto avrei voluto accertarmi che non fosse niente di grave…
Comunque la sera prima mi ero proprio sbagliato riguardo al suo fisico.
Sì, era magra, ma avrei fatto meglio a definita, come dire… in forma.
Ora che potevo finalmente vederle le gambe, scoperte per metà dalla lunghezza scarsa dei pantaloncini, avevo notato che erano assolutamente dritte e proporzionate e che, appena faceva uno scatto, i polpacci si contraevano lasciando intravedere un muscolo sodo e ben tirato.
Wow. Era davvero spettacolare.
Non mi riuscivo a capacitare del fatto che mi sembrasse sempre più bella, ogni secondo che passava.
Anche pochi minuti prima, quando mi ero avvicinato per aiutarla. Era così sudata, trasandata e dolorante per la storta nella caviglia che, se fosse stata una ragazza qualsiasi, non mi sarei mai sognato di definire attraente.
Eppure lo era stata anche in quel momento.
Aveva qualcosa di caratteristico, di speciale. Dovevo assolutamente conoscerla più a fondo e cercare di dimostrarle che non ero realmente il coglione che se ne andava rovinando una bella serata senza un motivo apparente.
Che palle, da quando ero così determinato a far cambiare idea a una ragazza appena incontrata?
Improvvisamente lasciai perdere il discorso interiore che stavo facendo per concentrarmi totalmente sul campo, dove Schuyler correva con la palla al piede verso la porta.
Si era ritrovata sola davanti al portiere, dopo aver saltato Christin ed essersi fiondata dentro all’area di rigore a tutta velocità.
Il portiere, un’altissima bionda grande circa il doppio di Schuyler , era uscita per contrastarla. Schuyler non si era fatta fregare e, riuscendo magnificamente a evitare il portiere tirò un potente destro che andò a finire proprio sotto la traversa.
Era in estasi.
E lo ero anch’io.
Vederla così contenta mi fece stare bene.
Purtroppo però quella sensazione di felicità ed euforia durò ben poco, lasciando spazio a una sgradevole preoccupazione.
 
 
SCHUYLER.

Non ero felice, di più!
Quello era in assoluto il miglior regalo di compleanno che potessi farmi.
Cazzo, mi sarei voluta stringere la mano da sola dal gran che ero stata brava.
Ero incredula, avevo fatto davvero una gran giocata e finalmente ero riuscita a segnare!
Questi pensieri stavano giusto prendendo forma nella mia mente dopo la scarica di adrenalina che non mi aveva permesso di capire che cosa stava succedendo intorno a me, quando un’incazzata Christin mi si parò davanti, facendomi una bruttissima e potentissima entrata in scivolata proprio sulla caviglia che già mi faceva male.
Caddi rovinosamente a terra, senza riuscire ad evitare il calcio e non avendo la lucidità necessaria per rendermi conto di ciò che stava accadendo.
Non riuscivo ad alzare la testa.
Desideravo soltanto avere la forza di alzarmi e reagire, di prendere a schiaffi quella stronza e di chiederle che cazzo di problema avesse con me.
Ma in quel momento mi sentivo così scossa e impotente che non riuscii a dire niente ai medici mentre mi spruzzavano il ghiaccio spray sulla caviglia.
Si era creato un cerchio intorno a me: non capitava tutti i giorni che durante delle partite tra ragazze succedessero degli episodi del genere.
Erano tutti lì: le mie compagne, le avversarie, l’arbitro, il guardalinee, gli allenatori e i medici.
E va bene, non c’erano proprio.
Mancava quella stronza di Christin.
– E Pierre.. – disse una vocina nella mia mente.
Scossi la testa, cercando di non pensare a quanto avrei voluto che Bovier fosse lì a consolarmi e a quanto invece avrei desiderato spaccare la faccia alla sorella di David.
«Ehi, Schuyler… riesci a muovere la caviglia? » chiese un uomo brizzolato sulla cinquantina con due spessi occhiali da vista.
Doveva essere il medico.
 «C-ci provo» balbettai. Cercai di ruotarla ma al minimo movimento mi faceva così male che mi sarei voluta mettere a piangere.
Provai a trattenermi, stringendo i denti.
«Ok, ok. Calmati Schuyler! Non sforzarla, se non riesci a muoverla probabilmente è perché è rotta, o magari è solo una distorsione. Penso proprio che sia necessario che tu venga con me in ospedale per fare degli accertamenti.
Ce la fai a camminare o preferisci essere portata fino all’ambulanza in barella? » mi domandò molto gentilmente e con un sorriso rassicurante che proprio non riuscii a ricambiare.
«Che? In barella? » chiesi scolvolta.
Era stato già abbastanza umiliante farmi rompere la caviglia davanti a tutti, non volevo addirittura che provassero pena per me.
«No» Risposi riprendendo un po’ di lucidità «non ce n’è bisogno, ce la posso fare. Mi dia solo una mano a tirarmi su. »
 
 
PIERRE.
 
Stavo correndo verso il campo, come chiunque d’altronde.
Le gente era troppo sotto shock per fare caso a me e al resto del gruppo.
Reagii d’istinto, senza pensare.
Un attimo prima era sulla tribuna a esultare per il gol, e un secondo dopo mi ritrovavo a correre sul campo per raggiungere Schuyler.
Ero davvero troppo preoccupato, troppo incazzato e troppo colpito per comportarmi bene.
Non avevo idea di dove fosse finita Christin, avevo solo visto l’allenatore che la trascinava fuori dal campo urlandole nelle orecchie.
Avrei pensato a lei dopo comunque, in quel momento l’importante era accertarmi che Schuyler non stesse troppo male.
Arrivai da lei ma con tutte quelle persone intorno non riuscivo a vederla.
Sempre più incazzato diedi qualche spallata a chi mi stava attorno, incurante del fatto che probabilmente potessero essere amici di Schuyler preoccupati per lei almeno quanto lo ero io, se non di più.
Quando finalmente riuscii a creare un varco tra la folla m’inserii all’interno della cerchia di gente che circondava letteralmente Schuyler.
Avevo il cuore a mille ed ero troppo in ansia per quello che le stava accadendo che non riuscivo a ragionare.
Il medico la stava aiutando ad alzarsi e, quando si ritrovò in piedi e zoppicante, alzò la testa.
Solo allora, quando i miei occhi nocciola incontrarono i suoi smeraldo, mi resi conto che stava piangendo.
Aveva gli occhi lucidi e le lacrime le scorrevano lungo le guance arrossate. L’espressione infinitamente triste e delusa ma, allo stesso tempo, arrabbiata.
Non resistetti.
Mi avvicinai velocemente a lei, togliendola dalle braccia del medico, prendendola tra le mie e abbracciandola come se volessi in qualche modo proteggerla da ciò che le stava accadendo e, accarezzandole dolcemente la schiena, le sussurrai all’orecchio «Sono qui, non ti preoccupare. Starai bene, te lo prometto. »
Sentii qualcosa picchiettarmi sulla spalla e, senza nessuna intenzione di lasciarla andare, sciolsi il nostro abbraccio prendendole la mano e mi girai.
«Mi scusi, lei è un parente della signorina Schuyler? »
Stavo per rispondere di sì, che l’avrei seguita in ospedale, e che… che cazzo ne so! Mi sarei inventato di essere suo fratello, o suo cugino, ma la voce di Sky mi anticipò, impedendomi di rispondere.
«Non è un mio parente ma i miei… sono in Europa, mio fratello e la mia migliore amica sono a lavorare…Per favore, lo lasci venire con me. » Chiese facendo una pausa ogni tanto per tirare su col naso.
Merda, doveva aver preso una bella botta per stare in quelle condizioni.
«In questo caso signore può venire con noi. Andremo in ambulanza per precauzione, non vi preoccupate. Non dovrebbe essere niente di grave. »
«Ok, bene. » Acconsentii e mi girai verso Schuyler, che stava rassicurando qualche sua compagna di squadra.
«Sto bene ragazze, tornerò il più presto possibile. La partita non è finita qua. » La sentii dire mentre tirava un finto sorriso e si asciugava qualche lacrima che non era riuscita a trattenere.
Che bugiarda.
Si vedeva che sapeva di non poter tornare a giocare presto.
Probabilmente cercava di convincere le sue amiche a non mollare, o magari cercava di convincere solo se stessa che sarebbe stata in grado di recuperare.
Dopotutto, per quello che avevo potuto vedere, il calcio era la sua passione.
Cazzo, stavo davvero correndo troppo.
Non avrei mai dovuto lasciarmi coinvolgere emotivamente così tanto. Insomma… la conoscevo a malapena!
«Pierre, sei sicuro di volermi accompagnare? Ormai sono maggiorenne, posso anche firmarli io i documenti. Non devi farlo se non ne hai voglia. » Cercò di sorridermi, riuscendo solo a fare una ridicola smorfia.
«Scherzi? Certo che t’accompagno. Non ti lascio andare da sola. » La rassicurai.
«Ce la fai a camminare o vuoi che ti prenda in braccio? » le domandai, con gentilezza.
«Oh, Bouvier! Come sei sfiduciato nei miei confronti! » sorrise asciugandosi le ultime lacrime.
«Forza, andiamo! Pigrone che non sei altro! » Mi prese in giro avviandosi all’uscita del campo zoppicando in un modo un po’ ridicolo che la rendeva ancora più buffa e bè… bella, in un certo senso.
La raggiunsi in un secondo, prendendole un braccio e appoggiandomelo sopra alle spalle.
«Ecco, così forse andiamo un po’ più velocemente. Tu che dici? » la canzonai, sorridendole divertito.
«E va bene, sei assunto. » Disse seria.
«Come sono assunto? Che vuoi dire? » domandai, non capendo a cosa si riferisse.
«Sarai la mia stampella umana! Ormai è deciso, PierStampella. Non ti puoi opporre. »
La sua risposta pronta mi fece rimanere di stucco e scoppiai a ridere.
Per fortuna ero riuscito a distrarla e a tirarle fuori un po’ d’umorismo.
La sentii ridacchiare a sua volta e mi resi conto che ormai aveva smesso di piangere del tutto.
- Dopotutto Chuck aveva avuto ragione - pensai sorridendo.
Non avrei dovuto affrontare la differenza d’età in quel modo.
Anzi, in realtà non avrei proprio dovuto affrontarla, stavo affrettando troppo i tempi.
In quel momento, mentre eravamo stretti l’un l’altro, non mi interessava affatto quanti anni potesse avere.
Mi sentivo solo… felice.

 

Eccomi qua con un altro capitolo c:
Come avrete notato ho cambiato scrittura, non pensate sia più carina questa? 
Boh, a me piace di più..
Coooomunque bè riguardo al capitolo con calma verranno fuori le ragioni per cui Christin ha perso la testa (non vogliatela subito morta AHAHAHAHHA)
Spero che vi sia piaciuto e se avete qualcosa da chiedere o magari qualche correzione da fare sono @aritorres9 su twitter :)
Non ho idea di quando riuscirò ad aggiornare perchè sono strapiena di studio :/
Alla prossima,
                                                                                                                                                                          Ari.
  
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