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Autore: sonyx1992    19/10/2012    1 recensioni
Storia partecipante al concorso "l'alfabeto dei ricordi" indetto da Angy Lulu.
"In genere non mi piace ricordare, tornare indietro al mio passato per rivivere eventi dimenticati; ma, visto che ci tenete così tanto, vi accontenterò.
Uno dei ricordi più belli che ho si chiama Andrea, come mio fratello, come il primo amore che mi ha spezzato il cuore e come la mia migliore amica. Sì, state pensando bene: ero circondato da Andrea.
La mia migliore amica, in particolare, è quella che ricordo meglio. Non so perché; forse perché con mio fratello ci litigavo spesso o, forse, perché non ci tengo molto a ricordare la persona che mi ha spezzato il cuore.
Fatto sta che un’amica come Andrea non la si dimentica facilmente."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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F di “Fidati”

Io ed Andrea condividevamo le nostre giornate e la nostra gioventù.
La nostra amicizia era più profonda di quello che pensavo ed ancora non sapevo della lenta metamorfosi della mia migliore amica.
Ho dei bei ricordi di quei momenti, di quelle passeggiate insieme a lei, di quando, sorridendo, la portavo a mangiare un gelato.
Era buffa quando affondava le sue labbra nel cono, lasciando che il cioccolato le macchiasse il naso.
Ridevo tutte le volte, per poi passarle un fazzoletto ed osservarla mentre se lo puliva, fingendosi offesa perché la prendevo in giro.
Un giorno, in estate, siamo andati in gita ad un laghetto, io e lei. Di quel giorno ricordo il suo costume che mi aveva fatto arrossire e i suoi capelli biondi legati dietro la testa per non bagnarli; penso alle nuvole grigie che coloravano il blu del cielo e che ci avevano lasciati soli su quella riva.
Poi c’era lo scoglio, l’acqua alta ed io, che non avevo mai imparato a nuotare.
Avevo paura, ma Andrea insisteva che mi tuffassi insieme a lei: “Dai, Ele! Se affoghi ti salvo io”.
Lei era la sola a chiamarmi in quel modo; gli altri storpiavano il mio nome in “Ema” o “Manu”, ma la mia migliore amica era l’unica ad essere stata la più originale.
Mi tirai indietro e la squadrai da cima a fondo, con i suoi 50 kg che mai avrebbero potuto sorreggere i miei 75.
“Te lo scordi, Andrea. Non mi tufferò mai!”
Chiusi gli occhi ed incrociai le braccia davanti al petto, fermo e sicuro nella mia decisione.
Poi, un tocco: lei che mi sfiora il braccio e scioglie la mia fermezza. Mi prende per mano e mi sorride.
“Dai, fidati di me!”
E dal suo sguardo avrei dovuto pur intuirlo! I suoi occhi non esprimevano dolcezza e sicurezza; tremavano, avevano paura, erano indecisi.
Mi fidai, perché la luce che scorsi nelle sue iridi azzurre era bellissima e, senza che me ne accorgessi, mi faceva battere forte il cuore.
Era lo sguardo di una persona innamorata.


   
 
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