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Autore: UsaSama    23/10/2012    0 recensioni
Nuove e importanti insidie li attendono per giungere all'atteso scontro finale contro gli Uomini in Nero. Tutto quanto potebbe trasformarsi in tragedia, così come potrebbe finire bene. Il verso del corvo si fa sempre più vicino, riusciranno Conan Edogawa/Shinichi Kudo e Ai Haibara/Shiho Miyano a sconfiggere definitivamente gli Uomini in Nero? E riusciranno a evitare che il nero li avvolga per sempre?
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 1
Porshe 356A



Stava correndo lungo un corridoio di un grande castello circondato da milioni di corvi, tutti intenti a mangiare la carne putrefatta delle persone che si erano aggirate da quelle parti. Sentiva delle urla provenire dalla direzione in cui stava andando, e queste la convinsero ad andare più velocemente per salvare la vittima del massacro. Appena toccò la maniglia del portone dal quale provenivano le urla, esso si aprì automaticamente, invitando la ragazzina ad entrare.
Non si vedeva nulla di quella stanza, unicamente illuminata dalla luce fredda della luna, la quale illuminava flebilmente la camera mortuaria, perché di questo si trattava: un letto con mille catene tutte attorno, sui muri e sull'unica finestra vi erano degli spuntoni, molto probabilmente infilati lì per far sì che le vittime morissero in preda alla pazzia di non poter uscire da quella stanza, anche dopo essersi liberate dalle catene.
«Shinichi! Shinichi, dove sei?! Perché urli?!» esclamò la giovane, nella speranza di vedere l'amato ancora vegeto, per quanto la tortura potesse consentirglielo.
«Ai! Ai, svegliati!» sentì la voce del ragazzo risponderle: a questa ella ribatté:«Svegliarmi?! Ma se questa è la realtà! Shinichi, resisti!» e cominciò a scrutare la stanza, nella speranza di trovare il posto dove il giovane era stato fatto prigioniero e dove loro lo stavano torturando.
«Ai, sveglia!» ripeté una seconda voce che, purtroppo per lei, conosceva fin troppo bene.

«Gin! Anche te?! È la cruda realtà! Se vuoi farmi fuori subito, fallo, ma lascia stare Shinichi!» disse a pieni polmoni tutta preoccupata. Davanti a lei apparve l'uomo dai lunghi capelli platinati, che prese ad accarezzarla sulla guancia:«... Sei mia... Sherry...»
«Ai, svegliati, presto!» continuava a ripetere imperterrito questo fantomatico Shinichi mentre la ragazza veniva torturata dall'uomo:«No! Lasciaci in pace! Lasciami in pace!» urlava e si dimenava.
«Ai, svegliati...» continuò ad esortarla una terza voce.
«NO! Lasciami in pace!» ripeté imperterrita la ragazzina.
«Ai, alzati che è ora...» parlò sempre la terza voce.
La ragazza aprì gli occhi di scatto:«LASCIAMI IN PACE!» urlò a pieni polmoni, rendendosi conto solo in quell'istante che aveva accanto a sé il dottor Agasa, il suo padre adottivo.
«Ai, ti sei addormentata ancora sul computer mentre stavi lavorando all'antidoto?» domandò pazientemente l'uomo, dandole un goccio d'acqua per farla calmare.
«... A quanto pare...» rispose imbarazzata la ragazza: era già da un mese che finiva con l'addormentarsi sulla scrivania dove c'era l'apparecchio tecnologico.

«Ai, senti... Ci stai rimettendo in salute... Ti prego... Smettila di fare le notti insonni, oppure non riuscirai più a ragionare come si deve... Fidati...» esclamò affettuoso il dottore mentre aiutava la bambina ad alzarsi dalla sedia.
«Come può saperlo, lei?» fece con tono di sfida:«Semplice...» rispose il dottore:«Lavorando a tutti quegli arnesi che ora ha Shinichi...» le sorrise.
«Ma questa è una cosa più importante, se permette.» ripeté Ai un po' scocciata: era già da due settimane che il dottore la trovava in quello stato ed era già da due settimane che le rompeva l'anima sul cosa dovesse o non dovesse fare.
«Lo ben so, ma dovresti dormire di più...» concluse frettoloso l'uomo dopo che ebbe guardato l'ora:«Ora però sbrigati! Sono le otto meno cinque e sotto c'è una bella colazione e Shinichi che ti aspettano!» aggiunse poi, esortando la ragazzina a prepararsi. «COSA?! Le otto meno cinque?! E CONAN È QUI SOTTO?!» esclamò colta di sorpresa la ragazzina:«Non dovrebbe stare con Ran, dopo che si è dichiarato settimana scorsa, quando gli ho fornito un antidoto temporaneo per poter andare a Londra?» domandò un po' sospettosa.
«Sì, ma credo che voglia parlare con te... È da giusto una settimana che non vi parlate, e non ne capisco neppure il motivo.» proferì il dottore:«Va beh, in ogni caso sbrigati!» aggiunse per poi uscire dalla cantina, lasciando che la giovane si preparasse.
Gli uomini erano tutti uguali, si disse Ai, sempre pronti a capire ciò che loro vogliono capire e basta, ma quando si trattava di capire il sesso opposto, erano delle frane. E Shinichi e Agasa non facevano eccezione. Lei aveva le sue buone ragioni per non parlargli, e il dottore, per quanto ella gli fosse immensamente grata di quello che egli faceva per lei, non era tenuto a saperlo.

Prese tutto l'occorrente per una doccia mattutina veloce e poi, dopo essersela fatta, si vestì in fretta, pettinandosi un po' troppo velocemente, e andò a fare colazione: il dottore non mentiva, c'era anche Conan.
Fingendo di non averlo visto, Ai si mise a sedere a tavola a fare la sua colazione a base di un succo di frutta alla pesca e un croissant con marmellata d'albicocca.
«Ma brava, vedo che mi hai caldamente ignorato.» esclamò indignato il giovane detective.
«E allora?» ribatté d'istinto la ragazza, continuando a mangiare il suo croissant.
In realtà Conan e Ai non erano veri e propri bambini. Conan era Shinichi Kudo, il più giovane detective liceale, nonché il ragazzo più corteggiato dell'intera area di Beika di Tokyo, anche se a lui interessava solo e unicamente la figlia del suo “rivale” in deduzioni: Ran Mouri. Ai invece era Shiho Miyano, una giovane e promettente scienziata che lavorò per l'Organizzazione che Conan/Shinichi doveva sconfiggere. Ma per farlo, l'uno aveva bisogno dell'altra e viceversa.
«E allora mi dà fastidio.» rispose a tono il ragazzo:«Ma si può sapere una volta tanto che cosa ti passa per la testa?!» aggiunse poi lievemente adirato.

«Niente che ti riguarda.» mentì spudoratamente, poiché in realtà il detective c'entrava tutto sul perché ella lo aveva ignorato.
«Almeno aiutami a capire, se proprio non vuoi aprirti.» la pregò Conan, guardandola dritta negli occhi e solo in quell'istante lui si rese conto della sua bellezza.
Una capriola fece capolino nello stomaco di Ai:«Che cosa non capisci nella frase “Niente che ti riguarda”?» proferì seccata la giovane mentre sorseggiava il suo succo di frutta.
«Tutta la frase. Io vorrei sinceramente aiutarti, ma tu non vuoi mai che qualcuno ti offra il suo aiuto...»
«E va bene...» sbottò la ragazza, colpita nel profondo:«Sono notti che sogno sempre la stessa cosa, vale a dire te che vieni torturato da qualcuno che non conosco e io che vengo torturata da quel pazzo di Gin. Tutto avviene in un grande castello, circondato da corvi che mangiano i rimasugli di cadaveri, posti tutti attorno al castello.» finì di raccontare il sogno con una specie di brivido.
«Se è solo per questo, allora è proprio un motivo stupido per non parlarmi...» sospirò lievemente:«... Perché dovresti sapere che io ti proteggerò da Gin e dall'Organizzazione e che non ti devi preoccupare di me, visto che me la so cavare da solo...» aggiunse, per poi osservarla nuovamente: i suoi grandi occhi grigi volevano dirgli qualcosa, ma non seppe che cosa. Quello sguardo lo aveva incantato. Scosse impercettibilmente la testa:«E ora, se non ti dispiace, fammi un bel sorriso.» lui fece un grandissimo sorriso, il quale venne ricambiato dalla giovane: cambiava totalmente aspetto quando sorrideva, diventava più luminosa.
Shinichi, anche se dici così tu non sai come sono fatti e fino a che punto si sono spinti... Ti prego, stacci lontano più che puoi, non voglio che proprio tu sia la mia ennesima vittima... pensò Ai, finendo il suo succo e andando a lavarsi i denti, per poi prendere la cartella e uscire per andare a scuola assieme a Conan, il quale le chiese:«Ma dimmi un po'... Perché è da un mese che non ti svegli mai in tempo?»
«... Sempre per l'incubo...» rispose con noncuranza Ai, la quale stava guardando dritto per non incrociare lo sguardo del detective.
«Non ci credo.» esclamò, risentito della poca fiducia di cui godeva da parte della ragazza:«Avanti, dimmi la verità... Sono un detective, e volendo potrei scoprirla anche da solo.»

Aveva ragione, come sempre, del resto. Tanto valeva dirgli la verità, tanto prima o poi sarebbe venuto a saperlo:«E va bene.» ripeté per la seconda volta la giovane:«Mi addormento sulla tastiera del computer perché sto lavorando ad un antidoto definitivo da dare a te... Tuttavia non riesco a decifrare due o tre composti dell'Apotoxina, e per quello credo proprio che mi serviranno i dati che ho lasciato nel computer portatile dell'Organizzazione.» finì, scocciata dall'idea che egli le avesse rovinato la sorpresa che voleva fargli. Il detective annuì, dando prova di aver capito, ma non voleva entrare nei dettagli.
D'un tratto, durante il tragitto che facevano quotidianamente, qualcosa colpì la loro attenzione: era una macchina nera, molto vecchia e inusuale, simile a un Maggiolino. Era una Porsche 356A targata 4869.
«Ma quella è...» cominciò Conan, ma fu interrotto da Ai:«... La macchina di Gin!» esclamò lei sorpresa di trovarlo proprio in quel luogo.
Entrambi si avvicinarono senza dare nell'occhio e videro che, sul sedile posteriore, c'era una valigetta, una di quelle che portano i computer. Per cui Conan non perse tempo: chiamò il dottor Agasa per farsi portare una gruccia appendiabiti e un fazzoletto nuovo stirato. Non appena l'uomo fu arrivato da loro, il detective aprì la macchina, fece entrare la ragazza, la quale aprì la valigetta e ci trovò dentro proprio quello che le serviva. Per cui prese la valigetta col computer e, rivolta al dottor Agasa, appena uscita dalla macchina, mentre Conan ripuliva le loro tracce, disse:«Dottore, lo porti a casa... In una settimana potrò fare l'antidoto!»

«D'accordo... Buona giornata, ragazzi!» esclamò entusiasta il dottore, portandosi via il computer mentre Conan chiudeva la portiera dell'auto, buttando qualche cestino più in là la gruccia, giusto per non dare sospetti, per poi aggiungere felice:«Certo che ne abbiamo avuta di fortuna, eh?»
«Sì, parli del diavolo e spuntano le corna! Ora potrò farti un antidoto...» gli sorrise, e Conan ebbe una sensazione di calore che andava fino alle guance, per poi riprendersi:«Come sarebbe a dire FARTI?!» sbottò.
«Io credo di rimanere così... Almeno potrò ricominciare una nuova vita...» esclamò un po' sull'addolorato.
«Ma la tua nuova vita l'hai già ricominciata... Con me...» proferì:«Ai, ti prego, prendilo anche tu il farmaco... Se vuoi rimanere sotto Ai Haibara, non ci sono problemi, ma prendilo anche tu... Sei l'unica che mi riesce a capire...»
Come sempre, la ragazza si sentì in colpa e, quindi, accondiscese perché anche lei prendesse il farmaco. Per il nome, non sapeva proprio se rimanere Ai oppure ritornare Shiho. Ci avrebbe comunque pensato a tempo debito. D'un tratto, due uomini con un impermeabile nero lungo si stavano avvicinando verso di loro: uno dei due aveva una lunga chioma platinata.

«Gin...»




{ Spazio dell'autrice }

Ma che bello! Ringrazio vivamente la mia amica Aya_Brea per aver commentato la fiction, e anche la nuova arrivata Ai Yoshida! Spero che entrambe continuerete questo viaggio con i nostri eroi, alle prese con i loro incubi e le loro peggiori paure!
Al momento sono raffreddata e piena di tosse, ma pazienza, passerà... L'università sta andando bene! E sono contenta di star imparando il Giapponese! *-*
Ritornando alla storia, è quasi tutta, e sottolineo, quasi, improvvisata. Mi escono le cose di getto, quindi se ci sono contraddizioni, sapete il motivo! xD
Al prossimo capitolo!
UsaSama
  
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