Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: ICEcream    30/10/2012    1 recensioni
Lì nella diciassettesima strada, accanto al bosco che nasconde il cimitero zingaro e di fronte alla fabbrica di creme per brufoli al miele, vi è un condominio: il terrore di tutti i postini e venditori ambulanti.
Da lì provengono rumori molesti a ogni ora della notte, tra fratelli esagaretamente legati, coppie omosessuali 'non dichiarate' e 'guerre fredde' tra amici per ragazze forse troppo indecise, oggetti volanti ad ogni ora del gionro, cioè parolacce, vasi di margherite e calci per proteggersi da maggiordomi maniaci, il click della macchinetta di una stalker di bei ragazzi, urletti eccitati della fangirl per eccellenza e urla arrabbiate dell'ultimo arrivo: un autentico demonio nascosto dietro una graziosa principessina viziata che, cosa ci faccia lì in mezzo, nessuno lo sa.
Questo, signori miei, è il Bigmess dove, per la vostra stabilità mentale, consiglio di non avvicinarvi mai, per nessuna ragione.
..poi non dite che non vi avevo avvertito.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

[#1.0 - Capitolo Primo]
Verde di Rabbia e Plastica.
#Alcol; #Condomini fantasma; #Rosso; #Scarafaggi in barattolo; #Sesso; #Valigie.
#Primo piano; #Quinto piano; #piano Terra.


Al quinto piano del condominio Bigmess c’era un appartamento dove nessuno aveva mai messo piede. Era l’appartamento più piccolo di tutti, nascosto dietro l’angolo delle scale d’emergenza ed era l’unico a non avere una targhetta con un nome o il citofono collegato; sembrava quasi che non ci vivesse nessuno. Eppure il signor Retto, il direttore e portiere del condominio, quando smistava la posta trovava spesso delle lettere indirizzate a quel misterioso interno 4 del quinto piano, anche se sparivano sempre prima che lui riuscisse a dare una sbirciatina.
Ma il destinatario era, ovviamente, sempre lo stesso: “Al signore ed alla signora Chiarello”, mai solo ad uno, mai solo all’altro, mai seguiti da nomi. Solo “Signore e signora Chiarello”.
Per ben due anni nessuno seppe mai chi si nascondesse dietro a quel cognome, poi un giorno Flaminia, che era andata al quinto piano per fotografare gli incontri clandestini tra Alice e il migliore amico del suo ragazzo, Luca, fece per sbaglio una foto in direzione dell’interno 4, da dove era appena uscito un ragazzo.
In seguito a ricerche approfondite, appostamenti attaccati alla grondaia e a telecamere nascoste tra i cesti di frutta regalo si venne a sapere che i due ragazzi erano dei novelli sposini fuggiti da casa e che si chiamavano Jude e Filippo. Ma dopo che Ludovico, durante il suo appostamento, cadde sul balcone di Fabiana distruggendo le sue amate margherite e provocando urla isteriche e lanci di oggetti contundenti da parte di quest’ultima, i due misteriosi ragazzi scoprirono tutto e, spaventati, furono quasi sul punto di andarsene. Fortunatamente poi la signora Chiarello, o meglio Jude, incontrò al supermercato Fiammetta che le disse che nessuno di loro aveva avuto cattive intenzioni e la convinse a restare. Da quel giorno i due sposini vennero visti sempre più spesso e parteciparono persino a qualche assemblea o attività di condominio, anche se la loro attività preferita restò starsene chiusi in casa a “conoscersi sempre più a fondo”, come informava Filippo, e nessuno approfondiva.
O, almeno, fu così fino a che Eva non li denunciò per rumori molesti e per convincerla a ritirare le accuse ci vollero la pazienza e la capacità di persuasione di Fiammetta, del signor Retto(inutile) e di Leonardo, il ragazzo che si era trasferito con lei al quinto piano.

« Hai disfatto le valigie? »
« Sì »
« Davvero? »
« Dio, Leo, sì! Quanto sei fastidioso! »
Eva sfilò sbuffando un Mirado dalla scatoletta bianca e azzurra e staccò con un solo mozzico la parte coperta di cioccolato, ripeté l’operazione con tutti gli altri bastoncini, fino a che non rimase neanche una briciola di cioccolato.
« Non so se fidarmi tanto, è una settimana che mi dici di averle disfatte. »
« Allora vai a controllare, no? »
« Nel caso tu non l’avessi notato, ti sto facendo la lavatrice » sospirò il ragazzo prendendo i panni da un cestino e dividendoli in bianchi e colorati.
« Vorrà dire che ci andrai dopo! Diamine, a volte ti comporti spiccicato alla mamma.. » borbottò la ragazza cambiando canale alla televisione tra uno sbadiglio e l’altro e soffiando sulle unghie da poco smaltate. Leonardo sospirò scuotendo la testa e si limitò ad infilare i panni nell’elettrodomestico. Inserì il detersivo nel carrello e regolò la temperatura stando attento a non sbagliare, altrimenti poi chi la sentiva quella se i panni venivano male!
Finito di caricare la lavatrice il moro prese un cesto con i panni precedentemente lavati e andò a stenderli in terrazzo, quando tornò Eva non c’era più. Così sospirò sconsolato e si gettò sul divano a guardare la televisione.
“Do you, don't you want me to love you? I'm coming down fast but..” Una scocciata Eva bussò per l’ennesima volta a una porta del primo piano, senza ottenere risposta, così infuriata iniziò a prenderla a calci. Non ottenendo neanche stavolta i risultati desiderati si appoggiò alla soglia con le braccia incrociate, battendo il piedino a terra con irritante ritmo regolare e borbottando insulti ad alta voce. « Ma tu guarda se devo ridurmi a venire fino a qui per chiedere un po’ di pa.. »
Non si era accorta che la musica proveniente dall’interno dell’appartamento era cessata e che qualcuno dietro la porta stava girando la maniglia per aprire. « ..CEEEE?! »
Eva cadde rovinosamente a terra, ai piedi scalzi di un ragazzo in bermuda e con una camiciona a quadri aperta per il caldo.
« Oh, tu sei quella nuova! Hai bussato? »
La ragazza alzò un sopracciglio, dedicando una smorfia di disapprovazione al suo abbigliamento e tendendo la mano in attesa di aiuto. Il ragazzo, dopo una serie di occhiate eloquenti e di sopracciglia alzate, sgranò gli occhi e dopo aver esclamato un “oh” di sorpresa le afferrò  il braccio tirandola non proprio delicatamente.
« Era ora.. » sbuffò Eva risistemandosi gli occhiali da sole coi brillantini. Il condominio era sempre molto buio dunque Luca non capiva l’utilità di quegli occhiali ma decise di non chiedere, forse per le ragazze di buona famiglia era normale possedere ed indossare cose belle solo per il gusto di farlo, più che per utilità.
« In realtà ci sono ben due imprecisioni nella tua affermazione » lo corresse Eva spostandolo bruscamente per entrare nell’appartamento. « Per prima cosa “quella nuova” è un appellativo decisamente inappropriato, essendomi trasferita qui più di una settimana fa; in secondo luogo non dovresti rivolgermi così tranquillamente una domanda come “hai bussato?”, avendo io non solo bussato ma anche preso a pugni, calci e parolacce la vostra porta. E la domanda giusta da fare sarebbe, a questo punto, come avete fatto piuttosto tu e i tuoi amichetti a non sentirmi! »
Entrando nel salotto Eva notò la quasi totale assenza di mobili, sostituiti in compenso da numerosi strumenti musicali e apparecchiatura per concerti. In realtà la ragazza non era mai stata ad un concerto, ma immaginava che l’apparecchiatura fosse più o meno come quella che si trovava di fronte, inoltre le sembrava di ricordare di aver visto oggetti simili in una trasmissione di Mtdì.
Un ragazzo moro, dal sorriso smagliante e l’aria un po’ stupida, seduto su quello che probabilmente doveva essere un amplificatore prima di diventare una sedia e reggi porta, agitò la mano in direzione della ragazza appena entrata prorompendo con un: « Ehi, ciao! Tu non sei quell.. »
« Si, sono “quella nuova”, se è questo che vuoi chiedermi. » tagliò corto Eva alzando un sopracciglio mentre passava in rassegna il disordine della stanza con sguardo disgustato borbottando qualcosa come: “Ma una domestica?”
« Comunque! » esclamò Eva finita la sua perlustrazione e notando l’arrivo del terzo componente del gruppo « Sono venuta qui con uno scopo ben preciso, ossia quello di far cessare il tremendo casino che persiste da questa mattina. »
I tre ragazzi si guardarono sorpresi e il moro sussurrò con un sorrisetto: « Beh, il condominio si chiama Bigmess.. » in cambio ricevette un’occhiata di ghiaccio che gli bloccò le articolazioni per diversi minuti.
« Voi tre potrete anche considerare quella che esce dai vostri strumenti “musica”, ma per me è solo fastidiosissimo rumore che mi impedisce di sentire la televisione, ed io sono a quattro piani da voi! » assottigliò gli occhi, incrociando le braccia al petto « Vi avviso, tra poco cominceranno le repliche di Antartide’s next top model ed io non voglio perdermi neanche mezza battuta a causa del vostro “giochiamo a fare la rock band”! »
Mentre Damiano e Luca, leggermente sorpresi, cercavano delle parole cortesi per risponderle, il terzo coinquilino, uno stuzzicadenti dai capelli biondi ossigenati, si appoggiò allo stipite della porta della cucina dalla quale era appena entrato, sorseggiando tranquillamente del the caldo e borbottando un “Tsk, che stupida..” tra un ghigno e l’altro.
« Come hai detto, scusa? » soffiò Eva girandosi nella sua direzione. Luca chiese anche come facesse a bere del the bollente con i 30 gradi e passa che si ritrovavano, ma nessuno gli prestò attenzione. La ragazza e il biondo erano nel bel mezzo di una battaglia di occhiate fulminanti e smorfie con la bocca, mentre Damiano si divertiva a stuzzicare con un bastoncino per arrostire marshmallow uno scarafaggio che viveva in un barattolo una volta pieno di zuppa di pomodoro precotta.
Finita la battaglia in pareggio Michele continuò a sorseggiare il suo the, tra le occhiate ancora stupite di Luca, e si sistemò con stizza i capelli cortissimi dietro l’orecchio. « Sei qui da una settimana, no? E ancora non hai capito com’è che funziona? » Ridacchiando Damiano gli fece notare come quella frase sarebbe potuta suonare estremamente da mafioso ripetendola con un accento siciliano, ma anche lui venne ignorato quando Eva ripeté lo stesso gesto di Michele aggiungendoci un’alzata di mento. « Tsk, quello che io chiedo è solo un po’ di silenzio, cosa che dovrebbe esserci in tutti i normali condomini alle tre di una giornata di metà giugno. »
Aggrottò leggermente la fronte ai sorrisi (e ghigni) di risposta. “Normale” in effetti non era forse l’aggettivo più adatto da accostare al Bigmess.
« Sai, Eva, non è proprio così.. » disse Luca reinserendosi nella conversazione « Capisco che possa darti fastidio ma, come dire, qui è per tutti la normalità. Noi sopportiamo senza battere ciglio i continui litigi rumorosi di Fabiana dell’appartamento accanto e di Ludovico del secondo piano, i set fotografici di Flaminia, il trovare ovunque quei due là, la coppia omosessuale sempre del secondo piano, ovunque a pomiciare.. Inoltre suoniamo gratis a tutte le feste di condominio. In cambio in coinquilini non ci dicono nulla quando proviamo. »
Eva spalancò la bocca abbassando leggermente gli occhiali da sole con l’indice, non si era accorta della presenza di tutti quei soggetti molesti! Doveva assolutamente procurarsi quanto prima un bravo avvocato, qualcosa le diceva che presto ne avrebbe avuto bisogno.
« Luca, lascia perdere » interruppe i suoi pensieri Michele con uno sbuffo ed un’alzata di sopracciglia « Ma lo sai chi è questa? Quella che voleva denunciare Filippo e la ragazza perché secondo lei fanno troppo rumore quando scopano! Ignorala e buttala fuori. »
« Ehi, ehi tu! » esclamò all’improvviso Eva, accigliata e irritatissima a causa dell’unghia che si era appena scheggiata « Sai che vuol dire doversi sorbire quattro ore e passa a notte di urli e rumori sospetti?! Certo, tu hai una pelle terribile quindi forse sarai anche abituato a non dormire, ma guarda, GUARDA! » e si alzò in punta di piedi per mostrargli meglio il volto, schiacciandogli i seni contro il petto « Sai come si chiamano queste? OCCHIAIE! Anzi, neanche occhiaie, questi sono burroni! »
Il biondo la scostò disgustato, senza mostrare altra reazione al contatto del suo petto con l’everest, e soffiò sul suo bicchiere ancora mezzo pieno di the alla prugna. In tutto il condominio lui era l’unico capace di bere con gusto quella schifezza. Forse da piccolo aveva perso l’uso delle papille gustative, forse lo confondeva perennemente con la cioccolata, forse aveva davvero dei gusti assurdi o forse semplicemente perché aveva un debole per Fiammetta. Cosa che tentava disperatamente di nascondere, soprattutto alla sua ragazza, ma che ovviamente sapevano tutti.
Infondo era sempre il Bigmess.
Eva si infilò nuovamente gli occhiali da sole e scostò stizzita una ciocca di capelli dalla spalla « Tsk, e poi avete teso bene l’orecchio? Quello non è sesso! Quei due praticheranno qualche sorta di giochino sadomaso.. »
« Ma scusa » disse Luca divertito, cercando di ignorare Damiano accanto a lui che lo supplicava di accompagnarlo a far visita ai Chiariello « Quello che fanno a letto non dovrebbe essere affar tuo, no? Avranno il diritto di fare tutti i.. Ehm.. » si passò una mano tra i capelli castano chiaro, arrossendo « Disgustosi (perché si, quelle sono davvero cose da pervertiti, dovrebbero vergognarsi!) giochini erotici che vogliono » Michele sputacchiò un po’ di infuso e si ritirò in cucina, Luca, color magenta, fece cenno di lasciar perdere.
« Filippo e Jude si meritano di essere lasciati in pace » disse Damiano dondolandosi spensierato sull’amplificatore « Infondo hanno perdonato senza batter ciglio due mesi di cesti di frutta aspra e di persone sospette fuori dalla loro finestra.. »
« Come hai detto, scusa? »
« Ehm, il punto è » intervenne Luca parandosi davanti all’amico prima che questo potesse dire altro di sconveniente, perché probabilmente raccontare del loro periodo di stalking comune ad una ragazzina che aveva un amico avvocato e si divertiva a denunciare le persone non era una buona idea « Come ti abbiamo detto prima, qui ci aiutiamo tutti. O, meglio, ci sopportiamo. “Vivi e lascia vivere”, hai presente? Ecco, qui tutti fanno quello che gli pare e in cambio non si lamentano mai degli altri. »
« Che cosa stupida, non seguirò mai una politica così ridicola! »
« Lo immaginavo, ma qui noi.. »
« Comunque! » lo interruppe Eva bloccandogli le labbra tra indice e pollice « Non ho alcuna intenzione di farmi rovinare il mio pomeriggio di televisione da una specie di gruppetto rock incapace, se voi non avete intenzione di smettere credo proprio che sarò costretta ad andare a parlare col direttore! » per tutta risposta si sentì uno sbuffo dalla cucina, così Eva accennò ad un saluto storcendo gli angoli della bocca e si diresse verso la porta facendo attenzione a non calpestare barattoli di zuppa, magliette imbrattate di zuppa e i cd di una band chiamata “Green Soup”.
« Eva! Ehi, Eva! » Non aveva neanche fatto in tempo a raggiungere la porta che Luca l’aveva rincorsa ed era comparso dal corridoio poco illuminato per sbarrarle la strada « Aspetta, per favore»
Eva non aveva un orologio da polso essendo una di quelle persone che lo considerava un accessorio volgare e scomodo, davvero poco femminile poi, e non si era portata dietro il cellulare, che era rimasto abbandonato su una mensola dello sgabuzzino dal giorno del trasloco, ma era abbastanza sicura di essere uscita di casa verso le due e un quarto. Considerando che aveva perso dieci minuti buoni davanti a quella porta e un’altra decina per farsi largo in quel porcile di appartamento, doveva essere passata perlomeno una mezz’oretta da quando si era allontanata dalla sua televisione, e se la guida tv aveva ragione, e la guida tv di Eva aveva sempre ragione, e il programma cominciava alle 15:05 allora voleva dire che aveva circa venti minuti per trovare l’appartamento del signor Retto (forse lui le aveva anche detto qual’era, ma probabilmente in quel momento non lo stava ascoltando.. Insomma, era una persona così noiosa!), informarlo del pericolo che minacciava il suo pomeriggio di relax, portarlo all’appartamento in questione, guardarlo arrestare, confinare in cantina, sequestrare strumenti o fare a quei tre qualsiasi altra cosa avesse gradito fare, ritornare di corsa al suo appartamento, buttare in un’altra stanza Leonardo che di sicuro si era piazzato sul divano e premere 32574108 per passare da uno strano programma dove giapponesi affrontavano prove come saltellare da un coccodrillo all’altro per raggiungere la riva del laghetto o attraversare un enorme lago ghiacciato con una motoslitta che va a legna, al suo amatissimo Mtdì.
Eva non era un’atleta, anzi, poteva dirsi particolarmente lenta a fare tutto, quindi se le possibilità di buona riuscita erano scarse in condizioni normali si azzeravano totalmente nel momento in cui un terzo del fastidio che lei si preparava a schiacciare la fermava a farle perdere tempo. Decise quindi di ignorarlo e passare oltre ma trovò il braccio bianco e magro del ragazzo in questione a sbarrarle la strada, così si tolse gli occhiali e lo guardò con serietà. « Guarda che mi metto a urlare. »
Lui per poco non le scoppiò a ridere in faccia. Nel Bigmess era esplosa una cassetta di fuochi d’artificio, era stato lasciato acceso uno stereo a massimo volume per più di tre ore e qualcuno si era più volte fatto tutte e cinque le rampe di scale rotolando. Nessuno aveva mai mosso un dito.
« Dammi tre secondi, ok? »
« Certo! Uno.. due.. Ci vediamo! »
Il ragazzo si vide sbattere in faccia la porta di casa sua e ci mise un po' a smanettare con la maniglia, nonostante ciò quando finalmente uscì la ragazza non aveva fatto neanche due metri. certo, le scarpe che indossava non davano l'idea di essere comode, ma era stata comunque troppo lenta quindi o era infondo una persona gentile e aveva deciso di ascoltarlo, o era la ragazza più lenta che Luca avesse mai visto. Nessuna persona dotata di occhi (e con un cervello funzionante correttamente) che aveva avuto il piacere di passare una ventina di minuti con Eva avrebbe anche solo preso in considerazione la prima ipotesi.
« Ehi, senti.. non andare dal signor Retto. »
Lei si girò, alzando un sopracciglio « Come hai detto, prego? »
« Fammi questo piacere, ok? E' perché ultimamente gli abbiamo dato un sacco di disturbo per la storia di Jude e Filippo e.. per altre cose.. quindi, per favore! ti prometto che non toccheremo gli strumenti fino alla fine del tuo programma. »
Eva gli si avvicinò, sospettosa, e lo guardò nuovamente negli occhi per un tempo lunghissimo. Luca si chiese se fosse stato meglio distogliere lo sguardo o mantenere il contatto visivo, come coi cani(o forse quello era con gli ippogrifi?), per non farsi attaccare.
« Il programma finisce alle sei e mezza.. » soffiò la ragazza assottigliando gli occhi.
« Ehm, va bene.. allora, ci stai? »
Dopo un po' Eva spostò lo sguardo dai suoi occhi alla mano che lui le aveva teso e mostrando il primo sorrisetto della giornata la strinse. « D'accordo, mi raccomando a te! » e lasciandosi dietro una scia di gelsomino e un volantino pubblicitario che le si era precedentemente attaccato al tacco si allontanò.
Luca guardandola salire le scale si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, poi rientrò velocemente nell'appartamento e quasi non inciampò in Damiano, che per qualche oscura ragione se ne stava sdraiato sul pavimento del salotto. « Allora? L'hai presa a pugni? » chiese Michele spuntando dalla porta della cucina con una vaschetta di gelato in mano e un cucchiaino in bocca.
« Cosa? No! »
Il biondo sbuffò deluso e rientrò in cucina, seguito da Luca. « Avresti dovuto.. »
« Ma è una ragazza! »
« Quella? La trovo più simile ad uno squalo.. anzi, ad una zanzara! Irritante e rumorosa. »
Quando nel campo vicino era stata costruita  quella fabbrica di crema per brufoli al miele il Bigmess era stato letteralmente invaso dalle zanzare. Zampironi, spray puzzolenti e racchette elettriche erano inutili, ormai quelle bestie avevano sviluppato una sorta di anticorpi contro quelle schifezze che l'unico risultato che davano era di intossicarli tutti. Più facevano per cacciarle più queste sembravano aumentare, finché non era arrivato Michele. Nessuno seppe mai cosa si era inventato per mandarle via, ma non erano passati nemmeno due giorni dal suo arrivo che il fastidioso ronzio che persisteva nel condominio scomparve e tutti smisero di grattarsi in continuazione.
Il ragazzo fu ringraziato calorosamente e in cambio gli fu offerto cibo ed anche un lavoro ben pagato in città. Lui aveva accettato il cibo e rifiutato il lavoro, decretando che il suo era stato un gesto mosso unicamente dall'odio profondo che provava per quegli insetti.
Luca gli prese dalle mani la vaschetta di gelato alla crema e cacao con scaglie di cioccolato, il preferito della ragazza di Michele che ogni tanto ne lasciava da loro qualche confezione, e tra un boccone e l'altro masticò un: « Comunque le ho promesso che non toccheremo gli strumenti fino alle sei e mezza. »
« E allora? Scopatela per distrarla mentre io e Damians proviamo. » borbottò per risposta il biondo prendendo una grossa cucchiaiata di gelato « Ah, e mi raccomando, falla urlare forte che con la canzone che dobbiamo provare oggi faremo un bel po' di casino. » pochi giorni prima Michele aveva riscoperto infondo ad un cassetto i cd di un qualche gruppetto metal di provincia che si ascoltava da quindicenne e aveva obbligato Luca e Damiano a rifare qualche canzone per "ricordare i vecchi tempi". Si stavano divertendo ma i condomini avevano cominciato a guardarli inferociti o ad evitarlo e la situazione iniziava a pesare.
« Eh, cosa?! Ed io quando provo, scusa?! » sbottò Luca colpendo col suo cucchiaino il cucchiaio di Michele per cercare di allontanarlo dal gelato senza tanti risultati. « E poi non vorrei mai finire a letto con una ragazza come quella, né credo di essere esattamente il suo tipo. »
« E allora? Che bisogno c'è? »
« Scusa, Mich, tu perché vai a letto con Alice? » quello ci pensò un po' su, con il cucchiaino in bocca mentre raccoglieva il gelato rimasto nella vaschetta con le dita « Mah, perché è brava? Oh, e poi è la mia ragazza.. »
« Ehm.. sì, ma ti piace, no? Altrimenti non ci staresti insieme.. »
L'altro gettò la vaschetta vuota nella spazzatura e lanciò il cucchiaino a Luca che lo prese al volo e lo gettò con poca grazia nel lavandino.
« Senti, che c'entra questo discorso, ora? Ti stavo dicendo che quella tipa è una stronza ed una rompipalle, ma non puoi considerarla un cesso. »
« Eh hai visto l'everest che ha al posto delle poppe?! » entrambi si voltarono verso la porta del salotto, dalla quale era spuntato Damiano con il suo commendo crudo, ed annuirono. « Ecco. » continuò Michele « Almeno due cose buone ce l'ha. »
« Ok, ok, adesso basta » sbottò Luca trattenendosi dallo scoppiare al ridere « Io non andrò a letto con Eva, ok? Non ne ho il minimo interesse, né un motivo per farlo, invece di distrarla ci basterà guardare la televisione o.. non so, mangiare altro gelato fino alle sei e mezza. »
« Sei un egoista » decretò Michele e Damiano al suo fianco annuì.
« Com.. Ma ti senti?! » non era raro che Michele desse degli egoisti a cani e porci ma ultimamente le motivazioni stavano diventando davvero futili.
« Sì, mi sento e se vuoi quando avrò tempo te lo ripeterò » rispose questo distrattamente mentre si alzava in punta di piedi per raggiungere l'ultima mensola dello scaffale appena aperto, quello dove tenevano le pentole. « Adesso ho di meglio da fare, dato che non credo sarà facile convincerti a mettere in pratica la mia idea. »
« Quale idea, scusa? » chiese Luca guardando il pentolone e il mestolo che Michele gli aveva appena depositato in mano, dopo aver lanciato un paio di coperchi a Damiano che sorrideva entusiasta di partecipare, anche se probabilmente ci avrebbe messo ancora una ventina di minuti per capire a cosa.
« Le hai promesso che non avremmo toccato gli strumenti musicali, no? »

Quando, quella mattina, Fiammetta aveva aperto le porte del ristorante, con qualche ora di ritardo come al solito, si era trovata la strada sbarrata da una fortezza di plastica verde. I mattoni erano talmente bene uniti tra loro da non permetterle di distinguerli l'uno dall'altro ma dopo essersi stropicciata gli occhi ancora socchiusi per il sonno e aver inforcato gli occhiali si era resa conto che la marea di righe verdi che vedeva erano più valigie accantonate una sopra l'altra. Accanto a loro c'era una ragazza, seduta scomposta sul gradino della porta, con il broncio, le occhiaie e la mano infilata nei capelli rosso fuoco mentre cercava di dar loro una sistemata.  « Ehi, Fiam, che mi fai entrare? E magari dammi qualcosa da bere.. » quella sospirò e spalancò la porta.
« Quindi? Adesso vuoi dirmi che è successo questa volta? »
La ragazza sollevò gli occhiali da sole tondi, un po' scheggiati sulle lenti, e piantò lo sguardo vitreo negli occhi chiari di Fiammetta, passando il dito sul bordo del quarto bicchiere di scotch. Ormai erano le due e mezza e questa aveva passato tutta la mattinata a dormire e bere su uno dei tavoli del ristorante, mentre l'amica serviva i pochi clienti che si presentavano, come al solito.
« Pft.. quell'idiota! »
« Ehm, ho capito Grace, ma.. »
« Fa sempre come gli pare! » urlò questa con voce acuta e sbattendo goffamente un pugno sul tavolo, un po' di liquido fuoriuscì dal bicchiere e Fiammetta lo pulì, pronta, tirando fuori uno straccio da sotto la gonna di pizzo bianca.
« Stai parlando di Matt, vero? » chiese premunendosi di allontanare il bicchiere dall'amica, quattro bastavano e avanzavano per mezza giornata. Questa però lo afferrò e lo portò alle labbra, finendolo con un sorso solo e sbattendolo sul tavolo con un gesto secco, come i cowboy del Far West. « E di chi altri?! Quel idiota! Sai cos'ha fatto? Ho incontrato casualmente mamma e papà in vacanza.. CASUALMENTE, dice! ..quello è un idiota che sapeva dove sarei andata! Poi figurati se quelli se ne andrebbero davvero in villeggiatura insieme! ..mi hanno chiesto di tornare e quello è davvero un idiota! Fraternizzare con il nemico! ..IDIOTA! Così ho fatto tutto.. verde.. e loro lì che mi guardavano e parlavano e lui non ha fatto niente, anzi, dava loro corda! Perché sicuro è colpa sua! Vuole infastidirmi, l'idiota, ma io sono qui e lui è lì e non provi neanche a venirci.. qui.. stia pure dagli idioti. L'IDIOTA! Cioè, non è così idiota ma si comporta da idiota perché non mi ascolta mai! E pensa che questo è tutto il gioco di una ragazzina e invece no! E' un.. »
« ..idiota? » completò per lei Fiammetta. La ragazza annuì spaesata prima di crollare con la faccia schiacciata sul tavolo, russando.
Mentre Fiammetta chiudeva velocemente a chiave lo scaffale degli alcolici questa si risvegliò urlando 'idiota!' e leccando il bordo del bicchiere che aveva ancora davanti si alzò barcollante per avvicinarsi al bancone dove vi erano le bevande alla spina e una vetrina con dietro gli antipasti. « Hai ca..fuu.. pito? E' un.. idiota! Vero? »
Fiammetta scosse la testa, lucidando i bicchieri un po' per tenersi occupata un po' per allontanarli da Grace. « In realtà ho capito la metà delle cose che hai detto, ma stasera avremo tutto il tempo per parlare, se vuoi. Perché non vai a dormire, eh? » 'e a farti una doccia, avrà fatto l'autostop su un camion di concime, pur di scampare ai suoi..' aggiunse mentalmente, ma si limitò a dedicarle il suo sorriso dolce. « Se vuoi ti aiuto, non mi sembri molto.. »
« Sto benissimo! » esclamò quella spazientita. « E' che sono.. arrabbiata! E, sì, forse un pochino brilla(colpa di quei camionisti di merda e delle loro birre scadenti) ma soprattutto arrabbiata! »
« Secondo me esageri. Dai, Grace, Matt(per quello che ho capito) voleva solo aiutarti. Infondo non puoi restare per sempre qui, no? »
« Certo che sì! Fino a quando quei due non avranno imparato a comportarsi un po' più decentemente! E, magari, avranno deciso cosa farsene davvero di me.. » Sì accasciò per terra, appoggiata al bancone, reggendosi la testa che cominciava a girarle davvero pericolosamente. Fiammetta sospirò e la raggiunse, le si sedette accanto sistemando ordinatamente attorno a se la gonna.
« Io.. Grace, io capisco.. diciamo meglio di chiunque altro quello che stai passando. Anch'io avevo più o meno diciannove anni, volevo fare un sacco di cose e dovevo occuparmi di una sorella adolescente che andava d'accordo con tutti tranne che con me. Ti capisco, ok? Ma vedo anche che i tuoi genitori sono, sì, un po'.. come dire.. distratti, e spesso non si rendono per nulla conto di ciò di cui avete davvero bisogno, però, Grace, vi vogliono davvero bene!  E te ne vuole anche Matt, che spera solo di farvi fare pace e, magari, di farti tornare a casa. Secondo me gli manchi, io l'ho sempre detto che infondo è innamorato di te. »
Grace alzò gli occhi al cielo. Erano tutti abituati alle inverosimili idee sull'amore di Fiammetta, ma quando queste ti colpivano in prima persona, beh, non erano più imbarazzanti, diventavano davvero fastidiose! ..ma anche un po' imbarazzanti.
« Tu, come al solito, sogni.. davvero.. troppo. » Appoggiò stanca la testa al bancone, con un mezzo sorriso.
« Ohoh, io non credo, mia cara. L'ho visto solo qualche volta, e in quelle occasioni c'era sempre lui che ti supplicava di tornare a casa e tu che gli tiravi pezzi di mobili, ma fidati, ho occhio per queste cose! » Grace decise di sorvolare su quest'ultima battuta. Non ci teneva a ricordare tutte le volte che Fiammetta aveva tentato di far accoppiare qualcuno, con risultati, neanche a dirlo, disastrosi.
Fabiana e Ludovico, infatti, si odiavano e non perdevano occasione per lanciarsi parolacce(e oggetti), Michele e Alice erano, sì, finiti insieme ma questa lo tradiva continuamente sotto gli occhi di tutti con il suo migliore amico, anche se, per qualche strana ragione, nessuno diceva niente e Gemma e Fabio passavano la maggior parte del tempo negli hotel ad ore in città, perché è vero che tutti volevano loro bene, ma l'idea di due fratelli che facevano continuamente sesso non entusiasmava nessuno. Forse solo, appunto, Fiammetta, che provava venerazione per ogni tipo di amore, e Flaminia che era in possesso di scandalose foto osè e minacciava i due ragazzi per farsi prestare ogni tanto il loro appartamento, cioè accanto a quello del bell'universitario Francesco. I due fratelli stavano andando in bancarotta a forza di chiamare e pagare il muratore per far aggiustare misteriosi buchi che ogni tanto trovavano nel muro.
« E' da come ti guarda, Grace.. » continuò eccitata come una ragazzina davanti a un principe a cavallo. Pensava che la ragazza fosse silenziosa pensando a quello che sarebbe sicuramente un giorno stato il suo 'grande amore', non le era neanche passato di mente che le birre e lo scotch di troppo stavano dando alla ragazza seri problemi di mal di testa. « E' così.. oh, non so come spiegartelo! Magari qualcuno guardasse me, così.. »
« Fiam, sei davvero fuori.. strada.. » cercò di spiegarle questa, stordita e iniziando a non vederci poi così bene. Doveva far valere il suo pensiero, ad ogni costo, anche da ubriaca, fatta, addormentata, felice come una pasqua.. che fosse il giorno di natale o ferragosto, quello del ringraziamento o della sagra della porchetta. Grace Woods doveva sempre avere l'ultima parola e se non aveva una buona battuta si immusoniva e ci pensava di notte, quando ti veniva poi a svegliare per dirtela e batterti perché tu mezzo addormentato, e anche un tantino incazzato, non avevi voglia di pensare a nient'altro e glie la davi vinta.
« Insomma, sì, ci conosciamo e ci vogliamo molto bene.. però lui è.. stupido, a volte.. ed esagitato ed adora tutti. Ci prova continuamente con qualsiasi ragazza e con me non è diverso. Vuole, ok, conquistarmi.. ma ti assicuro che è solo per vantarsi poi di avere in pugno la sua.. »
« ..Signorina! »
La porta di vetro si era spalancata con un tintinnio di campanelle e un ragazzo dalla folta fratta scura e gli occhi luminosi era entrato, trasportando all'interno le valigie verdi che Grace aveva accuratamente lasciato sul marciapiede. La bocca del ragazzo si spalancò in un enorme sorriso, poi questo fece qualche passo, titubante, prima di gettarlesi al collo schiacciandola maggiormente a terra. « Signorina! Signorina, grazie al cielo l'ho trovata! Questo posto è in mezzo al.. cought! »
Tossì reggendosi con aria da cucciolo mortificato la pancia, il punto che Grace gli aveva appena colpito con un calcio per farlo allontanare.
« E tu cosa diavolo vuoi? » Urlò questa, stupita e rossa di rabbia e anche un po' di imbarazzo perché Matt aveva approfittato dell'abbraccio per palparle il seno. « Ma, soprattutto, cosa ci fai qui?! Ti ho detto di starmi lontano per i prossimi dieci anni e non sono passate neanche dieci ore! »
« Ma, signorina.. lei se ne è andata così velocemente e io volevo assolutamente baciarl.. » lei gli tirò un altro calcio, soffiando un 'ti piacerebbe' e cercando di non guardare Fiammetta, che li osservava emozionata con gli occhi luminosi e le mani intrecciate.
Cercando di cambiare discorso Grace alzò un sopracciglio in direzione del borsone che il ragazzo aveva in spalla. « E quello? »
« Oh! » esclamò Matt, raggiante « sono i miei bagagli! »
« ..i tuoi cosa? »
« Bagagli! » ripetè lui ampliando il sorriso mentre il sangue si ghiacciava nelle vene della ragazza. « Perché, signorina, è rimasta sola in questo condominio troppo a lungo, il suo appartamento sarà sicuramente un disastro, conoscendola! E dato che lei non vuole tornare alla villa, da suo padre, sarò io, in quanto suo maggiordomo personale, a prendermi cura di lei, qui. »
Mentre la ragazza, con la faccia dello stesso colore dei capelli, si slanciava contro il 'maggiordomo' mirando al suo collo, un fortissimo rumore di stoviglie proveniente dal piano sopra il loro rimbombò per tutto il condominio, seguito, un paio di minuti dopo, dall'apparizione di una ragazza che spalcancò la porta con violenza, gli occhi infuocati e i capelli color miele tutti in disordine per la corsa.
« Io. Quelli. Li. Ammazzo. » soffiò, prendendo fiato tra una parola e l'altra.
Il demonio era sceso in guerra.







#Note di Elle → E' tornata. Non ci credo, l'ispirazione è tornata.
Ha viaggiato un po' alle Hawai e in Mississippi, in Nevada, in Costa d'Avorio e a Taiwan.
Insomma, è stata via un bel po', ma ora è qui e le ho sequestrato il passaporto.
Resterà per un po'.
#1.0 - Come avrete notato ho cambiato il titolo. Dai, 'Al centro del caos' faceva schifo. Che ne pensato di questo nuovo? Sicuramente però lo abbrevierò in '17° strada', asd.
#2.0 - Il prossimo capitolo sarà uno speciale per Halloween.
Lo so che siamo solo al primo capitolo, quindi è stupido mettere uno speciale, ma ci tengo davvero. Spero vi piacerà.
Mmh, sapete, avevo seri dubbi sul pubblicare questo capitolo. Cioè, in realtà in generale se continuare la storia. Perché, infondo, è davvero personale. Anche per questo l'ho pubblicata qui, dove non mi leggono persone che conosco, a parte Flavia e Giorgia. (Piuttosto, ciaoo! *agita manina*) Ma.. non so, sono personaggi che amo moltissimo e non voglio lasciarla inconclusa. Quindi penso la continuerò. Yee.
Voi che ne pensate? In generale, dico. Penso che come primo capitolo sia un macello, tanto per cambiare, ma sinceramente mi diverte.
Mi piacciono tutti tutti, li amo davvero.
Spero di essere riuscita a trasmettere un po' di questo amore anche a voi.
Alla prossima, Elle.
P.s. Avevo talmente tante cose da dire, mi sono dimenticata tutto.. uau.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: ICEcream