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Autore: marig28_libra    02/11/2012    2 recensioni
Lutti, incertezze, paure, lotte. La vita dell'apprendista cavaliere si rivela assai burrascosa per Mu che ,sotto la guida del Maestro Sion, deve imparare a comprendere e ad affrontare il proprio destino. Un destino che lo condurrà alla sofferenza e alla maturazione. Un destino che lo porterà ad incontrare il passato degli altri cavalieri d’oro per condividere con essi un durissimo percorso in salita.
Tra la notte e il giorno, tra l’amore e l’odio, Mu camminerà sempre in bilico. La gioia è breve. La rinuncia lacera l’anima. Il pericolo è in agguato. L’occhio dell'Ariete continuerà però a fiammeggiare poiché è il custode della volontà di Atena ed è la chiave per giungere al cielo infinito.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Mu, Aries Shion, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'De servis astrorum' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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“ Il sonno della ragione
produce mostri. “

( F. Goya )

 

 

Il sole s’era ormai disciolto nel liquore amaro della sera.
Solo il suo  alito carminio perpetuava, nel cielo, l’ultimo cencio di depressa luce.

- Non doveva sparare quella bastardata! – esclamò il guerriero dello Scorpione.

- Bisognava aspettarselo – fece Aiolia –  insomma, Camus lo sa che se ad Al parte l’embolo è la fine!

- Acquarius ha degli atteggiamenti che stanno sullo stomaco, lo ammetto… non lo reggo neanche io  quando  se ne esce con le sue stronzate…però tirare fuori la cosa degli aerei, proprio no! Aldebaran  è stato un emerito imbecille!

- Hai ragione, ma ora il casino è fatto e bisogna rimediare. Intossicarsi il fegato  in questo modo, non aiuta molto. Cribbio! C’è un motivo per cui dobbiamo collaborare assieme! Saremo cavalieri d’oro! Rappresentiamo la gerarchia più alta!

- Già…la gerarchia più alta…se penso a Death Mask e Aphrodite mi sale la bile in gola!

- Purtroppo sono nostri compagni di battaglia.

- Io desidero  rompere il culo a quei boriosi di merda…

- Saranno pure dei bastardi, figli di buona donna, ma appartengono, come noi, all’ordine dei servitori di Atena…condividiamo tutti  questa dimensione…con gli stessi doveri e gli stessi pericoli.

Milo tacque. Non poteva controbattere le parole dell'amico. Erano la verità.
Guardò l’ovest  che imbruniva lentamente col  cuore di sangue inquieto…

- Sì- mormorò- condividiamo assieme questa sorte incasinata…ma come faremo a rimanere compatti se ci troviamo su un suolo tellurico? Aiolia, io non credo nell’unità. Mi spieghi in che modo mai combatteremo…uniti? Undici cavalieri d’oro. Undici  uomini diversi. Da che mondo e mondo è impossibile creare qualcosa d’omogeneo. Anche quando le nazioni s’unificano continuano a far traballare all’ interno le loro divergenze.   Io e te andiamo d’accordo con alcune persone e con le altre? Non mi fido di Death Mask,  Aphrodite, Shaka… Saga poi  non lo conosco, Doko è lontanissimo da noi…

- Non posso darti torto – sospirò il Cavaliere del Leone – ognuno di noi possiede degli occhi differenti eppure  dobbiamo guardare  in un’unica direzione. Il mondo è soltanto uno, Milo.  Se non siamo i primi a credere di poter realizzare qualcosa, allora falliremo.  E’ assai difficile… però voglio farlo.


Scorpio sorrise. 

- Sai – aggiunse – ammiro molto Mu…come diamine riesce ad essere così diplomatico? È introverso, nondimeno ha sempre un viso gentile, parla con tutti, comprende perfino quel mistero vivente di Shaka! Hai capito? Lui, tranquillo, tranquillo, si fa i fatti i suoi e poi sta in società con enorme discrezione!

- Ah!Ah!Ah! Dici il vero…anche per me, Mu è una delle persone da stimare di più…è un grande cavaliere . Non per niente è l’allievo del Sommo Sion. Sono felice che sia il guerriero  dell’Ariete  …magari la gente fosse tutta come lui…


Un’ombra invisibile calò sulle Dodici Case.
Una fulminea sensazione di vuoto.
Stranamente caotica.
Stranamente  ghiacciata.

- Aiolia! L’hai colto anche tu?!

- Sì! Il cosmo di Camus è sparito all’improvviso!

I due amici fissarono allarmati i templi dei segni zodiacali…

Pareva non fosse accaduto nulla.
Qualcosa, tuttavia, d’amorfo e inspiegabile  navigava su un battello spettrale.

- Andiamo, presto!- esclamò Milo cominciando a correre.

Aiolia lo seguì proiettandosi rapidissimo verso la Prima Casa.
 

 

 

Aldebaran  era giunto alla fine del sentiero che conduceva fuori l’acropoli, quando avvertì quell’aurea anormale.

Si voltò verso il Gran Santuario…
Era come se le Dodici Case fossero state intrappolate dentro un vaso di vetro brumoso.
Una ragnatela trasparente avvolgeva ogni colonna, ogni angolo, ogni pietra. In particolare l’Undicesima Dimora risuonava inquietantemente vacua, somigliante ad un guscio di mollusco morto. Qualcuno ne aveva strappato via il custode facendolo dileguare nello spaventoso invisibile…

Il colosso guardò in quella direzione con un misto d’ansia e rabbia ancora accesa.

“ Non sento più il cosmo di Camus! Com’è possibile? Quel francesaccio non è andato a seppellirsi  nella sua casina? “

L’alone della nullità parve divenire ancora più pregnante.

“ Bene! Avrà imparato a volare dritto all’inferno! Che se ne stesse lì! Così farà squagliare il ghiaccio che lo surgela! “

Il  secchio d’acqua dei sensi di colpa si riversò sulla brace del rancore.
Aldebaran  percepì i battiti del cuore divenire acuti e gravi.
Gli tornò in mente l’attimo in cui aveva reso furente Camus. Gli tornò in mente il suo sguardo: sconvolto, deformato da  antichi dolori…
“ Perché non pigli un volo di sola andata per l’Antartide?! Ah,  già! Dimenticavo!  Non ne sei capace visto che te la fai ancora sotto alla vista d’un aereo! “ 
Provò una terribile vergogna nell’udire, all’interno della  memoria, quelle parole.

“ Va, beh…non sono stato carino…lui però mi ha fatto girare i nervi! Poteva smettere di calpestarmi come uno zerbino! Maledetto…”

Continuava a fissare la Casa dell'Acquario con l’animo che s’appesantiva peggio che mai.

“ D’accordo! D’accordo! Mi sono comportato da carogna! Ho toccato il fondo! “

 Si precipitò verso l’entrata dell'acropoli. 

“ Stupido Camus! Dove ti sei cacciato?! “

 

 

Milo e Aiolia erano giunti dentro l’Ottava  Casa.
Procedendo velocemente attraversarono la navata centrale.

- Non capisco! – fece il guerriero dello Scorpione all’amico – sembra che non ci sia un accidente! Eppure si percepisce uno spettro oscuro!

- Sono più confuso di te! Tra l’altro mi sento un po’ stordito…


Oltrepassarono l’uscita.

- È  vero…- osservò Milo – anch’io ho un senso di rintronamento…
 
Si fermarono un istante.

- Già…- bisbigliò Aiolia – è come…come se avessi la febbre…

-     Inizia  pure a girarmi la testa…manco mi fossi scolato due litri di vino…

- Che diamine sta succedendo? Queste sensazioni tutte ad un tratto…

Cominciarono a barcollare ghermiti da quell’insolita ebbrezza.

- Aiolia! Avanti! Dobbiamo trovare Camus! Non possiamo fermarci!

- G-giusto!

Ripresero a correre con le teste formicolanti d’anomala fatica.
Si diressero verso la Casa del Sagittario.

Le immagini  ondeggiavano fastidiosamente.
Il cielo blu scuro si sovrapponeva alle superfici marmoree dei templi e del terreno brullo.
I colori si mescolavano, tornavano normali, altalenavano, si scioglievano.
Il quadro della realtà veniva imbrattato dispettosamente da una mano molesta. L’immensa scalinata che collegava le Dodici Case era trasfigurata, lattiginosa come in una visione drogata.

Milo, sudando freddo, vide Aiolia sfocarsi.
Il pavimento  s’oscurò, si sfilacciò, si squarciò pari ad un vecchio telo.

S’aprì,subitanea, una gradinata sotterranea.

Rabbrividendo nel torace e nel cervello, il ragazzo inciampò.
Come nei suoi incubi di soluti dine, precipitò in quella gola di tenebre seghettate.

- Milo! – urlò il guerriero del Leone.

L’amico venne inghiottito.
La voragine scomparve risucchiata dalla bianchezza del marmo.

- Milo!Milo!

Il compagno cercò invano con immensa angoscia.
L’ intronamento di prima s’acuì.

- Aiolia.

Una voce profonda. Famigliare.
Possibile? Possibile appartenesse a…lui?
Forse il dolore stava allucinando troppo i sensi…

- Aiolia.

Il ragazzo si girò verso l’entrata della Nona Casa.
L’ ottundimento , che  offuscava la mente,  scivolò via di colpo.
Rimase  lo sbalordimento totale.

Davanti il Tempio  stava un giovane.
Era  alto, rigoglioso, dalla bellezza soave e straordinariamente ferma e ardente.
La  folta chioma ondulata era castano scuro. Lo sguardo  nobile e scrutatore, esaltato da spesse sopracciglia,  riluceva  d’ebano. I lineamenti del viso si rivelavano forti e dotati d’una purezza senza eguali.

- Aiolos! – sussurrò con incredula gioia Aiolia .

L’ altro   assunse un’espressione di vetrata spietatezza.
Fece comparire l’ arco e la freccia.
Livido, tese l’arma prendendo con lugubre acutezza la mira.

- Fratello, cosa fai?!

Il dardo  si conficcò nel petto del Leone.
 

 

 

“ Sono svaniti anche i cosmi di Milo ed Aiolia! “

Aldebaran esaminò agitato il sentiero che conduceva alle  Case.

“ Porca miseria! Che diavolo sono ste’ sparizioni ?! “

Stette per lanciarsi verso la Dimora dell'Ariete, quando si vide piovere dinanzi una coppia di  turbini lucenti.
Si mostrarono un uomo e un ragazzo con lunghi capelli e  due macchie sulla fronte.

- Sommo Sion! Mu! – esclamò.

- Abbiamo sentito svanire i cosmi di Aiolia, Milo e Camus…- proferì preoccupato il cavaliere dell’Ariete.

- Sì! Non ho la più pallida idea di dove siano finiti!

-  Anche a  Lindo – disse il Maestro –  si sono manifestati fenomeni alquanto   inquietanti…

- Fenomeni…inquietanti?

- Per poco non cadevo vittima degli incantesimi di due divinità figlie dell'oscuro Ipnos, il re del sonno.

- Eeee?! Sono comparsi  degli dei?!

- Non solo – aggiunse serio Mu – abbiamo anche captato la presenza d’una coppia di specter…uno di loro mi ha teso una magia senza palesarsi.

- Cielo! – si sconvolse  Aldebaran  – tutte oggi?!

Sion scrutò intensamente le Sacre Dimore.
Corrugò la fronte…
Chiuse per un momento gli occhi…
Li riaprì.

- La dimensione spaziale…- attestò cupo – è stata frammentata, disgregata per far sì che la realtà e i mondi dell'inconscio confluiscano in una medesima via di tenebra.

- Maestro – domandò Mu – è  opera, dunque, d’un dio del sonno?

- I miei sospetti si rivolgono al più  bestiale dei figli di Ipnos : Icelo, il patrono delle fobie.

- Splendido…- parlottò Aldebaran massaggiandosi nervosamente le tempie.

- Occorre, muoversi. Non sarà impresa facile individuare Milo, Aiolia e Camus nel caotico labirinto dei sogni.

I guerrieri del Toro e dell'Ariete seguirono il Maestro che s’addentrava nel Primo Tempio .

- Dov’è il tuo fratellino, Mu? – chiese a bassa voce il primo.

- L’abbiamo lasciato in custodia a Marin prima di teletrasportarci da te –  sorrise lievemente il secondo – non appena siamo arrivati qui,  ad Atene, abbiamo captato questo spirito di  negatività. E’ troppo pericoloso portarsi dietro un bambino…non mi perdonerei mai se gli succedesse qualcosa.    
 

 


Sulle pendici del poggio del Grande Santuario, un  piccolo edificio di legno dagli  occhi quadrati di lampade sonnecchianti,  s’abbandonava al soffio della sera.


- Maestra Marin, cosa c’è nelle Dodici Case?

La sacerdotessa non rispose a Seiya.
Affacciata al davanzale d’una delle finestre , fissava il colle dei templi zodiacali…Non  pareva una statua d’amazzone che attendeva la sua prossima battaglia…era una poetessa che cercava la nuova ferita che le avrebbe lacerato il petto.
Il suo allievo la fissava con impensierito incanto…gli suscitava uno strano effetto vederla in quella posa indecifrabile e apparentemente quieta…era per davvero solo  la guerriera che insegnava arti marziali e il controllo  del cosmo? 

- Emh…Maestra Marin? – le chiese di nuovo con timidezza.

- Oh, scusami …- reagì   ella scrollandosi da quell’ipnosi.

- Rischiamo grosso?

- La situazione non è chiara… come ci hanno detto Mu e il Sommo Sion , un’oscura minaccia è penetrata  nel Santuario…

- Un d-demone?

- Può darsi ma è anche probabile che possa trattarsi d’ una creatura  più terribile.
 
Seiya , turbato,  impallidì.
La sacerdotessa si appoggiò  allo stipite della porta d’entrata. 

- Io volevo andare con Mu e il Sommo Sion! – si lamentò Kiki.

- Ma che sei pazzo?! Non hai capito che dentro le Case ci può essere una bruttissima bestia?! – lo dissuase Pegasus.

- Vado dal  mio fratellone!

Con espressione buffa e determinata il bimbo s’accinse a dirigersi verso l’uscio della dimora.

- Kiki – lo riprese con dolcezza Marin – hai sentito cosa ti ha detto Mu?

Il piccolo la fissò un po’  in soggezione.
Spostò lo sguardo sul pavimento.

- Ha detto che devo stare qui al sicuro…- barbugliò.

- Esatto. Non vuole che tu lo faccia preoccupare.

- Io…io…però , da grande, sarò cavaliere…anche se ho molta paura,  quando Mu lotta sto sempre con lui…

La ragazza rise accarezzandogli la testolina color fiamma.

- Tuo fratello deve essere un grande Maestro .

- Sì – asserì Kiki sorridendo –  è molto forte! Il Signor Sion gli ha insegnato tante cose!

- Allora, continua a credere in loro…non possiamo  far altro che aspettarli  e sperare che sconfiggano questo pericolo…

- Maestra …- soggiunse Seiya –  ma il senpai Aiolia e gli altri combatteranno assieme a Mu e al Grande Sion? 

- Certo.

Il ragazzino parve illuminarsi di fiducia e tranquillità.
Per fortuna lui e  Kiki non avevano  ancora acquisito la capacità di percepire il cosmo di altri cavalieri a  distanza.

Era da lunghi ed esacerbanti minuti che Marin non sentiva più le presenze di Camus, Milo e…Aiolia.
Seminare il panico nei bambini  era l’ultima cosa che desiderava commettere.
Doveva mostrarsi  simile ad  un saldo pilastro.
In quel momento benedì la maschera. Dai suoi occhi nocciola atterriti le sfuggì una lacrima.

“ Aiolia…perché non avverto più la tua luce? Perché sei come precipitato in una voragine senza fine?”

 

 

Non vi era né freddo né caldo…
Soltanto un vento macilento ma violento gli scalfiva la pelle…
Aiolia,  tormentato da quell’insano anelo, si destò lentamente…
Echi fracassati di onde marine gli giungevano  gorgoglianti alle orecchie…
Si eresse pesantemente sulle gambe cercando di mettere a fuoco i propri sensi…
Si tastò il petto: la freccia di Aiolos s’ era dileguata.
Guardò ciò che lo circondava: all’orizzonte un mare in tempesta in cui era incomprensibile stabilire se i riflessi  fossero d’alba o tramonto. Azzurro, indaco, porpora, arancio e blu formavano  un’orgia di luci caotiche e nauseanti. Cielo e acqua erano abbracciati in una confusione farneticante…la loro linea di demarcazione era terribilmente evanescente…
Innanzi a quel dipinto di colori estenuati e graffiati si stagliava il terreno d’uno strapiombo…
Il cavaliere del Leone si   trovava sul suolo d’un rilievo roccioso…era la superficie d’una testa di dirupo  di cui aveva chiare nozioni…

Non ebbe dubbi  perché una frusta lo scorticò nell’animo....
Per quale ragione era ritornato lì, nel luogo di preghiera che gli procurava sempre contusioni?
Guardò  a destra e a sinistra, smarrito dall’assenza di scappatoie, smarrito dalla mancanza d’un volto amico…
In che modo andarsene?
In che modo trovare la chiave se non  conosceva neppure l’identità del nemico?

Nel momento in cui prendeva coscienza di  ciò, avvertì alle spalle un vaporoso rumore di passi.
Si girò.
Rimase stravolto.

Avanzava anemica e di latta una donna di modesta altezza…poteva avere all’incirca quarant’anni…indossava un lungo , pesante e sciatto abito blu…i suoi capelli erano d’un castano sbiadito e argilloso, gli occhi verdazzurro si esibivano polverosi, sul viso di bellezza avvizzita si notavano  pallide rughe…

Aiolia guardò quella figura flebile e oscillante con un amore d’infinito dolore.

- Mamma! – soffiò finemente.

Come  fosse invisibile, Medea lo superò  seguitando a camminare. Aveva lo sguardo rivolto verso il ciglio della rupe…
Terrorizzato, il figlio comprese immediatamente.

- Aspetta, mamma!

Non lo ascoltava. Proseguiva la sua marcia funebre con espressione stinta ed emaciata.

- No…fermati…

La donna percorreva la via che conduceva al vuoto.

- Ti scongiuro, non andare lì!

Il ragazzo le corse dietro.

- Mamma! Guardami!

L’afferrò per il polso sinistro.
Si udì un tetro scricchiolio…uno scricchiolio rotto e grumoso…
 Le carni e le ossa che si squarciarono.

Aiolia restò  col braccio sradicato in mano.
Gettando un inorridito urlo lo lasciò cadere . Un folto gruppo di vermicelli, rossastri e viscosi, emerse dal suolo per spolparne ogni molle lembo di muscolo.

Il cavaliere, per non  vomitare , distolse l’attenzione dal putrido spettacolo.
Ritornò a Medea  che ormai era  vicina all’orlo dell'abisso. Pareva indifferente al sangue che le grondava dall’arto mozzato…simile ad un manichino sfasciato cuciva la sua direzione verso un deposito di rottami…

- Fermati! Fermati, ti prego!

Il giovane, stette per raggiungerla freneticamente, quando inciampò.
Non fu  in grado si sollevarsi…

- Mamma!!

Con disperazione  le afferrò un lembo del vestito  ma sentì nuovamente lo stesso scricchiolamento di prima stavolta amplificato…
Medea precipitò in avanti…il torace le si strappò, disfacendosi dai fianchi….
Annegò nel burrone tagliata in due alla  maniera di un misero animale sbrindellato da una fiera.

Aiolia, demolito nella mente e nelle membra, non ebbe la forza di rovesciare urla…
Rimase schiacciato al terreno con le labbra secche di terrore e gli occhi sbarrati di lacrime sanguigne…
- Mamma…- tartagliò sconcertato – p-perché l’hai fatto? I-io…s-sono ancora vivo…
- Sei sicuro? – gli domandò una voce dietro.

Il ragazzo riuscì a sbloccarsi con sofferenza e a roteare lo sguardo.

Era riapparso Aiolos.

- F-ratello…cosa sta…

Aiolia non terminò la frase che gemette di dolore.
Nel suo petto era ritornato il dardo del Sagittario.

- Questa è la fine che ti spetta – gli annunciò con brinata ferocia il fratello – la freccia  si conficcherà sempre di più  nel tuo cuore bruciandoti le carni…hai ridotto a pezzi nostra madre e ora meriti d’agonizzare come un cane. 
 

 

 

 Il rimbombo del lamento  d’Aiolia percosse le colonne della Quinta Casa.
Mu e  Aldebaran  interruppero agitati la  corsa.

- Non fermatevi! – li spronò Sion – indugiare ci può costare caro!

- Maestro  se uno dei passaggi per condurci ad Aiolia si trovasse proprio qui? – domandò l’allievo.

- È vero! – sostenne il guerriero del Toro – avete sentito? Aiolia sembrava vicino!

- Hai detto bene – considerò il Maestro – “ Sembrava” ma non era. Icelo, pari ai suoi fratelli, è abilissimo nell’inganno. Il cosmo d’Aiolia è  più lontano. Non è qua dentro. Avanziamo e spalancate bene le porte del vostro settimo senso!

Il cavaliere dell'Ariete non osò contraddire la propria Guida. Ampliando maggiormente gli occhi della mente si accorse che in quello spazio d’invisibile frantumazione non vi era ombra del compagno perduto.

- Ma cos’è quel ramo?! – notò ad un certo punto Aldebaran.

Mu seguì il suo sguardo e rimase colpito  da un’enorme fronda d’albero che sporgeva tra una coppia di colonne della navata centrale.
Simile ad un becco di rapace, sporco di lambelli di carne gocciolanti, quella frasca pareva annusare da un buio nido l’aurea dei tre visitatori.

- Deve essere un incantesimo – disse il tibetano – è opera di Icelo.

- Esattamente – confermò secco Sion – non lasciatevi distrarre dalle illusioni! Se il sogno intrappola la ragione può assumere una letale consistenza reale.
 
Ripresero a muoversi lestamente.
A mano  a mano che proseguivano , l’apprendista del Toro non poté ignorare altri giganteschi rami di piante che si protendevano prepotentemente tra le fessure dei colonnati.
Sentiva un odore di melmosa umidità. Un odore tremendamente familiare che per molto tempo l’aveva accompagnato.
Constatò,  poi, ansioso, che il soffitto della Casa del Leone si colmava maggiormente di liane e foglie.
Conosceva benissimo la cromatura di quella cella vegetale che lasciava scorgere il cielo in miseri sprazzi romboidali…

- Al! Non fissare quegli alberi! – lo incoraggiò Mu – pensa ad andare avanti!

- S-sì…hai ragione – sorrise debole e incerto il ragazzo.

Tornarono  a seguire il Maestro  che scorreva imperterrito verso l’uscita della Quinta Dimora. 
 

 


- Aiolos… Aiolos…basta…

- Osi implorarmi così pateticamente?

Aiolos sferrò un  calcio nel ventre del fratello. Quel colpo  apparteneva ad una lunga serie di percosse  inflitte con micidiale precisione.

- Sei debole, Aiolia…debole e riprovevole…

Il guerriero del Leone, accasciato per terra,  fissava il fratello con stupita e impaurita costernazione. Dalle tempie e dal naso colava sangue.

- Io…io…n-non volevo…mai l’avrei v-voluto…la mamma non meritava quella fine…- scandì con voce strozzata mentre la freccia gli infilzava il torace con torturante lentezza.

- E’ vano blaterare – fece Sagitter abbrancandolo per la nuca – la morte è irrimediabile.

Lo scaraventò violentemente contro una roccia.
Aiolia urlò per il dolore dell’urto e per la pelle del petto che abrasiva a causa del dardo.
Si schiantò, supino, al suolo.

- Se tu avessi vinto quella prova, nostra madre non vivrebbe ora nell’Aldilà infelice e piangente!

Sì…se lui avesse superato quel combattimento di cinque anni fa Medea non si sarebbe uccisa.
In un’arena, nei pressi di Capo Sunion, si era dovuto scontrare , assieme ad altri ragazzini, contro  un  titanico e feroce  guerriero  di nome Cassios.
La prassi del Grande Tempio  si rivelava disumana quanto i massacri che si susseguivano  nel Colosseo durante l’Antica Roma.
Per un’orripilante e contraddittoria ironia, anche ad Atene, come nella remota Sparta, si sceglievano i  futuri guerrieri attraverso spietate sfide di sopravvivenza.  Se i lacedemoni lasciavano rotolare giù, lungo  il fianco d’un monte,  i neonati , al Santuario si scavavano  fosse per i pre-adolescenti che perivano in cruenti duelli.
Tra le schiere d’Atena non vi dovevano essere fioche fiamme di resistenza.
Era meglio mietere subito le spighe di grano malate.
Aiolia aveva visto il gruppo dei  suoi compagni d’addestramento, finire trucidato. Egli era stato l’unico  a  rimanere in piedi  per lunghi e implacabili minuti fino a quando l’ avversario non l’aveva mandato in coma. 
Solo per un insondabile  miracolo  era riuscito a rinsavire da quella morte temporanea.

- Ce l’avevi quasi fatta – continuò a pungerlo Aiolos – perché, fratello, perché non sei stato un vero Leone? Mi hai schifosamente deluso.

Con una smorfia di disgusto gli calcò un piede sullo stomaco.

- Non sei degno di diventare il Custode della Quinta Casa.

Aiolia, digrignando sofferente, avvertiva  il tanfo della propria carne che s’ustionava, farsi più perforante… 

 

 


La fine della Quinta Casa  si rivelava inarrivabile. Alcuni istanti prima era   vicinissima  ma ora pareva allontanarsi.
Il pavimento del Tempio, tra l’altro, stava mutando la sua compattezza marmorea…si afflosciava, s’ammorbidiva  in un sordido tappeto fangoso…nugoli di zanzare e moscerini , mai comparsi prima d’allora, presero gradualmente a scorrazzare nell’aria impregnata di malaria palustre…
Sion capì che l’inconscio di Aldebaran si stava articolando con minuzia di particolari.
I tronchi vizzi di alberi tropicali si  triplicavano con loro aroma di rugosa, calda e asfissiante freschezza  verde. Una foschia di strisciante lividore svolazzava brilla tra i bassi arboscelli che sbucavano dalla terra limacciosa.

“ Questa non ci voleva “ pensò il Maestro di Mu “  è sciocco, comunque,   continuare ad esternare raccomandazioni…non resta che dissodare il lurido terreno degli stratagemmi di Icelo…”

Il guerriero del Toro contemplava con timore crescente le diramazioni vegetali dei suoi ricordi infantili. Ricordi che l’avevano visto apprendere il duro codice della natura amazzonica. Una donna che non gli sarebbe mai stata né amica e neppure nemica, in quanto signora assoluta dei segreti vitali, dei veleni, delle bellezze e degli orrori.

Mu non poteva colpevolizzare l’amico…era un’impresa fin troppo ardua non farsi deconcentrare dai  tralci delle piante che proiettavano le loro ombre sugli antri del cuore…
Con quale  atteggiamento lasciar perdere le proiezioni dell’inquietudine? Con quale atteggiamento fingere di non vedere il proprio io ?

- Attenti!! – urlò Sion.

Un’immensa ondata d’acqua marrone e giallastra si riversò dal portale d’uscita della Quinta Casa.
I tre cavalieri  vennero travolti in pieno.
Il sapore di dolciastra sozzura fluviale compenetrò nelle loro narici e nelle loro bocche.
 

 

 

Aiolos aveva ripreso a picchiare selvaggiamente la sua vittima.

- Non sei capace neanche di difenderti.

 Aiolia, che si reggeva a stento  in piedi, non riusciva a schermarsi efficacemente.
La pena gli appannava la vista e i riflessi macerati.

- Sei privo di midollo.


Ricevette un’altra scarica di pugni e calci.
Finì in ginocchio sputando sangue.

Non aveva il coraggio di guardare negli occhi il fratello maggiore.
Assurdo.
Possibile che fosse davvero lui il meraviglioso cavaliere che gli aveva fatto da padre?  Era davvero il Maestro che l’aveva accudito affettuosamente durante la prima infanzia? Era davvero il ragazzo che s’ era occupato di non fargli mancare, neanche un istante, la luce della sicurezza?
I rimproveri preoccupati, i caldi sorrisi, gli abbracci sinceri, gli insegnamenti di lealtà scolavano dalle feritoie del cuore…

- Allora? Non vuoi proprio reagire? – lo interrogò Aiolos.

Alla vista di quella maschera da giudice-carnefice, Aiolia patì le immagini del passato frangersi.

- Ti ostini a subire stupidamente…come mai? Vuoi morire pari ad un verme?

Silenzio.

- Su, idiota – fece Sagitter afferrando l’adolescente per la gola – com’è che ti ostini soltanto a subire?

Piangendo, con la freccia che lo mordeva nel torace, l’altro rispose:

- Perché…perché siamo fratelli!  
 

 

 

Mu, Aldebaran e Sion fecero emergere le loro teste dall’ unto torrente che gli aveva assaliti.
La corrente diventò talmente grossa e impetuosa che finì per sommergere metà della Quinta Casa.

- Sommo Sion!- esclamò il Toro aggrappandosi ad un robusto ramo – l’uscita del Tempio è scomparsa!! Siamo murati!

- Non abbandoniamoci al panico! – rispose il Maestro afferrando un tronco assieme al discepolo – Più ci agitiamo, più faciliteremo il lavoro a quella carogna di Icelo!!

Per un attimo i flutti del fiume sembrarono placarsi…
I tre guerrieri ne approfittarono per arrampicarsi sulle cime più alte degli alberi…
Restarono alcuni minuti ad osservare l’acqua torbida che s’appiattiva progressivamente…
Nessun moto.

Le foglie delle frasche ondeggiavano quasi impercettibili.
Le liane dondolavano timidamente.

Aldebaran inarcò le sopracciglia.
Tra le lievi fluttuazioni  intravide prendere forma delle lunghissime e sottili sagome scure che iniziarono a  nuotare.
Prima una coppia, poi quattro, otto, dieci…aumentarono vertiginosamente.
Mu e Sion guardarono quegli esseri che annerivano la distesa del grande affluente.

- Maestro…- increspò la fronte il tibetano – ma sono…

- Delle anaconda!! -  urlò il guerriero del Toro.

I mostruosi serpenti schizzarono improvvisamente dall’acqua attorcigliandosi ai corpi delle prede e trascinandoli giù.
Erano neri, lucidi, squamosi. Potevano misurare una decina di metri e le loro fauci diaboliche, che mostravano zanne spropositatamente lunghe,  si mostravano in grado di maciullare la testa d’un uomo.

Un  raggio lucente d’inaudita potenza, tuttavia,  fece esplodere in pezzi quelle creature.
Era uno   Star light execution.
Sion riaffiorò in superficie.

- Mu! Aldebaran! – gridò.

Un altro bagliore squarciante proiettò in aria dei lacerti di rettili.
Il guerriero dell’Ariete ritornò a galla.

- Maestro Sion! – respirò  affannato il ragazzo – Aldebaran è ancora…

Non concluse le parole che riapparve dai fondali  il colosso avvolto  da un enorme gomitolo viscido di serpi.
Ringhiando,  strappava con la sola forza delle mani e delle braccia,  teste, mandibole e interiora.

- Vomitevoli demoni! – sbraitava aggressivamente sporco di sangue- mi avete rotto le scatole per troppo tempo! Non sono più un marmocchio!

Lanciando un urlo da Toro, con un Great horn , ridusse in  fradice  fibre le terribili creature.
Sion e Mu capirono che non si dovevano  preoccupare più di tanto.

- Eh! – fece Aldebaran – Come posso scordarmi le sfuriate del  Maestro Roikhos nel Rio Amazzonico?! Sono o non sono suo apprendista?

L’amico gli sorrise, lieto della dimostrazione del suo grande carattere.

Nell’acqua, intanto, i filamenti  mollicci degli ofidi iniziarono a ricomporsi.

- Dobbiamo distruggere la fondamenta di quest’incantesimo – disse Sion – oppure i brandelli delle anaconda si rigenereranno all’infinito!Mu:  tu e io uniremo i nostri sturdust  extinction ! Aldebaran: tieni a bada i mostri!

 

 


Forse tutto stava per volgere al termine…
Il fiato  fuoriusciva dai polmoni uguale ad  un naufrago sbranato da miriadi di tempeste…
Il gusto sanguigno si rimestava, in bocca,  alla saliva salata…
La vista spezzettava le tonalità delle lande circostanti…
La freccia stava immergendo il proprio appuntito copricapo nel cuore.

Aiolia  non sapeva più cosa pensare,  dire…
Aveva cessato di riflettere, d’interrogarsi…

Giaceva per terra, simile ad un ubriaco mentecatto.

- Coraggio,  fratellino – lo squadrò derisorio Aiolos – tra poco finirai di tormentarti…il mio dardo ha raggiunto la parte esterna del tuo cuore e non gli resta che arrivare  al centro…

Il ragazzo attendeva il buio come un appestato aspetta il carro dei monatti.
Guardava il fratello con le ultime lacrime che gli calavano faticosamente giù dal bel viso insudiciato.

- Il sonno perenne ti piacerà,  vedrai…niente angosce, vincoli…sarai libero di fluttuare, libero di non essere nessuno…
 

 

 


Mentre Aldebaran disintegrava le anaconda, Mu e Sion, disposti l’uno di fronte all’altro, sui rami di due alberi opposti,  si prepararono a sferrare l’attacco.
Protesero le braccia verso l'uscita celata  della Casa del Leone.
Concentrarono i loro cosmi di stelle…

Sturdust extinction!! – gridarono all’unisono.

Una ciclopica marea di fasci di luce bianchi e dorati, quasi fosse un connubio rovente della potenza del sole e della luna,  si espanse ad un’incredibile velocità inghiottendo qualunque cosa.
L’acqua del fiume, i serpenti, le piante, le trappole ispide di foglie s’annichilirono in un uragano di magia devastante e incontenibile.

Tutto s’ ultimò  in un bagliore totale.

Nel Tempio tornò a regnare  la solennità del marmo.

Aldebaran stava per esplodere di gioia ma fu costretto a trattenersi.
Mu e Sion fissavano sgomenti il varco finale della Dimora.
Erano riusciti ad annullare l’incantesimo della jungla ma Icelo aveva regalato loro un’altra terribile sorpresa.

La creazione di un buco nero che eguagliava in potenza le supernove siderali.

Un vento violentissimo di risucchio prese a soffiare.
I cavalieri si appigliarono disperatamente alle colonne. Tale era la forza di quell’orribile prodigio da non concedere il tempo di riflettere.

- Another dimension!!

Inaspettatamente l’intensità del tifone diminuì in modo brusco.

Mu vide il vortice scuro del re delle fobie venire ingoiato da una voragine cosmica altrettanto abissale.

Dopo alcuni minuti s’estinse.

L’uscita del fondo  della Quinta Casa si era finalmente liberata.
Solo una figura maestosa era rimasta a dominare la scena. La figura di un giovane uomo che avanzò verso il gruppo dei guerrieri.
Indossava una magnifica e lucente corazza dorata.
La penombra che  tesseva l’elmo sulla fronte e le gote, lasciava rifulgere il suo  sguardo intenso.
I lunghi  capelli blu gli traboccavano con armonioso disordine sulle spalle imponenti e sul dorso.

Sion sorrise.
Era impossibile confondere quel cavaliere.
Nessuno, al di fuori di egli,  possedeva quel particolare copricapo sul quale erano scolpiti un volto mesto e uno sogghignante. 

- Sommo Sion, perdonatemi. Avrei desiderato intervenire anche prima.

- Non dire sciocchezze. Il tuo intervento ci ha salvato da fine certa, Saga dei Gemelli.

Il ragazzo  scoprì totalmente la propria chioma e l’ affascinate e serioso viso.
S’inchinò rispettosamente  al cospetto del Maestro tibetano.
Mu e Aldebaran trasecolarono.
Era rarissimo vedere Gemini, il quarto servitore d’Atena ad essere dotato di poteri telecinetici. Oltre,  infatti,  all’allievo di Sion, a Death Mask e  a Shaka, anche lui possedeva la facoltà di viaggiare in altre dimensioni. 

- Ho dislocato il buco nero di quel malefico dio in una voragine spaziale da me creata – spiegò Saga – sono inoltre riuscito a distruggere  nei pressi della Dodicesima e  della Decima Casa altri varchi dimensionali che rischiavano di smarrire le ricerche degli apprendisti Aiolia, Milo e Camus.

- Hai svolto un lavoro eccelso – appurò Sion – anche perché avverto che Scorpio ma soprattutto Acquarius si sono inabissati in sotto-aditi  onirici.

- Le vostre parole sono esatte. Camus è intrappolato ora, all’interno d’una proiezione che si trova nei meandri più reconditi dell’Undicesima Dimora. Milo è scomparso in un passaggio vicino la Nona. I loro sentieri sono collegati. Prima però dobbiamo salvare Aiolia.

- Da ciò che sono riuscito a captare è prigioniero oltre il Tempio dello Scorpione.

- Ho trovato un passaggio che ci consentirà di  raggiungerlo immediatamente. Mi occorrerà però il vostro aiuto per demolire le barriere che lo proteggono.

 

 

Il  cielo prendeva fuoco.
Le onde del mare pareva si fossero innalzate e tranciate contro le nuvole smagliate che nuotavano tetre.
Aiolia respirava stentatamente madido di sudore.
Il busto emanava un tanfo di carne marcia scottata.
Il dardo gli era quasi giunto nel nocciolo del cuore.

- Questa è la miserevole fine, per un miserevole perdente – dichiarò Aiolos guardando il fratello con sdegnosa pietà – è questione di qualche minuto e tutto diverrà nero.

Il ragazzo vide, con orrore,  Sagitter alterare espressione: gli iridi degli occhi si assottigliarono come quelli d’un rettile, la bocca s’aprì in un sorriso di denti aguzzi e lunghi. 
La sua bellezza si deformò in un altorilievo demoniaco dalla pelle tirata.

- Tranquillo, Aiolia…tutto diverrà nero…nero!

La volta celeste tremò all’improvviso.

- Sturdust revolution!

Galaxian explosion!

Il mare, le nubi e il dirupo vennero sbaragliati da un ciclone abbagliante di comete e asteroidi.
La copia di Aiolos si distrusse somigliante ad una statua di sale.
In quel vortice micidiale ciascun lembo di malefico inganno sfrigolò in fumo greve nel nulla…

Dopo che quella feroce raffica si dissolse comparvero la sera d’Atene; la scalinata delle Dodici Case; la facciata del Tempio del Sagittario.

Mu e Aldebaran videro in alto le stelle che iniziavano a sbattere le loro ciglia d’argento…
Il vento della realtà scomponeva rassicurante i capelli…
Sotto lo sguardo della luna,  che si destava nel suo pallore inattaccabile, qualche uccello notturno canticchiava timidamente.

Il sommo Sion e Saga avevano annientato lo squarcio dimensionale di Icelo.

Aiolia, senza più la saetta del terrore a trafiggerlo, giaceva svenuto.

I cavalieri dell’Ariete e del Toro  si avvicinarono apprensivi a lui.
Nonostante i cirri dell’incubo si fossero disfatti, il suo corpo recava ancora impronte d’ animalesco male.
Il discepolo di Sion s’inginocchiò, afferrando il busto dell’amico per le spalle.
Sollevando la mano destra  sulle ferite, fece comparire sferette di luce che aspersero ogni raggrinzito strato di pelle, bolla d’ustione, ematoma…una patina dorata presto prosciugò le tracce dello  strazio.

- Aiolia…Aiolia…- lo chiamò  piano il tibetano.

Il ragazzo aprì a rilento gli occhi verdazzurro.
Scoprì i tendaggi di un’espressione rafferma e frastornata.

- Ehi…- domandò il brasiliano chinandosi pure lui – come ti senti?

Il giovane schiuse le labbra vacillanti:

- Non…non…è stata colpa mia…v-vero?

Mu e Aldebaran lo fissarono interrogativi.

- …la mamma…la mamma…non si è uccisa per me…vero?

- Aiolia …- disse il cavaliere dell'Ariete inquieto – cosa dici?

Il compagno dilatò  lo sguardo afferrandolo per il mantello :

- Qualcuno dica che  non è stata colpa mia! Che non è stata colpa mia!

- È tutto finito! Calmati…- tentò di confortarlo Mu.

- No! Qualcuno lo deve dire! Perché io l’amavo! Perché io la amo! Perché non volevo…non volevo…

Scoppiò a singhiozzare premendo la testa, come un bimbo, contro il petto dell'Ariete.
Aldebaran assisteva alla scena con il cuore ridotto in cocci. Mai avrebbe desiderato  vedere l’amico in preda a quel penoso delirio.

Mu,  colmo di affetto e tristezza, abbracciò Aiolia cercando di far dileguare in lui l’ombra che gli appannava la ragione.

- Mio fratello…- balbettava il Leone – lo deve sapere…c-che c-che ho tentato….di chiamarla senza…riuscirci…..m-mio fratello…

Guardò implorante i propri compagni e Saga.

- Diteglielo…ad Aiolos…vi prego….ho tentato….ho tentato…so di non valere ni-niente…

Al nome di Sagitter, il cavaliere del Gemelli chinò il capo sentendosi sventrato contro una parete di chiodi.

Il Sommo Sion si avvicinò gravemente al discepolo e ad Aiolia...
Fece addormentare delicatamente quest’ultimo toccandogli la testa con un dito.

- Maestro…che è successo?

- Ho lasciato che si assopisse affinché il fluido della razionalità torni gradualmente a rinfrancarlo dal trauma  subito.

Prelevò il ragazzo dalle braccia dell'allievo caricandoselo in spalla.

- Sarà meglio che lo conduca all’ospedale del Gran Santuario…necessita di assoluto riposo e rigenerazione…Mu, Aldebaran : andate con Saga. Milo e Camus sono appesi ad un filo. Vi raggiungerò tra breve.

Sion si dislocò in un bagliore lucente.

- Ragazzi, seguitemi  - ordinò Gemini mettendosi a correre.

I due cavalieri gli obbedirono.
Per fortuna non poterono scorgere che nel verde scuro dei suoi occhi tracimavano faville contuse di dolore.
Un dolore di patto infranto.
Uno squarcio che s’apriva su un defunto martire di nome Aiolos.

 

 



Note personali:  ciao a tutti!! ^^  perdonate questo ritardo -.-  sono stata rallentata per la stesura “ Nell’aurora che lacrima” e anche, ahimè , per problemi di salute…
Questo capitolo “ o’ phobon labyrinthos “ , che significa in greco “ il labirinto delle fobie”, è  diviso in due parti. La prima, questa che avete letto, era dedicata ad Aiolia.
La seconda riguarderà Milo, come già avevo anticipato nelle note del cap 9. Direi che , poiché sono giunta decisamente a buon punto, di poter aggiornare anche la prossima settimana!! ^^ non vi specifico quando ma entro domenica ce la dovrei fare!! ;)
Mu, per ora partecipa ma è posto  in secondo piano per conferire spazio ai suoi amici…bisogna elargire qualcosa un po’ a tutti! XD comunque il nostro protagonista tornerà a dominare la scena nel capitolo 11…non anticipo nulla…
Scrivere questa parte è stato un dramma -.- era dinamica e si alternavano le scene con Aiolia e Mu, Sion ed Al…sigh…( poi ho dovuto reinserire Saga che non compariva dal cap 5!! ) spero di aver realizzato nel modo più accettabile possibile i tormenti del disgraziato Leone che viene pestato a sangue dalla copia malefica di Aiolos!! Non è stato facile per nulla ma mi auguro che voi abbiate gradito! ^^
Grazie a tutti i lettori!!
Alla prossimissima!!

p.s ringrazio lady dreamer per la consultazione riguardo il titolo di questo capitolo! XD
 

  
 

   
 
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