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Autore: char18    11/11/2012    1 recensioni
20 settembre 2005, l'inizio della lunga e complicata storia di due persone così diverse e così simili al tempo stesso. Orlando Bloom torna a Londra, la sua città natale, per prendersi una pausa dagli ultimi avvenimenti che hanno cambiato per sempre la sua vita. E' prorpio ad una festa di vecchi amici di famiglia che rincontra Nicole Leinghton, una sua ex compagna di scuola che nasconde dietro al suo caratteraccio una personalità fragile e insicura. Grazie all'ostinità dell'attore nel volerla conoscere, i due ragazzi si ritroveranno a passare molto tempo insieme e a condividere più di quello che avessero mai immaginato. Questo perchè l'amore stravolge e cambia tutto ciò che è sempre sembrato chiaro e già definito.
Ma in fondo cos'è tutto in confronto all'amore?
20 settembre 2005, l'inizio della lunga storia tra Orlando e Nicole, due vite parallele che saranno destinate ad unirsi in una sola.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 18

Londra, 5 giugno 2007

- Salve signorine Leinghton, vorrei innanzitutto porgervi le mie più sentite condoglianze per la vostra recente perdita. – disse con tono di circostanza il signor Kevin Slade, il loro notaio.

L’uomo grassoccio e stempiato sedeva di fronte alle due sorelle nel suo elegante studio di Chelsea. Nella piccola stanza, arredata con mobili antichi e tutti rigorosamente di pelle marrone, c’era un aria di compostezza e serietà tipica dei studi notarili. Sulle pareti bianche erano stati appesi attestati e certificati di vario genere e il parquet chiaro sembrava immacolato. Naturalmente quell’ambiente era troppo austero per risultare accogliente.

Nicole e Charlotte sorrisero debolmente e si mossero agitate sulla sedia.

Slade si asciugò con un fazzoletto la fronte imperlata di sudore e tirò fuori un fascicolo dal cassetto della scrivania. - Come già vi ha riferito la mia segretaria qualche giorno fa, siete state convocate qui per la lettura del testamento. Il signor Robert ha voluto intestare le sue proprietà solamente a voi due. –

Le due sorelle annuirono quasi infastidite da quell’ultima specificazione. Certo che erano le uniche intestatarie, Robert non aveva nessun altro a cui poter anche solamente pensare di poter donare i suoi averi. La più giovane delle due sospirò infastidita e represse l'istinto di alzarsi da quella maledetta poltrona per correre a casa a gambe levate. Non era ancora pronta a tutto questo, voleva solamente rientrare nel letto che aveva abbandonato svogliatamente quella mattina dopo averci passato dentro la maggior parte degli ultimi giorni.
Charlotte allungò una mano e strinse quella della sorella guardandola in modo comprensivo.

Il notaio inforcò i suoi occhiali rotondi vecchio modello, prese un foglio dal fascicolo e cominciò a leggere – Io sottoscritto Robert Eric Leinghton nato il 28 ottobre 1951 a Cardiff, Inghilterra, nel pieno possesso delle mie facoltà lascio a mia figlia Charlotte Rose Leinghton la mia casa di proprietà a Cardiff e il 50% della Leinghton Inc. Alla mia secondogenita Nicole Isabel Leinghton lascio la casa di famiglia nell’isola di Maiorca e il restante 50% dell’azienda già nominata. Per le mie proprietà a Primrose Hill, dispongo che, dopo la mia morte, esse siano vendute per poi donare il ricavato all’Associazione per la ricerca conto il Cancro. Nomino come esecutrici del testamento le mie due figlie, che dovranno provvedere alla vendita dell’immobile. In fede. Robert Eric Leinghton. –

Quando ebbe finito di leggere le parole scritte dal padre, il signor Slade guardò in silenzio le due ragazze che lo fissavano con sguardo vacuo. Attese per qualche secondo una loro risposta che però non arrivò. Quindi prese il foglio e lo ripose accuratamente al suo posto.

Nicole e Charlotte si guardarono confuse per poi tornarono a fissare l’uomo che gli sedeva davanti.

- Non… non c’è scritto nient’altro? – domandò insicura Charlotte sporgendosi istintivamente in avanti.

- No, ma c’è un’altra cosa in effetti. - rispose lui prendendo a cercare qualcosa in un altro dei suoi cassetti. Una volta trovato si raddrizzò sulla sedia e allungò due buste bianche sulla scrivania - Vostro padre mi ha lasciato due lettere, una per ciascuna di voi. Voleva che le leggeste una volta uscite dal mio ufficio. –

Nicole fissò incerta la busta e poi, dopo un attimo di ulteriore confusione, la prese e la mise in borsa.

- Posso farle una domanda? – chiese Charlotte assumendo la stessa espressione stupita della sorella.

- Certo. Dica pure. –

- Quanto tempo fa nostro padre è venuto a modificare il suo testamento? –

- Qualche mese fa. –

Charlotte annuì e perse il suo sguardo nel nulla.

- Se non avete altre domande direi che questo è tutto. – disse Slade a disagio battendo le mani sulla scrivania.

Le due sorelle si alzarono, strinsero la mano grassoccia dell’uomo e, dopo aver svolto tutte le faccende burocratiche di rito, uscirono dalla stanza ticchettando sulle loro scarpe eleganti appositamente indossate per l'incontro.


Quando furono nell’ascensore per dirigersi verso l’uscita, fu Charlotte a parlare per prima. - Papà vuole vendere la casa dove ha abitato e dove ci ha fatto crescere? Non posso crederci. Era troppo attaccato a quell'immobile e non avrei mai creduto che lo volesse cedere un giorno. –

La sorella minore si strinse nelle spalle appoggiandosi sulla parete fredda. Aveva un malditesta assurdo e non vedeva l'ora di togliersi quelle maledette scarpe. Chi glielo aveva fatto fare ad indossarle? - Anche io sono rimasta stupita, ma queste sono state le sue volontà Charl, dobbiamo rispettarle. –

- E come faremo con l’azienda? Ora siamo entrambe proprietarie al 50%. – continuò l'altra ragionando ad alta voce.

- Non lo so. – sospirò seccamente Nicole sentendo lo stress e la confusione prendere il sopravvento - Non so perché l’ha lasciata anche a me. Insomma, lo sapeva che io non ho mai voluto lavorare nella Leinghton Inc. ed ora, anche volendo, non saprei proprio dove mettermi le mani. Non riesco a capire perché l’ha fatto. Mi sembrava scontato che l’azienda sarebbe andata a te. –

Insieme attesero che le porte dell’ascensore si aprissero per avviarsi insieme verso il grande portone di legno. 
Una volta uscita sul marciapiede di una delle vie principali di Chelsea, Nicole si infilò i suoi occhiali da sole a specchio per coprire i suoi occhi rossi di pianto. Charlotte accanto a lei sembrava camminare senza nemmeno sapere dove si stessero dirigendo e per un breve istante la sorella ebbe paura di vederla sbottare a piangere da un momento all'altro.

- Ora come ora non riesco a pensare a niente. - confessò Nic stringendosi nel suo giacchetto scuro a doppiopetto che le arrivava fino a sopra il ginocchio - Ho bisogno di tempo per riflettere e per… realizzare tutto questo. Riesco a stento a ricordare che papà non c’è più. Tutte le mattine mi alzo con il pensiero che sto facendo tardi e che lui mi sta aspettando sulla sua poltrona preferita. -

- Ti capisco perfettamente e credo che sia normale. - rispose Charlotte guardando seria di fronte a sé.

Le due camminarono per qualche minuto senza dire nulla, avvolte solamente dal rumore della città che si muoveva intorno a loro. Ora che non desiderava altro che tranquillità, Nicole trovò insopportabile la frenesia e la fretta delle persone che camminavano sul marciapiede incuranti di lei e del suo dolore. Era quasi surreale vedere come la vita degli altri andava avanti inesorabilmente anche se la sua sembrava essersi arrestata.

- Alla vendita della casa a Primrose Hill posso pensarci io. – disse la maggiore spezzando il silenzio e sembrando aver recuperato un po’ di lucidità - Pierre conosce il direttore di un’agenzia immobiliare, è un suo caro amico. Parlerò con lui e gli dirò di venderla con attenzione, non voglio che ci vadano ad abitare degli scapestrati che la rovinino o che la demoliscano. Mi assicurerò che la casa venga lasciata intatta, così com’è. –

- Hai ragione. Quella casa contiene troppi ricordi e non ce la farei mai a passarci davanti tra, non so’, dieci anni e vederla completamente ricostruita, soprattutto se i nuovi inquilini la faranno diventare una di quelle ville ultramoderne dai colori pastello che papà odiava con tutto sé stesso. -

Charlotte sorrise all’improvviso e si passò una mano tra i suoi lunghi capelli biondi.

- Perché ridi? – domandò Nicole guardandola interrogativa.

- Stavo solo pensando che è una cosa da non crederci. Papà ci faceva dannare in vita ed ora anche da morto. – rispose l’altra sorridendo malinconica.
 
 
 
 
 


Orlando, qualche ora più tardi, osservò Nicole con infinita dolcezza standosene appoggiato sul bancone della loro cucina mentre la ascoltava raccontare del testamento. I suoi capelli erano scompigliati come al solito ma li aveva lasciati sciolti e ribelli. I suoi occhi guizzavano attenti seguendo ogni movimento della sua fidanzata mentre la osservava muoversi abilmente nella cucina. Quell'attività, negli ultimi giorni, sembrava l'unica cosa che la faceva rilassare, forse perchè la faceva concentrare su qualcos'altro che non fosse il suo dolore. Il tutto, comunque, era decisamente nuovo per l'attore che di rado la vedeva sperimentare nuove ricette.

- Non so, sono così insicura. E se non fossi all’altezza? – chiese Nic tagliando le carote sul tagliere.

- Tesoro, Robert non era uno stupido. Se ha lasciato l’azienda anche a te significa che lo sapeva che ce l’avresti fatta. – disse l’attore appoggiandosi su un gomito.

La ragazza si asciugò una lacrima con la manica del suo maglioncino grigio scuro. - E’ che… non voglio deluderlo. –

Orlando la raggiunse in un baleno, la prese per le spalle e le alzò il viso in  modo da poterla guardare negli occhi. – Ascoltami. Tu non lo deluderai, ok? Lui sarà fiero di te qualunque cosa farai perché è sicuro che ogni tua scelta sarà quella più giusta per te. Se non te la senti di assumerti una tale responsabilità, vendi la tua parte e Charlotte e tiratene fuori. Ma sei davvero sicura che a parlare non sia solamente la paura? Te lo ripeto, Robert non era uno stupido e se ha pensato che questo era il futuro che voleva per la sua azienda vuol dire che è davvero la cosa più giusta da fare. E sai perché? Perché lo sapeva che insieme siete una bomba, che tu e tua sorella siete perfette. Voi due vi completate e sono sicuro che fareste arrivare l’azienda ancora più in alto di dov’è ora. –

Nicole scoppiò in lacrime, abbandonò il coltello sul bancone e si rifugiò nell’abbraccio del fidanzato. - Mi manca tanto. –

Lui le accarezzò i capelli e la strinse ancora più forte. - Lo so, è normale. Era una persona importante per te e lo sarà sempre. –

- Chissà cosa avrebbe pensato di me vedendomi in queste condizioni. – disse poi ridendo tra le lacrime.

- Avrebbe pensato che sei una sciocca, che devi credere più in te stessa e nelle tue capacità. –

Nic si prese qualche minuto di tempo per calmarsi, poi lentamente sciolse l’abbraccio e tornò a concentrarsi sulle sue carote. - Devo pensarci. Ho bisogno di tempo. –

Orlando sorrise guardandola all’opera tra i fornelli.
Quella ragazza veva una grinta e una forza d’animo pazzesca. La sua ragazza. Stava affrontando quella situazione alla grande, meglio di come si era immaginato. Un attimo prima si era concessa solo qualche secondo di debolezza, ma poi come sempre si era ricomposta ed era tornata a fare quello che stava facendo. Era una roccia ma lei non lo vedeva. Come poteva però non farlo?
 
 
 
 
 


Il giorno dopo Nicole alzò la serranda del Black Diamond ed entrò all’interno del negozio andando ad accendere tutte le luci dal pannello elettronico. In un attimo tutto l’ambiente venne illuminato a giorno rivelando l’ordine e la pulizia che lei aveva lasciato.
Era davvero tanto tempo che non entrava più lì dentro. Mentre si era dedicata completamente a Robert, Nathalie si proposta di passare di tanto in tanto a dare una mano ad Alice e a controllare che tutto andasse bene, Will invece si era occupato della contabilità. Il trio aveva funzionato alla grande a quanto pareva.
Nicole non avrebbe potuto mai ringraziarli abbastanza per tutto quello che avevano fatto per lei e quando ci provava, i due amici liquidavano i ringraziamenti dicendo che anche lei, al posto loro, avrebbe fatto la stessa cosa.

Come da copione, la ragazza andò nel retro e posò la sua borsa. Prese gli ultimi documenti firmati da Will per tenersi aggiornata riguardo all’andamento delle entrate nelle ultime sue settimane d’assenza e si mise a catalogare il tutto sedendosi sulla sua scrivania. Di tanto in tanto il viso di Robert faceva capolino tra i suoi pensieri così come la stretta allo stomaco che le faceva mancare il respiro. Ma lei scuoteva la testa e accantonava quel pensiero ricacciando indietro le lacrime e concentrandosi sul lavoro.

Un'ora dopo arrivò anche Alice, puntuale come sempre, che quando la vide si illuminò in un sorriso radioso. Le due amiche si abbracciarono calorosamente e cominciarono il resoconto delle ultime novità, dimenticandosi intenzionalmente di menzionare il nome di Robert.

- Non posso credere che tu e Mark vi sposate! – esclamò Nicole stupita osservando il piccolo solitario splendere di luce proprio all’anulare sinistro della commessa.

- Lo so. Se me lo avessero detto sei mesi fa, neanche io ci avrei creduto! – rispose la rossa sorridendo.

- Da non crederci! Solo sette mesi fa mi prendevi in giro per il fatto che io e Orlando avevamo deciso di vivere insieme ed ora eccoti qui con un diamante al dito. Mi hai decisamente battuto sul tempo. – disse Nic ridendo.

Alice seguì a ruota la risata dell’amica buttando la testa all'indietro. - C’è anche un'altra cosa – disse poi con gli occhi che brillavano dalla gioia. - Aspetto un bambino. –

Nicole guardò Alice, la sua pancia, poi di nuovo Alice senza riuscire a dire nulla. I suoi occhi si riempirono di lacrime.

- Oh Nic, no. Non devi piangere. – fece la rossa abbracciandola dolcemente.

- Scusami è che… che in questi giorni sono particolarmente emotiva. – disse la proprietaria del negozio contro la sua spalla – Neanche fossi io quella incinta e con gli ormoni sballati. E'... wow, non ho parole. Sono davvero, davvero contenta per te, non saprei cos'altro dire. Ti auguro solamente il meglio. -

- Grazie tesoro. Ma le novità non sono finite qui e già so che questa non ti piacerà affatto. –

- Oggi è la giornata dei cambiamenti a quanto pare! – ribatté sarcastica l’altra facendosi aria con una mano.

- Si. Beh, io e Mark abbiamo deciso che… che è meglio che rimanga a casa. Sai tra il trasloco, la gravidanza, i primi mesi del bambino… crediamo che sia la cosa migliore.
– Alice sospirò e aggiunse – Devo lasciare il lavoro. –

Nicole rimase di stucco.

- Credimi, è molto difficile per me lasciare questo posto. Insomma mi ci sono affezionata. Ma… ma ora non devo più pensare solo a me stessa, ora devo pensare anche ad un’altra vita. – rispose accarezzandosi il ventre con una dolcezza infinita – Se fosse stato per me sarei rimasta Nic, ma purtroppo dovrò rivoluzionare molte cose d’ora in poi. -

Il viso della ragazza si ammorbidì e, nonostante il dispiacere, si aprì in un dolce e spontaneo sorriso – Hai ragione. Cavolo, tu che parli da madre, non credo alle mie orecchie! Dispiace anche a me che tu vada via, davvero. In questi anni non so come avrei fatto senza di te e senza il tuo aiuto, soprattutto negli ultimi mesi… -

- Non essere stupida, l’ho fatto con piacere. – la interruppe l’altra prendendole le mani tra le sue – Sei una ragazza in gamba, Nicole, una persona leale e sincera. Sono sicura che tutto quello che vorrai fare, lo farai sempre al meglio. Dico sul serio. –

- Grazie – rispose commossa la mora asciugandosi una lacrima sfuggita al suo controllo – ed io sono sicura che sarai una madre e una moglie meravigliosa. –

Le due ragazze si abbracciarono di nuovo. Il loro era un abbraccio carico di speranze, sogni, paure e conflitti interiori. Entrambe non potevano fuggire dal loro destino, entrambe dovevano imparare ad affrontarlo.
 
 





Erano le tre del mattino, notò Nicole dalla sveglia elettronica appoggiata sul suo comodino, e lei ancora non riusciva ad addormentarsi. Orlando, sdraiato affianco a lei, dormiva alla grande già da quattro ore e ronfava di tanto in tanto muovendosi nel sonno.

La ragazza osservò con diffidenza la lettera bianca ancora chiusa che il giorno prima le aveva dato il notaio come se fosse un mostro orribile. Nonostante si fosse ripromesso più volte di farlo, ancora non era riuscita ad aprirla. Non che non fosse curiosa di saperne il contenuto, ma allo stesso tempo ne era davvero spaventata. E se avesse letto cose che non voleva sapere? Cose che l’avrebbero fatta sentire ancora peggio di quanto già non fosse?
Allungò con riluttanza la mano e la prese. Se la rigirò tra le dita per qualche minuto, ne accarezzò la superficie liscia, l’avvicinò al naso per cogliere qualche traccia di profumo del padre. Dopo quella che le sembrò un’eternità si alzò dal letto e andò in salone. Accese le luci e l’ambiente si illuminò all’improvviso dandole fastidio alle pupille abituate da molte ore al buio più totale. Si sedette a gambe incrociate sul divano e prese un profondo respiro. Era arrivata l’ora di affrontare quella paura, tanto continuare a rimandare non l’avrebbe portata da nessuna parte. La guardò per un altro lungo istante ed esitò prima di aprire la busta sigillata. Con mani tremanti prese il foglio fittamente riempito dalla calligrafia elegante di Robert e iniziò a leggerlo.

Cara Nicole,
se stai leggendo questa lettera, vuol dire che purtroppo il nostro tempo a disposizione è terminato.
Non sai quanto è difficile per me stare seduto nel mio studio a scrivere una lettera d’addio alle due mie amate figlie. Tra l’altro è la prima volta in assoluto che prendo carta e penna per scrivere parole profonde e sdolcinate e non posso non pensare a quanto questa situazione sia grottesca.
Voglio innanzitutto chiederti scusa per tutti gli errori che ho commesso e che ti hanno fatto soffrire in questi anni ma sappi che, per quanto banali queste parole possano risultarti dopo tutto questo tempo, non avrei mai voluto fare nulla che ti avesse ferito in qualche modo. Solo che a volte le persone fanno cose stupide e anche se sanno che stanno sbagliando spesso è difficile ammettere in primis a sé stessi che si è dalla parte del torto, che le vittime non siamo noi ma qualcun altro.
Tu e Charlotte siete la cosa più preziosa che posseggo, la cosa che mi ha permesso di andare avanti e che mi ha dato una motivazione per tornare a casa ogni santa sera, forse anche l’unica cosa che mi ha salvato da una vita buttata dietro l’alcool e la disperazione. Non ho mai desiderato, nemmeno per un attimo, di avere accanto a me due figlie diverse.
Anche se non ti sembrerà vero, io ti conosco come le mie tasche Nicole, e so ora cosa stai provando. Penserai che mi sono sbagliato, che ho fatto un errore madornale intestandoti il 50% della Leinghton Inc. e che tu non sei in grado di assumerti una simile responsabilità. In fondo non lo hai mai fatto, no? Sei scappata non appena maggiorenne da casa nostra e perché mai ora dovresti essere in grado di un tale salto di qualità?
Beh, sappi che quella che si sta sbagliando sei tu. Sono sicuro che, grazie alla tua intelligenza e al tuo carattere, tu sei perfetta per mandare avanti la nostra azienda e così continuare quello che tuo nonno, prima di me, ha creato. Di questo ne sono certo. E forse se, ora come ora, tu pensi tutte quelle brutte cose sul tuo conto è anche colpa mia che non ti ho mai spronato come avrei dovuto e non ti ho mai detto quanto in realtà fossi fiero di te. Beh, so che arrivo con molti anni di ritardo, ma vorrei dirtelo adesso: sono fiero di te Nic, lo sono sempre stato e sempre lo sarò. Qualsiasi decisione prenderai sono sicuro che sarà quella giusta.
Prenditi cura di tua sorella e vedrai che lei si prenderà cura di te. Aiutatevi l’una con l’altra e supportatevi sempre, qualsiasi cosa accada. Come già ti ho detto, ho fatto molti errori, ma le uniche cose belle che ho fatto nella mia intera vita siete tu e tua sorella.
Anche se non sarò fisicamente lì vicino a te ti assicurò che lo sarò con il mio spirito e non vedo l’ora di vederti diventare la splendida donna che già so che sarai un giorno.
Sei il mio orgoglio, non dimenticarlo.
Ti voglio bene e te ne vorrò sempre.
Tuo padre.

Nicole scoppiò a piangere e si rannicchiò portandosi le ginocchia al petto.
Su padre aveva fiducia in lei. E se si sbagliasse? E se invece lei non fosse per niente adatta a mandare avanti l’azienda? Cosa diavolo doveva fare?
Tutte quelle domande le si affollarono nella testa, creando ancora più confusione di quanta già non ne avesse.

I ricci di Orlando fecero capolino nella stanza rivelando la sua presenza. La ragazza alzò appena il viso rigate dalle lacrime e lo guardò senza dire niente.

L’attore parve subito destarsi dal suo stato di trance post risveglio e osservò il suo voltò straziato e sconvolto. La raggiunse, si sedette sul divano e le sfilò dolcemente la lettera dalle dita ripiegandola con cura. - Ero sicuro che prima o poi avresti ceduto e l'avresti letta. -

- Non sono sicura, Orlando. - rispose lei singhiozzando - E se non fossi all’altezza delle aspettative? Non può saperlo lui, in fondo non mi ha mai veramente vista all'opera. E poi non poteva parlarmene di persona invece che in una fottutissima lettera?! Come ha anche solo potuto pensare di darmi delle spiegazioni in questo modo? –

- Credi che ci sia un’altra persona al mondo che ti conosce meglio di un genitore? Sai che Robert non si è mai fatto molti problemi nel dire le cose in faccia. Se tu non ne fossi stata all’altezza non ti avrebbe mai intestato la cosa alla quale ha dedicato gran parte della sua vita. –

Nicole si strinse ancora di più nella sua posizione fetale e nascose la testa sulle ginocchia.

- Smettila di sottovalutarti. - continuò l'attore assumendo un tono duro - Quando ti vedrai finalmente per quella che sei per davvero? Possibile che tutti se ne siano accorti tranne che te? Sei fantastica Nic, hai tutte le qualità per fare la leader di un'impresa milionaria e anche molto di più. Sei la classica persona che sa fare tutto e con poco impegno e non mi stupisce che intorno a te hai tante persone che ti amano con tutto il cuore, perchè tu sei pazzesca. Il fatto che continui a non vederlo mi fa veramente incazzare. -

- Lo credi sul serio? – disse Nicole con la faccia che ricordava molto l’espressione di una bambina.

L'espressione di Orlando si addolcì e lasciò il posto a quella classica che assumeva tutte le volte che parlava con lei. - Ma, certo – le rispose accarezzandole il mento con il pollice.

Nic sorrise e tirò su col naso. - Quindi credi che posso farcela. -


- Assolutamente. -

- Bene. -

L'attore corrusò la fronte. - Bene? -

La ragazza gli buttò le braccia al collo e inspirò forte il suo profumo così confortante. In quel preciso istante gli fu tutto chiaro, lei sapeva esattamente cosa doveva fare.

 
 
 
 
 


 

Londra, 11 luglio 2007

Nicole si asciugò la fronte sudata con il dorso della mano e passò lo scatolone ad un ragazzo dell’impresa di traslochi che da tre giorni lavoravano per lei. Si mise le mani sui fianchi fasciati da una tuta di jeans e si stiracchiò la schiena intorpidita.

- Signora, noi abbiamo finito. Il locale è stato completamente sgombrato e a questo punto siamo pronti per portare via i mobili. – disse un altro ragazzo guardandosi intorno con aria soddisfatta.

- Grazie Toby. – rispose la giovane stringendogli la mano – Grazie di tutto. –

- Si figuri, è il nostro lavoro. Arrivederci! –

Nicole nel giro di pochi secondi si trovò da sola nel suo negozio ormai vuoto.
Prendere la decisione di chiudere il BD era stata una scelta molto difficile per lei, ma quella era la cosa migliore da fare. Lasciare il negozio, voleva dire lasciare una parte di sé perché in fondo quel piccolo negozietto del centro di Londra, insignificante per la maggior parte delle persone che tutti i giorni gli passavano davanti, era il mondo per lei. Il suo rifugio, la sua soddisfazione, il frutto della sua bravura e della sua dedizione.

Ripensò alla prima volta che era entrata in quel locale quando, appena ventenne, ascoltava le spiegazioni della donna dell’agenzia immobiliare che le illustrava l'immobile. Ripensò a quando inaugurò l’attività insieme a Nathalie e a Will, brindando con una bottiglia di spumante e versandolo in dei bicchieri di carta comprati di fretta al supermercato. Era una ragazza piena di sogni allora, ignara ancora delle scelte e degli eventi che avrebbero condizionato la sua vita. Ricordò le giornate passate a scherzare con Alice dietro il bancone, le nottate trascorse a studiare le nuove linee, rivide i visi soddisfatti delle clienti quando riuscivano a trovare quello che cercavano. Poi ovviamente rivide Orlando, appoggiato al bancone con quell’aria beffarda che tanto la faceva impazzire, mentre le proponeva di disegnare una linea per lui, la loro litigata nel magazzino, la gigantografia del ragazzo in mutande esposta all’entrata, l’assalto delle fan quando avevano scoperto che l’attore era nel negozio.
Quel piccolo immobile rappresentava il suo primo cenno di indipendenza dalla famiglia che tanto odiava. Quel negozio aveva in gran parte causato l’inizio della sua relazione con Orlando, la storia che le aveva permesso di avere una persona accanto che amava alla follia.
Ma il BD rappresentava una Nicole diversa, una Nicole che ormai apparteneva al passato. Ora la ragazza era cresciuta e crescendo aveva dovuto assumersi le sue responsabilità. Non aveva più bisogno del negozio per fuggire dalla sua famiglia, semplicemente perché aveva smesso di scappare da essa imparando al contrario ad amarla.
Ora doveva fare la cosa giusta, la cosa che non aveva fatto anni fa, la cosa che tutti si aspettavano che lei facesse e che lei per prima sentiva di dover fare: portare in alto il nome dei Leinghton.

Quando aveva comunicato la decisione al suo fidanzato, lui l’aveva abbracciata e le aveva detto che era fiero di lei. Il giorno dopo si erano recati insieme all’agenzia e avevano messo in vendita il negozio. Due settimane dopo, era arrivato il primo annuncio e decine di persone erano passate a visitare l’immobile fino a che non avevano trovato le persone perfette per quel posto. Aveva venduto il negozio a una coppia sulla cinquantina, apparentemente educati e di buon gusto che volevano aprire un coffee bar. Nicole aveva provato a immaginarsi quel locale pieno di persone che bevevano caffè e che mangiavano dolci, che leggevano il giornale o che lavoravano al loro portatile prima di andare al lavoro e istintivamente aveva storto il naso.
No, quel posto sarebbe rimasto nella sua mente proprio come era sempre stato. Lo avrebbe ricordato con i boccoli rossi di Alice che spuntavano da dietro la cassa, con i modelli in vetrina che lei stessa aveva disegnato e progettato, con le signore che osservavano e accarezzavano le stoffe lisce dei suoi capi e con il suono del campanello che indicava che una persona era entrata in negozio. Lo avrebbe ricordato con l’odore tipico di vaniglia che Nicole spruzzava in giro ogni giorno tra i scaffali, lo avrebbe ricordato come il posto che aveva rappresentato per tanti anni tutta la sua vita.
 
Guardò per l’ultima volta le mura spoglie e cercò di imprimersi tutto nella mente. Quel posto le sarebbe rimasto sempre nel cuore e lo avrebbe sempre ricordato con un sorriso. Diede un’ultima occhiata intorno a sé, sospirò e chiuse la serranda del negozio, ascoltando quel rumore meccanico ma ormai caratteristico per l’ultima volta.
Quando uscì trovò di fronte un sorridente Orlando appoggiato alla sua Audi nera e nascosto dietro un paio di occhiali da sole a specchio. I suoi capelli ribelli erano legati in un codino scompigliato che, abbinato al giubbotto di pelle nera e ai jeans strappati sulle ginocchia, come al solito gli donava un aria veramente sexy. E lui era suo, era lì per lei e per nessun’altra. Si, in fondo era pronta ad affrontare la sua nuova vita e l’avrebbe fatto insieme a lui.
 

  
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