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Autore: Sunny    05/07/2003    2 recensioni
Inghilterra, 2018...dieci anni dopo l'ultima cruenta battaglia contro il male, i Potter e i Weasley tentano di vivere vite normali come famiglie normali...ma c'è un nemico che trama nell'ombra da secoli....e che è pronto a ritornare.....
Genere: Avventura, Azione, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                          DIE ANOTHER DAY

 

 

CAPITOLO 8: IL GIOCO DELLA GUERRA

 

 

I'm looking for a place
I’m searching for a face
Is anybody here I know?                                          
Cause nothing’s going right
And everything’s a mess
And no one likes to be alone
Isn't anyone tryin’ to find me?
Won't somebodycome an’ take me home?
It's a damn cold night

Tryin’ to figure out this life…

                                                                       I’m With You, Avril Lavigne

 

 

***************

 

 

“Siete solo un branco di imbecilli!!”

 

La voce del demone rimbombò ancora di più, amplificata dalle mura rocciose della caverna. I tre uomini, prostrati in ginocchio davanti a lui, non osarono alzare la testa.

 

“Mio signore…” provò uno, ma fu subito interrotto.

 

“Sono sei giorni che aspetto, e questo dannato medaglione non è ancora nelle mie mani!!”

 

Un altro tentò di sollevare gli occhi. “O potente, hai una ragione immensa, ma ti prego di crederci… non c’è stato modo di trovare il tuo sacro medaglione perché finora è rimasto inattivo, ma non appena…”

 

Gli occhi violacei nel buio divennero rossi fuoco. “Siete vagamente consapevoli che il medaglione è nelle mani di quattro mocciosi? Quante possibilità che ci sono che lo facciano funzionare in modo corretto?!”

 

Il terzo uomo annuì. “Si, grande signore, lo sappiamo…ma il medaglione è fatto per collaborare attivamente con l’ecosistema che lo circonda, nell’arco massimo di altre 48 ore dovrà per forza dare dei segni di attività, questo è sicuro.”

 

“Com’è sicuro che se entro 48 ore non l’avrete ritrovato, io avrò le vostre teste.” Il tono di voce del demone congelò ulteriormente l’atmosfera.

 

Nessuno osò replicare.

 

 

***************

 

 

Dan sbattè gli occhi un paio di volte, svegliato dal cinguettìo insistente di un uccellino. Riconobbe il bosco in cui stavano camminando da giorni; e subito gli venne in mente che prima di addormentarsi – anche se non ricordava esattamente quando si era addormentato – sentiva un gran dolore alla mano…ma il dolore era passato. E non sentiva più neanche freddo.

 

Si guardò intorno: Jack stava dormendo a pochi passi di distanza, e Simon sembrava ancora più rilassato usando la pancia del fratello come cuscino. Allora Jack era tornato! Si, perché era andato a cercare qualcosa, ma non ricordava bene cosa…una medicina? Forse. Ma dove, poi?

 

Muovendosi leggermente, Dan notò che sua sorella stava dormendo accucciata accanto a lui, e appena si mosse la vide stiracchiarsi e stropicciarsi gli occhi per mettersi seduta. Quando finalmente si voltò a guardarlo, lanciò un gridolino di gioia e gli gettò le braccia al collo, stringendolo forte a sé.

 

“Ehi, Julie! Fammi respirare!” provò a dirle lui.

 

Lo strillino della bambina svegliò Jack, che si mise subito seduto, facendo sobbalzare anche Simon. “Dan!” esclamò Jack con un gran sorriso. “Stai bene?”

 

In qualche modo Dan riuscì a respingere la sorella. “Si, è tutto a posto…ma come sono guarito? Mi pare di essere stato morso da un serpente, no?”

 

“Eccome se sei stato morso.” Fece Jack.

 

“E’ stato tutto merito di Jack.” Disse orgoglioso Simon. “Lui ha trovato la pianta magica.”

 

Dan fece un sorrisetto al cugino. “Ti devo un favore.” Jack ricambiò con un occhiolino.

 

Simon si accigliò. “Julie, perché piangi?”

 

Fu in quel momento che Dan si accorse che la sorella stava piangendo e singhiozzando. “…Julie…”

 

“E va bene, non mi importa, chiamami pure piagnucolona!” strillò fra i singulti. “Ma io ho avuto paura, tantissima paura! Io non volevo che tu morivi!! E poi sono stanca, non ce la faccio più, voglio andare a casa! Voglio mamma e papà!!”

 

Il pianto disperato di Julie intristì tutti quanti. “Dai, Julie…” le mormorò il fratello, abbracciandola. “Mi dispiace che ti sei spaventata per colpa mia…”

 

“…non è stata colpa tua….” Singhiozzò Julie nella sua maglia.

 

“Però adesso non piangere più…sto bene ora, non è successo niente, capito?” Julie annuì e si tirò indietro. Dan le rivolse un piccolo sorriso e le accarezzò una guanciotta bagnata.

 

“Però Julie ha ragione.” Disse piano Simon. “All’inizio era divertente, però adesso è brutto. Camminiamo, camminiamo, e non si capisce perché stiamo sempre qua dentro. Io non ne posso più.”

 

Jack annuì. “Pure io. Basta andare avanti così, voglio tornare a casa.”

 

“Già. E poi sta diventando pericoloso.” replicò Dan.

 

“E allora che si fa?” chiese Jack.

 

Dan ci pensò un attimo. “Io penso…che dovremmo camminare un po’ più svelti. Siamo andati troppo lenti finora, dobbiamo cercare di metterci meno tempo.”

 

Julie era perplessa. “Ma…”

 

“E niente più fermate.” Annuì risoluto Jack. “Mangiamo camminando. Ci fermiamo solo per dormire.”

 

“Esatto.” Fece deciso Dan. “Andando più veloci dovremmo farcela. Ci state?”

 

Jack annuì. “Per me va bene.”

 

Simon scrollò le spalle. “Basta che arriviamo prima a casa.”

 

Julie esitò. “Va bene, ci proverò.”

 

Dan le fece un sorriso. “Non ti preoccupare, se resti indietro ti porto sulle spalle.”

 

La bambina fece un enorme sorriso. “Davvero?”

 

“Beh, è normale. In fondo tu sei una femmina, tutte le femmine sono deboli.” Ridacchiò Jack, ottenendo un’occhiataccia dalla cugina.

 

Simon ci pensò su. “Mamma non è debole.”

 

Jack annuì. “Ok, tutte le femmine tranne mamma.”

 

Dan si grattò una tempia. “Beh…allora tranne anche mia mamma. Non è tanto debole, se tira una sberla la senti tutta.”

 

Jack rise. “Brucia ancora il sedere dall’ultima volta, eh?”

 

Dan annuì ridacchiando e si mise in piedi. “Beh, truppa…che ne dite di riprendere la marcia?”

 

“Non ti vuoi riposare un altro po’?” gli chiese la sorella.

 

“Nah. Io sono a posto.”

 

Anche  gli altri tre si alzarono. “Allora andiamo.” Fece Jack.

 

 

***************

 

 

Hermione entrò nella stanza di Homer con un grosso foglio arrotolato in mano, con passo deciso e sguardo fermo. C’erano tutti al gran completo, e lei entrando salutò Homer con un cenno del capo. Prima che potesse prendere la parola, Ron le si avvicinò e le appoggiò una mano su un braccio. “Hai preso la tua medicina?”

 

Hermione lo guardò con un sopracciglio pericolosamente inarcato. “Ron, è la terza volta che me lo chiedi da stamattina. Alla quarta ti butto dalla finestra.”

 

Ron fece un passo indietro, e quando vide l’espressione leggermente divertita di Harry gli diede una manata nello stomaco. “E tu piantala.”

 

Homer si schiarì rumorosamente la gola, facendo tacere tutti i presenti. “Hermione, spiegaci la tua idea.”

 

Lei annuì, attirando su di sé l’attenzione degli altri. “Va bene, allora. Il mio punto è questo: abbiamo pochi elementi, ma anche un dettaglio può servire.” Disse con tono molto professionale, sollevando un foglio. “Tanto per cominciare, c’è la testimonianza dell’uomo che abbiamo catturato. In base alle notizie che ci ha fornito, abbiamo a che fare con una setta di pazzi invasati che in qualche modo riescono a fare magie senza bacchetta.” E qui mise giù il foglio e prese un libro, aprendolo a una pagina segnata. “Ho fatto delle ricerche. Non sono i primi, i popoli celtici avevano degli stregoni che facevano la stessa cosa. E non credo che sia un caso che il simobolo di quel medaglione compaia anche nell’iconografia di questi antichi maghi. E se questo è l’unico collegamento che abbiamo, allora lo sfrutteremo al meglio.”

 

“Suggerisci di analizzare in parallelo gli stregoni antichi?” le chiese Liam.

 

Hermione annuì. “Su di loro abbiamo più materiale.”

 

“E’ un suggerimento più che valido.” Disse concorde Homer. “Quindi voglio che si faccia immediatamente una ricerca…”

 

“Ci ho già pensato io.” Lo interruppe Hermione. “Sono andata a controllare direttamente nell’archivio del Ministero, mi sono rivolta al vice-segretario Percy Weasley per l’autorizzazione.”

 

Homer curvò le labbra in un mezzo sorrisetto ammirato. “Una madre a cui toccano i proprio figli è decisamente il miglior soldato che si possa chiedere, devo dire.”

 

“Specie se poi è la nostra Hermione.” Annuì Remus.

 

Lei non perse tempo a crogiolarsi nei complimenti. “Mi sono soffermata poco sulla tipologia degli incantesimi che sono capaci di sferrare, ci vorrebbe un esperto e mesi, forse perfino anni di lavoro, e noi non possiamo perdere tutto questo tempo. So solo che è un tipo di stregoneria antichissima diversa dal tipo di magia senza bacchetta che conosce Harry. Quello che ci interessa è il modo e i luoghi in cui la praticavano.” E così dicendo prese un altro libro e lo aprì a una pagina in cui stava una grossa figura proprio al centro.

 

Harry si accigliò. “Stonehenge.”

 

“Precisamente.” Annuì Hermione. “Il luogo più misterioso dell’intera Inghilterra. I babbani non si sono mai spiegati cosa sia. Forse noi possiamo.” Disse, indicando la foto. “Perché parte delle incisioni e delle iscrizioni su queste pietre riguardano i nostri amici Celti.”

 

“Pensi che i bambini siano stati trasportati lì?” le chiese Sirius.

 

“Lo vorrei tanto, ma purtroppo credo che la faccenda sia più complessa di così.” Replicò Hermione. “In questo momento tutto quello che voglio è raggiungere Stonehenge e decifrare quelle iscrizioni. Ho visto il simbolo del medaglione su una di quelle pietre.”

 

“Io sono d’accordo.” Annuì Harry. “E’ più sensato fare delle ricerche mirate.”

 

“Benissimo. Ron, Harry, Ben e Remus andranno con Hermione a Stonehenge. Josh, Bill e Charlie continueranno a cercare in tutta la zona a sud di Winchester.” Fece Homer, e i diretti interessati annuirono. “E vediamo di fare tutto il più in fretta possibile.”

 

Quando Harry, Ron e Hermione uscirono dalla stanza trovarono Ginny seduta su una panca ad aspettarli. Nel vederli uscire, lei subito balzò in piedi. “C’è qualche novità?”

 

Harry le rivolse un piccolo sorriso. “Abbiamo riguadagnato l’alleato più prezioso che abbiamo.” Le disse, con un occhiolino per Hermione. “Forse possiamo risalire a questi stronzi pazzi e alle loro cazzate dalla porta di servizio.”

 

Ginny annuì. “Basta che ci sbrighiamo, i bambini hanno bisogno di noi.”

 

Harry le passò un braccio attorno alle spalle. “Ci vediamo tra cinque minuti giù.” Disse a Ron e Hermione, per poi allontanarsi abbracciato a sua moglie.

 

Hermione, impegnata a sistemare i suoi appunti, non si accorse del modo in cui la stava guardando il marito. Ron aveva un’espressione orgogliosa e soddisfatta, ma anche incredula. Quanto gli piaceva vedere sua moglie così come l’aveva vista pochi minuti prima: intelligente, razionale, professionale, brillante…lucida e acuta dieci volte di più di quando erano solo dei ragazzini, scattante e deduttiva come il soldato ineccepibile che era diventata. E in quel momento s’innamorò di lei per l’ennesima volta.

 

Hermione finalmente alzò gli occhi e incrociò lo sguardo di Ron. “Che c’è?”

 

Lui scrollò le spalle e scosse la testa. “E’ solo che…ti amo.” Mormorò, accarezzandole una guancia.

 

Lei gli rivolse un piccolo sorriso e prendendo la mano nella sua gliela baciò. “Andiamo?” gli disse alla fine.

 

Ron annuì, ma continuò a tenerle al mano anche mentre camminavano.

 

 

***************

 

 

Se camminare più svelti era un vantaggio, di sicuro farlo col vento sferzante non era né facile né piacevole. E dopo giorni di sole caldo e incoraggiante una brutta giornata se la dovevano anche aspettare, in fondo. Sarebbe stato troppo bello il contrario.

 

“Uffa, questo vento!” si lamentò Julie, stropicciandosi un occhio. “Mi è andato qualcosa nell’occhio!”

 

“Non farla lunga, non è un elefante.” Le rispose Jack.

 

“Non ho detto che è un elefante.” Brontolò Julie.

 

“Devo fare la pipì.” Disse Simon in tono monotono.

 

“Trattienila.” Replicò Dan.

 

“Vuoi che me la faccia sotto?” Simon gli lanciò un’occhiataccia molto simile a quelle di sua madre.

 

“No, voglio solo che aspetti ancora un po’.” Gli disse Dan. “Appena troviamo da mangiare ci fermiamo, e tu puoi fare pipì.”

 

“E se non la trattengo?” ribbattè stizzito Simon, fermandosi e facendo fermare anche gli altri.

 

“Vuol dire che sei un pisciasotto!” fu la risposta secca di Dan.

 

A Simon gli occhi si strinsero in due fessure e mise le mani sui fianchi, cercando di mostrarsi più minaccioso di quanto gli consentissero la sua età e la sua statura. “Com’è che mi hai chiamato?”

 

Anche lo sguardo di Dan si rabbuiò. “Pisciasotto.”

 

“E ha proprio ragione.” Anche Jack sembrava spazientito.

 

“Ah si?!” Simon, arrabbiatissimo, si tolse lo zaino e lo sbattè per terra. “Allora sapete che vi dico?? Siete proprio degli imbecilli, ecco! E non voglio proprio più stare con voi!!” e, sempre urlando, si avviò verso un piccolo laghetto paludoso. “Me ne torno da solo a casa! Così posso mangiare, fare pipì e dormire tutte le volte che voglio!!” Simon si voltò per urlare ancora qualcosa, ma all’improvviso impallidì e spalancò gli occhi.

 

Un rumore incalzante fece voltare di scatto gli altri tre bambini, e Julie urlò: un grosso orso bruno, spuntato non si sa da dove, li stava caricando a tutta forza. Jack e Dan – che tirò la sorella per un braccio – balzarono di un passo indietro e riuscirono ad evitare la carica del bestione, che però continuò la sua corsa fino a raggiungere Simon, buttandolo nell’acqua con una zampata e, non contento, infilando la testa sotto per finire il lavoro.

 

“Simon!!!” Jack si lanciò verso l’orso assieme a Dan. Il grosso animale non voleva saperne di muoversi, nonostante i tentativi dei due bambini di tirargli indietro le zampe.

 

Julie raccolse tutto il suo coraggio e prese lo zaino di Simon. “Lascia stare mio cugino, bestiaccia!!” gli urlò, tirandoglielo addosso e centrandogli il sederone. Ma sfortunatamente non servì a molto.

 

“E basta, smettila!!!” urlò Dan, tirando più forte.

 

Improvvisamente lo zaino di Simon si aprì da solo, e ne uscì un fascio di luce viola. Sotto gli occhi più che stupiti dei bambini si materializzò una enorme mano spettrale di fumo viola; la mano afferrò l’orso e lo scagliò lontano, fra gli alberi.

 

Dan, Jack e Julie erano rimasti seduti a bocca aperta, e anche quando la mano si dissolse nell’aria non fecero altro che fissare la scena attoniti. Fu in quel momento che Simon riemerse, sputando acqua e tossendo. I bambini si scossero.

 

“Dammi la mano, Simon!” Jack e Dan gli tesero le mani dalla riva della palude, e Simon annaspando riuscì ad afferrale e fu subito tirato su. Tremava come una foglia, aveva i vestiti completamente inzuppati e appiccicati addosso, e il vento forte e freddo non era certo un aiuto alla sua situazione. Ma almeno era vivo, e tutto intero.

 

“Stai bene, Simon?” gli chiese subito Julie.

 

Simon tremava così tanto che i denti facevano un gran rumore. “Ti devi togliere subito questi vestiti prima di congelare!” Jack gli sfilò la felpa e la maglietta rapidamente, e altrettanto in fretta Dan gli mise addosso il suo giubbino. Suo fratello fece altrettanto col suo giacchino, ma non fu abbastanza per riscaldare Simon, che continuava a tremare, e non solo per il freddo. Era mezzo morto dalla paura.

 

“…f-fa…f-fre…d-do…” riuscì a malapena a dire in un soffio. Jack se lo strinse al petto, permettendogli di appoggiarsi di schiena a lui, e prese a fargli vigorose strofinazioni per trasmettergli un po’ di calore.

 

Julie gli prese una mano fra le sue e gliela massaggiò, soffiandoci sopra per riscaldargliela. Dan gli sfilò le scarpe per svuotarle dall’acqua e cercò di asciugargli i piedi con le mani. In qualche modo il sistema sembrò funzionare, perché Simon smise di tremare poco alla volta finchè i suoi fremiti non si trasformarono in singulti, e pochi minuti dopo si rilassò e si addormentò. Julie gli lasciò la mano e fece un gran sospiro. Dan, che aveva ancora i piedi del cugino fra le mani, si accorse solo in quel momento che Jack aveva le guance bagnate dalle lacrime. Anche Julie lo notò, e si sentì molto confusa. Dan e Jack erano i suoi punti di riferimento ora che i suoi genitori non c’erano, chi l’avrebbe protetta se ora anche loro avevano paura?

 

Jack si asciugò rabbiosamente le lacrime con una manica, senza però ritirare il braccio che teneva attorno alle spalle del fratello. “Voglio andare a casa. Voglio andare a casa mia.” Ma stavolta il suo non era il tono dell’ometto che si era sforzato di essere. Era quello di un bambino di dieci anni impaurito e stanco.

 

Dan sospirò e abbassò lo sguardo. Non voleva far vedere a sua sorella che anche lui aveva gli occhi lucidi. E poi almeno lui doveva cercare di contenersi: era il più grande, in fondo, e aveva più responsabilità degli altri. Anche di Jack.

 

Julie tutto a un tratto infilò una mano nello zaino di Simon che era lì accanto a lei, e ne estrasse il medaglione: era ancora attarversato da una luce viola, ma poi tornò normale. “Allora è stato questo coso a salvare Simon.”

 

“Fa’ vedere.” Dan prese in mano il medaglione e lo guardò con attenzione. “Io ancora non ho capito a cosa serve.”

 

“E’ un coso strano che fa cose strane.” Disse semplicemente Jack.

 

“Però ci conviene tenerlo.” Rispose Dan. “Ci ha salvato.”

 

“Basta che non fa arrivare più quella mano bruttissima.” Julie lo riprese e lo rimise di nuovo nello zaino di Simon, stringendosi nel giubbetto quando una ventata particolarmente forte attraversò il bosco.

 

 

***************

 

 

Nel buio della caverna il demone sedeva con le gambe all’indiana in un cerchio inciso sulla roccia col sangue, circondato da piccole fiaccole accese. Sembrava completamente rapito, e per questo non aprì subito i suoi terribili occhi viola quando uno dei suoi tre fedeli si presentò al suo cospetto e s’inginocchiò.

 

“Perdona, mio signore.” Disse quello, chinando la testa. “Ma finalmente abbiamo percepito le vibrazioni del sacro medaglione e siamo in grado di localizzare la sua posizione.”

 

La bocca del demone si curvò in un sinistro sorriso, scoprendo i lunghi denti bianchi appuntiti.

 

 

***************

 

 

“Trovato niente?”

 

“No, niente e nessuno.” Harry scosse la testa. “Proviamo a spingerci oltre quella radura.”

 

Ben e Remus, bacchetta alla mano, si allontanarono per accertarsi che non ci fosse veramente nessuno nelle vicinanze. Harry tornò da Ron e Hermione, che stavano in piedi davanti a una grossa stele di pietra su cui stavano incisi degli strani disegni.

 

“Forse sono io che non ne capisco niente di arte, ma che diavolo è quella roba?” fece Harry.

 

“Non chiederlo a me, questo conferma solo che siamo dietro a un branco di pazzi.” Confermò Ron.

 

“Volete stare zitti una buona volta?” disse spazientita Hermione. Ottenuto il silenzio che voleva, mormorò qualcosa a bassa voce che Harry e Ron riconobbero come un incantesimo per capire le lingue diverse.

 

“Che c’è scritto?” le chiese ancora Harry.

 

“E’ una leggenda antichissima, o almeno così sembra.” Disse lei, continuando a fissare la stele. “Parla di una dea immortale, una certa Rahampur. Era un essere invincibile, e dominava incontrastata sui popoli che abitavano su queste terre migliaia di anni fa. Era venerata da tutti, ma il suo potere si reggeva sul terrore e la violenza con cui si faceva rispettare, così nessuno osava mai opporsi a lei.”

 

“E cos’è andato storto?” fece Ron, inarcando un sopracciglio.

 

Hermione continuò a leggere. “Rahampur ha perso la sua immortalità quando si è innamorata di un mortale. Per poter stare con lui ha dovuto rinunciare a questo suo potere.”

 

“E’ proprio vero che noi uomini siamo la rovina di voi donne.” Nonostante la situazione, a Harry scappò un sorrisetto.

 

“E viceversa.” Annuì con lo stesso sorriso Ron.

 

Hermione lanciò a entrambi un’occhiataccia. “Comunque lei è stata furba abbastanza da aggirare il problema. Ha trasferito tutto il suo potere in un medaglione che ha donato al figlio nato dal suo matrimonio. Il bambino aveva gli stessi poteri di sua madre, ma non era immortale se non aveva al collo il suo medaglione. Poteva essere ferito, ma non ucciso perché la sua immortalità era garantita solo ed unicamente da quell’oggetto. E quando lo vennero a sapere, i ribelli organizzarono una rivolta e uccisero sia lei che il figlio, e fecero gettare il medaglione in un lago profondissimo. La leggenda si conclude con una profezia. Duemila anni dopo l’anima di Rahampur avrebbe restituito la vita al corpo di suo figlio se i suoi fedeli avessero recuperato quel medaglione.”

 

“Quadra tutto con quello che ha detto quella specie di bonzo che abbiamo preso.” Commentò Harry.

 

“Già, ma c’è una cosa che non mi piace.” Disse cupo Ron. “Se questo verme per tornare immortale ha bisogno di questo dannato medaglione…”

 

Hermione si voltò a guardarli. “E’ il motivo per cui ci hanno attaccati a casa.”

 

“Se è il medaglione che vogliono, non si fermeranno finchè non l’avranno trovato.” Annuì Ron.

 

Harry incrociò le braccia sul petto. “E questo vuol dire che andranno dietro ai bambini.”

 

“Dobbiamo assolutamente trovarli prima noi.” Fece Ron, più teso di prima.

 

 

***************

 

 

I tre uomini, completamente mascherati dalla tunica e dal cappuccio rosso fuoco, continuavano a guardarsi in giro con occhi da falco. Si muovevano piano a piedi nudi nell’erba, in modo da non fare rumore. I loro sguardi da predatore squarciavano l’aria, trafiggevano alberi e cespugli, e le loro orecchie tentavano di captare il minimo fiato che non fosse il frusciare del vento.

 

“Qui non ci sono.” Disse alla fine uno.

 

“Devono essere qui, da qualche parte.” Replicò un altro.

 

“Non percepisco più le vibrazioni del sacro medaglione.” S’intromise il terzo. “Fratelli, sono certo che non possono essere lontani. Proviamo più indietro.”

 

“Sono d’accordo.” Riprese il primo. “Spostiamoci sulle montagne.” Con uno schiocco di dita, i tre si dileguarono nel nulla.

 

Sul ramo d’albero dove si erano arrampicati, nascosti dalle foglie particolarmente fitte, i quattro bambini tirarono un sospiro di sollievo, restando però a cavalcioni sul grosso ramo.

 

“Fiùùù…” sospirò Julie. “…c’è mancato un pelo…”

 

“Allora li avevo riconosciuti.” Disse cupo Dan. “Quelli erano davvero gli stronzi che ci hanno attaccato a casa.”

 

“Ma che cavolo vogliono da noi ora?” fece Jack.

 

“Quel coso, credo.” Gli rispose pensieroso il cugino.

 

“Beh, che vadano a quel paese.” Ribbattè Jack. “Io non glielo darò. E’ di mia mamma.”

 

“E poi chissà che cosa ci vogliono fare.” Annuì Dan.

 

Simon, che finalmente aveva recuperato i suoi vestiti – ancora umidi – ma aveva ancora addosso il giubbino del fratello – che gli andava un po’ grande – tossì forte e si strinse nelle spalle, tutto infreddolito.

 

Jack lo notò. “Hai ancora freddo?” gli chiese preoccupato.

 

“N-no.” Gli rispose piano il fratello, stringendosi di più il giubbetto addosso.

 

Dan si stropicciò il naso. “Dobbiamo trovare un posto dove passare la notte. Non possiamo dormire all’aperto stasera, con questo freddo.”

 

Jack annuì. “Si, magari in una di quelle grotte laggiù…”

 

Julie, che si stava frugando le tasche alla ricerca di un fazzoletto da offrire al cuginetto raffreddato, estrasse qualcosa e fece un gran sorriso. “Una caramella!”

 

Jack e Dan si voltarono di scatto verso di lei. “Cosa??”

 

“Non credevo di averla…” la bambina la fissò con molto entusiasmo, poi guardò i due più grandi senza avere il coraggio di chiedere…

 

“…va bene, dai, prendila tu.” Disse alla fine Dan, e Jack annuì. “In fondo sei l’unica femmina.”

 

Julie fece un gran sorriso e scartò la sua caramella; in quel momento Simon cominciò a tossire forte, e continuò per un paio di secondi in più del normale, poi alla fine si calmò. Julie guardò lui e di nuovo la caramella che aveva ancora in mano e riflettè un secondo, quindi si sporse in avanti e la offì al cuginetto. “Tieni.”

 

Simon scosse la testa, tirando su col naso. “No, è tua.”

 

“Mangiala tu.” Replicò lei. “C’è lo zucchero, magari ti calma un po’ la tosse.” Gli disse con un sorriso.

 

Alla fine Simon l’accettò. “Grazie, Julie.”

 

Dan guardò la sorella con un sorriso orgoglioso. “Tu sei proprio uguale a mamma, sei buona come lei.” le disse.

 

“E’ vero.” Annuì Jack con un sorrisetto. “Non sei niente male per essere una femmina.”

 

Julie rivolse a entrambi un sorriso contento.

 

 

***************

 

You and me, we’re in this together now

None of them can stop us now

We will make it through somehow                           

You and me, if the world should break in two

Until the very end of me

Until the very end of you

                                                           We’re In This Together, Nine Inch Nails

 

***************

 

 

Ron si fermò sulla soglia della porta della stanza dei figli; era tutta al buio, tranne per il raggio di luna piena che si rifletteva sul pavimento. C’erano ancora i giocattoli sparsi in disordine sulla piccola scrivania, il trenino di legno di Simon, la scopa di Jack…e il disegno grazie a cui Simon aveva ottenuto un voto altissimo a scuola, che il piccolo aveva orgogliosamente appeso sul suo letto, diede una stretta al cuore a Ron.

 

Hermione era seduta sul letto del figlio più grande; teneva stretti al petto la pluffa di Jack e uno dei libri di Simon, e aveva le guance rigate dalle lacrime. Ron le sedette accanto in silenzio, passandole un braccio attorno alle spalle e l’altro attorno ai fianchi, stringendola a sé e baciandole una tempia.

 

Lei per un po’ non disse nulla, sospirò e continuò a piangere senza emettere neanche un suono, semplicemente soddisfatta di stare con la testa appoggiata alla spalla del marito. “Lo sai, una volta pensavo…pensavo che fosse mia madre ad essere esagerata, perché quando io ero piccola le veniva l’ansia per niente, si preoccupava per qualsiasi cosa…” mormorò, tirando su col naso. “Io mi preoccupo ogni momento per Jack e Simon, se stanno bene, se sono sereni, se studiano, se sono prudenti…e ogni volta che vedo Jack su quella benedetta scopa, ti assicuro che il cuore mi finisce puntualmente in gola…però…in qualche modo riesco sempre a tenere la situazione sotto controllo… ma questo…questo è diverso, perché è così…così…”

 

Ron la strinse di più a sé. Era la stessa sensazione che provava anche lui, perciò la capiva bene. Sapeva quanto male facesse.

 

Hermione tirò un grosso sospiro fra le lacrime, nascondendo il viso nel suo collo. “…non li voglio altri figli, Ron. E non è solo perché forse non possiamo averne più…” gli disse piano. “…se anche potessimo farne uno subito, non potrebbe mai, mai…prendere il posto di Jack e Simon.”

 

Ron annuì, accarezzandole un braccio. “Ce li riprenderemo, te lo giuro.”

 

Lei singhiozzò piano nel suo collo. “…se tu sapessi quanto li vorrei qui ora…”

 

Lui sospirò e le baciò la fronte e le labbra, scansandole i capelli dagli occhi. “Già. Se fossero qui, starebbero giocando da qualche parte in casa…forse le scale, visto che è dove gli diciamo sempre di non giocare…” e qui entrambi fecero un piccolo sorriso. “…ignorando il fatto che è ora di andare a dormire…”

 

Lei annuì. “O starebbero litigando.”

 

Anche lui fece un sorrios triste. “Lo fanno proprio sempre, eh?”

 

Hermione tirò su col naso. “Forse un po’ troppo…te ne preoccupi mai?”

 

“Nemmeno per un minuto.” Le disse Ron, con un’espressione tranquilla. “Fidati, sono cresciuto in una famiglia con sei fratelli. E’ più che normale, sarebbe strano il contrario.”

 

Lei tornò a rilassarsi nel suo abbraccio. “Hai ragione tu…e poi so che al momento del bisogno si aiutano l’un l’altro.”

 

Ron fece un sorrisetto. “Come abbiamo sempre fatto io e te. Un po’ è colpa nostra se sono così.” Hermione sorrise. “E ne vado fiero. Mi piacciono, tutti e due. Sono forti, sono testardi, sono coraggiosi e intelligenti. E sono pronto a scommettere che dovunque siano, se la stanno cavando alla grande.”

 

Hermione annuì e si asciugò le lacrime. “Già.” E così dicendo rigirò il palmo della mano verso l’alto, mostrando cosa stava stringendo: la pietra magica che i bambini avevano regalato a lei e a Ron per il loro anniversario. Anche lui fece un piccolo sorriso nel vederla, e strinse la sua mano attorno a quella più piccola di Hermione.

 

E qualche istante dopo accadde qualcosa di inaspettato.

 

La pietra s’illuminò di una piccola luce azzurra, e Ron e Hermione la osservarono stupiti: avevano capito che fosse poco più che un giocattolo…e invece stava funzionando davvero, perché un secondo dopo proiettò un’immagine: Dan, Julie, Jack e Simon stavano parlottando mentre camminavano in uno sfondo che aveva tutta l’aria di essere un bosco. L’immagine scomparve un momento dopo, e anche la luce si dissolse.

 

Ron e Hermione si guardarono un momento in faccia ad occhi sbarrati, prima di balzare in piedi e correre fuori dalla stanza.

 

 

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Prima di qualsiasi altra cosa, ci tengo a scusarmi con tutti quelli che stavano aspettando questo capitolo in tempi più brevi, e anche con i ragazzi che mi hanno chiesto di leggere le loro storie: mi dispiace tantissimo, ma non ho avuto tempo per niente questa settimana. Una persona a me molto cara sta attraversando un periodo difficilissimo, e non riesco a fare altro che rimanerle accanto tutto il tempo, senza pensare al resto. Volevo che questo capitolo riuscisse ancora meglio…ma al momento è il massimo che mi sia riuscito. Non l’ho neanche riletto, spero solo che in base al vostro giudizio sia all’altezza degli altri.

 

Un bacio enorme a Shinko_88, a Kiara (ti capisco, anch’io odio i problemi con il pc…oh, e sono riuscita a leggere di sfuggita una tua storia, e l’ho recensita subito! Mi è piaciuta moltissimo!), a Vale (sai, la tua recensione mi ha tirato un po’ su di morale in un momento non proprio allegrissimo…), a Oby86 (sono molto contenta che tu abbia questa sensazione riguardo ai bambini, perché è quello che volevo che s’intendesse…perciò se è questo che tu hai percepito, ci sono riuscita ^^), Herm (grazie!), a Eli (mi fa sempre una marea di piacere ricevere una tua recensione, anche se non è sempre!), a giuggy (pc cattivo il tuo…povera!) e a Roby Chan.

 

Spero con tutto il cuore di avere più tempo per aggiornare prima la storia…comunque vi do una meritata anticipazione: nel prossimo capitolo “Il cerchio si stringe” i bambini usciranno dal bosco (finalmente!) e sapranno anche perché ci hanno messo tanto…e i War Mage? Faranno qualche passo avanti nelle loro ricerche? ^^

 

Baci baci,

Sunny

 

 

 

 

 

 

 

  
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