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Autore: AriTorres9    20/11/2012    2 recensioni
“Ti piacerà, ne sono certa al cento per cento!”
Mi affrettai a scartare il pacchetto, troppo presa dalla curiosità per fermarmi a leggere il bigliettino di auguri, e giuro che mi vennero le lacrime agli occhi vedendo che si trattava di Get Your Heart On, l’ultimo CD dei Simple Plan che non ero ancora riuscita a acquistare. Corsi ad abbracciare Zy e la riempii di “grazie” e di baci.
« Oh cazzo Sky, girati! » la sentii sussurrarmi all'orecchio.
Mi girai di scatto e mi paralizzai alla vista di colui che ammiravo da anni solo attraverso lo schermo di un computer.
Non avevo parole.
Non era possibile.
Lui.
Lì.
Oddio.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pierre Bouvier
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Schuyler.
 
Uscii dalla classe non appena sentii l’ormai quotidiano trillare della campanella.
Facendo un lento slalom tra i banchi arrivai alla porta e svoltai a destra, dirigendomi verso l’enorme mensa della East High.
Attraversare metà scuola all’ora di pranzo non era esattamente un’impresa semplice.
Il corridoio era grande e spazioso, ovvio. Ma c’erano ragazzi che andavano in tutte le direzioni e pur di arrivare a destinazione in fretta spintonavano chiunque senza farsi troppi problemi.
Sperai vivamente che quel giorno avrebbero evitato di calpestarmi, viste le condizioni della mia gamba. Ma, non appena formulai quel pensiero, qualcuno mi venne addosso facendomi quasi precipitare a terra.
Fortunatamente qualcun altro, con i riflessi pronti e le braccia abbastanza muscolose, riuscì a prendermi da dietro evitandomi un’imbarazzante e dolorosa caduta.
«Ma sei scemo? Non vedi che ha la gamba ingessata?! Sta’ attento, idota! » gridò con tono incazzato il ragazzo che avevo alle spalle.
Non mi sembrava una voce familiare. Non era una voce profonda, e nemmeno roca, ma era senza dubbio maschile.
Mi voltai dubbiosa e incuriosita verso lo sconosciuto, incurante delle finte scuse del ragazzetto scheletrico e biondiccio che mi era piombato addosso.
Rimasi incantata.
Era da tanto che non vedevo un ragazzo così bello. Escluso Pierre, ovviamente.
Era molto alto, o forse era una mia impressione, viste le spalle larghe e muscolose che lo rendevano slanciato. I capelli castani, più tendenti al biondo che al moro, ero scompigliati al di sotto di una cuffia di lana grigio topo. Sulle guance si intravedevano delle timide lentiggini che facevano risaltare ancora di più l’azzurro cielo dei suoi occhi. Una leggera gobbetta pronunciava il suo naso, dandogli un’aria molto matura e le labbra rosee lasciate leggermente socchiuse lo facevano risultare, almeno ai miei occhi, parecchio affascinante.
«Ecco bravo, vattene! » Stava continuando a dire, mentre il ragazzino riprendeva la sua corsa in mezzo alla folla di studenti.
Lo sconosciuto abbassò gli occhi e finalmente si accorse che il mio sguardo era fisso su di lui.
Dovevo avere un’espressione alquanto strana: un misto tra l’imbarazzato, il riconoscente e lo stupefatto.
«Stai bene? Ti ho fatto male? Scusami tanto, volevo solo evitare che cadessi. » Si rivolse a me apparentemente preoccupato, poggiandomi delicatamente la mano sulla spalla.
«Non preoccuparti, sto bene. » Gli sorrisi. «Anzi, sei stato gentilissimo. Grazie per avermi presa. »
«Figurati.. Io comunque sono Louis, piacere. » Si presentò, allungandomi la mano.
«Schuyler.” Mi presentai a mia volta. Gli afferrai la mano e gliela strinsi e, dopo pochi attimi di silenzio, mi decisi a domandargli «Sei nuovo? Non ti ho mai visto da queste parti. »
Quel ragazzo mi sembrava sincero e diretto e, inspiegabilmente, mi ispirava simpatia. Quindi perché non provare a farci amicizia?
«Sì, in effetti mi sono appena trasferito. Questo è il mio primo giorno di scuola e stavo proprio cercando qualcuno che mi facesse da guida. » Mi spiegò, prendendomi sottobraccio, afferrando una stampella e avviandosi per il corridoio che pian piano si stava cominciando a svuotare. «Perciò, carissima Schuyler, sarai obbligata a sdebitarti della mia eroica impresa guidandomi almeno fino alla mensa, ho un certo appetito » Dichiarò divertito massaggiandosi la pancia.
«Come vuoi tu, padrone. » Gli risposi con un accento straniero, facendolo ridere.
 
Facemmo il nostro ingresso in mensa ridendo come pazzi; quel Louis era davvero simpatico, ci avevo visto giusto!
Mentre gli spiegavo la gerarchia dei tavoli non faceva altro che ridere a battutine davvero orrende che faceva lui stesso e alle quali però non potevo fare a meno di ridere anch’io.
«E il tavolo dei puffi esiste? » mi chiese di punto in bianco facendosi serio.
«Dei puffi? » Domandai non capendo a cosa si riferisse.
«Sì, i nani blu come te! » Mi rispose iniziando nuovamente a ridere.
«Ah-Ah. Non sono bassa scemo, sei tu che sei un gigante! » Lo canzonai facendogli una linguaccia.
«Non hai abbastanza argomentazioni per ribattere, Schuyler. Su, cos’hai da dire a discolpa del colore assolutamente ripugnante dei tuoi capelli? Come pensi di giustificarti? » Continuò a stuzzicarmi.
Stavo per replicare quando sentii tossicchiare. Solo allora mi accorsi di essere arrivata al nostro tavolo, dove Zoey, Mike e Dallas ci guardavo stupiti.
«Ragazzi: lui è Louis. Un mio amico. » Lo presentai al mio gruppo, sorridendogli incoraggiante.
Louis, invece di salutare e presentarsi timidamente come mi aspettavo facesse, si lancio direttamente su Zoey, alzandola di peso e abbracciandola e  dicendole con tono emozionato «Oh merda, tu devi essere Zoey! Schuyler mi ha parlato tanto di te! Sono così contento di conoscerti! »
Involontariamente scoppiai a ridere.
Non capivo se facesse l’idiota per il gusto di farlo o se effettivamente lo fosse. Certo era che era proprio bravo a recitare.
«Già, sono Zoey.”» Disse Zy, cercando di scollarselo di dosso mentre io restavo a guardare la scena divertita.
«Ok, adesso però staccati. » Intervenne Mike, protettivo come sempre nei confronti della sua bella.
«Ehi Mike! Sky mi ha parlato tanto anche di te! Non essere geloso, dai! Non sono solito rubare le ragazze agli amici. » Lo tranquillizzò Louis stringendolo in un abbraccio.
Non riuscivo a smettere di ridere, e continuai a farlo ancora più forte sentendo Mike borbottare «Ma io neanche ti conosco. » mentre si lasciava abbracciare dal mio nuovo e fantastico amico.
Gli avevo solo accennato i nomi dei miei amici e lui continuava a fingere di averne sentito parlare per secoli.
«Dai Lou, adesso smettila di fare l’appiccicoso. » Lo sgridai scherzosamente.
Si girò di scatto verso di me, sciogliendosi velocemente dall’abbraccio con Mike, e mi guardo con l’aria ferita. «Tu…Tu…Tu pensi che io sia appiccicoso? » mi chiese con la voce tremolante e gli occhi lucidi.
Smisi di ridere immediatamente e mi sentii tremendamente in colpa. Non credevo potesse essere tanto sensibile, stavo solamente scherzando.
«No, Louis. Assolutamente no. Scusami, stavo scherzando. » Gli dissi imbarazzata e intimidita dalla sua reazione.
Invece di rassicurarmi e dirmi che era tutto ok, che non se l’era presa e che avrebbe continuato a scherzare come prima, continuò il suo discorso cominciando a piangere a testa bassa, sedendosi sulla sedia alla sua sinistra.
«Tu non sai cosa voglia dire dover essere sempre al massimo, fare sempre il simpatico, cercare di accontentare tutti e, nonostante tutto, spesso non essere accettato.. Non hai idea di come mi sentissi fino a qualche minuto fa, quando era convinto di aver trovato degli amici sinceri ed affettuosi, non puoi capire cosa significhi tutto questo per me.. »
Non sapevo cosa dire.
I ragazzi seduti ai tavoli attorno al nostro si erano girati verso di noi, incuriositi da ciò che stava accadendo. Oltre a sentirmi in colpa ora ero anche agitata e imbarazzata dagli sguardi della gente.
Bè, non poteva andare peggio di così.
Dallas e Mike erano sconvolti almeno quanto me, e Zoey sembrava turbata: non sapevamo affatto come comportarci e cosa dire per migliorare la situazione.
Dopo un po’ di tempo in cui restammo tutti in silenzio, col fiato sospeso, mi decisi a parlare.
«Ascoltami Lou, mi dispiace. Io non volevo farti star male. E’ vero che ci conosciamo da pochissimo, ma ti considero già un caro amico. Su, smetti di piangere. » Provai a farlo ragionare, avvicinandomi a lui e appoggiandogli una mano sulla spalla.
Louis tirò su col naso e con una mano si asciugò sbadatamente le lacrime che continuavano imperterrite a bagnargli il viso e, con la voce rotta dal pianto, mi disse
«Schuyler, sono disposto a perdonarti solo se mi bacerai i piedi qui, ora, davanti a tutti. »
C-cosa?
“Ma mi prendi per il culo??! »
«Sì. » Dichiarò alzando la testa e scoppiando a ridere.
«Sono o non sono un bravo attore? » Domandò alzandosi in piedi e godendosi degli applausi dei ragazzi seduti ai tavoli vicini.
 
Dio, che coglione.
 
 
Pierre.

15:02.
Ormai aveva smesso di piovere ma i grossi nuvoloni che ricoprivano Montreal non accennavano a spostarsi di un millimetro.
Il maltempo mi metteva un’inspiegabile tristezza addosso.
Avevo passato la mattinata scrivendo qualche bozza di una nuova canzone alla quale stavo lavorando in compagnia di David.
Passare del tempo con il mio migliore amico era sempre piacevole: lui era una delle poche persone a conoscere il vero Pierre.
Con Dave sapevo di non dovermi fingere felice se non lo ero. Sapevo di poter contare su di lui ventiquattro ore su ventiquattro: ero certo che se l’avessi chiamato alle quattro di notte dopo avermi insultato mi avrebbe sicuramente chiesto cosa non andava, se poteva aiutarmi in qualche modo, o semplicemente mi avrebbe ascoltato.
Sapevo che se stavo male non mi avrebbe fatto mille domande sul perché ma avrebbe semplicemente cercato di tirarmi su il morale facendomi divertire.
Era questa l’amicizia.
Dave era semplicemente… cazzo! Non mi venivano neanche le parole per descrivere quanto bene stessi con lui.
Comunque, dopo aver passato la mattinata a cazzeggiare, gli avevo proposto di rimanere a pranzo da me, ma mi aveva liquidato dicendo che si doveva vedere con Sarah, la ragazza che frequentava da un paio di mesi e con la quale – mi sembrava – stesse costruendo un rapporto serio.
Sbuffai.
Era ormai la quarta volta nell’arco di mezz’ora e non riuscivo a smettere di farlo.
Continuavo a guardare l’asfalto grigio della strada attraverso la finestra, annoiato come non mai.
Avevo mangiato da solo nel mio appartamento e mi ero ritrovato improvvisamente solo e con una voglia strana di parlare con qualcuno. Ma di cosa? E con chi?
Non mi andava di disturbare i ragazzi. E poi beh, non era con loro che avrei voluto parlare.
Avevo davvero bisogno di sentire Schuyler.
Dopo il messaggio che mi aveva mandato durante la notte e al quale avevo risposto solo in tarda mattinata, dopo essermi svegliato, non si era più fatta sentire.
Impossibile che si fosse già scordata di me. Probabilmente, essendo a scuola, non aveva avuto l’occasione per accendere il cellulare.
Mi venne un’idea. Avrei potuto andarla a prendere da scuola!
Perché non ci avevo pensato prima?!
Mi aveva detto che frequentava l’ultimo anno all’East High School, che non era troppo lontano da casa mia. Decisi perciò che ci sarei andato a piedi, se non si fosse messo a piovere.
Merda, sembrava passato un secolo dall’ultima volta in cui ero andato a prendere una ragazza a scuola.
Mi sgridai, impedendomi di pensare ancora una volta alla differenza di età e mi avviai verso il bagno, deciso a farmi una doccia prima di uscire di casa.
 
 «Cazzo» esclamai, accorgendomi di essere in ritardo. Si erano ormai fatte le quattro meno dieci e dovevo assolutamente sbrigarmi.
M’infilai una felpa e afferrai un paio di Ray-Ban con le lenti oscurate. Ero abituato a portarli anche d’inverno quando giravo in città; preferivo non essere riconosciuto.
Percorsi a grandi passi il vialetto di casa e mi misi in strada per arrivare alla scuola.
Merda, dovevo fare in fretta.
Non volevo che Sky se ne andasse senza avermi visto, senza esserci nemmeno salutati.
Così accesi l’ipod e m’infilai le cuffie nelle orecchie, convinto che con un po’ di musica avrei accelerato il passo.
 
Varcai la soglia del grosso cancello della scuola qualche secondo prima che la campanella suonasse
- Oh, appena in tempo. – mi dissi, appostandomi su un lato dell’edificio. Cercavo di stare semi-nascosto ma di avere, allo stesso tempo, una buona visuale sulla porta d’uscita.
Bè, di sicuro non sarebbe stato difficile individuare Schuyler.
Era impensabile trovare una ragazza che le assomigliasse. O semplicemente che avesse la sua stessa chioma blu.
Mi accorsi di stare sorridendo.
Quando pensavo a lei mi capitava spesso di sorridere senza rendermene conto. Che cosa stupida.
Oh, e va bene!
Forse un po’ mi piaceva. Ma solo un po’, eh.
Eccola.
Era in mezzo a un gruppo di persone ma la riconobbi subito. Stava ridendo. Sentivo la sua risata da qualche metro di distanza. Era davvero bellissima, merda.
Mi decisi ad andarle in contro, impaziente di poterle di nuovo parlare. Ormai ero arrivato a metà strada, mi mancavano una decina di passi per raggiungerla, quando improvvisamente mi resi contro che era tenuta sotto braccio da un ragazzo alto che doveva avere più o meno la sua età.
Cazzo.
Mi fermai bruscamente e, in quell’esatto momento, si voltò ancora ridendo nella mia direzione.
Quando i nostri sguardi s’incrociarono smise di ridere e la sentii dire «Ehy Lou, ti va se ci sentiamo dopo? » e, senza neanche aspettare che il giovane le rispondesse, iniziò a camminare nella mia direzione.
Aggrottai le sopracciglia… chi era quel Lou?

scusate!
Giuro mi dispiace ma morire per essere riuscita a pubblicare questo schifo con così tanto ritardo.
Scusatemi davvero.
Ho avuto un "blocco" e non sono riuscita a scrivere niente di meglio di questo.
Spero di poter rimendiare con i capitoli successivi.
E' che è un periodo un po' di merda! AHAH scusate ancora.
Ah, mi farebbe piacere leggere qualche recensione, anche se non me lo meriterei per il capitolo orrendo che vi ho proposto AHAHAAHAAHAAHAHAH

Alla prossima,

                                                                                                                              Ari.


 
 
 
 
 
 
 
  
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