Fanfic su attori > Logan Lerman
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Autore: artemix_    23/11/2012    3 recensioni
"Grido dentro, mi guardo attorno, urla nei miei occhi che aspettano di essere ascoltate. Lo fa lui, lo sente il tremore nelle mie mani per l'insicurezza che lascio trasparire senza aver paura di fargli cattiva impressione. Dovrei controllarmi? Smetterla di sembrare me stessa, quel castello di sabbia che é facile si rompa? Sono tigre in questa gabbia che a stento sa trattenermi, graffio me stessa con le mie preoccupazioni. Cosa ha intenzione di fare? È qui. Quando la smetterò con queste domande?"
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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chapter three:

Gift Of A Friend.

and when your hope crashes down shattering to the ground [...] you're not alone.

Sul piccolo balconcino vi erano Logan, la madre e altri due uomini. Marco chiude la porta e prende a parlare con Lisa.
Mi avvicinai a Logan piano. Sul suo volto vi era ancora l’espressione divertita di prima. I capelli abbastanza corti, porta il ciuffo alla Percy, probabilmente perché stava girando il terzo film della saga.
Gli sorrido e mi faccio da parte. Betta prende la macchina fotografica dallo zainetto, sua fedele amica. Manuele sorride e fa qualche battutina indicando gli altri ragazzi, il bambino e le loro reazioni.
Quando il ragazzino si sposta, Betta si avvicina.

- Ciao! – gli dice. – Foto! Però in this way – e si porta un dito sul naso, tirandolo a mo’ di porcellino. Logan ride e si mette nella stessa posa.

Io sono nell’angolo della terrazzina e aspetto.  Mi piaceva osservare quello che facevano, c’era del coraggio e del divertimento nei loro gesti che io non avrei mai sognato d’avere. Ciò nonostante divertivano anche me.
Manuele gli tende la mano, con l’altra si aggiusta gli occhiali spessi sul naso. Logan sorride e gli stringe la mano.

- Sono Manuele -, gli dice in inglese.
- E io Logan - gli risponde l'altro.

Fortunata io, che a parlare inglese non mi fermavo alle presentazioni. Ero sufficientemente brava. Credo.
Mi avvicinai di un altro passo. Betta già pronta, prese a scattare qualche foto.
Io pronta non ero. Ma dovevo ringraziare loro per essere finita lì. Per sbaglio, sì, diciamo così. E andava bene così. Andava bene quando facevi qualcosa per sbaglio e alla fine andava bene a tutti.
Ma non mi aspettavo quella mia reazione. Sapevo di essere emotiva, ma non di scoppiare a piangere all’improvviso, senza pronunciare alcuna parola. Senza avere forza di dirgli grazie, mi portai le mani al viso, ma cercai di non peggiorare le cose, per via del trucco.
L’espressione di Logan era cambiata, eravamo faccia a faccia. Adesso mi guardava quasi preoccupato. Forse non si era mai ritrovato in una situazione del genere.

Provo a sorridere. – Posso abbracciarti? Ti prego – singhiozzo.
Lui rinviene. – Oh, certo! – dice e sorridendo allarga le braccia.

Quasi gli salto in braccio. Gli allaccio le mani dietro il collo e mi tengo stretta a lui finché non mi calmo. E ci vuole qualche minuto. Un braccio di Logan è dietro la mia schiena, la mano sinistra invece è poggiata sulla mia testa.

- Bella treccia -, mi sussurra e sento il suo sorriso che si allarga nel mio orecchio.
- Grazie – dico e mi distacco. – Scusa.
- Di cosa? – fa lui.

Mi volto e vedo i volti dei presenti addolciti dalla scena.
Cerco di riprendermi, perché non mi andava di essere … sì, insomma, okay, mi sentivo stupida ad aver pianto, ad essere stata quattro minuti abbracciata al mio attore preferito. Però ero felice.
Il mio sorriso si allargò.

- Forza, andiamo – cercò di dirci Marco. Ma ero occupata a fissare gli occhi di Logan che si riflettevano nei miei mentre si avvicinava. Sfiorò col fiato il mio orecchio destro e mi disse: - Non piangere per me, non devi.

Io sorrido alla sua richiesta sussurrata e allontanandosi da me, messosi di nuovo le mani in tasca, mi sorride a sua volta. E indietreggiando, provo ad andarmene, ma sono ancora lì. Con lui.
 

Prima che Marco chiudesse la porta, mi voltai un’ultima volta. E lo sentivo ancora sulle spalle quello sguardo azzurro.
La mia faccia è trionfante.  Arianna mi corre incontro, la guardo e indico Manuele e Betta, prima di stringerli a me.

- Grazie – dico sincera, dalla spalla di Betta. – Grazie davvero.
Betta ride ed è Manuele a rispondere. – Quando vuoi.

Sono felice lì, in quel momento. E quasi non sopporto il fatto d'andarmene, di separarmi dalle cose che mi fanno stare così bene, da quei giorni che chissà per quanto avrei ricordato, per quanto tempo dura la memoria, per quanto tempo ci resistono i ricordi nella mente. E io ero stanca di aspettare ancora.
Ma la mia vita era vuota e i miei obiettivi, in quel momento in cui mi sentivo così leggera, mi sembravano inutili.

 
Quando la settimana finì, mi resi conto che quelle giornate passate erano state sì divertenti e piene di persone da conoscere, attimi da vivere, ma non con il desiderio che mi aveva spinto ad essere presente al Giffoni Film Festival di quell’anno.
Prendemmo tutti lo stesso autobus per arrivare a Salerno; arrivati alla stazione comprammo il biglietto per la metro e il treno partì.
Arianna e Manuele erano seduti di fronte a me, al mio fianco c’era Sonia.
Poggio la testa contro la testiera del sediolino, guardo il tunnel che scorre, il sole che va e viene. Ascolto il rumore prodotto dal condizionatore all’interno della cabina, il silenzio dei miei compagni, la musica nelle cuffie appese al mio collo. Mi scappa un sorriso e torno ad esser triste. L’estate a quel punto mi sembra quasi finita.
 
Alla stazione centrale c’è mio padre. Saluto gli altri con abbracci calorosi e salgo in macchina.
Con gli occhi ci diciamo grazie dal finestrino e poi torno a casa.
 
Provo a raccontare tutto a mia madre, mi sembra di aver vissuto una vita intera con quest’esperienza.
Accendo il pc e ci sono già le foto, che Betta, da promessa, ha postato.
Scorro piano l’album, ma già so cosa sto cercando. E poi la trovo quella foto.
Ci siamo io e Logan.
Il suo sorriso da sopra la mia spalla e il mio dalla sua. La lunga treccia che gli sfiora il naso. E sento anche il suo profumo, in quell’istante.
Tasto destro, salva immagine.
Sorrisi. Era così bello tenere per sé i ricordi, che alcune persone non riescono mai ad aprirsi con nessuno, così bello tenere per sé le opinioni, come simbolo di autonomia, solitudine, dimostrante di una forza che sanno di non avere. E io questa forza non ce l’ho e ho bisogno di un aiuto, un supporto, sorrisi degli altri. Per me.
Così stava bene quella foto nel mio profilo Facebook e Twitter. Una pagina su Logan mi condivide, condivide la mia felicità.
Twitter, Logan Lerman.
“L’Italia è fantaaaastica (: gli Italiani sono gente che sorride sempre!!”
Rido e faccio la stronzata del secolo.
“Piango un po’ per me e un po’ per te, ricordi? (:”,  DM, Invia. E non aspetto nulla.
 

Il giorno dopo è il compleanno di Arianna. La mezzanotte scorsa le ho mandato un messaggio d’auguri. Leggo la risposta e ringrazia. Mi dice che mi vuole bene. E io sorrido.
Mamma non c’è, è al mercato. Papà è al lavoro. Accendo il pc e giro per i social network. Come ogni giorno visito il profilo di Logan. Nessuna novità.
Mi accorgo che la casella dei DM è illuminata e ci do un’occhiata. Il primo messaggio è uno di quei virus rompiscatole che elimino subito. Il secondo mi sembra un fake e sto per eliminare il messaggio, ma poi scorgo le parole: “You look so beautiful in this, girl haha!!”
E non mi sembra più un fake. Non lo è.

  
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