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Autore: mar_79    20/06/2007    2 recensioni
Sue e Jack vivono la loro storia in segreto per evitare problemi sul lavoro, Lucy incontra un vecchio compagno del liceo che sembra molto interessato a lei mentre la squadra si occupa di un caso di traffico di droga. Poi all'improvviso a questa indagine si affianca quella su una persona scomparsa, una persona conosciuta da poco ma a cui ormai tutti vogliono già bene...
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 2 mela

Capitolo 2

Jack picchiettava nervosamente con la penna sulla scrivania, poi improvvisamente spinse con forza la sedia all’indietro e si alzò allargando le braccia sconsolato. «Volete dirmi che in due settimane non siamo stati capaci di scoprire nulla sul corriere ucciso e sul traffico di droga? Andiamo ragazzi, non è possibile che nessun informatore sappia qualcosa.»

«Non è che non sanno, non vogliono proprio sentire parlare di questa storia.» Bobby buttò il fascicolo che aveva in mano sulla scrivania, «sembra quasi che qualcuno li abbia intimiditi.»

Jack era sempre più sgomento. «Non riesco a capire, proprio non riesco.» Guardò il tabellone degli indizi che gli stava di fronte, «ricapitoliamo: poco più di quindici giorni fa, esattamente il 13, un uomo proveniente con un piccolo aereo privato dalla Colombia viene arrestato all’aeroporto mentre cerca di passare da un’entrata di servizio per evitare i controlli. Nella sua borsa vengono trovati 2kg di cocaina, l’uomo sembra disposto a collaborare ma la sera stessa, appena arrivato in carcere, lo uccidono.»

«E noi restiamo con un pugno di mosche.»

Jack sorrise nervoso. «Grazie della precisazione Myles.»

«Il problema» aggiunse De «è che le autorità colombiane non collaborano e del corriere non sappiamo nulla di più del nome, sempre che sia vero: Emilio Fuentes.»

«Ho fatto ricerche in tutti i database a mia disposizione ma non ho trovato nulla. Mi dispiace.»

Bobby le strinse amichevolmente un braccio. «Non preoccuparti Tara, siamo tutti nella stessa situazione.»

«Direi che non ci resta che insistere, forza a lavoro.»

Dopo un po’, approfittando di un momento di pausa, Tara si avvicinò a Lucy e Sue. «Allora Lucy, come va la storia con Andrew? Racconta, sono curiosa.»

«Va tutto a gonfie vele, non potrebbe andare meglio. Andrew è davvero un uomo speciale, sono così felice di averlo incontrato.»

«Posso garantirti che è vero» si intromise Sue «quando è a casa non fa altro che cantare e sorridere. Una volta ha persino cercato di ballare con Levi!»

Scoppiarono a ridere.

«Ehi, voi tre allegre comari, non sapete che la pausa pranzo è finita da un pezzo?»

«Oh Myles sei proprio un guastafeste.»

«Lo so, e mi diverto tanto ad esserlo» ribattè lui sollevando le sopracciglia e riprendendo posto alla sua scrivania.

Tara si allontanò ed anche Sue stava per farlo quando Lucy richiamò la sua attenzione. «Dimenticavo, Andrew ha invitato te e Jack questa sera per un’uscita a quattro. Che ne dici?»

«Per me va benissimo e credo che neanche Jack abbia problemi.»

«Perfetto allora, è per le otto.»

La serata era stata molto divertente. Andrew, Sue e Jack avevano fatto subito amicizia e il tempo era volato. Era quasi l’una di notte e stavano camminando verso casa delle ragazze mentre Andrew li intratteneva con aneddoti del suo lavoro.

«E così ho dovuto rincorrere quel tizio per i campi distruggendo diverse piante. Ho temuto che il contadino mi facesse causa.»

«Non ti ha fatto causa? Allora sei un dilettante in confronto a me», gli rispose Jack, «io una volta scavalcando un muro ho schiacciato un gallo e mi hanno fatto causa per 50.000 dollari. Mio caro hai ancora molto da imparare.»

«Già, dovrei venire in missione con te qualche volta…»

«E perché no?»

«…però vorrei prendere qualcosa di più grande di un pollo, non so, per esempio un tacchino.»

«Molto spiritoso.»

Lucy si intromise. «Ok ragazzi, ora basta storielle, siamo arrivati. Saliamo a bere qualcosa.»

«Mi dispiace ma non posso, domani mattina ho un appuntamento alle 6:30 e non posso fare tardi.» Andrew  le prese la mano. «Sono davvero mortificato.»

«Non preoccuparti. Ma chi è che ti da appuntamenti a questi strani orari. Devo ingelosirmi?»

«Che tu sia gelosa non può farmi che piacere ma non devi preoccuparti, devo vedere un…, come lo chiamate voi? Ah si, informatore.» Si portò la mano di lei alle labbra. «Sono stato benissimo, buonanotte» concluse guardandola intensamente tanto da lasciarla senza parole.

Una volta in casa Lucy era euforica. «Oh Sue, sono davvero felice, credo che potrei innamorarmi di questo uomo!»

Sue lanciò a Jack una richiesta con lo sguardo e lui annuì comprensivo. «Vado di là a dare la cena a Levi.»

Rimaste sole le due amiche sedettero sul divano. «Non credevo di poter avere tanta fortuna, conoscere un uomo gentile, educato, colto e bello con cui condivido molti interessi e che sembra veramente tenere a me. Se è un sogno ti prego, non svegliarmi.»

«Forse hai trovato anche tu la tua metà della mela e sono contenta che almeno voi possiate vivere la vostra storia alla luce del sole.»

Lucy fece un’espressione dispiaciuta rendendosi conto di essere stata un po’ egoista. «Ma non c’è proprio nessuna soluzione per voi?»

«Se lo dicessimo al supervisore uno di noi verrebbe sicuramente trasferito. E poi aver mentito per tutti questi mesi non ci metterebbe certo sotto una buona luce. Per fortuna la preoccupazione è pienamente superata dalla felicità che Jack mi dà.»

In quel momento lui ritornò come evocato da quelle parole e si sedette accanto a Sue.

«Cos’è, ti fischiavano le orecchie?» scherzò Lucy.

Lui la guardò senza capire e allora Sue gli spiegò: «stavo dicendo a Lucy quanto tu mi renda felice.»

Jack le prese una mano. «Mai quanto tu rendi felice me.» Si fissarono per qualche istante, poi si scambiarono un lungo bacio.

Lucy si alzò preferendo lasciarli soli. «E’ meglio che vada a dormire.» Li guardò, si stavano ancora baciando, e non riuscì a trattenersi. «Jack, dato che sono sempre io a preparare la colazione forse dovresti dirmi cosa preferisci, nel caso ti trovassi ancora qui domani mattina…»

Sue la guardò scioccata e arrossì per quello che l’amica aveva voluto intendere. «Lucy!!!»

«Va bene, va bene, scherzavo.» Andò verso la camera ma dopo pochi passi si voltò. «Però Jack faresti bene a darmela questa informazione perché sono sicura che una mattina di queste ti troverò in giro per la casa morto di sonno ma felice!»

Sue prese un cuscino del divano e lo tirò addosso all’amica facendola scappare. Poi si rivolse a lui «scusala.»

«Beh, non ha tutti i torti. Sono 4 mesi, 2 settimane 3 giorni e», guardò l’orologio, «10 ore che stiamo insieme e forse dovremmo parlare…»

Lei lo interruppe imbarazzata per la piega che stava prendendo il discorso. «Non sapevo che fossi così preciso nei conti.»

«Con le cose importanti si. Comunque stavo dicendo che…»

«Jack per favore, io sono sicura del nostro amore ma non voglio bruciare le tappe. Spero che capirai.»

«Certo, ti capisco.» Si alzarono e lui che accarezzò dolcemente un braccio. «Ora è meglio che vada altrimenti potrei essere tentato di dire a Lucy come mi piacciono le uova per colazione.»

Verso le tre di notte il telefono squillò a casa di Lucy e Sue.  «Pronto, chi è a quest’ora?» chiese Lucy assonnata.

Dall’altro capo del filo gli rispose una voce allarmata. «Lucy, sono io Andrew. Avverti Jack, mi stanno inseguendo, sono in pericolo.»

A quelle parole lei divenne immediatamente lucida. «Andrew, cosa succede, dove sei?»

«Non posso parlare a lungo, stanno arrivando, se mi dovesse succedere qualcosa devi dire a Jack che troverà tutto nella cassetta c16-64. E digli anche…maledizione, sono qui.»

La comunicazione venne bruscamente interrotta e Lucy, sempre più spaventata, andò a svegliare Sue chiedendole di chiamare Jack. Dopo neanche dieci minuti lui era lì e si fece raccontare da Lucy la telefonata parola per parola appuntandosi tutto e si fece anche spiegare a quale caso stesse lavorando Andrew. «Lo sai vero che non possiamo occuparcene ufficialmente prima che siano passate 24 ore dalla scomparsa però ti garantisco che già da domattina comincerò a fare delle domande in giro. Tu cerca ancora di contattarlo nel frattempo.» Guardò Sue. «Ora cerca di farla riposare un po’, ci vediamo dopo in ufficio.»

Sceso in strada Jack si fermò a riflettere. Quella storia non gli piaceva per niente: una società di import-export che tratta prevalentemente con il sud America i cui uffici prendono fuoco, un incendio forse doloso appena due giorni prima di un controllo dei registri, un povero guardiano che perde la vita e, per finire, l’investigatore dell’assicurazione che a poche ore dall’appuntamento con un informatore dice di essere inseguito e sparisce lasciando come unico indizio un codice: c16-64.

No, quella storia non gli piaceva per niente, Andrew doveva essersi cacciato proprio in un gran pasticcio.

Tutti erano in fibrillazione in ufficio, stavano dandosi da fare per scoprire qualcosa sull’incendio di cui si era occupato Andrew ma anche qui, come per il traffico di droga, sembrava che tutti fossero diventati improvvisamente muti.

Quella mattina presto Jack aveva parlato con i superiori di Andrew che si erano detti stupiti che lui stesse ancora indagando su quel caso visto che proprio il giorno prima aveva presentato la sua relazione finale in cui definiva l’incendio “un incidente dovuto al malfunzionamento dell’impianto elettrico”. E, aggiunsero, e questa volta a stupirsi era stato Jack, che proprio un’ora prima li aveva chiamati chiedendo due giorni di permesso per motivi di salute.

Aveva chiesto se lo avevano trovato strano, nervoso, ma la risposta era stata che sembrava il solito Andrew.

Ma se quella telefonata era vera e se stava bene, cosa era successo la notte prima e perché non richiamava Lucy per tranquillizzarla?

Alzò lo sguardo e vide Sue e Lucy che entravano in quel momento e Tara che si faceva loro incontro. «Oh, Lucy, mi dispiace tanto ma vedrai che lo troveremo, ci stiamo dando tutti da fare.»

«Avete scoperto qualcosa?»

«Beh, seguendo le tracce del suo cellulare ora sappiamo da dove ti ha chiamato», poggiò sulla scrivania la mappa che aveva in mano e vi indicò un punto, «ecco, si trovava più o meno qui.»

Sue guardò l’indicazione. «Ma è vicino all’aeroporto. Che ci faceva lì alle tre del mattino?»

Jack, che nel frattempo si era avvicinato, le posò una mano sulla spalla per attirare la sua attenzione. «Non lo sappiamo. Siamo andati subito lì ma non abbiamo trovato nessuna traccia.» Poi, mentre Tara continuava a consolare Lucy, la prese da parte. «Come ti senti? Siete riuscite a dormire almeno un po’?»

«Quasi per nulla, Lucy non riusciva a tranquillizzarsi e la capisco» si guardò intorno e decise di proseguire con i segni “se mi avessi fatto tu una telefonata simile nel cuore della notte credo che sarei impazzita. Lucy e Andrew si erano appena trovati e forse si sono già persi, questo mi ha fatto riflettere e ho deciso che non permetterò più che la timidezza o la paura mi frenino quando stiamo insieme perché di una cosa sono sicura, io ti amo e voglio stare con te.”

Jack era commosso da quelle parole, avrebbe voluto abbracciarla lì davanti a tutti e succedesse quello che doveva succedere…

Myles riattaccò il telefono. «Ragazzi, ho delle brutte notizie»

Lucy lo guardò spaventata. «E’ morto?»

«Beh, ecco…non lo so.» Si passò nervosamente una mano tra i capelli. «Hanno trovato un cadavere in un cassonetto a circa500 metri da dove Andrew ha chiamato ma non si sa ancora di chi sia. Avevo chiesto di informarmi subito di qualsiasi ritrovamento e così hanno fatto.»

«Oh mio Dio!» Lucy si afflosciò sulla sedia e Sue corse da lei.

Jack prese subito la giacca «De, Bobby, venite con me, andiamo a vedere di che si tratta.»

 

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scusate se aggiorno la storia senza aggiungere un nuovo capitolo ma avevo dimenticato di ringraziare chi mi ha recensito fino ad ora: grazie mille ^-^. E per rispondere a Pera11: si, questa storia è la continuazione della mia precedente fanfiction "Il nono comandamento".

  
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