Capitolo 2
Jack picchiettava nervosamente con la penna sulla scrivania,
poi improvvisamente spinse con forza la sedia all’indietro e si alzò allargando
le braccia sconsolato. «Volete dirmi che in due settimane non siamo stati capaci
di scoprire nulla sul corriere ucciso e sul traffico di droga? Andiamo ragazzi,
non è possibile che nessun informatore sappia
qualcosa.»
«Non è che
non sanno, non vogliono proprio sentire parlare di questa storia.» Bobby buttò
il fascicolo che aveva in mano sulla scrivania, «sembra quasi che qualcuno li
abbia intimiditi.»
Jack era
sempre più sgomento. «Non riesco a capire, proprio non riesco.» Guardò il
tabellone degli indizi che gli stava di fronte, «ricapitoliamo: poco più di
quindici giorni fa, esattamente il 13, un uomo proveniente con un piccolo aereo
privato dalla Colombia viene arrestato all’aeroporto mentre cerca di passare da
un’entrata di servizio per evitare i controlli. Nella sua borsa vengono trovati
2kg di cocaina, l’uomo sembra disposto a collaborare ma la sera stessa, appena
arrivato in carcere, lo uccidono.»
«E noi
restiamo con un pugno di mosche.»
Jack sorrise
nervoso. «Grazie della precisazione Myles.»
«Il problema»
aggiunse De «è che le autorità colombiane non collaborano e del corriere non
sappiamo nulla di più del nome, sempre che sia vero: Emilio
Fuentes.»
«Ho fatto
ricerche in tutti i database a mia disposizione ma non ho trovato nulla. Mi
dispiace.»
Bobby le
strinse amichevolmente un braccio. «Non preoccuparti Tara, siamo tutti nella
stessa situazione.»
«Direi che
non ci resta che insistere, forza a lavoro.»
Dopo un po’, approfittando di un momento di pausa, Tara si
avvicinò a Lucy e Sue. «Allora Lucy, come va la storia con Andrew? Racconta,
sono curiosa.»
«Va tutto a
gonfie vele, non potrebbe andare meglio. Andrew è davvero un uomo speciale, sono
così felice di averlo incontrato.»
«Posso
garantirti che è vero» si intromise Sue «quando è a casa non fa altro che
cantare e sorridere. Una volta ha persino cercato di ballare con
Levi!»
Scoppiarono a
ridere.
«Ehi, voi tre
allegre comari, non sapete che la pausa pranzo è finita da un
pezzo?»
«Oh Myles sei
proprio un guastafeste.»
«Lo so, e mi
diverto tanto ad esserlo» ribattè lui sollevando le sopracciglia e riprendendo
posto alla sua scrivania.
Tara si
allontanò ed anche Sue stava per farlo quando Lucy richiamò la sua attenzione.
«Dimenticavo, Andrew ha invitato te e Jack questa sera per un’uscita a quattro.
Che ne dici?»
«Per me va
benissimo e credo che neanche Jack abbia problemi.»
«Perfetto
allora, è per le otto.»
La serata era stata molto divertente. Andrew, Sue e Jack
avevano fatto subito amicizia e il tempo era volato. Era quasi l’una di notte e
stavano camminando verso casa delle ragazze mentre Andrew li intratteneva con
aneddoti del suo lavoro.
«E così ho
dovuto rincorrere quel tizio per i campi distruggendo diverse piante. Ho temuto
che il contadino mi facesse causa.»
«Non ti ha
fatto causa? Allora sei un dilettante in confronto a me», gli rispose Jack, «io
una volta scavalcando un muro ho schiacciato un gallo e mi hanno fatto causa per
50.000 dollari. Mio caro hai ancora molto da
imparare.»
«Già, dovrei
venire in missione con te qualche volta…»
«E perché
no?»
«…però vorrei
prendere qualcosa di più grande di un pollo, non so, per esempio un
tacchino.»
«Molto
spiritoso.»
Lucy si
intromise. «Ok ragazzi, ora basta storielle, siamo arrivati. Saliamo a bere
qualcosa.»
«Mi dispiace
ma non posso, domani mattina ho un appuntamento alle 6:30 e non posso fare
tardi.» Andrew le prese la mano.
«Sono davvero mortificato.»
«Non
preoccuparti. Ma chi è che ti da appuntamenti a questi strani orari. Devo
ingelosirmi?»
«Che tu sia
gelosa non può farmi che piacere ma non devi preoccuparti, devo vedere un…, come
lo chiamate voi? Ah si, informatore.» Si portò la mano di lei alle labbra. «Sono
stato benissimo, buonanotte» concluse guardandola intensamente tanto da
lasciarla senza parole.
Una volta in
casa Lucy era euforica. «Oh Sue, sono davvero felice, credo che potrei
innamorarmi di questo uomo!»
Sue lanciò a
Jack una richiesta con lo sguardo e lui annuì comprensivo. «Vado di là a dare la
cena a Levi.»
Rimaste sole
le due amiche sedettero sul divano. «Non credevo di poter avere tanta fortuna,
conoscere un uomo gentile, educato, colto e bello con cui condivido molti
interessi e che sembra veramente tenere a me. Se è un sogno ti prego, non
svegliarmi.»
«Forse hai
trovato anche tu la tua metà della mela e sono contenta che almeno voi possiate
vivere la vostra storia alla luce del sole.»
Lucy fece
un’espressione dispiaciuta rendendosi conto di essere stata un po’ egoista. «Ma
non c’è proprio nessuna soluzione per voi?»
«Se lo
dicessimo al supervisore uno di noi verrebbe sicuramente trasferito. E poi aver
mentito per tutti questi mesi non ci metterebbe certo sotto una buona luce. Per
fortuna la preoccupazione è pienamente superata dalla felicità che Jack mi
dà.»
In quel
momento lui ritornò come evocato da quelle parole e si sedette accanto a
Sue.
«Cos’è, ti
fischiavano le orecchie?» scherzò Lucy.
Lui la guardò
senza capire e allora Sue gli spiegò: «stavo dicendo a Lucy quanto tu mi renda
felice.»
Jack le prese
una mano. «Mai quanto tu rendi felice me.» Si fissarono per qualche istante, poi
si scambiarono un lungo bacio.
Lucy si alzò
preferendo lasciarli soli. «E’ meglio che vada a dormire.» Li guardò, si stavano
ancora baciando, e non riuscì a trattenersi. «Jack, dato che sono sempre io a
preparare la colazione forse dovresti dirmi cosa preferisci, nel caso ti
trovassi ancora qui domani mattina…»
Sue la guardò
scioccata e arrossì per quello che l’amica aveva voluto intendere.
«Lucy!!!»
«Va bene, va
bene, scherzavo.» Andò verso la camera ma dopo pochi passi si voltò. «Però Jack
faresti bene a darmela questa informazione perché sono sicura che una mattina di
queste ti troverò in giro per la casa morto di sonno ma
felice!»
Sue prese un
cuscino del divano e lo tirò addosso all’amica facendola scappare. Poi si
rivolse a lui «scusala.»
«Beh, non ha
tutti i torti. Sono 4 mesi, 2 settimane 3 giorni e», guardò l’orologio, «10 ore
che stiamo insieme e forse dovremmo parlare…»
Lei lo
interruppe imbarazzata per la piega che stava prendendo il discorso. «Non sapevo
che fossi così preciso nei conti.»
«Con le cose
importanti si. Comunque stavo dicendo che…»
«Jack per
favore, io sono sicura del nostro amore ma non voglio bruciare le tappe. Spero
che capirai.»
«Certo, ti
capisco.» Si alzarono e lui che accarezzò dolcemente un braccio. «Ora è meglio
che vada altrimenti potrei essere tentato di dire a Lucy come mi piacciono le
uova per colazione.»
Verso le tre di notte il telefono squillò a casa di Lucy e
Sue. «Pronto, chi è a quest’ora?»
chiese Lucy assonnata.
Dall’altro
capo del filo gli rispose una voce allarmata. «Lucy, sono io Andrew. Avverti
Jack, mi stanno inseguendo, sono in pericolo.»
A quelle
parole lei divenne immediatamente lucida. «Andrew, cosa succede, dove
sei?»
«Non posso
parlare a lungo, stanno arrivando, se mi dovesse succedere qualcosa devi dire a
Jack che troverà tutto nella cassetta c16-64. E digli anche…maledizione, sono
qui.»
La
comunicazione venne bruscamente interrotta e Lucy, sempre più spaventata, andò a
svegliare Sue chiedendole di chiamare Jack. Dopo neanche dieci minuti lui era lì
e si fece raccontare da Lucy la telefonata parola per parola appuntandosi tutto
e si fece anche spiegare a quale caso stesse lavorando Andrew. «Lo sai vero che
non possiamo occuparcene ufficialmente prima che siano passate 24 ore dalla
scomparsa però ti garantisco che già da domattina comincerò a fare delle domande
in giro. Tu cerca ancora di contattarlo nel frattempo.» Guardò Sue. «Ora cerca
di farla riposare un po’, ci vediamo dopo in
ufficio.»
Sceso in
strada Jack si fermò a riflettere. Quella storia non gli piaceva per niente: una
società di import-export che tratta prevalentemente con il sud America i cui
uffici prendono fuoco, un incendio forse doloso appena due giorni prima di un
controllo dei registri, un povero guardiano che perde la vita e, per finire,
l’investigatore dell’assicurazione che a poche ore dall’appuntamento con un
informatore dice di essere inseguito e sparisce lasciando come unico indizio un
codice: c16-64.
No, quella
storia non gli piaceva per niente, Andrew doveva essersi cacciato proprio in un
gran pasticcio.
Tutti erano in fibrillazione in ufficio, stavano dandosi da
fare per scoprire qualcosa sull’incendio di cui si era occupato Andrew ma anche
qui, come per il traffico di droga, sembrava che tutti fossero diventati
improvvisamente muti.
Quella
mattina presto Jack aveva parlato con i superiori di Andrew che si erano detti
stupiti che lui stesse ancora indagando su quel caso visto che proprio il giorno
prima aveva presentato la sua relazione finale in cui definiva l’incendio “un
incidente dovuto al malfunzionamento dell’impianto elettrico”. E, aggiunsero, e
questa volta a stupirsi era stato Jack, che proprio un’ora prima li aveva
chiamati chiedendo due giorni di permesso per motivi di salute.
Aveva chiesto
se lo avevano trovato strano, nervoso, ma la risposta era stata che sembrava il
solito Andrew.
Ma se quella
telefonata era vera e se stava bene, cosa era successo la notte prima e perché
non richiamava Lucy per tranquillizzarla?
Alzò lo
sguardo e vide Sue e Lucy che entravano in quel momento e Tara che si faceva
loro incontro. «Oh, Lucy, mi dispiace tanto ma vedrai che lo troveremo, ci
stiamo dando tutti da fare.»
«Avete
scoperto qualcosa?»
«Beh,
seguendo le tracce del suo cellulare ora sappiamo da dove ti ha chiamato»,
poggiò sulla scrivania la mappa che aveva in mano e vi indicò un punto, «ecco,
si trovava più o meno qui.»
Sue guardò
l’indicazione. «Ma è vicino all’aeroporto. Che ci faceva lì alle tre del
mattino?»
Jack, che nel
frattempo si era avvicinato, le posò una mano sulla spalla per attirare la sua
attenzione. «Non lo sappiamo. Siamo andati subito lì ma non abbiamo trovato
nessuna traccia.» Poi, mentre Tara continuava a consolare Lucy, la prese da
parte. «Come ti senti? Siete riuscite a dormire almeno un
po’?»
«Quasi per
nulla, Lucy non riusciva a tranquillizzarsi e la capisco» si guardò intorno e
decise di proseguire con i segni “se mi avessi fatto tu una telefonata simile
nel cuore della notte credo che sarei impazzita. Lucy e Andrew si erano appena
trovati e forse si sono già persi, questo mi ha fatto riflettere e ho deciso che
non permetterò più che la timidezza o la paura mi frenino quando stiamo insieme
perché di una cosa sono sicura, io ti amo e voglio stare con
te.”
Jack era
commosso da quelle parole, avrebbe voluto abbracciarla lì davanti a tutti e
succedesse quello che doveva succedere…
Myles
riattaccò il telefono. «Ragazzi, ho delle brutte
notizie»
Lucy lo
guardò spaventata. «E’ morto?»
«Beh, ecco…non lo so.» Si
passò nervosamente una mano tra i capelli. «Hanno trovato un cadavere in un
cassonetto a circa
«Oh mio Dio!»
Lucy si afflosciò sulla sedia e Sue corse da lei.
Jack prese subito la giacca «De, Bobby, venite con me, andiamo a vedere di che si tratta.»
**********************************************************************
scusate se aggiorno la storia senza aggiungere un nuovo capitolo ma avevo dimenticato di ringraziare chi mi ha recensito fino ad ora: grazie mille ^-^. E per rispondere a Pera11: si, questa storia è la continuazione della mia precedente fanfiction "Il nono comandamento".