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Autore: opheliatanis    05/12/2012    0 recensioni
Abbassò lo sguardo e vide spuntare dal mantello una mano dalla pelle alabastrina e un avambraccio altrettanto pallido sfregiato da un orribile Marchio Nero.
«Hermione..» Il suo nome. Semplicemente il suo nome sussurrato dolcemente e accompagnato da un intenso aroma di sottobosco, così intenso da provocarle un brivido lungo la schiena.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Sangue bianco.
.chapter three



"Ogni runa si compone di tre aspetti. Si tratta di una triade che deve essere considerata in modo unitario e pertanto non può essere separata, in quanto nessuna di queste tre parti può avere senso da sola: ognuna implica l'esistenza e la sussistenza delle altre due."

Il sole filtrava dolcemente dalle finestre impolverate della biblioteca quel pomeriggio, mentre tutto attorno taceva. Gli scaffali avevano sempre emanato quella fragranza dolciastra? E Madama Pince.. Era sempre stata così vecchia?

Hermione scosse la testa con disappunto prima di tornare ad abbassarla sul tomo aperto sul tavolo al quale era seduta. 

"Il suono: valore fonetico della runa è la sua caratteristica vibratoria nell'aria e nello spazio. Si suppone che nella religione nordica ciò rappresentasse la qualità creativa che risiede nella magia della vocalizzazione; probabilmente è la qualità alla quale ci si riferiva quando s'immaginava la parola di Dio, per esempio."

Il suono. La voce. La sua voce.

- Attenta, Granger! -

Era ferma, certo. Sostenuta e stizzita magari. Ma così calma.. E melodiosa, per qualche verso. Le sue labbra si erano mosse quasi impercettibilmente mentre le parole traboccavano fuori, invitanti come schiuma che cola sull'orlo del bicchiere..

"Il glifo della runa: rappresenta la qualità visibile e tangibile della runa. Questa è, forse, la caratteristica che si ritiene fosse più comprensibile per i non iniziati; l'ipotesi è supportata dall'idea che ciò che fosse visibile al lettore della runa ne influenzasse maggiormente la sensibilità spirituale."

Il glifo. La forma. La sua forma.

Non dubitava affatto del suo fascino e del suo carisma, la testarda Grifondoro, ma averlo davanti era tutta un'altra storia. Le goccioline d'acqua bagnate sulla sua gota scavata, la sottile peluria bionda che fuoriusciva dall'accappatoio, allentato sul torace, i suoi occhi di tempesta, lampi e fulmini..

"Il contenuto simbolico: rappresenta i significati che  sono stati attribuiti alla runa; tuttavia, si immagina che questo aspetto fosse solo un riflesso del reale significato attribuito alle rune e che dovrebbe comunque restare celato ai sensi. La ragione di una simile interpretazione è rintracciabile nell'ipotesi secondo cui le rune esistono in una realtà molto più estesa di quella tridimensionale e possono solo essere accennate nel diagramma bidimensionale."

Il contenuto simbolico. L'anima. Un'anima divisa a metà.

L'aveva detto ad Harry, gli aveva detto che secondo lei Malfoy non aveva il Marchio Nero.

Ma ora.. Quel sogno - il loro incontrarsi e sfiorarsi, il sussurro abbandonato al vento - e il loro incontro - ricordava perfettamente il marmo appannato dal vapore e quel profumo così insistente - le avevano messo in testa mille dubbi, e altri mille ancora. Era come una sensazione insensata quella che le opprimeva il petto e le annebbiava la mente, qualcosa che le diceva di non avere torto, non fino in fondo almeno..

Era il modo in cui lui camminava per i corridoi quell'anno, privo di spavalderia, quasi fosse lui ad accompagnare quei beoti di Tiger e Goyle, e non il contrario. Nel corso degli anni aveva potuto imparare molto sul comportamento di Draco Malfoy, dallo sguardo di superiorità e disgusto che riservava a tutti - soprattutto ad una Mezzosangue come lei - ai movimenti studiati e innaturalmente eleganti, quasi eterei

Ma quell'anno pareva quasi spento. Gli occhi bassi e cerchiati dalle occhiaie, il volto scavato, il passo strascicato.. Come se avesse il mondo sulle spalle e nulla potesse alleggerirgli l'animo. E lei lo sentiva, diviso tra luce e buio. Due uomini diversi albergavano nel corpo di Malfoy, due animi in contrasto che lo logoravano.. Ma questo non lo aveva detto ad Harry, ne tantomeno a Ron, perché di certo non lo avrebbero capito. 

"Si suppone che i significati più oscuri delle rune possano essere concepiti soltanto da alcune persone ritenute più 'sensibili' alla componente misterica delle rune."

Loro no, ma forse lei si. E se c'era una possibilità - una remota, minuscola possibilità - lei l'avrebbe inseguita, fin dentro alle tenebre più oscure. 

Chiuse il libro di Rune Antiche e si alzò dal tavolo, quasi correndo fuori dalla biblioteca, sotto lo sguardo confuso di Madama Pince.


***

Conosceva gli orari di tutte le casate del loro anno, non ci si poteva aspettare nulla di meno da Hermione Jean Granger, perciò in quel momento si trovava poggiata al muro accanto all'aula di Trasfigurazione. Ogni Serpeverde e Corvonero che varcava la soglia, a lezione finita, non mancava di rivolgerle uno sguardo infastidito, o incuriosito, e la ragazza dal canto suo continuò semplicemente a stringersi nel maglioncino picchiettando nervosamente il piede sul pavimento. Poi finalmente uscì. Fu compiaciuta dallo smarrimento che scorse nei suoi occhi - occhi di tempesta, lampi e fulmini - quando mosse un passo verso di lui, così approfittò di quella mancata prontezza per armarsi di tutta la scioltezza che aveva in corpo per mormorare, gli occhi fissi nei suoi: 
- Mi manda il professor Silente, Malfoy, sei pregato di seguirmi nel suo ufficio. -
Erano come immobili attorno a loro, tutti pendevano dalle labbra di lui, quelle labbra tese dalle quali, secondo le aspettative di tutti, sarebbe dovuto uscire un insulto, o almeno un improperio. 
- Certo, ti seguo. -
Fu quasi soffiata come risposta, spinta fuori insieme al timore delle reazioni altrui, ma Hermione colse al volo l'occasione per girare le spalle alla scenetta e incamminarsi, tendendo le orecchie per assicurarsi di essere seguita. E lo sentiva. Dietro di lui, leggero come una farfalla, armonioso, sempre armonioso - come diavolo faceva? - e stranamente docile. Dopo aver superato diversi gruppi di studenti ed essere abbastanza lontani da orecchie indiscrete si voltò e lo fronteggiò, buio nella luce, avvolta dalle sue tenebre.
Poche parole spiccie, nessuna frase di circostanza.
- L'ho visto l'altro giorno nel bagno. Ma non l'ho detto a nessuno.. -
Lo stava rassicurando? Sul volto pallido era certa di vedere la stessa espressione dipinta addosso a lei, una maschera di sorpresa e tensione - e paura, si-.
- Tu non.. Grazie. - 
La stava ringraziando? La tensione si stava smorzando, complici entrambi di quel gioco pericoloso, nemici nei confronti della loro fazione, e stavolta, lui stesso era divenuto traditore del suo sangue.
- Vorrei sapere. C'è qualcosa che intuisco, ma non capisco. -
C'era silenzio, potevano sentire le foglie staccarsi dagli alberi in quel giorno d'autunno e toccare terra delicatamente. Le risate spensierate di qualcuno. La silenziose lacrime di qualcun altro..
- Non credo la cosa ti riguardi, Mezzosangue. -
Si avvicinò a lei con pochi passi e la guardò dentro, senza il bisogno di toccarla.
- Non credo tu voglia che la cosa ti riguardi. - 
Alzò la mano verso il suo volto e, inaspettatamente, la strinse in un pugno, riabbassandola di colpo. 
Poi, semplicemente, si voltò e prese a camminare. 
Non fu certo abbastanza lontano da essere al sicuro da quel - E se invece volessi? - sussurrato al vento.
Era certo che, insieme al profumo di lei, quelle parole non gli avrebbero permesso di chiudere occhio. 

   
 
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