Serie TV > Agente speciale Sue Thomas
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Autore: mar_79    26/06/2007    2 recensioni
Sue e Jack vivono la loro storia in segreto per evitare problemi sul lavoro, Lucy incontra un vecchio compagno del liceo che sembra molto interessato a lei mentre la squadra si occupa di un caso di traffico di droga. Poi all'improvviso a questa indagine si affianca quella su una persona scomparsa, una persona conosciuta da poco ma a cui ormai tutti vogliono già bene...
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 3 mela

Capitolo 3

 

Tornarono dopo circa mezz’ora e Jack andò subito alla scrivania di Lucy che lo guardò speranzosa. «Sta tranquilla, non è lui, si tratta di una donna.»

La ragazza chiuse gli occhi e strinse la mano di Sue. «Sia ringraziato il cielo.»

Jack annuì poi si avvicinò a De. «C’è un pensiero che mi gira in testa da stamattina e dopo il ritrovamento di questo cadavere mi sto convincendo di aver ragione.»

«A cosa ti riferisci?»

«Fuentes è arrivato il 13 all’aeroporto e la società di import-export che tratta con il sud America si è incendiata quella stessa notte mentre il corriere veniva accoltellato in carcere. Andrew si occupa di questo caso, dice a Lucy di ritenere l’incendio doloso e di dover incontrare un informatore però poi scompare e  miracolosamente ai suoi superiori arriva una relazione che dice esattamente il contrario. inoltre, sempre per combinazione la sua ultima telefonata arriva dalla zona dell’aeroporto e adesso troviamo questa donna uccisa lì vicino e, secondo quanto dice il medico legale, l’ora del decesso è tra le due e le tre di questa mattina. Comincio a credere che i due casi siano collegati.»

«E la telefonata che Andrew ha fatto per chiedere un permesso?»

«Dai, sappiamo entrambi che possono averlo costretto in mille modi a farla.  Non abbiamo nulla di nuovo su Fuentes?»

«Forse un piccolo spiraglio. Le chiavi che stava usando per aprire la porta di servizio sono di un tipo particolare in dotazione solo agli addetti ai bagagli e all’impresa di pulizie dell’aeroporto. È probabile che avesse un complice tra questi.»

«Bene, passa l’informazione a Tara e dille di controllare tutti gli impiegati.»

 

Lavorando con quei ritmi frenetici l’ora di pranzo arrivò presto e, anche per distrarre Lucy, Bobby propose di andare a mangiare tutti insieme.

«Io non posso, andate voi» disse Sue «devo finire questo rapporto per Randy, lo vuole nel primo pomeriggio»

«Quell’antipatico, deve mettere sempre i bastoni tra le ruote.»

«Non essere cattivo Myles, in fondo non è poi così male.»

«Sei tu Sue che sei troppo buona.»

Levi grattò la gamba della sua padrona per attirarne l’attenzione. «Anche tu hai fame vero? Tara potreste portarlo con voi?»

«Certamente».

Uscirono tutti e Jack rimase da solo con Sue. «Tu non vai?»

«Pensavo di restare a farti compagnia, visto che non c’è neanche Levi.»

«Non preoccuparti per me», indicò i documenti sulla scrivania, «sarò molto impegnata.»

«Allora vado?»

«Vai.»

Lui iniziò a camminare all’indietro continuando a parlarle. «Sei sicura perché io potrei..»

«Vai!»

«Non vorrei che ti sentissi sola»

«Jack, non farmelo ripetere ancora, vai!» e sorrise divertita indicandogli la porta.

In quel preciso momento lui si bloccò di colpo, tornò indietro, si chinò, le prese il viso tra le mani e la baciò.

«Jack, cosa fai qualcuno potrebbe vederci.» Il suo tono tradiva la preoccupazione.

Lui si rimise dritto. «Come potevo resistere a quel sorriso…e poi, lavoro per l’FBI, il pericolo è il mio mestiere piccola.» Fece uno sguardo compiaciuto.

Lei scoppiò a ridere. «Ma quanto sei stupido! Adesso lasciami lavorare e non tornare senza portarmi qualcosa.»

 

I due uomini che, parlando tra loro, si dirigevano verso l’ufficio non avrebbero potuto essere più diversi. Uno era alto e magro, con un elegante vestito blu e i capelli perfettamente in ordine, l’altro era più basso e robusto, vestito con jeans, maglietta e giubbotto di pelle e aveva dei capelli ricci che doveva essere un’impresa rendere anche solo presentabili. Arrivati nell’ufficio videro che era vuoto all’infuori di una donna bionda che dava loro le spalle e stava cercando qualcosa in un archivio.

L’uomo più alto si schiarì la voce. «Mi scusi, stiamo cercando l’agente Hudson.»

Sue chiaramente non poteva sentirlo e non avendo risposta l’uomo ripeté la domanda. Vedendo che la donna non rispondeva ancora quello più basso le si avvicinò e la prese per una spalla facendola voltare. Senza accorgersi dello spavento che le aveva procurato le urlò in faccia. «Stiamo cercando l’agente Hudson. Quante volta dobbiamo ripeterlo! Cos’ha, è sorda per caso?»

Sue era stupita di tanta aggressività ma si riprese subito e rispose con tono gentile: «l’agente Hudson è fuori per pranzo, tornerà tra poco. E comunque per sua informazione si, sono sorda.» Si gustò l’espressione di vergogna sul viso di entrambi poi riprese «io sono Sue Thomas, volete dire a me?»

Fu quello più alto a parlare. «Le chiedo scusa, non potevamo sapere che lei…se è possibile vorremmo aspettare.»

Neanche cinque minuti dopo gli altri rientrarono lanciando degli sguardi curiosi a quella strana coppia. Sue disse a Jack che lo stavano cercando e lui si avvicinò. «Sono Jack Hudson, in cosa posso aiutarvi?»

«Io sono Marvin Kendall dell’ufficio delle entrate» si presentò l’uomo elegante «e lui è Frank  Martin della narcotici. Siamo qui perché ci è giunta voce che state facendo delle domande sull’incendio di quella società di import-export del centro e vorremmo sapere perché visto che non è un vostro caso.»

Jack li guardò scettico. «Posso sapere a che titolo lo domandate?»

Questa volta fu Martin a rispondere. «Senta agente, non giriamoci intorno, di questa storia ce ne stiamo occupando noi da quasi un anno e non mi va giù che voi arriviate con i vostri bei distintivi luccicanti e i vestiti freschi di tintoria a rischiare di farmi saltare tutto.»

Jack sorvolò sulla risposta a tono che avrebbe voluto dargli, ora gli interessava di più capire a cosa si riferissero senza però scoprirsi troppo. «Non so di quale caso parliate.»

«Quella società,la Majestic, era sotto indagine da parte del mio ufficio perché alcune transazioni con la Colombia facevano pensare ad un coinvolgimento con i trafficanti di droga, e qui entra in gioco il detective Martin che da anni si occupa della droga che arriva da quel paese qui in America. Eravamo riusciti ad avere un mandato per i loro registri contabili, speravamo di trovare qualche traccia, ma il palazzo è bruciato due giorni prima che potessimo entrarci. Nessuno vi ha informati però state ugualmente facendo domande al riguardo e quindi siamo venuti a verificare di persona.»

I pezzi del puzzle stavano iniziando ad andare a posto pensò Jack, ma il suo istinto gli suggeriva che era meglio non dire immediatamente a quei due tutto quello che sapevano. Per il momento gli avrebbe detto di Fuentes ma si sarebbe tenuto cauto riguardo a Andrew, soprattutto non gli avrebbe detto del codice c16-64. «Sarà meglio parlarne con calma di là nella sala riunioni. Bobby puoi accompagnare i signori, io arrivo subito.»

Uscendo Kendall si avvicinò a Sue. «Mi scuso ancora per l’increscioso incidente di prima, spero non si sia offesa.» Le prese la mano e la strinse, troppo affettuosamente secondo Jack. Anche Sue si sentì a disagio e ritirò la mano.

Quando i due furono usciti Myles chiese a Jack: «allora, chi sono Stanlio e Ollio?»

Jack raccontò quello che aveva saputo e alla fine fece a tutti una raccomandazione: non dovevano assolutamente parlare del codice.

«Ma Jack» protestò Lucy «potrebbero aiutarci a rintracciare Andrew e tu vuoi tenergli nascosto un particolare così importante?»

«Lucy ti fidi di me?» lei annuì «allora fa come ti dico per favore, non so perché ma in quei due c’è qualcosa che non mi convince. Ora vado a parlargli.»

Il colloquio fu molto lungo, Kendall e Martin vollero parlare anche con Lucy e Sue prima di andar via dicendo però che sarebbero tornati il giorno dopo.

Appena raggiunsero di nuovo gli altri De si rivolse a Jack. «Ha chiamato la polizia, la donna morta si chiama Doris Williams, aveva trenta anni. Il medico legale conferma che è morta tra le due e le tre.»

Tara richiamò la loro attenzione. «Scusate ma si trattava di questa Doris Williams?» fece comparire un tesserino di riconoscimento sullo schermo a parete.

«Si, è proprio lei» confermò Bobby.

«Beh, Doris lavorava come addetta ai bagagli all’aeroporto…»

«…e quindi era in possesso di un mazzo di chiavi come quelle che aveva Fuentes.»

«Esatto, in più aveva precedenti per droga e l’estate scorsa era stata in vacanza in Colombia.»

Myles si appoggiò alla scrivania e incrociò le braccia sul petto «signori miei, se tre indizi fanno una prova direi che abbiamo trovato la complice di Fuentes.»

Jack e Sue si scambiarono uno sguardo preoccupato: la situazione era sempre più intricata e Andrew si trovava proprio nel mezzo. Dovevano sbrigarsi, le probabilità di ritrovarlo vivo diminuivano ogni minuto che passava.

 

«Lucy, devi mangiare qualcosa, non puoi lasciarti andare così.» Sue era molto preoccupata, erano a casa per la cena e con loro c’era anche Jack, ma Lucy era completamente apatica. Dopo gli ultimi sviluppi delle indagini cominciava a dubitare che Andrew fosse ancora vivo e capiva dagli sguardi che Jack e Sue si scambiavano che era anche il loro pensiero. Ripensò alla decisione di Jack di non rivelare a Kendall e Martin del codice: e se avessero bruciato l’unica possibilità di riportare Andrew a casa, di riportarlo da lei?

Vide le mani di Jack e Sue intrecciate sul tavolo, un gesto semplice ma intimo e consolatorio, e la sofferenza aumentò. Non era giusto che loro potessero stare lì insieme mentre lei doveva affrontare quella situazione. Si alzò e senza dire una parola andò in camera sua. Sue la raggiunse e la trovò raggomitolata sul letto a piangere. Si sedette e iniziò ad accarezzarle i capelli per calmarla. Dopo un po’ Lucy si voltò per permettere all’amica di leggerle le labbra. «Mi dispiace Sue, ti chiedo scusa.»

Sue era sorpresa, non riusciva a capire. «Di cosa devi chiedermi scusa, non hai fatto nulla.»

«E invece si, poco fa quando ho visto te e Jack insieme che vi tenevate per mano sono stata gelosa e cattiva. Ho pensato “perché è successo a me e non a loro” dimenticandomi di tutto quello che anche voi avete e state ancora passando. Scusami.»

«Scusami tu piuttosto, avrei dovuto pensarci ed evitare certi comportamenti. Anche io, a parti invertite, avrei pensato le stesse cose, la sofferenza rende sempre un po’ egoisti» le sorrise «ora cerca di dormire per qualche ora o domani crollerai.»

Tornata di là trovò Jack intento a lavare i piatti. Si fermò qualche istante ad osservarlo dalla porta: quale immensa fortuna aveva avuto! Gli si avvicinò alle spalle e lo abbracciò da dietro posandogli la guancia sulla schiena. Allora lui le prese la mani e lentamente si girò prendendola tra le braccia. «Ehi, cosa c’è? Lucy sta bene?»

«E’ molto giù, dovremo starle vicini.»

Le spostò i capelli dietro l’orecchio. «Certo, lo faremo. Vuoi che resti qui stanotte…sul divano si intende.»

Lo guardò, aveva il viso segnato dalla stanchezza. «No, hai bisogno di dormire comodamente nel tuo letto. Noi ce la caveremo.»

Andarono alla porta tenendosi per mano e quando stava per andarsene gli disse con i segni: “quando tutto questo sarà finito potremmo riparlare di cosa preferisci per colazione”. Lui sorrise e le rispose sempre con i segni: “non c’è fretta, io non vado da nessuna parte.”

  
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