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Autore: DarkshielD    18/12/2012    5 recensioni
Dopo la sconfitta da parte dei Guardiani, Pitch sembra essere destinato a scomparire, dimenticato da tutti, temuto da nessuno. In effetti, al risveglio da un brutto sogno, all’arrivo dell’alba, un incubo può scomparire.
Ma la paura rimane. E spesso, troppo spesso, va ben oltre il timore di trovare un mostro chiuso nell’armadio o sotto il letto, pronto a ghermirci se siamo così ficcanaso da dare un’occhiata.
La paura evolve. Diventa più potente.
Talmente potente da non poter essere più definita semplice paura.
E sarà allora che toccherà ai Guardiani tornare in azione.
Genere: Angst, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nuovo personaggio, Pitch
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il Sesto Guardiano

I: Il tradimento degli Incubi.

 

 

Il mio nome è Pitch Black.

Io sono la Paura.

 

Oscurità.

Da lungo tempo Pitch aveva smesso di cercare l’uscita da quella oscurità totale. I suoi stessi incubi l’avevano incatenato nel suo stesso elemento, privandolo del potere e delle forze di ribellarsi. Da lungo tempo aveva smesso di combattere.

Si era reso conto che era meglio così.

Era meglio sprofondare.

Non aveva più potere, non aveva più forza, ma nemmeno soffriva più. E nessuno era a conoscenza del suo destino, a parte i suoi aguzzini.

Andava bene così.

Finché si rese conto che le catene si erano allentate. Nessun peso che lo bloccava.  

Poi un raggio di luce, tagliente come una lama, squarciò l’oscurità. E la Luna, il freddo satellite si alzò a dissipare il nero.

La Luna, e il suo abitante, l’acerrimo Nemico.

L’Uomo Nero alzò lo sguardo verso quell’unica, odiosa fonte di luce che invadeva il suo regno.

- Cosa vuoi? – chiese con un sorriso amaro. – Farti beffe di me? Prego allora, ho tutto il tempo dell’universo. -  allargò le braccia alla Luna, senza distogliere lo sguardo.

Era cosciente di aver perso tutto.

Gli Incubi l’avevano abbandonato.

Non aveva più nulla per cui valeva la pena combattere, e nulla con cui difendersi.  Solo l’oscurità era rimasta lì per lui come una serva fedele, come un velo per celare la sua presenza. Nient’altro.

E ora, il suo più grande nemico si era presentato al suo cospetto.

Con la sua luce fredda e odiosamente rassicurante, e una domanda.

 La più crudele che Pitch potesse immaginare.

*

Il mio nome è Crysis.

Io sono la Discordia.

 

La donna cadde in ginocchio, stremata. Aveva corso a lungo, senza fermarsi, nel disperato tentativo di sfuggire ad un inseguitore  invisibile.

Aveva paura.

Paura, perché non poteva difendersi. Paura, perché non poteva dare una forma, ferire ciò che la minacciava. 

Non ne aveva il potere.

Alzò lo sguardo al cielo: solo la Luna era lì, ad osservare il suo terrore, la sua rabbia crescente.

- …PERCHE’?! – urlò. Da quant’è che fuggiva? Non lo sapeva. Non ricordava. Sapeva solo chi era il colpevole della sua paura e della sua sofferenza.

Era la Luna, la fredda luna che da lassù sembrava deriderla. E lei odiava essere derisa.

- Perché-perché- PERCHE’?! – urlò con tutta la voce che aveva in gola.

- Perché mi fai questo? PERCHE’ MI HAI ABBANDONATO QUI?! -  i polmoni erano in fiamme, il cuore le scoppiava, non sentiva più né le mani né i piedi dal gelo che si stava lentamente insinuando dentro lei.

Ma nulla di ciò era forte quanto l’odio che sentiva crescere dentro.

La Luna non le rispose. Fluttuava nel cielo di velluto nero, silenziosa.

La donna abbassò lo sguardo solo per vedersi le ginocchia nude, violacee a causa del gelo e graffiate. Si alzò lentamente.

La foresta intorno a lei non era altro che una massa contorta di rami nero e argento e davanti a lei si stagliava un piccolo laghetto che rifletteva la luce lunare.

La donna si avvicinò all’acqua e vi si specchiò.

Una giovane le restituì uno sguardo spaventato. Alta e  pallida, era avvolta soltanto in un leggero e largo vestito di seta blu scuro, strappato in più punti. Le braccia nude erano graffiate, così come lo era il bel viso incorniciato di capelli grigio cenere, fluidi come acqua. Gli occhi sembravano due pozze nere, in cui non si specchiava nulla. Sussultò nel rendersi conto del suo aspetto: il suo viso, i suoi capelli non erano così. Non sapeva spiegarselo, ma sapeva che lei non era così. 

Diversa.

Bella.

E con una corda che le penzolava al collo.

Indietreggiò spaventata, afferrando il pesante oggetto che le pendeva sul petto, rendendosi conto solo in quell’istante della sua presenza.

In quello stesso istante, uno scricchiolio dietro di lei la fece sussultare. La donna tremò.

…non devi avere paura…

Non era una voce. Per lo meno, non era una sola voce. Erano decine, centinaia di voci, che sussurravano all’unisono.

Non devi aver paura... non aver paura…

La donna si voltò: le voci provenivano dagli alberi. All’improvviso, centinaia di occhi gialli si spalancarono nell’oscurità, e osservarono la giovane. E avanzarono.

Decine, centinai di cavalli neri emersero dall’oscurità.

Non devi aver paura, perché tu sei la paura.

Si avvicinarono lentamente alla donna con le fiere teste chine, come timorosi di ricevere una punizione. La donna tese una mano tremante verso una delle creature, che si lasciò accarezzare, quieta. Era lucente come polvere di diamanti neri, ma al tatto sembrava fatta di seta e di fumo.

…La più profonda e la più umana. Il veleno.

Sei tu la vera Regina.

Fu allora che le creature la chiamarono  per nome. Il suo nome.

Crysis.

Discordia.

 

-+-

Ooops. Fandom sbagliato. Che ci faccio io qua?

Eeeeee sono tornata a scrivere. E no, non ho intenzione di mettere nemmeno un po’ di impegno in questa ficcy.

Piuttosto, ho deciso di fare una scommessa con me stessa.

Voglio vedere se riesco ad uploadare più frequentemente di quanto faccio con le mie altre store, il che significa prima di ogni morte di papa. Ok, perdonate i mie deliri, ora vi lascio.

Già mi vergogno di quest’obbrobrio… :|

 

  
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