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Autore: Nico_Tina    20/12/2012    0 recensioni
Sono passati sette anni dalla rivoluzione, Katniss e Peeta vivono nel Villaggio dei Vincitori, le cose vanno bene. La tranquillità ha preso piede nella loro vita, ma un grande desiderio si fa strada nel cuore di Peeta.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Una mano mi accarezza il viso. Un odore di cibo caldo e dolce mi invade le narici. Il viso di Peeta nel semibuio mi fa sussultare, ma il suo sorriso mi rassicura subito. Sfiora il suo naso con il mio e mi stampa un delicato bacio sulle labbra.
È seduto di lato sul letto accanto a me -scusami, non volevo svegliarti- dice -dormivi così serenamente-. Faccio segno con la testa come per d
irgli che non mi dispiace che mi abbia svegliato. Questa notte non ho avuto incubi stranamente. Peeta mi ha preparato la colazione, focacce al formaggio, cioccolato caldo in una tazza e qualche biscotto glassato a forma di cuore. Mi piace quello che mi prepara Peeta perchè so che lo prepara con amore. Tutte le mattine si alza all'alba per cuocere il pane e le altre leccornie che poi in mattinata distribuiamo alle famiglie del distretto.
Mi siedo sul letto, di fianco a Peeta e mangio tutto quello che mi ha portato. Lui mi guarda e ogni tanto prende un biscotto, lo immerge nella tazza di cioccolato fumante e lo mangia. Io gli sorrido, perchè questi momenti mi fanno ricordare che sono felice, e che posso contare su di lui e sulla sicurezza che mi trasmette. Dopo la rivolta pensai che il dolce Peeta dei primi giochi non sarebbe mai più tornato come prima, ma giorno dopo giorno, anno dopo anno mi sono resa conto che quella parte di lui, dopo tutto quello che gli avevano fatto, non se n'era mai andata.
La fame di baci che mi invase prima nella grotta dei settantaquattresimi Hunger Games, poi sulla spiaggia nell'Edizione della Memoria, adesso mi prende ogni volta che sto con lui. Abbiamo passato momenti difficili da sette anni a questa parte. E tutt'ora a volte ci sono giorni in cui i ricordi si fanno strada nella nostra mente, e ce ne stiamo a letto, abbracciati dal calore dei nostri corpi vicini, uno nelle braccia dell'altro come per proteggerci dai pericoli che possono piombarci addosso da un momento all'altro, aspettando che finiscano. Poi quando succede ci alziamo e invece di dimenticarli li trascriviamo nel libro della memoria. Lettera dopo lettera abbiamo dato vita a un vero libro in cui abbiamo trascritto tutte le nostre sofferenze e paure, ma anche le cose belle che le hanno seguite. 
Finita la colazione Peeta va nel suo laboratorio a dipingere, ormai quella stanza è diventata un piccolo museo che raccoglie le sue opere. Io mi metto davanti lo specchio, contemplando quel corpo che vedo riflesso, sfregiato da cicatrici e bruciature, sopravvissuto a una guerra, però ancora così giovane nei suoi ventiquattro anni.
Ricordo la prima volta che incontrai Cinna, il mio stilista negli Hunger Games, che hanno ucciso durante l'Edizione della Memoria. Mi rassicurò subito la sua immagine non deturpata dalla chirurgia estetica che di solito sfoggiavano a Capitol City. Lui non voleva farmi apparire diversa da me stessa. Ha sempre voluto che fossi la ragazza semplice, ma combattiva, del Distretto 12. Katniss Everdeen, la ragazza in fiamme. Quella che non sa essere simpatica né sensuale né accattivante durante le interviste. Il mio corpo, anche se sfigurato da tanti segni mi rappresenta, e rappresenta anche un po’ la mia anima, segnata da sofferenze e paure. Peeta ogni giorno mi ricorda di quanto io sia bella nonostante le cicatrici. Forse lo fa per tirarmi su, o forse lo fa perché lo pensa per davvero. Però a me non interessa tanto la mia bellezza.
Peeta, il giovane dagli occhi azzurri e i capelli biondi che ho conosciuto da bambina è diventato un uomo ancor prima di diventare ragazzo. La sofferenza ci fa crescere tutti più in fretta. Quando lo guardo mi rendo conto che è cresciuto, ma che negli occhi ha sempre lo sguardo dolce di quel ragazzino che mi lanciò il pane in quel piovoso pomeriggio.
Mi vesto in fretta, senza badare molto ai particolari, mi faccio la treccia con i lunghi capelli che mi sono ricresciuti. Chiamo Peeta e insieme mettiamo nelle grandi ceste il pane che lui ha appena sfornato per portarlo alle famiglie del distretto. Quasi lo regaliamo, ma molto gratamente loro ci ricompensano con una zuppa o della frutta, e anche se noi abbiamo da mangiare abbastanza, accettiamo perché il loro è un segno di gratitudine per quello che abbiamo fatto. Anche se hanno perso i loro cari, le loro case e i loro averi, adesso vivono liberi dalla dittatura di Capitol City.
Usciamo dalla nostra casa e ci dirigiamo verso quella di Haymitch per lasciargli qualcosa, anche se sappiamo che non c’è perché di solito di mattina si reca nella nostra vecchia piazza, dove un tempo c’era il Palazzo di Giustizia, adesso c’è un mercato e una fabbrica di medicinali. La sua casa è pulita e lustra. Da quando sono tornati tutti dal Distretto 13, la madre di Gale, Hazelle ha ripreso a fare pulizie a casa di Haymitch. E a me non dispiace affatto, perché la vedo come una seconda madre, e lei mi vede come una figlia, anche se il suo vero figlio Gale adesso vive lontano.
Io e Peeta camminiamo mano nella mano per le strade del Distretto che portano alla piazza. All’improvviso ci fermiamo tutti e due e rimaniamo un attimo pietrificati per quello che vediamo. Ci guardiamo negli occhi e cominciamo a piangere e a sorridere insieme, finchè una voce che conosciamo bene ci chiama. 
   
 
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