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Autore: Karyon    22/12/2012    3 recensioni
Raccolta natalizzia e fuffosa sui soliti noti.
Raccolta di drabble/flash/one shot.
Partecipa a "Christmas Countdown 2011" del Collection of Starlight.
Partecipa a "Addobba l'albero col COS" del Collection of Starlight.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Partecipa all’iniziativa “Addobba l’albero col COS” del Collection of Starlight.
Parola: vischio.
Warning: lemon.
Prompt: "Non è il Natale l'unica occasione in cui ci si ubriaca per amore dei bambini?" - William John Cameron.
Questa è legata in qualche modo alla precedente. Può essere letta anche singolarmente.
Ricordo, così per precisione, che Ernie di Sesame Street è uno dei Muppets; se lo cercate su un motore di ricerca troverete un pupazzo con i capelli alla Mitsui e un naso grosso e rosso. 
Capitolo a rating rosso. Siete avvisati.
 

Mistletoe’s House

 
Rukawa si servì placidamente l’ennesimo bicchiere di succo di mirtilli mentre immaginava gli svariati modi in cui avrebbe potuto sopprimere Hisashi Mitsui.
Quell’idiota stava imitando Ernie di Sesame Street da circa mille ore, con i capelli arruffati e un pomodoro al posto del naso; e faceva pure le vocine stupide.
«Kaede, vuoi ancora un po’ di dolce?»
«No, grazie» replicò, tentando di assumere un tono gentile anche se sembrava più un ringhio.
La madre di Mitsui era pure simpatica, ma l’idea di rapirli per fare da baby-sitter ai vari cugini presenti alla festa in famiglia era stato un colpo davvero basso.
Insomma, pure la famiglia del Teppista aveva dovuto conoscere!
«Lo so che vi state annoiando, ma c’è la speranza che tra poco si stanchino e crollino a dormire…» ironizzò il padre, sedendosi accanto a lui. Doveva ammettere che suo padre non se l’era aspettato così intuitivo o comprensivo, considerando tutti i danni che quello scemo aveva causato durante gli anni. Alla fine, un’altra ora dopo, i cugini proclamarono la resa per svenimento e il capofamiglia sciolse le righe.
«Oh, finalmente… ho un mal di schiena assurdo» borbottò l’impavido Teppista di ferro, mentre si sgranchiva.
«Hai passato circa tre ore buttato sul pavimento, che pretendevi» grugnì Rukawa, inghiottendo un enorme pezzo di torta.
Hisashi lo guardò, poi ghignò «Cos’è tutta questa improvvisa passione per le torte?»
L’altro scrollò le spalle «Mentre facevi il pupazzo tua madre mi ha messo all’ingrasso» spiegò sarcastico.
«Come sei chiacchierone stasera…»
«Tu sembri un ubriaco folle da ore, invece».
«Non è il Natale l'unica occasione in cui ci si ubriaca per amore dei bambini?» Domandò retoricamente con tono da Babbo Natale in carriera.
Rukawa lo fissò per cinque minuti in silenzio, poi grugnì un «Odio i bambini» mentre andavano a prendere le giacche.
Hisashi rise per un po’, poi salutarono tutta la banda e finalmente uscirono nell’aria gelida di metà Dicembre; camminarono in silenzio per circa un quarto d’ora, poi Rukawa sentì Hisashi sospirare e tirarlo per un braccio.
«Senti, Kaede…»
«Mmh?»
«Mi spiace» quando vide che l’altro non gli rispondeva, continuò. «Ti ho chiesto di uscire e invece di sei sorbito mille ore di stupidi giochi per bambini e addirittura la mia famiglia al completo! E so che già le festività non ti fanno impazzire, quindi… mi spiace» tirò, abbastanza titubante da fargli quasi pensare che un alieno si fosse impossessato del vero Mitsui.
«Mh, passare un Natale diverso fa bene, ogni tanto…» grugnì indifferente Rukawa, facendolo sogghignare.
«Non riesci mai a dire quello che pensi, vero?»
«Eh?»
«Prima non avevo notato così tanto questa cosa che fai… sai, evitare le risposte dirette…»
«Non psicanalizzarmi Teppista» sbottò Rukawa, ma quell’altro rispose prendendolo praticamente per la sciarpa e rischiando di strozzarlo. «Vuoi uccidermi?» ironizzò, ma Mitsui scosse la testa, continuando a camminare velocemente.
«Sta’ zitto e vieni con me…»
Marciarono per qualche metro, poi se lo portò con sé fino a un angolo spoglio di una strada che non aveva mai fatto.
«Eccoci».
«Mh. Bell’angolo» ribatté Kaede, guardandosi intorno. «Quelle pareti sono umide così di loro o è una decorazione natalizia?»
Hisashi sbuffò «Sei un acidone, te l’hanno mai detto?»
«Senti chi parla, Mister Natale».
Mitsui invocò l’estrema pazienza e lo costrinse ad alzare gli occhi verso l’alto «Come tu puoi ben vedere con i tuoi fantastici occhi, lassù c’è del vischio… tu conosci la tradizione, vero?» Prima che quello scorbutico potesse interromperlo – o dargli un calcio in alternativa – alzò le mani. «Non farò nulla perché sono ancora in fase paziente e so che potresti tipo stendermi, però voglio che entri con me a vedere una cosa…»
«Dove?»
Giusto di fronte a loro c’era una sorta di catapecchia decadente con la porta sbarrata da assi mezze scardinate e un’insegna che sembrava appartenere al secolo precedente. Dopo un po’ di storie accettò di seguire quello psicopatico e quasi gli cadde la mascella da quello che c’era lì dentro; prima di tutto c’era un camino acceso, cosa già di per sé sconvolgente, poi c’erano persino delle decorazioni. Decorazioni ovunque.
«Che roba è?»
Mitsui gli sorrise, tirandolo dentro «Il covo dei pirati» annunciò sarcastico.
«Più realisticamente?»
«Il covo di Tetsuo. L’ho preso in prestito…»
«Per addobbarlo?» Rincarò Kaede, guardandosi intorno piuttosto stupito; quel posto aveva un’aria davvero accogliente: era caldo, c’erano cuscini sparsi dappertutto e cibo.
«In un certo senso… è qui che porto le ragazze per provarci con loro» commentò, facendogli quasi andare di traverso la saliva e meritandosi quindi un calcio negli stinchi.
«Ahah, scherzavo gelosone…» ribatté, buttandosi sui primi cuscini e tirandoselo dietro.
«Va’ al diavolo» grugnì Rukawa. E figurati se era geloso di quello lì.
Hisashi scosse ancora la testa perché ormai aveva capito che Kaede Rukawa era davvero un essere complicato e difficile «Senti, io credo che ti bacerò» commentò col tatto di un ippopotamo. Dopotutto lui non era mai stato un tipo particolarmente paziente.
Rukawa si tirò istintivamente indietro e alzò la testa «Non c’è il vischio» replicò stupidamente, facendolo sorridere ancora.
«Guardati intorno, scemo…» replicò Hisashi, con un sussurro fin troppo vicino.
Maledetto. C’era vischio ovunque, solo che lui non l’aveva notato perché di solito non gli interessavano quelle cavolate… era una specie di casa del vischio!
«Hm, che razza di imbroglione» riuscì solo a dire, perché gli toccò pure baciarlo.
Dovette ammettere che fu parecchio intenso come primo bacio, soprattutto perché gli si era praticamente sdraiato addosso vista la posizione sui cuscini sparsi su tutto il pavimento. L’idea che fosse stato tutto calcolato gli sfiorò la mente con un leggero fastidio, ma sentire la sua mano su un fianco, sotto il maglione, gli mandò un attimo in cortocircuito il cervello.
«Hai la mano fredda» soffiò, ma l’altro non sembrava propenso a dargli retta.
«Sei un guastafeste» gli mugugnò solo, senza neanche distrarsi dal baciargli il collo.
Ok, quello era proprio il momento di proclamare l’allarme generale e scappare come Cenerentola alll stupido ballo, pensò Rukawa, ma il corpo non sembrava dargli poi tanto retta; nonostante la testa ancora lottasse per ristabilire un certo ordine, tutto il resto del corpo sembrava determinato a bersi tutte le cose che il Teppista sembrava tanto bravo a fare. Hisashi sapeva perfettamente dove andare e come fare, mentre lui era più una specie di pappamolle immobilizzato.
Quando sospirò all’ennesimo bacio alla base del collo, Mitsui si fermò «Qualcosa non va?» Gli domandò, con tono tanto tenero che Rukawa sentì quasi le ginocchia cedergli: quello non sembrava affatto il solito rude Teppista.
«Mh, no».
«Sei a disagio? Se vuoi mi fermo» replicò lui, guardandolo piuttosto intensamente. Il fatto che gli desse la possibilità di decidere in modo così naturale lo aiutò paradossalmente a calmarsi.
Rukawa ci pensò giusto due secondi, poi si avvicinò timorosamente per baciarlo; aveva già baciato un ragazzo una volta – precisamente quando cercavano di capire se davvero erano omosessuali come si sentivano – però non aveva mai baciato qualcuno che fosse sicuramente più esperto di lui o che fosse, beh, qualcuno come lui. Il fatto che facesse parte della squadra e che quella cosa potesse rovinare tutto era un problema in più, ma quel giorno decise di non importarsene.
Mitsui comunque non sembrava così preso male dal suo bacio da tredicenne.
«Posso toccarti?»
Quella domanda improvvisa lo bloccò per un attimo e lo guardò come a chiedergli che diavolo volesse dire. Mitsui lo fissò, poi sorrise «Ho corso troppo e non volevo. Non voglio fare niente che anche tu non voglia, Kaede» gli spiegò con sincerità.
Era disarmante e non ci era abituato. Possibile che non lo imbarazzasse nulla?
Lui non era così diretto, così si limitò a un semplice grugnito che poteva significare qualsiasi cosa. Fortuna che Hisashi lo conoscesse abbastanza per sapere che quello, nel mondo dei grugniti, voleva dire “sì”.
Con calma quasi esasperante, Mitsui gli sfilò il maglione chiaro per poi arrivare subito a baciargli la pelle infreddolita, mentre le mani punteggiavano i cuscini per stare in posizione sopra di lui; risalì tutto il petto poi arrivò di nuovo alla base del collo che gli martoriò con un certo numero di baci e anche qualche piccolo morso.
Da bravo osservatore aveva capito subito che quello era il punto giusto da colpire. Probabilmente fu in quel momento che Rukawa perse totalmente tutti i suoi neuroni.
Solo quando ritornò alle sue labbra per baciarlo di nuovo, Rukawa pensò che forse avrebbe dovuto ricambiare almeno un quarto di quello che lui stava facendo, così provò – riuscendoci persino – a sfilargli il maglione senza sapere poi effettivamente cosa fare dopo; gli baciò il collo anche lui e si sorprese quasi a sentirlo reagire con piacere. Forse non era così impedito come pensava.
Giocarono in quel modo per parecchio tempo, scoprendosi e divertendosi senza uno scopo ben preciso; Rukawa doveva ammettere che Mitsui era davvero bravo a scoprire tutti i suoi punti deboli.
«Finale persa dai L.A. Lakers con Knicks?» Domandò a bruciapelo Mitsui, senza smettere di accarezzargli un bacio o dargli qualche bacio casuale. Non sapevano quando era nata quella stupida idea di giocare con le domande sul NBA, ma funzionava davvero: il senso di disagio o di tensione di poco prima era totalmente scomparso e a Rukawa quasi sembrò naturale, stare lì a giocare con lui e baciarsi tutto il tempo. Mitsui aveva la strabiliante capacità di capire e controllare tutto senza darti l’impressione di farlo.
Comunque la risposta non la sapeva, quindi gli toccava pure la “penitenza”.
«Era 1973 e sei nei guai ora» lo prese in giro, mentre ritornava a baciarlo; quella volta provò a spingersi un po’ più in là e Rukawa se ne accorse precisamente quando provò a slacciargli i pantaloni; assurdo ma vero, decise di lasciarlo fare.
Era la prima volta che andava così tanto oltre con qualcuno e la tensione ritornò a occuparsi di lui.
«Rilassati…» gli sussurrò Hisashi all’orecchio, prima di baciarglielo; la mano intanto aveva raggiunto la meta e cominciò a stuzzicarlo con movimenti lenti e costanti.
Un sospiro gli sfuggì dalle labbra e, suo malgrado, cominciò a rilassarsi contro i cuscini.
«Bravo ragazzo» ironizzò il Teppista, prima di scendere a baciarlo, cogliendolo così tanto di sorpresa da strappargli un gemito. Quella parte del corpo era così sensibile, che Kaede riusciva ad avvertire qualsiasi movimento di labbra, fosse un bacio o una leggera carezza; quando Mitsui gli prese la punta, succhiando, pensò di morire in quell’istante.
«Ah…»
Mitsui continuò a torturarlo con la bocca fino a non fargli pensare ad altro che sospirare, poi ritornò a baciarlo appassionatamente, mentre la mano continuava la missione verso il basso; gli spasmi di piacere che si irradiavano da quel punto lo avevano lasciato totalmente senza fiato.
«Non respiro…» commentò solo, mentre Hisashi scendeva sulla clavicola.
«Meglio…» ironizzò con un sussurro roco, velocizzando i movimenti fino a quando non lo sentì sussultare spasmodicamente, tendendo tutti i muscoli; qualche goccia di liquido si sparse anche sui cuscini ma non importava, così come non importava che non avessero fatto sesso.
A Mitsui importava solo osservare quello sguardo offuscato dal piacere, quasi stupito da quello che era successo. Sapeva che per Rukawa era la prima volta e sperava con tutto il cuore che lo ricordasse per sempre.
«Come stai?» Gli sussurrò ad un orecchio, mentre appoggiava la testa nell’incavo della sua spalla.
Rukawa chiuse pigramente gli occhi «Bene… io…»
Hisashi sorrise «Non c’è bisogno di dire niente… anzi, auguri! Domani è la vigilia…»
Chissà perché, quella frase lo fece scoppiare a ridere sotto lo sguardo sconvolto del Teppista.
«Tu sai anche ridere?!»
«Idiota!» Sbottò lui, lanciandogli un cuscino con le poche forze che gli rimanevano.
«La rifacciamo poi, la casa del vischio?» Domandò Hisashi, riposizionandosi comodamente al suo fianco e circondandolo con un braccio.
«Mh, ok» replicò Kaede, prima di addormentarsi.
 
   
 
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