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Autore: Miyaki    28/07/2007    7 recensioni
Cosa sarebbe successo se i coniugi Potter fossero sopravvissuti? Abbiamo un Harry Potter caposcuola di Slytherin, una Hermione Granger, caposcuola di Ravenclaw che non ha mai infranto una regola - nemmeno per sbaglio - che vivono un rapporto di totale disprezzo. E se si mettessero in mezzo un Preside più matto del solito e una stanza misteriosa? Un'unica sfida:
Prendimi, se ci riesci!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Say my name


Harry socchiuse un occhio, sicuro di trovare Hermione accanto a lui, con la solita espressione severa.
Ebbene, errava.
Per la prima volta, dopo aver attraversato una porta, lei non era immediatamente accanto a lui.
Sentiva una vaga sensazione di mancanza, come ormai fosse del tutto naturale riaprire gli occhi e trovare quella presenza fastidiosa, noiosa, antipatica....e maledettamente rassicurante, in qualche strano verso.
In ogni modo, non era il momento di pensare alla Granger. Non sarebbe mai stato il momento di pensare a lei, e soprattutto non in quel senso. L'unico motivo per cui il suo nome doveva affacciarsi nella sua mente era per trovare un modo per tornare defenitivamente ad Hogwarts, da Daphne, da Blaise, da quei pochi Slytherin che apprezzava.
Si tirò su, borbottando qualcosa sul dolore che una probabile caduta gli aveva provocato alla schiena.
Passando una mano fra i capelli confusi che aveva, ahilui, ereditato da James, cercò di riconoscere, o quanto meno di capire, dove fosse.
Era una foresta.
E se non una foresta, in ogni modo qualche posto particolarmente verdeggiante. Il buio testimoniava che la notte era scesa da parecchio, e rendeva faticoso distinguere i rami che si intrecciavano sopra la sua testa dal cielo oscuro, ammesso e non concesso che fosse effettivamente visibile.
Si strofinò i gomiti, per poi sbattere i palmi sulle ginocchia.
Era conosciuto per essere un ragazzo in linea di massima abbastanza composto, almeno negli atteggiamenti. Era solito razionalizzare le situazioni e risolverle (questa era una qualità che la madre si era accurata bene di fargli sviluppare, per sua fortuna): ma la verità è che non sapeva realmente che fare.
I punti "controlla se sei vivo" e "vagamente dove sei" erano stati brillantemente superati, eccezione fatta che in effetti lui non aveva veramente idea di dove fosse.
Era...in una foresta.
"Geniale, Potter. Vogliamo anche dire che sei sul pianeta terra?"
Cosa che, una voce interna gli disse, non era nemmeno del tutto sicuro.
I maghi sanno essere straordinariamente fantasiosi nel creare problemi.
Restare lì, comunque, non risolveva un granchè. Anzi.
Cominciò a camminare, spostando rami e foglie e realizzando, a giudicare dal tipo di vegetazione che - forse - poteva essere tornato nel regno unito.
In ogni modo non era nè in australia, nè in africa, il che era di per se una cosa sufficientemente positiva.
Faticava a riconoscere qualcosa, in ogni modo. Gli sembrava di conoscere quel posto, e allo stesso tempo sapeva che le foreste tendono ad essere tutte simili.
Certo, avesse avuto la sua scopa...
Sbuffò, allungando la mano a cercare la bacchetta: in definitiva avrebbe almeno potuto farsi luce.
Colpì il fianco dove la sua bacchetta stava sempre allacciata alla cintura.
Non c'era.
Si paralizzò, ghiacciato.
Poi battè ancora una volta, come sperando ricomparisse. Ed un'altra. Ed un'altra ancora.
Prima di mettersi a tastare nervosamente ogni centimetro delle sue tasche, della cintura.
Infine trattenne un brusco respiro e chiuse gli occhi.
Sparita.
Gli ci volle ben poco per giungere alla conclusione che tutto era accaduto per via dalla stanza. La bacchetta era ben assicurata alla cintura, non poteva essere caduta.
"Bene, bene..."
- Perfetto! - sbottò domandandosi perchè, per quale oscura ragione, non avesse dato retta a Daphne quando ne aveva avuta l'occasione.
No!, aveva dovuto ficcarsi in quella situazione con la compagna meno probabile e meno desiderata!
Che, tral'altro, aveva avuto la creanza di sparire nel nulla.
"Dove sarà finita quella cretina?"
Tornare a pensare alla Granger, inoltre, non era un grande aiuto alla sua facoltà di razionalizzare, considerando che, al suo "nome" (erano più appellativi poco lusinghieri che un nome), scattava una morsa di preoccupazione ed ansia.
E più cercava di scacciarla, più camminava, più lei cresceva esponenzialmente.
Pressante, snervante, irritante.
Dolorosa.
- Se la caverà benissimo da sola. Non è stupida -.
E non lo era: infatti, la ragazza aveva indubbiamente le capacità per cavarsela, anche - forse e con tanto di virgolette - meglio di lui.
Non c'era nessun bisogno o necessità di mettersi a chiamare il suo nome e creare rumore, rischiando così di risvegliare qualcosa che dormiva e che sarebbe stato meglio continuasse a farlo.
Nessunissimo.

Esattamente come Hermione Granger non aveva nessunissima ragione di aver bisogno di chiamare il nome, o per meglio dire, il cognome di quel beota.
Era sempre stata brava a farcela da sola, con le sue sole forze: l'unica persona a cui aveva mai fatto affidamento era Anthony.
Lui la capiva. Lui le stava vicino.
Comprendeva il suo amore per i libri.
Era perfetto per lei.
Assolutamente.
Harry Potter non avrebbe mai potuto capirla in nessun modo. Anche se si era sentita al sicuro. Anche se aveva sentito una strana sensazione di appartenenza. Era solo sciocca suggestione.
E Hermione Granger non si fa suggestionare.
Mai.
"Hermione Granger ora farebbe meglio ad andare via da qui che pensare a Potter" si reguardì, severa (quello che sfuggiva alle persone di lei era che la persona con cui Hermione Granger era più severa era proprio Hermione Granger, sarebbe stata capace di togliersi i punti se solo fosse stato possibile).
Era maledettamente strano: ora che si trovava davvero lontana da lui, senza avere idea di dove fosse, ne sentiva la mancanza.
Infondo le altre volte che si erano staccati aveva sentito la strana percezione di vicinanza. Sapeva dove lui fosse, le bastava girare sui tacchi e tornare indietro e avrebbe trovato quell'odiosissima testa nera.
Non che avesse mai voluto farlo, naturalmente.
Ma avrebbe potuto.
E Hermione Granger stava pensando nuovamente a lui, con suo grosso rammarico.
- Devo solo trovare un modo per tornarmene indietro al castello. Voglio fare una dannata doccia. - bonfonchiò, irritata da se stessa.
Aveva fatto così tanto, da muggle-born quale era, a farcela da sola. Tanto, forse addirittura troppo.
Era ridicolo che sentisse il bisogno di chiamare quel nome e vedere quel ghignetto irritante.
Assolutamente ridicolo.
L'unica ragione per cui si sentiva così era solo per via del fatto di essere così lontana da Hogwarts, in un posto che faticava a riconoscere, sola. Nessun altra ragione.
E soprattutto senza bacchetta.
C'erano due cose da cui Hermione era estremamente dipendente. La sua bacchetta e i suoi libri.
Erano la sua difesa. E' facile nascondere il viso dietro ai libri, le paure dietro una bacchetta. Non devi guardare negli occhi chi parli, aver paura di sentirsi disprezzati e giudicati indegni. Ora era totalmente priva di qualsiasi protezione. Non aveva nè la sua amata teoria, nè la sua adorata bacchetta.
Si paralizzò un istante, aggrappandosi ad un ramo istintivamente.
Un'idea assolutamente agghiacciante le era passata per la mente.
La consapevolezza insita che, se avesse potuto scegliere fra avere accanto Anthony o Harry, il suo primo istinto sarebbe stato quello di chiamare il secondo.
Sentiva che avrebbe preferito Harry accanto a se. Anche con il suo sorrisetto. Anche con quella sua aria sbruffona.
Anche con...
...quegli occhi pieni di dolore che l'avevano guardata.
Quel "c'eri tu" in quell'istante. Quel senso di "Sono qui, sono con te, andrà tutto bene, perchè siamo insieme".
Qualcosa che non aveva niente a che vedere con il rapporto, per quanto maturo e sicuro, con Anthony.
Qualcosa che andava oltre.
Qualcosa che...
- E' ridicolo! - scattò, lasciando di scatto il ramo e cambiando direzione drasticamente. Ma il piede non trovò nulla su cui appoggiarsi, se non una superficie troppo inclinata per tenerla dritta. Con uno strillo acuto si sentì strappare con violenza verso il basso lungo il pendio, sempre più in basso, la pelle lambita dalle piante e dalle spine.
E la caduta non sembrava avere fine.

Si possono fare molti ragionamenti. Tantissimi ragionamenti.
Su cosa significa una persona. Se non significa nulla. Se significa qualcosa. Se significa tutto.
E' abbastanza facile trovare qualche scusa e tradurre un sentimento fastidioso in qualcosa di diverso e razionalizzabile.
Infondo l'essere umano, l'adolescente in genere ancora di più, è la creatura più facilmente portata a mentire a se stessa. Non è difficile.
Basta ripeterselo spesso, prima o poi ci si convince totalmente.
E poi giunge qualcosa.
Qualcosa di veloce che manda al diavolo un lavoro attento e minuzioso di ore, a volte anni. Una bugia rifinita nei dettagli. Cade in un secondo.
In questo caso fu quello strillo a strapparlo dai suoi ragionamenti razionali e logicamente sensati.
Perchè fu subito solo paura.
Solo terrore allo stato primordiale.
- Cazzo! - imprecò, fuori di se.
Harry Potter era sempre stato capace di analizzare una situazione a mente fredda.
Sempre.
Tranne che in quel momento. Nessun pensiero razionale passò per la sua mente. Non uno che fosse uno.
L'unica cosa che sapeva era che doveva correre.
Correre e raggiungerla.
Correrre ed assicurarsi che stesse bene.
Arrivare e rendersi conto che era solo una cosa da niente. Darle della cretina.
Insultarla perchè gli aveva fatto prendere un infarto per nulla.
"Giuro, Granger, giuro che se non ti sei fatta male questa volta ti ammazzo!" Ed era un'ironia che non sortì l'effetto desiderato. Era un'ironia che sperava di convincerlo che lei stava in effetti bene e che si sarebbe potuto limitare ad arrabbiarsi per il suo vizio di esagerare ogni cosa.
Quella ragazza esagera sempre.
Eppure, ora che correva, senza essere sicuro che quella fosse la direzione esatta, non riusciva a calmarsi.
Ora che correva, con la paura di non trovarla, non riusciva a concincere se stesso che era solo la sua solita sciocca mania di gonfiare ogni cosa.
Ed infine gli sfuggì, quell'urlo, fino a quel momento soffocato in gola.
Esploso come se gli avesse fino in quel momento riempito il petto.
Quel nome.
Urlato a pieni polmoni.
Carico di tutta la sua paura.
Carico di tutto il suo terrore.
Carico di tutto.
Anche di quello che fino a quel momento aveva giurato di non sentire.

- HERMIONE! -

***


Hermione socchiuse un occhio, mugugnando qualcosa, mentre riprendeva coscienza. Prima di concludere il ruzzolone doveva essere svenuta.
Ma ora, ora che la sua coscienza era tornata del tutto presente poteva sentirlo.
Il dolore.
Il dolore pulsante e insopportabile del polso rotto, della pelle graffiata in vari punti, il sapore metallico del sangue in bocca. Della botta che la testa doveva aver dato, vista la sensazione di nausea e stanchezza.
Strinse gli occhi, cercando poi di riaprili lentamente. Per la prima volta ringraziò che fosse notte. Una luce troppo forte sarebbe stata insopportabile in quel momento.
Inutile dire che, in effetti, se non fosse stato buio non sarebbe caduta.
Qualche istante dopo aver riaperto gli occhi, sentì la voce di Harry Potter chiamare il suo nome.
Sgranò gli occhi, schiudendo le labbra. Troppo stupefatta e sollevata per pensare a nulla.
Non stava chiamando "la secchiona".
Non stava chiamando "Granger".
Non stava chiamando "la Caposcuola".
Stava chiamando Hermione.
Hermione e basta.
Era Harry che chiamava Hermione, con ansia e disperazione troppo evidenti per poter essere ignorate. E dal suo tono sembrava che non fosse la prima volta che la chiamava.
Strinse gli occhi, prima di cercare di farsi forza sul braccio sano.
E non le importava nulla se era irragionevole pensarlo. O altro.
Se era sciocco. Se era infantile. Privo di senso.
Voleva Harry. Lo voleva vicino a lei. Lo voleva .
Lui, lui e nessun altro.
Voleva l'immagine che aveva visto negli occhi di Harry, attraverso lo specchio. La voleva, e la voleva ora.
Con quel desiderio che era l'urlo di un bambino la prima volta che viene staccato dalla mano sicura materna.
Urgente, che premeva sul petto costringendola a spezzare il fiato, portandola quasi alle lacrime.
Deglutì con violenza, ed infine riuscì ad alzare la testa dolorante.
- HARRY! Harry! Sono qui! Sono qui! -
Non lasciarmi da sola.
E poi qualcosa di strano accadde. La sua voce era uscita insolita. Quasi un eco. Quasi lontana da lei. Quasi non fosse lei a chiamarlo. Una strana sensazione di...inspiegabile, in realtà. Era come se un incantesimo si fosse appena appoggiato sulla sua schiena. Come se si fosse appena svegliata da un sogno durato troppo a lungo. Ma non ebbe il tempo di ragionare su quella sensazione perchè dei movimenti veloci le annunciarono che qualcuno era appena comparso alla cima del dirupo da cui era scivolata. Si spostò di fianco, appoggiandosi sulla spalla e alzando lo sguardo.

Harry.

***


Fu questione di pochi istanti in realtà. Si sentì sollevare da una forza apparentemente invisibile, tirare su come in un abbraccio rilassante, come fosse un angelo a prenderla da sotto la schiena e tirarla su. Poco dopo, era fra le braccia di Harry. Non era un angelo, ma era caldo. Era rassicurante.
Sapeva di casa.
Le venne automatico allungare le dita verso il suo braccio. Non perchè avesse effettivamente paura di cadere. O di qualcos'altro.
Semplicemente era fiducia.
Fiducia. Scontata e naturale.
Non c'era nessun ragionamento dietro quella stretta. Nessuno.
Deglutì appena, cercando di distogliere lo sguardo, mentre si sentiva sistemare contro quel petto adolescente e ben formato, che non aveva mai conosciuto la fame o i maltrattamenti.
Non capiva bene cosa stesse facendo il ragazzo, e in effetti faticava anche a rendersi conto di essere in uno stato di difficile reattività.
Fino a quando non si accorse che il polso non le doleva più.
Corrugò la fronte, mentre lentamente riprendeva coscienza di se.
- Come...? Hai la bacchetta...? -
Era la prima volta che si parlavano. La prima volta che un suono usciva dalle loro labbra da quando si erano ritrovati.
Strano.
Non potevano essere stati separati per più di un'ora.
Perchè le sembrava di aver aspettato quel viso per anni?

Come qualcosa che le aspettava di diritto e che le era stato portato via ingiustamente.
- E' comparsa quando mi hai chiamato. Evidentemente l'incantesimo della stanza è finito - commentò, semplicemente.
Il suo tono aveva qualcosa di tranquillo, ma allo stesso tempo tradiva una certa agitazione. Continuava a non guardarla negli occhi.
E lei si scoprì dispiaciuta di non poter fissare quegli occhi verdi.
Ma lui lo sapeva. Lui lo sentiva. Se l'avesse guardata lei avrebbe visto. Avrebbe letto con tranquillità in quei frammenti di smeraldo.
E lui non si sarebbe potuto nascondere a quello sguardo se non evitandolo. E non era sicuro di voler rivelare a lei quello che nemmeno lui aveva ben capito.
Hermione si costrinse a lasciare il suo braccio, allungando la mano a controllare la sua cintura.
La bacchetta era lì, esattamente come Harry aveva detto.
Si stupì di non esserne eccessivamente sollevata.
Nessun sollievo era paragonabile a quello della sua presenza.
Ritrovò il suo braccio, anche se con più impaccio, cercando la forza per mormorare qualcosa come "dovremmo capire che fare" "dovremmo capire dove siamo" e cose simili.
Cose da Hermione Granger.
Cose da lei.
Ma non ci riuscì, limitandosi a rimanere lì, fra le sue braccia.
Fu dopo un tempo che sembrò interminabile (può il tempo rendersi apparentemente infinito e allo stesso tempo troppo, troppo, breve?) che Harry la tirò su, facendola appoggiare a se. Rimasero entrambi in un silenzio muto e riflessivo. C'era qualcosa che vagava nell'aria che non volevano, che non dovevano, dire.
Qualcosa che non dovevano neanche dire a loro stessi.
Hermione scostò gli occhi dal paesaggio scuro, aggrappandosi alla sua mano.
Fu quasi come una scarica elettrica fosse passata attraverso loro dalle mani. Quel modo un pò infantile di affidarsi.
Quei piccoli contatti che fanno la vera intimità.
Perchè le dita s'intrecciano con qualcuno di cui ti fidi. E' un affidarsi, quasi. A qualcuno che non si ha paura di seguire, in silenzio.
Una mano.
- S- senti, Har-...Potter, Potter....-
- A questo punto puoi anche chiamarmi Harry, sai? - replicò lui, e a lei parve che ci fosse una venatura di delusione nella sua voce.
- Harry. -
- Dimmi.-
Strinse la labbra con un poco d'impazienza. Non era facile parlare ora. Non stava rispondendo alla solita domanda a lezione. Niente del genere.
Non lo sapeva nemmeno con esattezza cosa volesse o non volesse dire.
- Allora? -
- Grazie. -
- Mh.- mugugnò lui un poco in imbarazzo, come tutta risposta. Hermione non sapeva il motivo, ma le sfuggì un sorriso addolcito. Quasi tenero.
C'era qualcosa di dolce nel suo modo di rispondere a monosillabe, dimostrazione di una timidezza che gli era impressa in fondo.
Ottenne quasi un nuovo coraggio. Inspirò profondamente, e alla fine si decise a parlare di nuovo.
Doveva chiarire. O, almeno, capire cosa sarebbe successo se fossero riusciti a tornare ad Hogwarts. Potevano pensare a come tornare, ma dopo.
Perchè l'idea che tutto tornasse a come era prima, una volta tornati, la tormentava più di non tornare affatto.
- Sen...-
Ma non riuscì nel suo intento.
- LO SAPEVO! SIETE DEI PAZZI! E comunque è SLEALE! -
Harry e Hermione si ghiacciarono sul posto, quando la terza voce, ben conosciuta, intervenne. Davanti a loro c'erano due Gryffindor, accanto alla McGonagall. La donna spostò lo sguardo fra i due, ancora troppo sotto shock per poter realizzare che, in effetti, la "foresta" era la Foresta Nera. E che, in effetti, erano tornati ad Hogwarts.
La donna troneggiava davanti a loro con le braccia incrociate e il sopracciglio pericolosamente inarcato.
- Si può sapere che vi è passato per la testa?! Nascondervi qui per un intero giorno! Signor Potter! Signorina Granger! Siete due Caposcuola! Cinquanta punti in meno ad entrambe le case! -
Ma i due non sembravano ancora intenzionati a reagire. Continuavano a guardare la McGonagall, stupefatti.
La consapevolezza che non si erano persi nel nulla si fece man mano strada nella loro mente, mostrando loro in effetti quanto avessero avuto paura di non tornare affatto. Erano a casa. Erano tornati, erano...
Erano nel luogo che li aveva visti divisi.
Quel pensiero sembrò colpire entrambi nello stesso momento.
Spostarono contemporaneamente lo sguardo l'un all'altra, come reazione istintiva.
E in qualche modo si resero conto che la loro paura di essere separati era ridicola.
Per il semplice fatto che capirono di averla nutrita entrambi.
La ragione di tale paura, ovviamente, era ancora troppo presto per essere ammessa.
Troppo, troppo presto.
Prima che potessero felicitarsi di tale scoperta, però, si trovarono magicamente tirarti per un'orecchia per alcuni metri, durante i quali riuscirono a scambiarsi un breve sguardo che avrebbe potuto essere sorridente, se non fosse per il dolore all'orecchio, ovviamente.
Quando fu loro concesso di camminare da soli, vennero affiancati da un divertito Caposcuola di Gryffindor.
Sebbene non osasse guardare Hermione, Ron lanciò un'occhiata da sfottò a Harry. La sua felicità dipendeva dal fatto che Gryffindor aveva vinto, naturalmente.
- Complimenti -
- Ron...ti prego...-
- Oh, avanti, Harry, una bella trovata...Non fosse che ti sei portato questa donna noiosa dietro, ma come hai fatto a sopportarla? -
- Weasley! - strillò Hermione, indignata dall'offesa - Non ti permettere! -
- Oh, si che mi permetto. -
- Voi due smettetela... - bofonchiò Harry, cercando di ignorare il fatto che uno dei suoi pochi amici di Gryffindor e....Hermione stessero litigando con lui in mezzo. Cosa ben difficile considerando che gli strilli passavano attraverso il suo di udito.
- Mi ha offesa! - scattò Hermione, irritata - L'hai sentito? Mi ha offesa! -
- E lui che dovrebbe fare, difenderti? -
- Oh, maleducato scimmione che non sei..-
- Ho detto piantatela! -
- POTTER! GRANGER! WEASLEY! In punizione tutti e tre! -

***


Hermione stava osservando il ritratto delle tre donne, con la fronte aggrottata. Spostò lo sguardo fra le tre, che le sorridevano con aria saputa. Era qualcosa che veramente faticava a capire. Ogni volta, da allora, sorridevano. Come se avessero capito benissimo cosa fosse successo...
Beh, le sarebbe piaciuto essere informata.
Insomma, qual era lo scopo della loro "missione".
Fece una piccola smorfia, inchinandosi a leggere una piccola targhetta sul fondo, almeno avrebbe scoperto come si chiamavano e chi...
Sulla targhetta non c'era scritto il loro nome, ma una strana frase di cui a lei sfuggì totalmente il senso.

"Ciò che il mondo ha spostato, il tempo rimette al proprio posto"


- Maghi. - borbottò lei, sistemandosi la divisa da Ravenclaw meglio addosso a se, e tirando i lembi del maglione bruscamente verso il basso.
Stava per voltarsi e andarsene quando una voce ormai familiare la richiamò. All'inizio del corridoio c'era Harry, che la salutava con un cenno della mano.
- Sbrigati, Dumbledore ci vuole in Sala Grande...Tutti...-
Hermione alzò gli occhi al cielo trattenendo un'espressione esasperata.
Questo non poteva che essere un pessimo segno.
Ritornò con gli occhi su di lui, che la attendeva, la mano protesa e un sorriso sulle labbra.
Risorrise di rimando, avvicinandosi.
Un pessimo segno talvolta poteva essere addirittura piacevole. In particolar modo se conteneva una sfida con Harry Potter.


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Miyaki parla a vuoto e s'inchina in cerca di perdono
Non riesco a credere di aver finito...lo so di avervi fatto aspettare molto e chiedo umilimente perdono, ma purtroppo l'università e altri impegni hanno ucciso la mia capacità di scrivere. In ogni modo questa è finita.
Mi sono presa un bel pò di tempo per finirla perchè speravo di darvi un finale degno di questo nome. Insomma, non mi chiamo mica JkRowling io u.u (ok, ogni riferimento a Deathly Hallows è puramente casuale, sono ancora sotto shock, e io l'ho letto!).
Scherzi a parte, spero che questa conclusione vi sia piaciuta.
Avrei in mente un sequel, ma...non vi prometto nulla, prima penso alle altre.
Purtroppo ultimamente scrivo proprio poco, sono più impegnata in questo - > HARRY POTTER RPG a cui sto lavorando insieme ad autrici come LadyofDarkness, Luna Malfoy, RytaHolmes *___* Daisy..Sunny...la mia socia Briseide e via discorrendo u_u...purtroppo è HBP Canon perciò è Side, ma i personaggi minori alcuni hanno bellissime trame ^_^. Leggete, leggete ^_^.
Cercherò di mandare avanti tutte le fanfiction, in ogni modo...per ogni cosa, per quelle che veramente vi interessano di FF, mandatemi un email, così so in quale preferite che io mi impegni a finire e mandare avanti in tempi umani ^^; Sicuro continuerò Alliance, per Wicked Game...devo ancora ben vedere, teoricamente non manca molto, ma ho un pò perso il filo.

Un bacio a tutti!!!
  
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