Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: marig28_libra    11/01/2013    3 recensioni
Lutti, incertezze, paure, lotte. La vita dell'apprendista cavaliere si rivela assai burrascosa per Mu che ,sotto la guida del Maestro Sion, deve imparare a comprendere e ad affrontare il proprio destino. Un destino che lo condurrà alla sofferenza e alla maturazione. Un destino che lo porterà ad incontrare il passato degli altri cavalieri d’oro per condividere con essi un durissimo percorso in salita.
Tra la notte e il giorno, tra l’amore e l’odio, Mu camminerà sempre in bilico. La gioia è breve. La rinuncia lacera l’anima. Il pericolo è in agguato. L’occhio dell'Ariete continuerà però a fiammeggiare poiché è il custode della volontà di Atena ed è la chiave per giungere al cielo infinito.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Mu, Aries Shion, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'De servis astrorum' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

Il cielo non si trova  né sopra né sotto,
né a destra né a sinistra;
il cielo è esattamente nel centro
del petto dell'uomo che ha fede! “

( S. Dalì )


 

 

 

Annaspavano in quel modo gli animali colpiti a morte?
Rovesciavano fiati di bile e sudore  gli animali colpiti a morte?

Mille. Centomila. Un milione…
Milo non aveva cognizione di quante fossero le zampe e le code degli scorpioni  che gli vagliavano  la pelle…
I bronchi si stavano inturgidendo di un muco venefico che serrava i condotti d’aria salubre.
Il sangue si rimestava nelle vene in vortici d’endemica danza ottusa. 
Il cervello, ramingo in una galassia senza stelle, non riusciva più a sintonizzare i propri sonar  verso l’esterno.

Il ragazzo stava per essere tumulato sotto strati neri di aracnidi che formavano un rilievo di bitume  glutinoso.
Quegli insetti camminavano l’uno sopra l’altro emettendo suoni ticchettanti, sabbiosi e quasi rarefatti.
I loro dorsi si muovevano tessendo una prigione divoratrice, una cappella dalle decorazioni depauperanti di vita.

Icelo ammirava ,con famelico compiacimento,  l’incantesimo: era  vanitosamente commosso dai propri lugubri prodigi. Non vedeva l’ora di sentire la sfrangiante sinfonia della carne di Milo maciullata dalle chele del veleno.

- Ecco il modo in cui finiscono trangugiate le bestioline prive di vere armature! – rideva – non riescono proprio a guardarsi dentro!

Il sollazzamento del dio venne interrotto da un fragore di teli strappati.
Il cielo della dimensione brizzolata di neve venne  squarciato  da tre guerrieri.

Saga, Mu ed Aldebaran piombarono sulla distesa di ghiaccio biancastro ed amarulento.
 
- Andate a liberare Camus e Milo! -  fece Gemini ai compagni –  mi occuperò io di questa bestia!

La divinità sghignazzò divertita.

- Che piacevole comparizione! Non solo ho quei  vermi di Acquarius e Scorpio ma Morfeo mi spedisce pure questo bel terzetto!

Schiantò il proprio pugno per terra  aprendo un crepaccio nero.
I cavalieri saltarono tempestivi sulle sponde dell'abisso.  Saga si trovò da una parte mentre gli altri due  dall’altra.

- Muoviamoci, Aldebaran! – esclamò Mu iniziando a correre.

- Credete davvero che  vi lasci scampare così?! – sbraitò Icelo preparando un altro attacco.

Galaxian explosion!!

Un’ondata di meteore e stelle dorate si abbatté sul demonio. 

- Fantastico! – si meravigliò il Toro– hai visto, Mu? Icelo è con le chiappe al suolo!

- Al! Ti prego!

Il dio si levò in piedi espirando con  rabbiosa vendetta.

- D’accordo, Saga di Gemini – sibilò roco – massacrerò prima la tua anima e poi mi occuperò di quei due…soprattutto l’allievo di Sion.

Saettò un’occhiata triturante e tuonante a Mu.
Il ragazzo, sebbene volasse lontano, si accorse di quel volto nefasto.

Si bloccò come fosse stato impalato all’improvviso.
Tutto attorno gli si tinse di viola e d’ebano…tutto gli divenne una  diapositiva di morte.

Uno strano bruciore ,poi,  lo ridestò nuovamente.

- Mu! Che ti prende?! – domandò scosso Aldebaran.

- S-stai tranquillo… non ho…niente…

Scettico, il colosso riprese a muoversi rapidamente.
Mu afferrò,  da sotto il suo mantello,  l’amuleto con la  testa d'Ariete.

Scottava. Pareva baciato dalle labbra incandescenti della lava.
L’occhio rosso brillava insolitamente sanguigno e abissale.
 

 


Il litorale del Pireo fluttuava niveo, sparuto, smussato dalla nebbia: era allucinato di sonno e spettrale attesa.
L’Egeo lo sorreggeva con onde adipose che mangiavano il blu grigiastro di un cielo accartocciato. 
Atene somigliava ad una sposa novella sorretta dal coniuge Mare: era una vergine svenuta dinanzi  ad un’incognita vita che le si schiudeva.

Dall’ enorme  trireme, il piccolo Camus contemplava, ansioso,  quella scia di terra lattiginosa.

- Tra poco attraccheremo! – lo rassicurò con un sorriso Milo -  quando saremo sulla banchina ti porterò dalla  Volpe Bianca.

- Dovrò  viaggiare con lei?

- Assolutamente sì! 

- E tu che farai?

- Continuerò la mia strada.

- Com’è ?

Il bambino greco contrasse  la bocca.

- È   piena di sole ma ha anche buche, sassi e pozzanghere…

- Non posso venire con te?

Milo posò una mano sulla spalla del francese.

- Tu hai la tua di strada. Devi fare quella.

La nave giunse al porto.
I  bambini scesero sulla proda del molo di fronte ad una moltitudine di edifici avvitati nel silenzio e disadorni di persone.

- Non c’è nessuno! – constatò allarmato Camus.

- All’inizio pare così – gli rispose l’amico -   piano, piano che andrai avanti ti accorgerai che non sei il solo a camminare.

Lo condusse fuori la zona  dell' approdo.
La bruma assediava,  con vesti di talco, qualunque cosa.
Si proseguì per alcuni istanti fendendo la  condensa leggera e paralizzata.

- Eccola, Camus! Guarda! – esclamò Milo.

Il  ragazzino scorse,  dinanzi ad un incrocio di strade, una piccola sagoma.
Gli venne incontro felpata, fine, morbida.

Era un canide dalla lunga e spumosa coda. Una creatura dal manto luminoso e ialino.

Era la Volpe Bianca.
Si fermò solenne ed aerea…

- Devo andare, adesso…– disse Scorpio.

Camus lo fissò con tacita supplica, con sentito sconforto.

- Ehi!  Mica ci diciamo addio! La mia via è  proprio di fianco alla tua ! Saremo vicini!

 -  Milo…correremo assieme?

- Contaci!

L’amico gli donò un abbraccio d’ilare affetto prima di tuffarsi come un delfino d’oro nei fiotti di un mare nuvoloso.

La Volpe Bianca mutò in donna. Apparve una sacerdotessa dai capelli castano miele, ornata da una magnifica armatura argentea, blu e lilla. Aveva la spalliera destra a forma di volpe, l’altra a forma di coda.
Portava una maschera grigio seta.

Era Eirene.

- Andremo a nord – enunciò lene  e fredda – comincerai a correre…Vedrai la neve che cadrà, vedrai l’inverno che soffierà. Non ti azzardare ad inciampare. Se ti fermi verrai assiderato.

 
 


Uno spiraglio.
La coltre rappresa degli scorpioni parve districarsi…
Milo aprì faticosamente gli occhi con la bocca che salivava sangue e veleno…I suoi sensi riuscirono ad afferrare, inebetiti, una coppia di cosmi molto famigliari…Il primo gli era vicinissimo, il secondo si mostrava leggermente più distante…

- Milo. Resisti.

Una  mano lo prese per un avambraccio.

Star light  execution!!

Un lampo giallo e violento fece detonare , in una fontana d’olio nero,  tutti gli insetti  che tartassavano gli arti e la mente.

Scorpio venne sorretto dal cavaliere dell' Ariete.

- M-Mu…co-com-me…

- Non affaticarti e lasciati vedere le ferite.

Il tibetano lo posò delicatamente a terra.

- Cacchio!! – gridò spazientito  Aldebaran – non riesco a spaccare questo monolite bastardo!

Era da interminabili minuti che il ragazzo , con miriadi di great horn   e  potentissimi pugni,  stava tentando di rompere la prigione di Camus.

- Ci deve essere  qualche strano sortilegio – disse Mu fissando scuro la bara ghiacciata – la tua forza è in grado di ridurre a pezzi persino la pietra!

Milo, tossendo indolenzito, rispose:

- I…vostri a-attac-chi…non servono a…niente…Quel…figlio di puttana…di Icelo…

Tentò di sedersi, ma l’apprendista di Sion lo costrinse a tornare sdraiato.

- Mu…Aldebaran…tutto…d-dip-pende…d-da…Camus.

- Oh, merda! Che significa?! – esclamò il Toro.

L’Ariete deglutì aspramente.
Col cuore gonfio di tensione,  contemplò Acquarius cilestrino di sopore letale.  Il sovrano delle Fobie l’aveva relegato in un universo subacqueo. 

- Se Camus non vorrà svegliarsi…- articolò spinato il tibetano – rimarrà per sempre chiuso lì dentro.

Aldebaran provava una disperazione  lancinante verso il francese; con costui  vi erano state perennemente incomprensioni, silenzi, piccoli alterchi  e…un’ultima grande litigata. Sapeva che non esistevano affetto fraterno o stima  . Egli  si considerava, ciononostante,   al medesimo livello del fango:  aveva i difetti dell’irascibilità  e dell' impulsività  però detestava francamente uscire da un dissidio senza chiarimenti e  riappacificazioni.
Stava troppo male. Quant’era orribile pensare che le ultime parole rivolte al guerriero della Siberia sarebbero potute restare: “Perché non pigli un volo di sola andata per l’Antartide?! Ah,  già! Dimenticavo!  Non ne sei capace visto che te la fai ancora sotto alla vista d’un aereo! “

- Maledizione! – vociò esasperato sbattendo una mano sul terreno.

- Aldebaran! – si rivolse Mu – non perdiamo la calma! Bisogna intanto curare Milo!

Stringendolo per le spalle,  sospese la mano destra   sul suo torso martoriato. Nell’attimo in cui fece schiudere l’energia terapeutica, l’amuleto dell'Ariete riprese ad ardere anomalo.
La sferetta di luce linizzante si incendiò in maniera imprevista e pericolosa.

- Per la miseria! – esclamò l’allievo di Sion azzerando il flusso di potere – che  mi sta succedendo?!

- Si può sapere cosa hai? – chiese seccamente il Toro – anche quando stavamo correndo qua ti  eri  imbambolato in modo strano! 

- Non lo so…il medaglione che ho al collo…è diventato di nuovo  ustionante!

- Eh?!

- Sì! Come se fosse passato su un braciere !

- Meglio se provvedo io a lui …

Il mastodontico giovane si chinò sul cavaliere dell'Ottava Casa lasciando sprigionare la forza curativa del proprio cosmo…I tagli e  gli innumerevoli morsi degli scorpioni si assorbirono abbandonando sulla pelle soltanto ombre di lividi grigio cenere.

- Dov-ve è…finito Aiolia ? - parlottò Milo.

- È al sicuro  nell’ospedale del Grande Santuario – lo  tranquillizzò Mu – siamo riusciti a trovarlo e il mio Maestro l’ha teletrasportato al di là delle barriere di Icelo.

Sul viso del ferito comparve un sorriso debole ma fortemente rincuorato.

Un terrorizzante  scoppio  proruppe, repentino,   in lontananza.
Seguirono delle urla.
Dalla terra lattescente e rafferma fuoriuscirono  degli enormi paraventi dai riverberi d’acciaio. 

I tre ragazzi intravidero, attraverso la polvere nevosa, il luccichio febbricitante di Saga che tentava di resistere agli assalti della divinità dell’incubo.
Il potere di quel demonio frammentava  la dimensione spaziale  creando specchi che respingevano e dilaniavano  gli attacchi dei nemici.
L’armatura dei Gemelli si stava spaventosamente danneggiando. Se il suo possessore  si reggeva ancora in piedi lo doveva ad uno  straordinario talento che, tuttavia, stava vacillando…

- La tua destrezza è  stupefacente! – s’entusiasmò perfidamente Icelo – comprendo l’ammirazione di Sion nei tuoi confronti! Mai mi sono così adirato e divertito  duellando contro un ignobile umano!

Il giovane ansimava stringendo i denti.
I  lunghi capelli , scarmigliati e inumiditi dal ghiaccio,  continuavano a brillare del loro blu intenso e fluttuante.
Gli occhi verde scuro erano affissi, come chiodi, ai muri dell'avversario.

- Soccomberai   al secondo atto di questo spettacolo?

Il dio si tolse il chitone viola mutandolo in un turbine strepitante che  avvolse la sua figura.

Saga reclinò il capo e alzò le braccia  per schermarsi dall’impeto della corrente.
Quando essa cessò,  trascolorò.

Icelo era coperto da una corazza nera, artigliata…selvatica. Sorrise più orrendo del consueto : i suoi denti erano aumentati in lunghezza, allo stesso modo degli artigli delle mani.
Indossava un  elmo che somigliava vagamente a  quello di un samurai ed evocava il cranio del diavolo. Un paio di corna appuntite luccicavano ridenti e vogliose di sangue.

 

 

I piedi tamburavano, simili a  zoccoli di cervo, le piste gelate.
Eirene e Camus erano gettati nella danza inesorabile dei fiocchi di neve. Si stavano avvicinando all’estremo Nord.
Ad ogni nuvola calda che fumava dalle labbra, ad ogni dolore della corsa che si dilatava, Acquarius vedeva le proprie membra maturare. Le gambe si elevavano, le braccia si irrobustivano, i capelli  volteggiavano sulle spalle che s’ampliavano. Il viso diveniva più ovale livellando le friabili rotondità infantili.
Gli occhi continuavano, però , ad essere tremolanti fiammelle blu.
La Maestra lo constatava chiaramente.

- Il tuo sguardo – disse ella- è stoffa che può ancora stracciarsi…devi farlo trasformare in zaffiro. Pietra  intaccabile. L’inverno non ha né l’odore dei fiori, né la tenerezza dei frutti. Non ha né il tempo di piangere, né di soleggiare.

- Maestra -  fremé  il discepolo – la neve…è come se tentasse di soffocarmi la vista…

- Non glielo permettere. Se essa ti annebbia sarai incapace di saltare  questi fossi.

La donna accelerò vertiginosamente l’ andatura.
Il ragazzo la vide allontanarsi…
Pochi secondi dopo, scorse la sua sagoma che spiccava acuti balzi: sorvolava una roggia dietro l’altra  ballando ancestrale come un  antico guerriero,  dardeggiando tagliente con la grazia  d’un ninja.

Sì. Anche lui doveva librarsi. Scordare le sferze del gelo per divenire gelo.
Le lande del letargo, le perturbazioni che sottraevano qualunque Sole, il cielo che permaneva buio... Sarebbe stato il suo regno… Il freddo spietato, essiccatore, nutritivo e volante.

Un rifrazione fulva attirò, ad un tratto, Camus…Proveniva da una piccola collina…

Il giovane aggrottò la fronte…
Una figura lo  osservava fiduciosa da quell’estremità…

Era Milo.

Gli sorrideva muto ma altisonante.
L’azzurro del suo sguardo lo aveva sempre seguito, simile ad un’effervescente cometa.

Il francese ricambiò con profondità quell’espressione, avvertendo le onde sonore del proprio cuore intersecarsi con quelle dell'amico oltre la distanza che s’abrogava insignificante.

Tornò ad analizzare la distesa dei fossati che lo separava da Eirene.

Nessuna vuotezza si sarebbe versata su di lui.

Preparò i muscoli degli arti inferiori e superiori.
Si lanciò.

Sbriciolò i cristalli del ghiaccio col corpo e con gli occhi. Saltò sulle sottili cornici che separavano le voragini, quasi annullando la gravità, senza sentire i grammi del respiro che gli ricordavano il peso dei polmoni.
Eseguendo un salto mortale, nell’aroma cotonato dei fiocchi, atterrò dinanzi alla Maestra, in piedi, solido.

Nonostante fosse coperto dalla maschera, il ragazzo avvertì la carezza del sorriso della donna.

- Sei stato eccezionale!

Acquarius si voltò a sinistra.
Una ragazza biondissima e piccoletta lo stava ammirando con una macchina fotografica in mano. Indossava un pesante cappotto verde scuro e degli stivali di pelliccia.

- Odette!

- Ho ripreso qualunque tuo salto. Movimenti splendidi, equilibrati. Nessuna sfocatura…eppure…mi manca …il tuo più grande volo. Non ho ancora colto la luce e l’istante perfetti…

Abbassò gli occhi rosei un po’ intimidita, un po’ abbattuta ma comunque speranzosa.
Nel vento glaciale, Camus si sentì invadere da un calore squisito e cullante come una tisana che  irrigava li ventricoli del cuore.
Era dolcemente legato a quella fanciulla, alla mansuetudine decisa e irrinunciabile che gli  trasmetteva. Il  lembo di spiaggia estiva che desiderava inalare era lei; la tranquillità e la sicurezza  con le quali discorrere in eterno.

- Ci saranno la luce e gli istanti perfetti – affermò avvicinandosi ad ella – sto correndo per  diventare completamente inverno.

L’adolescente sollevò  il viso. L’angustia le lampeggiò nell’animo.

- Sì…- sussurrò  – ti devi fortificare come i ghiacciai perenni, ma non…ibernarti.

Camus adorava guardarla e inquadrare ciascun suo particolare: l’espressione puerile e adulta, le guance lisce, la bocca tenera e vermiglia, il naso minuto, i capelli corti e morbidi.
Non era  innamorato di lei. Il cuore non gli batteva violentemente… Malgrado questo, non riusciva a spiegarsi l’indecisione che provava nel pensare di coccolarla o meno…Non avvertiva l’ attrazione sensuale verso un’amante di passaggio…eppure… nessun’ altra fanciulla era in grado di avvincerlo in quel modo.

- Odette – sorrise – se lasciassi assiderare il mio petto non credi che  morirei?

- Azzardati a fare una cosa del genere!

- Ci mancherebbe altro.

Le strinse affettuosamente le spalle e si chinò a baciarla sulla guancia.

- Ti aspetto, allora…- arrossì lei.

- Lo so, bimba pulcino.

La ragazza, ridendo piano, gli prese la mano.

- Vinci la bufera.

Camus dovette, controvoglia, allontanarsi.
Eirene lo attendeva per portarlo innanzi all’ostacolo definitivo.


 

 

Saga correva variando direzione, saltando. Recideva l’arena albicante del duello.

Icelo gli stava alle calcagna, galoppando come un orribile animale: un lupo dalle zanne  d’erebo.

Mu non sapeva se Gemini possedesse maggiormente la potenza aurea del ghepardo o la disperata eleganza dell'antilope. Era talmente inquietante il contrasto col diavolo dell'incubo che i confini tra anelito  e annegamento si confondevano.

Ad ogni assalto del dio il guardiano della Terza Casa si riparava capitombolando per terra e rialzandosi.
Perdeva pezzi d’armatura. Si mostrava un albero d’autunno  depredato  delle ultime foglie dorate.

Icelo era il razziatore, il nero occhio della violenza perfetta.
La sua vittima  metteva in atto una verticale dietro l’altra, uguale ad un acrobata che esegue un numero su un fil di ferro. Non riusciva a pensare ad un’efficace soluzione, ad una via d’uscita…

- Devo  teletrasportare Milo – fece Mu.

- In che modo? – lo interrogò Aldebaran – Per poco lo bruciavi !Quel tuo ciondolo si sta comportando in maniera strana!

- Hai ragione, ma restare qui è troppo pericoloso per lui.

- Vuoi tentare comunque?!

- Sì.

- Oh, Cielo! Ma così perderai  molta forza vitale! Non hai il supporto di Saga!

- Ho l’energia del Maestro Sion.

Per un istante, Mu tacque affannato.
Cosa stava accadendo alla sua Guida? Quali trappole era in grado di tendere Morfeo?

- Ehi…- lo chiamò il brasiliano – è meglio che ti trasmetta un po’ del mio cosmo…

- No, Al.

- Perché?

- È un mio rischio. Stanne fuori.

- Sei matto?!

- Mi occorre concentrare ed espandere lo spirito.

- Hai il coraggio di dirlo con quella faccia?

- Non provare a interferire col mio potere.

- Ecco! La testa dura dell'Ariete!

Un minaccioso rantolo interruppe i due amici.
Un fischio asciutto e metallico.

- Toglietevi di lì! – urlò Saga.

Una miriade di lastre acuminate si scagliò contro i giovani.

- Crystal wall!

Mu elevò, fulmineo, l’enorme barriera dagli  iridescenti riflessi d’arcobaleno.
I terribili fendenti si polverizzarono.

- Sei in gamba, allievo di Sion – ghignò Icelo – muoio dalla curiosità di vedere come ballerai quando ti mostrerò la sorpresa che ho in serbo per te…Non so se sul tuo amato Maestro potrai contare…Morfeo è intransigente verso coloro che alzano un po’ troppo la testa.

Il tibetano si agghiacciò con ogni capillare del  corpo.

- Sai una cosa, bestiaccia? – sbottò il Toro – quella baldracca di  tua mamma non avrebbe dovuto partorire te e i tuoi fratelli!

La divinità  deformò il proprio volto, colando sfumature fegatose:

- Ammasso di sterco che non sei altro! Come osi oltraggiare la dea Notte?!

Stette per lanciarsi contro  il ragazzo, quando Saga lo ghermì brutalmente.
Gli bloccò il collo con l’avambraccio. Lo costrinse a genuflettersi  allo stesso modo del minotauro strangolato da Teseo.

- Mai – gridò  Icelo – mi farò calpestare da un bastardo essere umano!

Dilacerò, con un morso, le carni del braccio di Gemini.

 

 

Una parete ghiacciata regnava, incurante, sul sentiero.
Era così alta da non consentire più alla vista di discernere i nembi del cielo. La superficie di quel muro  pareva diluirsi con prepotente mollezza nell’etere. L’avorio granelloso della neve s’arrampicava irraggiungibile e sconfinato verso l’alto.

- Maestra – notò Camus – la strada termina! Non vedo altro!

La muraglia s’estendeva orizzontalmente e verticalmente sprovvista di alternative.

- E’ una tua impressione – rispose Eirene – hai guardato bene lassù?

Il discepolo levò lo sguardo.

- Ci sono nuvole grigie e bianche.

- Sei sicuro?

- Beh, sì...

- Sei sicuro di vedere…un cielo?

- Certo, se no da dove darebbero venuti tutti quei fiocchi di neve?

- Osserva bene.

Camus scandagliò con lo sguardo tutta l’altura celeste…fumarole di nugoli impalliditi, polvere di luce foderata nel sonno…
Cosa intendeva dire la guerriera?
Continuò a contemplare…
Si accorse di qualcosa di strano.
Un piccolo riflesso scivolò sulla volta…sulla volta che splendette, per un breve attimo, piatta e fissa come  un coperchio colossale.

- Non è possibile!

- Hai compreso -   mormorò Eirene.

- Il cielo è…è…ghiaccio?! Una lastra di ghiaccio?!

- Sì, Camus. Non siamo in superficie.  Da quando hai abbandonato  la Francia sino a questo preciso istante, hai corso su un fondale.

Il ragazzo , sbalordito, osservava lo spettacolo che sorvolava il suo capo.

- Maestro Camus…Maestro Camus…

Delle voci di bambini provennero da oltre quella placca.

- Hyoga! Isaac! – fece il giovane.

- Camus! Camus! Camus!

Altri echi angosciati lo chiamarono…appartenevano ai suoi compagni, ai suoi amici.

- Ti stanno aspettando tutti in alto – gli rivelò Eirene – ora anche io sarò lì…hai visto quella parete? Altro non è che la base di un iceberg. L’iceberg che ti offrirà la cima di salvezza se tu romperai lo strato  della tua apnea.  

Suoni di oscillante e pesante ribollimento di acque.
Il ragazzo si volse a destra e a sinistra.
Stava per essere inghiottito dai manti di due corposi marosi.

- Camus…- disse la Volpe Bianca- è ora che tu risorga.
 

 


Icelo aveva preso a scatenarsi contro Aldebaran e Mu.

Saga giaceva per terra, preda del dolore causatogli dalla zannata dell'Incubo.
Si guardava l’avambraccio destro che sgocciolava sangue dalla profonda ferita: i muscoli si erano talmente sfatti da scoprire il bianco fradicio delle ossa.
Intrappolando le urla di dolore tra  i denti, il giovane pensava , comunque,  a come sostenere i due apprendisti che proteggevano Camus e Milo…
Pareva pressappoco irrealizzabile  un aiuto ma bisognava farlo.
Doveva raggranellare la forza che gli era rimasta…

- Allora, imbecille! – gridò Icelo al Toro – scegli la tua fine: vuoi essere squartato come un bue o  fatto a pezzi come un maiale?!

Il colosso si era ritrovato, nel giro di pochi minuti, devastato dall’ira del dio. Lividi viola e  lesioni rossastre erano cosparsi dappertutto. Se non avesse avuto un corpo gigante e robusto il suo scheletro sarebbe stato già ridotto in poltiglia.

Stardust revolution!

Mu tentò di difendere l’amico scheggiando sull’avversario le sue onde stellari.
Il mostro,  tracciando con gli artigli,  una trama di linee,  suddivise lo spazio circostante.
Delle barriere lo ripararono dall’attacco che venne rispedito al mittente.
Il tibetano si vide catapultato in aria.  

- Non ti scaldare troppo, Ariete – lo schernì  Icelo – ti ho già detto che ho in serbo per te una sorpresa. Lasciami finire quell’insolente del tuo compagno!

Milo assisteva impotente e frustrato alla scena.
Non era in grado di mettersi in piedi e combattere.  Il cosmo non gli forniva alcun ausilio. Lo  sguardo, tra l’altro, faticava a restare aperto.

Idiota di un Camus! “  pensava Perché vuoi morire?! “ 


 


Vorticava, vorticava, vorticava. Elica che non conseguiva la giusta e sensata danza.
Vorticava, vorticava, vorticava. Tutto era capogiro  d’una bussola che il Nord non trovava.

Camus roteava cercando di far rimanere saldo il sangue che si agitava nel cervello.
Le correnti delle acque lo costringevano ad esibirsi in tormentate capriole.

Devo fermarmi! Devo fermarmi! “

La vertigine insisteva a circolare con la sua ipnotica gonna.

No! No!No!”

Uno sforzo sovrumano di schiena e gambe.

“ Basta dormire, sudare, tremare.”

Si fermò in verticale frenando , a braccia aperte,  la potenza dei flussi battenti.

“ Il mio nome è Camus. Il mio sangue è l’Acquario. L’Acquario del Nord, dell'Inverno.”

Congiunse in alto le mani. Un immenso alone verde, giallo e turchese gli sfociò dall’animo come un fiume di tramontana cristallina.

I ghiacciai mi appartengono. Il gelo è mio padre. Mio fratello. Il gelo sono io.”

Una scarica di lucenti fiamme artiche trafisse i  refoli dei fondali.


Aurora execution!
 

Il feretro di ghiaccio esplose in  pioggia di grandine. Il liquido che conteneva si sbrindellò al suolo.

Mu e Aldebaran sbarrarono gli occhi.
Milo ritrovò la forza per sedersi ma non per trattenere un pianto d’esasperata gioia.

Il cavaliere dell'Acquario si era liberato.
Era in piedi con le lacrime dell'apnea sconfitta che gli scivolavano dai lunghi capelli, dalle ciglia dal viso…Dalla  bocca un respiro affannato:  un anelo di cielo ritrovato che non poteva che essere stato  coltivato, con fatica,  nel petto. 

Icelo osservava  la scena con una disgustata irritazione impressa nello sguardo.

- Ce ne hai messo di tempo, razza di scemo…- balbettò Scorpio.

Camus gli si avvicinò e crollò in ginocchio agguantato dalla fatica.

- Ti pare facile riuscire a dominare veramente il freddo? – sorrise esausto e  pallido.

Mu e il cavaliere del Toro si precipitarono verso i due amici.

- Brutto surgelato! – esclamò il Toro tra l’imbronciato e il commosso – non ci provare mai più a farti imprigionare in quel modo! Io e te dovremo parlare!

Il francese lo squadrò,  altezzoso,  con un sopracciglio inarcato.
Alla fine ridacchiò piano estinguendo quella finta espressione antipatica.
Il cavaliere dell'Ariete fu  profondamente contento che  gli occhi blu di Camus e quelli bruni di Aldebaran si stessero incontrando come  mai prima d’allora.

Il dio dell'Incubo divenne ancora più bramoso di distruzione.
Fu in procinto di andare all’assalto  quando venne imprigionato da una scarica di saette viola.

- Che mi sta accadendo?! - sgolò confuso.

- Semplice. Ti ho paralizzato i muscoli.

Saga si era rimesso in piedi. Aveva concentrato  il proprio cosmo per quell’incantesimo. Il braccio continuava a perdere sangue, ma lui si era lasciato infiammare dalla tenacia.

Mu, capendo di dover approfittare della situazione, fece ardere tutta la sua energia.
Avrebbe conferito la massima potenza allo star light  extinction. Quell’ attacco, oltre a disintegrare i nemici,  poteva essere adoperato anche per il teletrasporto.
Richiamò l’aurea trasmessagli da Sion…
Avvolse i compagni in un turbine luminoso.

- Mu!- gridò il brasiliano – aspett…

Star light   extinction!

 Milo, Camus e Aldebaran evasero dalla dimensione della fobia.
Tornarono al Gran Santuario nel caldo gorgo del vortice sidereo.

Mu, pressoché esanime, cascò sul terreno.

Icelo, con un ferreo ringhio, si sciolse dalla magia di Saga.  

Si voltò verso il custode della Terza Casa.
Rimase per alcuni istanti immobile.

Il cavaliere dell'Ariete, con gli avambracci tremolanti, cercò di ergersi sul busto.

- Stendiamo un degno finale alla nostra sfida, Gemini – dichiarò l’Incubo – un finale di pathos disgraziato…scorticante…

Saga vacillò con gli occhi invasi dalla paura.
Un’orribile tachicardia gli esplose nel torace e negli organi interni. I brividi gli solcarono le costole e le vertebre una ad una.

Icelo avanzò biecamente con l’infamia arrotata d’uno schermidore e  l’ ingordigia  d’un rettile palustre.
Era pronto per saccheggiare il tempio di un  passato fuligginoso.
Era pronto per seviziare gli antri di un cuore maledetto e cadente.

 

 

 

 

 

 

Note personali: ciao a tutti!! ^^ ecco il primo aggiornamento del 2013!! Scusate, ho tardato di alcuni giorni -.-  ci ho impiegato un po’ più tempo del previsto…il cap 12 direi che ( se tuuutto va bene) lo posterò la prossima settimana! ;)  Sono stata contenta che , finalmente, si siano  conclusi ( per adesso) i calvari di Milo e Camus XD purtroppo non è finita per Saga, Sion e il povero  Mu -.- il cap 13 sarà a febbraio ( non so quando ma state certi che lo avrete XD )…La metafora che ho adoperato per la conclusione del capitolo è di matrice freudiana. La parte più nascosta dell'iceberg ( quella sommersa dalle acque ) rappresenta l’Inconscio, la parte…” mediana” il Sub-conscio e l’estremità ultima il Conscio. Ho voluto in questo modo raffigurare il percorso di risalita onirico di Camus ^^
Spero, come al solito, che vi sia piaciuto e che la mia fatica possa aver fruttato efficacemente XD
Grazie!!Al prossimo episodio!! :)

 


 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: marig28_libra