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Autore: Matarrais    14/01/2013    2 recensioni
L'acol non aiuta a dimenticare i brutti ricordi del passato, ma con l'affetto degli amici e la passione per la musica si riesce ad affrontare problemi coma la perdita di una persona cara...
Ma l'apparenza inganna:
"-Questa volta è diverso Jim. Michelle non c’è più capisci? Sono passati più di due mesi e io non mi rassegno al fatto che non posso più averla fra le mie braccia- quelle furono le ultime parole che fu in grado di pronunciare prima di scoppiare a piangere. Jimmy strinse il suo amico fra le braccia e lo coinvolse in un abbraccio forte e rassicurante..."
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ehm....mi sono resa conto che non ho fatto nessun riferimento a date e roba varia quindi volevo chiarire che quest'obbrobrio  che state leggendo è ambientato nel 2005 ai tempi di "City of evil".
Ok vi lascio leggere (se prorpio ci tenete) ci si rivede sotto :D

Dove si trovava? Non si ricordava niente di quello che era successo, o anche solo se era successo qualcosa… non riusciva neanche ad aprire gli occhi, se li sentiva pesanti. Per non parlare poi di provare ad alzarsi… non capiva su cosa si trovasse però stava comodo. Emise qualche verso strano involontariamente cercando di riprendersi da qualsiasi cosa fosse successa. Si mosse scompostamente per poi cadere di faccia per terra da quello che adesso sembrava essere un divano. Rimase per un po’ lì per terra completamente rintronato, poi nel vago tentativo di capire dove si trovasse alzò faticosamente la testa dal pavimento freddo e si dette un occhiata in giro. Tolse i capelli davanti agli occhi e cercò di sollevarsi invano da terra. Iniziava a riconoscere quell’ambiente, era già stato parecchie volte lì. Sentì poi dei rumori e mentre tentava di capire di cosa si trattasse vide, una figura imponente al suo fianco. Quest’ultima cercò di farlo riprendere dandogli qualche pacca sulla spalla e gli sussurro  -ehi amico sei completamente andato-
Il suo tono di voce era parecchi preoccupato, ma non riuscì a capire bene di chi fosse quella voce  -cerca di riprenderti, non voglio passare i guai per colpa tua-  continuò.
Iniziò a riprendere conoscenza e riconobbe i due occhi grandi e azzurri di Jimmy che lo guardavano preoccupato. Aveva detto ad Andrea che avrebbe tenuto d’occhio Syn, ma Jimmy aveva ceduto prima di lui e quindi Matt aveva pensato bene di caricarsi in macchina i due amici e lasciarli a casa di Jimmy che riuscì a riprendersi prima di Syn.
-Perché sono qui? Che è successo?- chiese Syn  con la faccia smarrita.
-Matt ci ha accompagnati a casa ieri sera. Devo dire che hai dato il meglio di te-  disse Jimmy accennando un sorriso divertito. Syn lo guardò dubbioso  -mi stai prendendo per il culo?-
-Si abbastanza-  rispose Jimmy divertito. Intanto Syn si alzò  da terra e cercò  di rassettarsi alla meno peggio: si allacciò la cintura dei suoi amati jeans scuri strappati, si aggiustò la maglietta e poi andò alla ricerca di uno specchio per sistemarsi i capelli. Quel poco di matita che aveva messo agli occhi era tutta sbavata e gli dava un aspetto simile ad uno zombi in cerca di qualcuno da sbranare. Dopo tutto aveva sempre il suo fascino. Si rivolse verso il suo amico che si muoveva goffamente per il soggiorno in cerca delle chiavi della macchina per accompagnare Syn a casa. –Che ore sono?-  chiese quest’ultimo ancora con le idee confuse.
-Sono le tre del mattino, e tu dovresti stare a casa tua possibilmente sobrio. O almeno è quello che avevo promesso ad Andrea-
-Non fare promesse che non puoi mantenere amico-  Jimmy annuì e rise. Trovò finalmente le chiavi della macchina e sventolandole per aria rispose all’amico  -ho imparato la lezione! Vieni che ti riaccompagno a casa-  Syn sembrò non sentirlo e continuò a guardarsi alla specchio sistemandosi accuratamente i capelli.
-Stiamo andando a casa non ad una sfilata di moda-  sbotto Jimmy guardandolo con aria scocciata.
-Ehi metti il caso che incontriamo una fan, che figura faccio?-  disse Syn sicuro di sé mentre gli andava incontro. Lo guardava con un sorriso sornione stampato in faccia e camminava verso la porta di casa con fare da gangster mentre Jimmy lo fissava a braccia conserte a metà fra il divertito e lo scocciato. –Hai finito?-  chiese Jimmy continuando a fissarlo.
-Di fare cosa?-
-Il coglione!-  rispose Jimmy ridendo. Intanto aprì la porta e quasi spinse Syn fuori di casa, e si diressero poi alla macchina.
-E’ come chiedermi di smettere di suonare-  disse Syn ovvio aprendo la portella della macchina ed entrando insieme all’amico.
-E invece chiederti di smettere di ridurti alla pezze ogni volte che entri in un bar è chiederti troppo?- domandò Jimmy quasi serio senza però lasciare quel suo tipico sguardo allegro. Syn sembrò scocciato dalla domanda dell’amico e scuotendo la testa come rassegnato rispose  -senti amico, io ci provo ok? Per quanto possa sembrare assurdo è una cosa su cui sto lavorando da quando…da quando se n’è andata Michelle-. 
Era chiaro come fosse rimasto scioccato da quella perdita, i suoi amici gli erano stati vicino come sempre, ma faceva troppo male. Non era in grado di accettare di aver perso la donna che amava con cui aveva condiviso tutto, gioie e dolori. Con lei ci era cresciuto e adesso era come se avesse perso tutto. Aveva perso la sua infanzia, la sua adolescenza, la sua musica. Era difficile accettare tutto questo e a lui sembrava che rifugiarsi nell’alcol fosse la soluzione più adatta al momento. In quei momenti  dimenticava tutto, si isolava dal mondo. Ma quando poi ritornava alla realtà si rendeva conto di stare peggio di prima e riprendersi era ancora più difficile.
Pensando a tutto quella che aveva passato Syn continuò a sfogarsi con l’amico  -tu non puoi capire come mi sento, nessuno può capire e spero che nessuno di voi si trovi mai nella mia situazione. Fa male Jim, se non fosse per voi adesso sicuramente starei ricoverato in qualche ospedale per coma etilico-  il tono di voce di Syn era molto basso, ma Jimmy non lo interruppe lo lasciò sfogarsi perché sentiva che ne aveva bisogno.
-E sai qual è il colmo?-  continuò  -Valary. La sua adorata gemella non si è minimamente interessata. Quando Matt l’ha chiamata per dirle di Michelle sai cos’ha risposto? “Mi dispiace davvero Matt ma sono in Europa per lavoro non posso lasciare”. Cazzo è tua sorella, la tua gemella! Come puoi fregartene così, che razza di essere sei?-  la sua voce iniziò a tremare e suoi occhi erano gonfi di lacrime. Riprese fiato e continuò  -bere è l’unica cosa che mi fa staccare la spina per qualche secondo. So che è sbagliato lo so, me ne rendo conto da solo ma è più forte di me. Non ce la faccio…-. Nel frattempo erano arrivati a casa sua e Jimmy si girò verso di lui che ormai non riusciva quasi più a trattenere le lacrime. Scesero entrambi della macchina, Jimmy gli si avvicino prese l’amico per le spalle e disse con voce ferma  -guardami. Si sistemerà tutto. Tu sei forte sei sempre riuscito ad andare avanti in qualsiasi situazione-
-Questa volta è diverso Jim. Michelle non c’è più capisci? Sono passati più di due mesi e io non mi rassegno al fatto che non posso più averla fra le mie braccia-  quelle furono le ultime parole che fu in grado di pronunciare prima di scoppiare  a piangere. Jimmy strinse il suo amico fra le braccia e lo coinvolse in un abbraccio forte e rassicurante. Syn ricambiò abbracciando debolmente il suo migliore amico, che gli era sempre stato vicino e ora più che mai aveva bisogno di lui. Jimmy lo sentiva singhiozzare e questo lo fece preoccupare. Non sopportava di vederlo in quelle condizioni faceva star male anche lui. Era deciso ad aiutarlo a vedere il suo Synyster “fucking “ Gates sorridere di nuovo, a qualsiasi costo. Sciolse quell’abbraccio e guardò Syn negli occhi per poi asciugargli le lacrime. Quest’ultimo aveva la vista appannata e vedeva a stento gli occhi azzurri dell’amico. Quegli occhi erano sempre pronti a donare allegria a chiunque li guardasse. Jimmy lo guardava accennando un sorriso che tranquillizzò Syn almeno per il momento.
-Dai basta piangere. Entra e fatti una bella dormita che ne hai bisogno-  disse Jimmy tenendolo sempre stretto per le spalle.
-Grazie Jim! Sarei completamente perso senza di te-  rispose Syn con un filo di voce.
I due si salutarono e si diressero l’uno verso casa l’altro verso la macchina, ma giusto qualche secondo prima di entrare in casa Syn sentì la voce strillante di Jimmy che lo chiamava  -ehi rimettiti in sesto per domani mattina…o per lo meno per quando sorge il sole. Andrea verrà sicuramente a trovarti domani per vedere in che stato sei-
Syn fece spallucce e guardando l’amico rispose  -a be tanto peggio di così…-. Infine Jimmy lo salutò con un cenno della mano e Syn entrò in casa sua rendendosi  conto di non essere poi così solo.
 
Andrea, mattiniera come sempre era a casa sua già pronta ad affrontare un’altra giornata e ovviamente con i suoi amati capelli perfettamente lisci. E fra una linea di eyeliner e l’latra parlava al telefono con Ashley della sera prima  -quello di ieri è stato forse uno dei migliori concerti a cui abbia mai assistito. Nessun problema con l’audio, nessun problema con fan impazzite e soprattutto nessun problema con Syn! Cazzarola, non sarà che ha deciso di mettere la testa apposto? Mhà fatto sta che ieri è andato tutto alla grande-
Ash era dall’altra parte del telefono che al contrario di Andrea era ancora sotto le coperte con i capelli totalmente stravolti e un occhio mezzo chiuso e uno mezzo aperto. Ascoltava la voce potente di Andrea entusiasta del concerto che effettivamente era stato uno dei migliori fino ad allora. La lasciò finire di parlare per poi risponderle con un fillo di voce  -ma come fai ad essere così esaltata appena sveglia?-  Andrea scoppiò a ridere spontaneamente e Ash reagì di rimando allontanando il telefono dall’orecchio. 
-Porca put…e non urlare per favore non mi sono ancora ripresa- disse Ash rintronata alzandosi dal letto.
-Scusa non l’ho fatto apposta! Non lo faccio più promesso- rispose Andrea ridendo
-Non sono neanche lo otto e tu mi hai già buttata giù dal letto. Ma da che ora sei sveglia?-
-A bo! Dalle sette più o meno se non prima. È che devo incontrarmi al bar con Sam e non voglio fare tardi come l’ultima volta- rispose Andrea continuando a prepararsi per uscire.
-E a che ora dovete vedervi?- domandò Ash sbadigliando
-Alle nove-  rispose allegra Andrea.
-E tu ti svegli alle sette per vederti con Sam alle nove?!- chiese con tono isterico.
-Ormai ero sveglia non sapevo che fare mi sono lavata, vestita e truccata con tutta la calma di questo mondo- rispose entusiasta Andrea.
Mentre parlavano al telefono Ashley andò a prepararsi il caffè per cerca di svegliarsi non solo a livello fisico, ma anche a livello cerebrale e si diresse nella cucina della sua piccola casa che sembrava fatta su misura per lei. Nonostante vivesse da sola, aveva sempre ospiti a casa per tenersi in compagnia e quando questi non c’erano aveva il suo adorato vicino di casa che era sempre pronto a darle fastidio: Syn naturalmente. Erano grandi amici nonostante a volte non andassero d’accordo, si conoscevano troppo bene e da troppo tempo per litigare seriamente. Ogni tanto l’uno mandava a quel paese l’altro, ma per il resto era tutto tranquillo. Continuando a parlare al telefono con Andrea, Ash non poté fare a meno di notare una punta di allegria nella voce di Andrea  -ma sbaglio o sei su di giri sta mattina?-  le domandò Ashley ridendo. Andrea accennò un sorriso e rispose  -non è che sono su di giri semplicemente sono contenta per i ragazzi non fanno altro che migliorare e mi aspetto grandi cose da loro-  dal suo tono di voce si sentiva che era davvero felice per loro, e questa sua allegria contagiò anche Ashley che rispose semplicemente ridendo. Bevve il suo caffè bollente e sbirciò dalla finestra, che dava sul vialetto di fronte casa sua, e porse lo sguardo al vialetto del suo vicino di casa. Vide che tutte le finestre erano chiuse e che la macchina era parcheggiata esattamente dov’era la sera prima, e proprio in quel momento Andrea chiese  -Ehi sai niente di Syn?- 
Ash trasalì e rispose  -cosa sei una chiaroveggente? Lo stavo “spiando” proprio adesso. Niente di che la macchina è ancora lì e le finestre sono chiuse. Starà dormendo…il che è normale dato che è domenica mattina e ieri sera ha avuto un concerto!-  disse sarcastica Ashley riferendosi alla levataccia che aveva subito per colpa di Andrea.
-Non è mica colpa mia se ho un metabolismo mattiniero-  disse Andre ridendo divertita e poi continuò  -ma si dai lasciamolo stare, ieri è stato grande merita di riposarsi-
-Come mai tutta questa spiccata fiducia in Syn da un momento all’altro?-  domandò Ash curiosa.
-Fiducia è una parola grossa. Però dai è domenica ieri è stato spettacolare al concerto e poi Jimmy ha detto che me lo teneva d’occhio e di lui mi fido, nei limiti del possibile-
-Tu dici?- chiese Andrea quasi incredula delle parole di Andrea.
-Si dai, e poi è domenica non mi va di fare la stronza-  rispose Andrea sempre ridendo. Quel giorno Andrea sembrava essersi svegliata col piede giusto e questo ad Ashley faceva piacere visto che negli ultimi tempi era parecchio stressata per la band e per quella sorta di mini tour che Andrea aveva organizzato che inizialmente sembrava andare bene, ma poi la morte di Michelle sembrò aver rovinato tutto. Andrea non avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe successo e si trovò spiazzata di fronte ad una situazione del genere, ed è stato proprio quest’ultimo episodio a averle fatto perdere di mano a situazione. Ma Andrea non era di certo una tipa che si lasciava demoralizzare, anzi lei era decisa più che mai a prendere in mano la situazione e convincere i ragazzi ad andare avanti in qualsiasi circostanza. Ashley sapeva bene di che pasta era fatta e sentire Andrea così felice le faceva piacere.
-Be sono contenta  che la domenica ti metta di buon umore- continuò Ash che ormai aveva il sorriso stampato in faccia.
-Si solo la domenica però, non vorrei esagerare se no che figura faccio?-  chiese retoricamente Andrea che mentre continuava a parlare con Ash era alla ricerca della sua borsa da giorno per uscire ed andare all’appuntamento con Sam  -be cara la mia tesorah  ti devo lasciare, ci si vede!- la salutò Andrea.
-Ciao carra!-  la salutò a sua volta Ash. Chiuse la chiamata e si sedette con calma a fare colazione e a pensare come accidenti avrebbe passato la domenica mattina dato che erano appena le otto.
 
Nel pomeriggio Jane doveva vedersi con Jimmy ed era uscita di casa con molta calma dato che casa di Jimmy era praticamente dietro l’angolo. Armata di shorts di jeans, converse e una maglia dei pantera, percorse quel breve tratto di strada seguendo  il vialetto che portava a casa di Jimmy e nell’arco di non più di cinque minuti si ritrovò davanti a casa sua. Si fermò difronte la porta e si accertò che fosse quella giusta dato che il quel lotto le case sembravano essere tutte uguali, si avvicinò al campanello e prima che lei potesse anche solo sfiorarlo la porta si aprì mostrando un Jimmy che sfoggiava un sorriso a trentadue denti e suoi occhi incredibilmente azzurri sempre pieni di gioia. Jane rimase un attimo titubante, fino a quando Jimmy le fece strada per entrare accompagnato da un gesto della mano. La ragazza entrò in casa timidamente e quasi spaventata dall’espressione di Jimmy che esclamò  -oh fatti abbracciare!-  disse aprendo le braccia verso Jane che indietreggiò guardandolo di sbieco  -no caro, tu sei capace di spezzarmi in due anche solo passandomi accanto-  rispose Jane irrequieta.
-Ma dai cosa dici!- continuò Jimmy avvicinandosi con passo lento verso la ragazza.
-Fidati so quello dico, e so che ci tengo alla mia salute- rispose Jane che a sua volta indietreggiava all’avanzare di Jimmy.
-Ma dai su…è solo un abbraccio!- disse Jimmy andandole incontro con passo più deciso.
-Si e le mie saranno solo un paio di costole rotte- gli rispose allontanandosi sempre di più da lui e costeggiando il divano che si trovava proprio al centro del salotto. Jimmy continuò ad andare incontro a Jane con un sorriso che non prometteva niente di buono, mentre Jane si allontanava sempre di più da lui e senza accorgersene si ritrovarono a girare intorno al divano rincorrendosi come bambini e ridendo come tali, finché Jimmy ebbe la meglio e riuscì ad afferrarla con un braccio per quanto era piccola. Lei rise inizialmente ma notando che la presa di Jimmy non diminuiva cominciò a scalciare e a dimenarsi, al ché Jimmy portò la ragazza dietro di se e l’afferrò per le gambe  -ora no scappi!-  esclamò divertito Jimmy mentre Jane continuava a ridere fino a perdere il fiato. Il ragazzo la pose sul divano e mentre lei continuava a ridere cercando di capire il perché di quelli atteggiamenti di Jimmy, lui si accovacciò di fianco al divano dicendo  -be se mi davi un abbraccio adesso non ti troveresti cappottata sul divano- . Jane si mise seduta e cercando di smettere di ridere chiese divertita  -ma cos’hai oggi?-  mentre fissava gli occhi azzurri di Jimmy  -ma niente di che sono solo un po’ elettrizzato dopo il concerto di ieri-  disse Jimmy con gli occhi pieni di gioia. Continuò a fissarla mentre Jane cercò di ricomporsi e di capire cosa passasse per la testa di Jimmy. Era sempre stato un tipo affettuoso ma non riusciva a spiegarsi quel picco di felicità e di ilarità mischiati assieme. Non sapeva se preoccuparsi o se essere felice per il suo amico, infondo ne aveva tutti i motivi di esserlo dopo il concerto della sera precedente. Jane lo guardò con aria interrogativa mentre il ragazzo continuava ancora a sprizzare gioia da tutti i pori. Alla fine lei interruppe quell’attimo di silenzio del tutto insolito considerando che si trovava a casa di Jimmy per poi chiedergli  -quindi mi hai fatto venire fin qui solo per stritolarmi con un abbraccio e dirmi che sei felice?-  disse divertita la ragazza fingendo di essere sfinita per il (non)lungo tratto di strada che aveva percorso per andare da lui. Ancora accovacciato di lato al divano, Jimmy rispose  -anche per questo, il vero motivo in realtà è un altro…-  si alzò con fare misterioso e si diresse verso quello che una volta era uno stereo. Gesticolando come un illusionista e con uno sguardo a dir poco inquietante, lo accese mentre continuava a gesticolare ma questa volta come se fosse una valletta di un reality da due soldi. Jane non poté trattenersi dal ridere con un acuto da fare invidia ad un soprano. Alla fine della sua “esibizione”, Jimmy assunse uno sguardo quasi (e sottolineo quasi) serio si volse verso la ragazza e disse  -tieniti forti forte mia cara è forse la cosa più assurda e spontanea che mi sia mai venuta in mente!- 
Jane lo guardò di sbieco, era incuriosita ma sapeva già cosa aspettarsi. Conoscendolo sarebbe stato qualcosa di demenziale ai limiti di sopportazione di un essere umano qualunque, ma quando la canzone partì Jane rimase a bocca aperta. Si sentiva un semplice quattro quarti a dare il tempo e un riff, che a primo impatto sembrava semplice, lo seguiva e più andava avanti e più si articolava arrivando a sfiorare l’esaltazione. Era la demo di una canzone completamente instrumental dato che non l’aveva ancora fatta ascoltare ai ragazzi, l’aveva scritta di suo pugno partendo da un semplice riff che gli frullava in testa e aveva anche abbozzato un ipotetico testo. Jane lo fissò a bocca aperta con gli occhi che le saltavano da fuori, era rimasta senza parole, sapeva che il ragazzo aveva talento ma veder creare una canzone dal nulla era una cosa che l’aveva sempre affascinata. Jimmy ricambiò il suo sguardo stando a braccia conserte e con un lieve sorriso disegnato in faccia che sembrava saperla lunga, ed era poggiato di spalle al mobile sul quale si trovava lo stereo. Finita la demo Jimmy spense lo stereo e, impaziente di sapere cose ne pensava la ragazza, chiese esaltato  -allora allora?? Che ne pensi??-  Jane era forse più esaltata di lui, saltò in piedi sul divano e urlò  -è stupeeenda!! Ma come hai fatto a partorire una cosa del genere? È incredibile!! Ora capisco perché eri così felice! Cazzarola!!-  disse la ragazza saltellando sul divano e agitando le braccia come una bambina che aveva appena visto babbo natale. Jimmy scoppiò a ridere piegandosi in due e con passi da gigante raggiunse il divano e si sedette affianco a Jane che ancora saltava.
-Quindi ti piace?
-Certo che mi piace! No si nota?-  disse ridendo la ragazza, e continuò  -ce l’avrà un nome questa pseudo canzone, no?-
Jimmy arrossì pensando quasi imbarazzato per quella domanda per poi rispondere con un filo di voce  -almost easy…-
-Come?-  chiese Jane strillando.
-ALMOST EASY!-  le rispose urlando ancora più di lei, e continuando ad arrossire. Jane non capiva cosa ci fosse di male e quindi gli domandò  -e allora? Perché quella faccia?-
-è una cagata di titolo-  rispose rassegnato. Abbassò lo sguardo e Jane smise di saltellare ma rimase sempre in piedi su di esso. Jimmy alzò lo sguardo rimanendo di sbieco e vide Jane che lo fissava con uno sguardo minaccioso. Non capiva perché si comportasse così, insomma Jimmy era perennemente esaltato eppure questa volta non lo era, almeno non del tutto.
-Ma perché fai quella faccia?-  gli chiese di nuovo Jane con un tono di voce seccato.
-Piuttosto semplice… anzi troppo semplice, è tutto  troppo semplice, dal titolo, alla musica, a quella sottospecie di testo che ho scritto-  e pensare che inizialmente era entusiasta per quella canzone.
-Ehi non dire cazzate è stupenda. E poi una canzone non deve essere per forza complicata per essere “esilarante”, anzi a volte le cose semplici sono le più belle- 
-Tu dici?-
-Siii!-  rispose Jane riprendendo a saltare sul divano. Jimmy la guardò divertito, e per evitare che la ragazza gli rompesse il divano a furia di saltarci sopra le disse  -ok calmati adesso! Se mi rompi il divano me lo paghi eh!-  disse sarcastico il ragazzo. Jane si sedette continuando a saltare, incrociò le gambe e si rivolse verso di lui  -ma dai sono così leggera che la pressione atmosferica è più pesante di me-  disse ridendo la ragazza.
-Si ma quando succede qualche casino è sempre colpa tua si sa…-  disse Jimmy continuando il suo sfottò
-Ma perché mai affermi una cosa del genere?-  chiese Jane assecondandolo
-Pecrchè…perché hai la maglia dei pantera-. Jane lo guardò interrogativa, ma dopo non più di un secondo Jimmy rise rendendosi conto dell’assurdità appena detta e contagiò anche Jane. Una volta esaurito il fiato per le risate Jimmy riprese a parlare per primo  -sai c’è un’altra cosa di cui dovrei parlarti, un po’ meno piacevole-  lo sguardo di Jane si fece vigile, si sedette a gambe incrociate rivolta verso di lui e gli fece segno  di continuare a parlare. Questo fece un profondo respiro e riprese  -ieri sera Syn non è stato proprio un angioletto, dopo il concerto intendo. Matt ci ha riportati tutti e due a casa mia eravamo entrambi ubriachi, ma lui ovviamente lo era di più e si addormentato sul divano. Quando si è risvegliato l’ho riportato a casa sua e…sta davvero male Jane! È scoppiato a piangere, non lo avevo mai visto così! È a pezzi per la morte di Michelle, è vicino alla disperazione e sono seriamente preoccupato. Dobbiamo aiutarlo, farei qualsiasi cosa per rivedere il mio amico tornare a ridere e divertirsi come prima, possibilmente senza bisogno di quantità industriali di alcol-
Jane lo guardò fisso negli occhi. Non sapeva cosa dire, sapeva della situazione di Syn ma non avrebbe mai immaginato che fosse arrivato a tanto. Dal tono di voce di Jimmy si sentiva chiaramente che era molto preoccupato per lui, e Jimmy preoccupato è più unico che raro, così Jane si schiarì la voce raccolse le forze e gli rispose  -anche io voglio che Syn ritorni quello di prima, è bruttissimo vederlo ridursi in quel modo ogni volta che entra in un qualsiasi locale, o anche solo in un bar. Io ci sto, voglio aiutarlo e se tu hai già qualcosa in mente dimmelo. Più siamo ad aiutarlo e meglio è- 
Jimmy si sentì rassicurato a sapere che anche Jane era dalla sua parte. Adesso bastava solo avvisare i ragazzi che sicuramente non avrebbero mai lasciato il suo amico rovinarsi in quel modo.
-Grazie Jane-  rispose accennando un sorriso per poi abbracciarla. Per quanto potesse sembrare uno sbruffone Jimmy in realtà era molto dolce quando si trattava di amici, e un abbraccio in più di certo non fa male. Jane ricambiò l’abbraccio circondando le spalle di Jimmy con le sue braccia e rimasero così per qualche secondo finchè Jane non si rese conto dell’orario e si ricordò che quella sera aveva invitato Sam a cenare da lei. Sciolse l’abbraccio e disse  -scusa Jimmy ma devo andare, ho invitato Sam a casa e devo almeno cercare di renderla presentabile-  Jimmy sorrise, si alzò dal divano e accompagnò Jane alla porta  -prego milady, le faccio strada-  disse aprendo la porta e invitandola con il braccio ad uscire.
.-Ma per favore sei ridicolo-  disse divertita Jane.
-Be almeno ti faccio ridere-  le rispose a tono Jimmy. Prima che Jane si allontanasse troppo dall’uscio, la richiamò che lei era già a metà del suo vialetto  -Jane…potresti parlarne anche con Sam? Sai…per quanto riguarda Syn. Lei lo conosce da quando erano piccoli quindi magari lei…-
-Certo Jim tranquillo, glielo dirò-  lo interruppe la ragazza prima che potesse finire la frase. Jimmy abbozzò un sorriso e con un segno della testa salutò la ragazza prima di chiudere la porta di casa, lasciando Jane tornare a casa e a pensare a un qualsiasi modo per aiutare il loro amico.

 

E rieccomi qui! Conntenti? (ma anche no!) 
Beeene questo capitolo ha problemi di ormoni, parti strappa lacrime si alternano a risate sganascianti. Insomma, il mio umore è instabile! :D
Non aggiorno da prima di natale, non credo sia passato troppo tempo...eh
Volevo ringraziare chi la segue e quelle tre pazze che hanno recensito e anche voi che leggete...potreste anche lasciare una recensione non si paga mica eh! XD 
Vaaa bene ho detto abbastanza, quindi...io me ne vado in California! Chi viene con me? 
Matarrais!!!
  
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