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Autore: milichituli    18/01/2013    5 recensioni
Risa pensava che Otani fosse acido: non c'era umorismo o sarcasmo perchè le sue erano affermazioni.
Otani aveva la stessa idea su Risa: sempre pronta ad attaccare briga su tutto.
Ed ora si trovavano per l'ennesima volta al centro della classe e del dibattito, per niente amichevole.
«Sai che ti dico? Che sei un limone!»
«Mi staresti dicendo che sono acido?» Otani s'accigliò, portandosi le braccia al petto.
Risa sbuffò e posò le mani sui fianchi, voltando il capo. «Osi negarlo?»
«Miss aceto, lo sanno tutti che quando sei mestruata diventi irascibile!»
Risa sbarrò gli occhi esterrefatta: era la prima volta che Otani le rispondeva in quel modo. Il ragazzo non si accorse di nulla, ma l'impatto fu doloroso: il bernoccolo, provocato dal lancio del telecomando da parte di Koizumi, era piuttosto evidente.

Cinque diverse situazioni, cinque attimi vissuti e immortalati in cinque foto.
Risa e Atsushi alle prese con un album fotografico e con il passato.
Attenzione: gli eventi sono collegati fra loro! | All Hanshin Kyojin | pastpresentfuture
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Gender Bender
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Limoni sottaceto

 

 

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Ricordi quel bel giorno di Gennaio? Bene, pensaci su!

 

 

Hikari Otani aveva sedici anni ed era alle prese con lo studio in preparazione agli esami di fine trimestre della prima superiore quando udì sua madre sospirare per l'ennesima volta. Voltò il capo ed osservò la donna destreggiarsi, con la stessa grazia di una elefante in un negozio di cristalli, fra il fornello e il piano cottura.
Annusò l'aria e si accorse che un lieve profumo speziato e dolce usciva dal forno.
«Mamma?» chiamò la ragazzina portandosi una ciocca dei capelli castani dietro l'orecchio, «Credo che la torta sia pronta.»
La donna si voltò a fissarla con lo sguardo inebetito di chi non si accorge di ciò che la circonda, ma le sue labbra sottili si aprirono in un sorriso armonioso.
«Grazie, Kari.»
La giovane sbuffò e tornò ai suoi compiti, passandosi una mano fra i ciuffi della frangetta e portandoli indietro come se le dessero particolarmente fastidio quanto quel nomignolo pronunciato dalle labbra materne.
Ebbene, Hikari Otani non è proprio il tipo di persona adatto ai nomi, soprannomi e nomignoli vari. Non è neppure un tipo che vive nell'ilarità, nonostante avesse due genitori così esuberanti. A lei bastava davvero poco per essere felice: una fetta di torta alle spezie e mele, un buon libro e la colonna sonora adatta, magari il tutto condito dallo sfondo del salotto di casa sua.
Però al solo nominare un certo “Yuudai” o “Dai-chan” le gote della giovane di casa Otani diventavano cremisi in un batter d'occhio.
Atsushi Otani ancora non riusciva a capacitarsi di quel che accadeva alla sua “bambina” - agli occhi di Atsushi, Hikari era ancora una bambina che stava imparando ad andare in bici -, troppo preoccupato com'era ad aver a che fare con un altro tipo di monelli. Semplicemente non si ricordava del suo primo batticuore, ecco.
Per questo tutto il gusto di canzonare la giovane toccava a sua moglie, Risa Koizumi, che dal canto suo aveva intuito un bel po' di cosette. E proprio quel canzonare che alla madre tanto piaceva, come del resto a Dai-chan, Hikari fu affettuosamente soprannominata Kari. Non è che le volessero fare un torto, ma era davvero uno spettacolo senza precedenti vedere il viso della ragazza passare dal bianco al porpora per la rabbia.
«Mamma, quante volte ti ho detto di non chiamarmi Kari?»
«L'hai detto da Dai-chan?»
Proprio in quel momento, Hakari s'alzò di scatto e sbatté la mano sul quaderno di matematica – facendosi, tra le altre cose, male – e si voltò verso la madre con uno sguardo che lanciava scintille.
Ops,” si trovò a pensare Risa, “mai arrabbiare una figlia adolescente”.
«Mamma, lo sai che Dai-chan non mi chiama più in quel modo?»
Risa scosse il capo e ridacchiò mentre sfornava la torta preferita della figlia. «Come mai?»
«Perchè l'ultima volta che lo ha fatto, cioè la settimana scorsa, non gli ho parlato per ben tre giorni consecutivi.» Hikari posò le mani sui fianchi e parlò con un tono davvero compiaciuto.
«Neanche un bigliettino?»
«E neppure un messaggio.»
Risa spalancò le palpebre e inclinò per un attimo il capo: che caratterino quella ragazza! D'altronde cosa ci si poteva aspettare dalla nipotina prediletta di Takato? Non che quello sbruffone di suo fratello avesse altri nipoti, ma fra Takato ed Hikari c'era un legame speciale.
«E vabbè, capita» mormorò Risa, come se volesse auto convincersi che sua figlia non era un mostro, ma semplicemente una ragazza dai modi spicci e introversi.
«Mamma?»
«Dimmi, tesoro.»
Hikari esitò un attimo, ma restò ferma davanti al comodino a fissare quella bella foto dentro ad una semplice, ma graziosissima, cornice di legno intagliato. La giovane sfiorò la cornice e ritrasse subito la mano, arrossendo un poco.
«Ma oggi non è il vostro anniversario di matrimonio?»
Risa sorrise e raggiunse la ragazza. Sorrise e osservò la foto, ma il sorriso sparì in fretta dal suo volto e poggiò l'immagine prima di sfogare la sua rabbia. Hikari notò che le mani della madre iniziarono a tremare, come se si stesse trattenendo dal dover prendere a pugni l'intero mondo.
Erano in momenti come quello che Hikari provava puro terrore nei confronti della madre e ringraziava mentalmente della mancata presenza paterna in quegli scorci di vita quotidiana.
«Posso immaginarmi la risposta, ho capito.»
E mentre la madre si dirigeva nuovamente in cucina sbraitando come una pazza, la ragazza si rintanò in camera sua al piano superiore.
Hikari afferrò il cellulare e compose velocemente il numero del padre, battendo nervosamente il piede a terra. Beep. Beep. Il cellulare continuava a squillare a vuoto. Beep. Beep. Beep. Hikari perse la pazienza e chiuse la chiamata.
«Papà sei proprio un caso disperato» bofonchiò gettandosi a gambe all'aria sul letto.
Fissava il mondo da un angolazione diversa mentre tentava di scervellarsi su come evitare che la madre sfogasse la propria ira sul padre. E magari cercare anche di fargli fare una bella figura e non la solita scenetta da pesce lesso come da un paio di anni a quella parte.
La mente volò subito a zio Takato, ma da quando studiava per il master in economia era spesso irascibile e lunatico. No, lui era già scartato a priori.
Pensò a Yuudai; e divenne tutta rossa. No, Yuudai non andava bene perchè avrebbe passato il tempo ad arrossire di fronte alla sfacciataggine del ragazzo e la sua aria bonacciona la metteva tremendamente in soggezione.
Shinnosuke, nah. Shinnosuke era in punizione - chissà se era ancora vivo dopo la ramanzina di Nobu - per i voti troppo bassi e poi doveva prepararsi per l'imminente trasferimento in Hokkaido.
Mimi doveva lavorare da modella, troppo impegnata. Non andava bene.
Saeka-chan, la sua migliore amica e figlia di Kanzaki, magari poteva darle una mano. Fece per afferrare il cellulare, ma si ricordò che la sua amica aveva gli allenamenti di nuoto per le gare studentesche.
Hikari si girò di fianco e si agitò. Possibile che non ci fosse nessuno che potesse darle una mano con quel caso perso di suo padre?
Haruka e Seiko-chan li scartò subito: come minimo Haruka lo avrebbe ucciso suo padre!
Nobu e Nakao non potevano andare bene, assolutamente! Nobu avrebbe scannato la madre per la mancanza di pazienza.
Chiharu e Suzuki erano troppo introversi e impacciati. Certo avevano un tornado in casa e, da quanto avevano raccontato i suoi genitori, erano cambiati davvero tanto. Scartati subito.
Kohori invece non-. Massì, zio Kohori! Come aveva fatto a non pensarci prima? Eppure la soluzione era così vicina. E poi c'era anche la sorella di suo padre e anche Maity. Poi pensò che magari Maity aveva di meglio da fare che stare dietro alla figlia della ragazza che si era infatuata di lui alle superiori.
Si accorse che il telefono le era caduto dal letto e, dopo averlo cercato, chiamò Kohori attendendo che il ragazzo rispondesse.
«Pronto? Sono Kohori. chi par-» risposte il giovane con la voce trafelata.
«Zio Kohori? Ciao, sono Hikari...»

 

«Otani? Otani?!»
Un giovane uomo aprì gli occhi e si trovò ad un palmo dal viso il volto iracondo di Nobu. Stropicciò le palpebre e allungò le braccia. Si mise a sedere e si guardò attorno: caos. Ecco cosa vedeva attorno a lui.
Vestiti buttati ovunque, un Nakao mezzo ubriaco collassato sul pavimento e Suzuki che dormiva sulla poltrona. In cucina c'era Haruka che cercava del latte nel frigo e in bagno Kohori stava vomitando l'anima a causa della dose massiccia ingurgitata di alcool la sera precedente al party di addio al nubilato del ragazzo.
«Buongiorno Nobu, serve qualcosa?» domandò con tutta l'ingenuità di cui disponeva.
«Sì, mi serve lo sposo e il suo testimone! E SUBITO!»
Come sentì strillare Nobu, Nakao si alzò di scatto e si portò una mano sulla fronte, come se si fosse ricordato di qualcosa di davvero importante.
«Cazzo Otani, il tuo matrimonio!»
Il giovane ragazzo alto un soldo di cacio strabuzzò gli occhi ed emise un urlo pazzesco, in grado di svegliare tutto il vicinato e di far prendere al contempo un infarto per lo spavento al vecchietto che abitava nella casa affianco alla sua.
Si alzò di scatto, ma cadde tristemente al suolo. Nobu era già pronta, avvolta nel suo vestitino rosso tremendamente seducente - e difatti Nakao non le staccava gli occhi di dosso. Otani corse in bagno, dopo aver scacciato un povero Kohori più fuori che dentro di sé.
«Nakao, dov'è lo smoking?»
«Nell'armadio! L'hai messo tu ieri lì dentro!» Nakao aveva la camicia metà dentro e metà fuori dai pantaloni, mentre raccattava la giacca del completo elegante, un gessato scuro. Anche gli altri poveri tapini si stavano cambiando d'abito, tutti in fretta e furia quando Nakao urlò a pieni polmoni.
«Scemo, che fai? Così mi fai morire!» strillò inviperito Haruka, con uno sbafo di latte sulle labbra.
Nakao lo afferrò per il bavero e piagnucolò: «Le fedi! Non le trovo!»
Haruka sbiancò quasi quanto l'altro e iniziarono a dare di matto assieme. Per fortuna che apparve Kohori, forse dopo aver vomitato, più risoluto dei due poveri pazzi.
«Non è questa la scatolina?»
Gli occhi di Nakao si fecero brillanti e riconoscenti nei confronti di quel ragazzino. La porta della villetta si aprì di scatto ed apparve Takato a braccetto con Mimi. L'eleganza di quella coppia metteva invidia anche ai più bei modelli esistenti nell'Universo.
«Ragazzi, tutto bene?» Mimi sbatté con modi eleganti e maliziosi le palpebre, mettendo a risalto le belle ciglia lunghe. Sfoggiava un abito corto e grigio che metteva a risalto il suo perfetto fisico slanciato, con uno scialle sulle spalle scoperte e i lunghi capelli erano stati raccolti sulla nuca.
In quel momento si aprì la porta della stanza di Atsushi Otani ed il ragazzo uscì con la cravatta slacciata, ma nel complesso era molto carino. Nobu e Mimi restarono a bocca aperta e ridacchiarono vendendo tutta quell'impaccio.
«Dai, ti lego la cravatta.»
«Vediamo come sistemare i capelli, così non stai bene per niente!»
Le due trascinarono il povero Neo-sposo in bagno, mentre quest'ultimo si dimenava come un ossesso.


Alle undici e un quarto arrivò la sposa, in ritardo.
Risa era davvero bella avvolta nel suo abito bianco e resto piacevolmente sorpresa nel vedere Otani vestito elegantemente. Sì, era proprio un giorno speciale. Anche Haruka sembrava felice vicino a Chiaru, i suoi testimoni.
Nakao diede una pacca amichevole sulla spalla di Atsushi e Mimi ridacchiò, anche loro erano i testimoni. Risa sentiva il cuore batterle velocemente come se volesse scandire un tempo bene preciso. Si guardò attorno, osservando i volti sorridenti dei loro amici e sorrise al padre, stringendo saldamente il suo braccio.
Prese un respiro profondo e fece il primo passo verso la sua nuova vita.

 


Hikari leggeva tranquillamente un libro, un romanzo pieno d'intrighi e con anche una storia d'amore, aveva una coperta sulle gambe e una fetta di torta di mele e spezie sul tavolino, affiancata da una tazza di tè al limone. Sentiva il rumore del vento al di fuori della finestra e il fuoco scoppiettare nelle sue ceneri.
Dalla cucina sentiva il bisbigliare dei genitori, che si stavano abbracciando rievocando alla mente ricordi piacevoli di un giorno passato di Gennaio, diversi anni prima, sedici per l'esattezza.
«Grazie per il biglietto e anche per il regalo. Non dovevi, assolutamente.» Risa sfoggiò il piccolo anellino che Otani le aveva regalato per l'anniversario di matrimonio. Era semplice, come piaceva a lei, con un piccolo brillante al centro mentre il biglietto aveva due grossi coniglie che si abbracciavano teneramente.
«Grazie per la cena e per tutti questi anni. Però la tempura era un po' salata...» Risa diede una gomitata al petto del marito.
«Sei il solito scemo» mugugnò con un broncio finto sul volto. «Scemo, scemo e così scemo tanto da farmi innamorare.»
«Potrei dire la stessa cosa di te, lo sai tontolona?»
Risa sorrise e lo baciò a fior di labbra per poi mordere una fetta di torta. Mentre Otani beveva un sorso di tè pensava a quanto fosse stato fortunato ad aver avuto Kohori che gli ricordò che giorno fosse: fece in tempo ad andare a ritirare l'anello, prenotato diversi mesi prima mentre passeggiavano per le vie del centro di Osaka.
Atsushi non lo sapeva, ma in verità doveva ringraziare quel piccolo cupido di sua figlia che sorrideva sotto i baffi mentre affondava in un mondo fantastico, sperando di trovare un amore sincero come quello nutrito fra i suoi genitori.

 

 

 

due chiacchiere con milichituli
Ragazzuoli, salve! È da ben 18 giorni che non mi faccio sentire, ma spero che vada tutto bene e che non ne abbiate troppo con me, sennò mi deprimo. Vi dirò che avevo in mente da tempo questo prompt, il matrimonio dei due, ma lo pubblicato solamente così tardi perchè dovevo trovare un senso logico per raccontare le vicende di Otani nei minuti prima del suo matrimonio. Spero che sia ben chiaro cosa accade, no?
Mi sono divertita un sacco mentre scrivevo, pensate che ridevo da sola come una scema. Però ora ho la febbre, quindi certe scemenze mi sono concesse, credo.
A presto con l'ultimo capitolo (cooooome? Già l'ultimo? Impossibile!).
milichituli & la febbre

  
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