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Autore: CyanideLovers    21/01/2013    6 recensioni
Salve gente! Ebbene si, sono tornata con una nuova, serissima, storia.
Dal testo:
Lei era sulla porta: Un piede sulla terra, con Tom, e uno nel mondo delle ombre con Julian. Il ragazzo dai capelli argentei la strinse per un momento a se. Per un momento pensò che l'avrebbe baciata con uno dei suoi meravigliosi e letali baci ricchi di passione, o sconvolgenti e pieni di sentimento come quello che si erano scambiati nella caverna. Ma lui non fece nulla. Appoggiò la bocca sulla sua fronte, nel più casto dei baci, per poi spingerla via con violenza. Jenny sentì mancare l'aria per la sorpresa. Guardò verso la porta: Julian le lanciò ancora uno sguardo per poi chiudersi la porta alle spalle.
Rimase immobile per un secondo, senza avere il coraggio di muoversi.
Si avete capito benissimo! Qui Julian alla fine de ''L'ultima mossa'' non muore....e mi sono chiesta allora, e se Julian riuscisse a catturare Jenny e a portarla con se nel mondo delle ombre?
Spero che la storia sia di vostro gradimento, fatemi sapere che ne pensate :)
Much love♥
PS: Ho messo il raiting arancione, onestamente non so se potrebbe cambiare, ma non credo.
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Before the story begins, is it such a sin,
for me to take what's mine, until the end of time
We were more than friends, before the story ends,
And I will take what's mine, create what
God would never design

Our love had been so strong for far too long,
I was weak with fear that
something would go wrong,
before the possibilities came true,
I took all possibility from you
Almost laughed myself to tears,
conjuring her deepest fears
 

[Prima che la storia cominci, è quasi un peccato/ per me prendere ciò che è mio, dall'inizio alla fine/ Noi eravamo molto più che amici, prima che la storia finisse/ e prenderò ciò che è mio, creerò ciò che/ Dio non ha mai voluto ideare/ Il nostro amore era troppo forte per durare a lungo/ e io ero così debole e con la paura che/ qualcosa andasse storto/ prima che le possibilità diventassero vere/ ti ho sottratto ogni occasione/ ho quasi riso fino a pingere/ evocando le tue paure più profonde]
Avenged Sevenfold- A little piece of Heaven

Jenny accelerò il passo. Ora, stava correndo. Il suo cervello l'ammonì, se corri ti inseguono.
Non si diede retta. Chi la inseguiva la desiderava come un uomo brama l'acqua nel deserto. E di certo non si arrendeva facilmente.
I polpacci le facevano male, e il fiato sembrava bloccato nei suoi polmoni, le gambe e le braccia iniziarono a sembrarle sempre più pesanti.
No, pensò disperata, non doveva fermarsi. Se avesse smesso, lui l'avrebbe presa. Il vento le scompigliava i capelli,che le frustavano il viso arrossato per lo sforzo. Aveva una sottile camicia bianca e jeans chiari che le aderivano al corpo come se fossero diventati una seconda pelle. Correva come Diana la dea della caccia, anche se lei era la preda. Nonostante il terrore cieco che l'accompagnava,  sentiva una vena di eccitazione farsi strada nel suo corpo, come un serpente che si muoveva sinuoso sulla terra.
Non c'era posto dove potesse nascondersi o trovare rifugio. Lui era ovunque e allo stesso tempo da nessuna parte. Era l'ombra, la notte, l'oscurità. Aveva occhi dello stesso colore del cuore della fiamma, del cielo poco prima dell'alba. I capelli erano la nebbia stessa, il gelo e la foschia. Era bello come un angelo e crudele come il Diavolo...e la stava inseguendo.
Tutto in lui gridava una sola parola: Pericolo.
Jenny cercò di affrettare di più il passo, ma per qualche ragione cadde. Non si curò di scoprire cosa avesse intralciato il suo passo, incespicò e si rimise in piedi tornando a correre.
Con ceco terrore si rese conto che era tutto inutile, due lunghe ombre a forma di braccia
(o erano braccia dello stesso colore delle tenebre?)
La ghermirono. Finalmente, come liberandosi da un incantesimo, l'aria che aveva nei polmoni trovò la strada per la gola e Jenny gridò con tutto il fiato che aveva in corpo.

-NO!- Jenny sollevò il capo così bruscamente che i capelli dorati, scompigliati e sparsi sul cuscino, le finirono tutti in faccia.
-Buongiorno, cara.- La ragazza nella sua stanza si guardò allo specchio e si sistemò il mascara -Anzi, forse dovrei dire ''Auguri''-
Jenny sbatté le palpebre e si guardò intorno, intontita.
Le ombre avvolgevano i muri chiari e l'armadio, si allungavano indolenti sulle coste ossute delle mensole.
La ragazza emise un mugolio.
-Ti prego, dimmi che non mi sono di nuovo addormentata!- 
-Se vuoi non te lo dico, però è quello che hai fatto.-
Jenny si stropicciò gli occhi, rimanendo con il capo appoggiato sul cuscino.
-Quanto ho dormito?-
-Non più di dieci minuti.-
Audrey la guardò con un sorrisetto furbo. Lei era già vestita e truccata mentre Jenny era ancora a letto e in pigiama. In ritardo, tremendamente in ritardo.
-Prima che tu me lo chieda: non ti ho svegliato perchè sembravi davvero distrutta. Anche se in effetti non so se ti ho fatto un favore: sembravi nel bel mezzo di un incubo.-
-Si, mi capita da un po'.- 
-Capisco.- disse meditabonda l'altra -Sarà solo il nervosismo, non ti preoccupare.-
-Lo so, non ti preoccupare.- le sorrise rassicurante Jenny. -Vado a farmi la doccia, a che ora abbiamo appuntamento per truccarci?.-
-Per le otto in punto.- le rispose con un altezzoso sopracciglio alzato guardando l'orologio che segnava le 07:45.
-Faccio in un minuto allora!- rise.
Ora che era sola, sotto il protettivo getto d'acqua calda si concesse qualche minuto per pensare al sogno. Non avrebbe dovuto farlo, non oggi almeno. Ma non poteva farci nulla. Le immagini le si presentavano come fotogrammi stampati sulle sue palpebre. Si strofinò con forza la pelle per togliere la sensazione delle mani fredde che l'avvolgevano, ma non sembrò funzionare. Quando uscì dalla doccia si accorse che il bagno era pieno di vapore: a Jenny ricordò la nebbia del suo incubo, mentre correva per salvarsi. Scosse la testa infastidita dai suoi stessi pensieri, non voleva pensare a quello proprio ora. Distrattamente, ancora avvolta nel turbinio dei suoi pensieri, passò una mano conto lo specchio per liberarlo dal vapore e potersi specchiare. Quando lo fece, per poco non svenne di paura. dietro di lei c'erano gli occhi.
Si, quegli occhi blu, di un colore così intenso da far sembrare i cielo spento e talmente profondi da far sembrare l'oceano una semplice pozzanghera. Lui, l'uomo ombra.
Si voltò di scatto, ma tutto ciò che trovò davanti a se furono le mattonelle candide del bagno all'avanguardia di Audrey.
-Jenny, ti sbrighi?-
Jenny fu riportata alla realtà dalla ragazza. Prese un grosso respiro e si asciugò in fretta, facendo bene attenzione a non alzare gli occhi sullo specchio. La sua immaginazione le faceva brutti scherzi ultimamente, scherzi davvero crudeli.
Grazie all'efficenza pragmatica di Audrey, seppur in ritardo, le due riuscirono a finire tutto in orario perfetto. Guardandosi allo specchio ora, Jenny poteva vedere il suo volto ricoperto da un
sottilissimo strato di cipria, gli occhi erano circondati da un velo di ombretto e il mascara le allungava in modo elegante le ciglia. Non amava truccarsi in modo esagerato e quel trucco semplice la faceva sentire elegantissima. Per non parlare dei capelli. Erano raccolti in una bellissima acconciatura che li rendeva vaporosi e arricciati. Le ricadevano sulle spalle scoperte e a contatto con la pelle erano morbidi come una piuma.
-Sei meravigliosa.- sussurrò Audrey soddisfatta, passandole il vestito bianco.
Quando fu pronta, Jenny si concesse un momento ancora davanti allo specchio. Il vestito le fasciava la vita, avvolgendola in pizzi candidi, fino ai fianchi per poi diventare più ampio lungo le gambe. Le spalle erano nude, coperte solo dal velo e dai capelli dorati. Scrutò meglio nello specchio dalla cornice dorata: Non c'erano occhi blu a scrutarla, per sua fortuna. Forse lo stress del matrimonio le aveva giocato un brutto scherzo.
-Va tutto bene?- domandò con un cipiglio preoccupato -Sei un po' strana da stamattina.- mormorò poi.
Cavolo, Perchè Audrey capiva sempre tutto?
-Sto bene, sono solo un po' nervosa.-le rispose -Non è tardi?-
-Già. Non te lo volevo dire perchè saresti andata nel panico ma...Tom è in ritardo.-
-Cosa?!- domandò con voce leggermente acuta -E' in ritardo??-
-Ok. Lo so che adesso andrai nel panico. Ma è tutto ok. c'era un traffico micidiale stamattina, sarà semplicemente in ritardo.- cercò di tranquillizzarla Audrey, facendola sedere per ogni evenienza.
-E' in ritardo al nostro matrimonio!- sbuffò infastidita Jenny. Non le piaceva, le dava modo di pensare, e lei non voleva pensare.
Forse sposarsi così giovani non era la scelta giusta. Si disse. Infondo erano tante le cose che avrebbe voluto fare, c'erano tanti posti da vedere, e da scoprire. No, no. Non poteva pensare una cosa del genere. Semplicemente era spaventata per l'importante passo che stava per fare.
-Ok. Ascolta, vado a vedere se sono arrivati gli invitati, tu aspettami qui.- mormorò prendendo il cellulare e componendo il numero di Michael, ma Jenny non la sentì. Aveva sentito un mormorio sommesso nella stanzetta accanto, come un sibilo sottile, fastidioso.
-Audrey, hai sentito anche tu...- si voltò. L'amica doveva essere uscita dalla porta per controllare che gli invitati fossero arrivati.
-Aishhhhh- Il sibilo aumentò, provocandole i brividi. Cos'era quella sensazione? Come una paura primordiale che la intimava di scappare immediatamente da quella stanza, dall'edificio.
-Vanishhhhhed- le parve di capire. Svanita? Chi è svanita??
-Chi c'è?- domandò prima di aprire la porta. 
-Jenny, Tom è arrivato.- La sposa guardò per un momento la porta ancora chiusa come se fosse un mostro, o un lupo cattivo. -Jenny...?- La chiamò dubbiosa Audrey, dopo aver visto che non si voleva muovere.
-Scusa, sono pronta...possiamo andare.-

La chiesa era addobbata con rose bianche, tulle e nastri, come se una colata di bianco avesse reso tutto più puro. Jenny non riuscì a trattenersi dal guardare quello spettacolo a bocca aperta. Audrey aveva fatto un lavoro eccezionale, di maniacale perfezione. Rise tra se e se ricordando tutte le serate passate ad organizzare quel giorno, alle discussioni tra lei e Tom per lo smoking che avrebbe dovuto indossare, e per la sua faccia annoiata quando si dovevano scegliere le bomboniere e le tovaglie. Che fosse un errore sposare Tom o che non lo fosse ormai era tardi. La musica era partita e muoveva già dei passi verso l'altare. Non aveva scampo ormai, Tom era lì, in piedi ad aspettarla, bello come non mai e con un sorriso a trentadue denti. Non poteva minimamente immaginare quale conflitto interiore la stava tormentando.
-Siamo qui riuniti oggi....- Jenny smise presto di ascoltare le parole del prete, e iniziò a guardarsi la mano intrecciata a quella di Tom. Non aveva il coraggio di guardarlo in faccia. I minuti passavano e non riusciva ad afferrare quelle parole, ne a capire cosa le stesse succedendo. Aveva voglia di gridare, di guardarsi in torno e di correre lontano. Tom sembrò accorgersene perchè le strinse con più forza la mano, in modo protettivo. Oh, cosa diavolo stava facendo? Quello era Tom, l'uomo con cui avrebbe voluto passare tutta la vita. Eppure...eppure c'erano mille dubbi adesso nella sua testa, mille idee. Non voleva sposarsi, non così giovane almeno. Guardò verso i suoi parenti, verso sua madre, così felice tanto da piangere e suo padre, dalla posa austera ma dal sorriso dolce. Tornò a guardarsi le mani. Una nuova sensazione si stava impadronendo di lei. Qualcosa che aveva già provato prima, in una parte inconscia della sua mente che non aveva forma e nome. Guardò il prete, aveva qualcosa di strano, qualcosa che un uomo non dovrebbe avere. Non un uomo di fede. Sembrava cattivo, come se fosse macchiando di una colpa che solo lei poteva vedere. Ma che diavolo le stava succedendo?! Respirava a fatica e aveva i brividi a fior di pelle. No, quella era la sua immaginazione. Fantasie, ansia e stress che le provocavano delle allucinazioni. Cosa le stava succedendo? Provava una paura sconfinata, sentiva il corpo tremare e il cuore battere come non mai. Cos'era? si guardò intorno, osservando  i visi dei suoi amici, dei suoi familiari. Avevano tutti un'espressione seria e gli occhi erano completamente neri, le sembrarono demoni dalle ambre allungate.
-Faaamishhhhhhheeedd- il sussurro distorto le riempì le orecchie, la invase, la spezzò come una bambola di cera, terrorizzandola.
Scappa! Vattene da qui, corri! le urlò la propria mente. Ma lei riusciva a mala pena a respirare, di muovere le gambe non ci pensava neanche. Tirò via la mano che ancora stringeva a Tom ma lui la trattenne.
-Vuoi tu prendere questo uomo come legittimo sposo, amarlo e onorarlo, in salute e malattia Finchè morte non vi separi?- La voce del prete era ultraterrena, Jenny immaginò che quella doveva essere la voce che Persefone aveva udito provenire dall'inferno quando Ade l'aveva rapita.
Alzò lo sguardo su di Tom,
ma anche sui sembrava diverso. Era più alto, il corpo era più muscoloso, la vita era sottile, i suoi capelli non erano di un castani ma bianchi come il gelo e i suoi occhi non erano screziati di verde ma blu come il mare in tempesta, come il cielo all'orizzonte, come il cuore della fiamma. Aveva mani fredde e bellissime, morbide e delicate come velluto ma forti come acciaio. La tratteneva con delicatezza, ma non avrebbe mai dubitato del fatto che avrebbe potuto romperle un osso con la semplice flessione di un dico. Il suo nome le rimbombava nelle orecchie, era tenebre e ombre che si mescolavano intorno a lui.
-Non scapperai da me Jenny- disse con un ghigno trionfante. Il ricordo della sua voce, della sua bellezza, era niente paragonabile all'udirla. Piccoli e delicati cristalli che si infrangevano contro un pavimento di marmo nero -Ma ti lascerò scegliere ancora una volta: Preferisci diventare mia o lasciare che io uccida tutti quelli che sono in questa chiesa?-
Jenny tremò e lui la prese per le spalle, la strinse per essere sicuro che non le sfuggisse. Non si fidava, e come poteva dopotutto? Lo aveva ingannato almeno la metà delle volte che lo aveva fatto lui.
-Vecchio, chiedi di nuovo alla mia futura sposa di dire il suo giuramento.- ordinò Julian con gli occhi che brillavano di selvaggia felicità.
-Vuoi tu
prendere quest'uomo come legittimo sposo, amarlo e onorarlo, in salute e malattia Finchè morte non vi separi?- domandò di nuovo il prete dalla toga ormai nera.
-Si, lo voglio- disse con le lacrime che iniziavano a scivolarle lungo il viso, trattenendo a stento un singhiozzo.
-Vuoi tu- questa volta si rivolse a Julian -Prendere questa donna come tua legittima sposa, amarla ed onorarla, in salute e malattia Finchè morte non vi separi?-
-Lo voglio-
-Io vi dichiaro marito e moglie.-
A quelle parole Jenny si sentì mancare. L'aveva ingannata, si era sostituito a Tom per costringerla a sposarlo.
-Da ora fino alla fine del tempo sarai mia, non ti lascerò scappare per nulla al mondo. Questo non è un gioco- Le sussurrò accostando le labbra all'orecchio poi Julian l'attirò a se e la baciò in maniera possessiva, con passione, come non si addiceva ad una chiesa, le catturò le labbra e lei non riuscì a respingerlo ma non lo baciò neanche. Si lasciò possedere come una bambola sconfitta. Ecco cos'era, era stata sconfitta. Sapeva che sarebbe tornato prima o poi per la resa dei conti e si odiò per non aver fatto nulla per impedirlo.
L'uomo ombra aveva vinto.



Ma cosa avevo detto io? Che aggiornavo presto? Ma giuro che non è stata colpa mia c.c mi si è fuso il pc e sto aggiornando dal Blackberry (immaginate la fatica, ricordate che vi amo)
spero che il capitolo vi sia piaciuto :D
bho, non ho altro da aggiungere........
Ah, la scena del matrimonio è ispirata al video della canzone 'A little piece of heaven'' nel senso, non c'entra nulla, ma la storia del video in se mi piace un botto quindi inserisco questa canzone (incredibilmente inquitante <3) in ogni scena di matrimonio....così, perchè mi ispira :')
Adios
   
 
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