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Autore: Cornfield    27/01/2013    3 recensioni
(Dall'ottavo capitolo):
Non riuscivo a crederci. Non riuscivo a guardarla in faccia, non meritavo di guardarla in faccia, non sapevo suonare, non sapevo allacciarmi le scarpe, sapevo solo di non sapere. Ero un completo disastro.
E mia madre aveva ragione.
Scesi di corsa dalle scale e uscii da casa, mentre mia madre piangeva lacrime amare, mentre il cielo piangeva e la mia faccia era completamente bagnata.
Dal sudore, dalla pioggia e da altrettante lacrime.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Le prime luci del mattino mi risvegliarono all'improvviso.
La turbinosa tempesta che aveva fatto inginocchiare Berkeley era finalmente cessata come la rabbia e il dolore provato ieri notte. Non riuscivo a spiegarmelo, ma mi sentivo bene. In cuor mio però sapevo che qualcosa era realmente cambiato, forse sei corde che vibravano erano la risposta. Fissai Blue, l'unica cosa che non mi ricordasse bugie e menzogne.
Ero rimasto tutta la notte sopra quello scomodo gradino a contemplare la chitarra, a convincermi che quel Charlie, sarebbe stato perfetto per mia madre, sarebbe stato l'ombra che mi avrebbe guidato, un ombra che non poteva competere con quella di mio padre, ma pur sempre un ombra.
No, nessuno poteva sostituire quella di Andy.
L'ombra di Charlie avrebbe fatto finta di seguirmi, ma alla minima distrazione le sue oscure braccia avrebbero preso la mia gola e e la mia anima. Ma tanto cosa importava. La mia anima era vuota. 
L'ombra di mia madre ha smesso di seguirla tanti anni fa, si sarà persa da qualche parte.
 
Non avevo il coraggio di ritornare in quel posto che ancora chiamavo casa dopo quella scenata, ma lo feci  comunque  perché quello stesso giorno Mike si sarebbe trasferito in una delle stanze da noi e mi sentivo in dovere di accoglierlo.
Quando arrivai, uno strano rumore perseverava in soggiorno. Singhiozzi. Mia madre aveva il volto triste Era stata tutta colpa mia. Ero io la causa delle lacrime, pensai. Mio Dio, ero accecato dalla gelosia, era questo il problema. Che cosa avevo fatto? Ero un inutile pezzo di merda.
Mia madre lentamente prese il telefono e fece un numero. Nessuno però rispose dall'altra parte. Riattaccò e il suo volto si trasformò in qualcosa che assomigliava alla rassegnazione. In quel momento capii. Volevo dirle qualcosa e rasserenarla ma non sapevo farlo neanche con me stesso, figuriamoci con lei. Allora mentii. "Mamma, mi piacerebbe conoscere Charlie."
"No, non lo puoi conoscere. Charlie è andato via, Charlie ora non c'è, mi ha lasciata. Ma io lo aspetterò. Lui mi chiamerà, so che mi chiamerà, lo farà, lo so."
Mia madre recitò quell'intruglio di illusioni tutto d'un fiato quasi come se volesse sfogarsi. Ma stava vivendo nell'inganno.
E io dovevo fare qualcosa, qualsiasi cosa. Dovevo farlo. E avevo trovato un modo.
In quel momento il campanello suonò quasi come se volesse distogliermi dai miei pensieri. "Ehy Billie, sono Mike!" 
Mi diressi alla porta e aprii al mio amico che non riuscivo neanche a vedere tra le scatole impilate. "Ciao Mike, vieni ti faccio vedere la tua stanza."
Avevo sempre detto tutto a lui, ma quella volta non avevo intenzione di farlo. Nessuno doveva sapere che cosa pensavo, NESSUNO. Anche perché neanche io lo sapevo realmente.
Notai che Mike tra tutte quelle cianfrusaglie aveva qualcos'altro: una chitarra.
"Mike da quando hai una chitarra?"
"Non ne ho idea e non mi interessa. Volevo regalartela, so che ne hai già una, però non so, sono coglione e voglio regalartela."
Sorrisi. Quella frase non aveva senso, come del resto i miei pensieri non avevano senso. Strano.
"Ho comprato un basso." Fece mentre prendeva una birra.
"Un basso?"
"Bhè si in qualche modo non volevo farti sentire solo, cosi ho preso qualcuno della tua taglia".
Risi di gusto. "Si sei proprio un coglione Mike!"
Ma nonostante tutto non riuscivo a togliermi il viso solcato dalle lacrime di mia madre e il suo telefono a cui non rispose nessuno, come se tutti si fossero dimenticati di lei.
Alcune parole cominciarono a legarsi nella mia testa. Rime? Parole insensate? "You call him on the phone,looks like he left you, without a trace"
Avevo bisogno di un foglio di carta, per scrivere, non so cosa, ma dovevo farlo.
"Hey Billlie tutto bene?"
Ignorai le parole di Mike, non riuscivo a sentirle dalle parole che invece nascevano dalla mia testa. "I saw you standing alone, with a sad look on your face.."
"Cazzo Billie oh, aiutami a portare queste fottute scatole!"
"His memory will always dwell..."
"Ci senti?"
No, in quel momento non sentivo proprio niente delle sue parole, sentivo qualcos'altro. Sentivo che qualcosa stava per cambiare. Sentivo che avevo trovato finalmente un'ombra. La musica.
Why do you want him la scrissi cosi, su fogli di carta della mia mente, tutto d'un botto. E non sarebbe stata la prima canzone. Non potrò mai di certo cambiare il mondo con la mia musica, ma la mia musica cambiò me stesso quel giorno.
 
 
  
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