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Autore: Anjulie    09/07/2003    2 recensioni
Lui, Benjiamin Price, è il famoso SGGK. Lei, Martine, una bambina di soli tre mesi. Accanto a loro gli amici, i compagni di squadra e una giovane donna… Clare, il cui passato è segnato da una tragedia che le ha sconvolto la vita. Saranno proprio Martine e Clare che, seguendo la traccia del cuore, insegneranno giorno dopo giorno, al tenebroso e solitario campione cosa significa amare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera a tutti!

Eccomi in anticipo di ben una giornata con il nuovo capitolo. Vi chiedo tante, tante recensioni perché sto concludendo la fanfiction e ho molto bisogno di incentivi e soprattutto di sapere cosa vi piace e cosa vorreste sentire raccontato.

Questo è stato un capitolo un po’ difficile da scrivere… tanti sentimenti contrapposti e troppe cose in sospeso… fatemi sapere.

Un abbraccio affettuoso a tutti e ad maiora!

Julie

 

CAPITOLO XVIII

Ti do me stessa,

le mie notti insonni,

i lunghi sorsi

di cielo e stelle – bevuti

sulle montagne,

 la brezza dei mai percorsi

verso albe remote.

Ti do me stessa,

il sole vergine dei miei mattini

su favolose rive

 tra superstiti colonne

e ulivi e spighe.

Ti do me stessa,

i meriggi

sul ciglio delle cascate,

i tramonti

ai piedi delle statue, sulle colline

fra tronchi di cipressi animati

di nidi –

E tu accogli la mia meraviglia

di creatura,

il mio tremito di stelo

vivo nel cerchio

degli orizzonti,

 piegato dal vento

limpido – della bellezza;

e tu lascia che io guardi questi occhi

che Dio ti ha dati,

così densi di cielo –

profondi come secoli di luce

inabissati al di là

delle vette –

(A. Pozzi, 4 dicembre 1934)

 

 

L’unica persona che guardava senza ammirazione la coppia ballare era Erika. 

Soffocava di rabbia al braccio di Jordan nel vedere quella piccola cagnetta bionda danzare, al centro dell’attenzione di tutti, circondata dal braccio protettivo Benjiamin Price.

L’annuncio dell’avvenuto matrimonio del SGGK aveva percorso la sala come un fulmine ed Erika impazziva di gelosia al pensiero di non essere considerata la più bella della festa, la donna da invidiare e da desiderare, colei per la quale batteva il cuore del tenebroso portiere del Bayern Monaco.

Quei due sembravano il prototipo della coppia modello: tanto perfetti da risultare quasi disgustosi.

Gli occhi degli ospiti erano appuntati pieni di ammirazione sulla coppia che ballava al centro della sala ed Erika aveva colto i mormorii di approvazione e meraviglia dei presenti, gli sguardi colmi di desiderio degli uomini, le occhiate piene di invidia delle donne. Eppure quella sciocca ragazzina, persa com’era nell’abbraccio del SGGK, neppure si accorgeva della sua crescente popolarità. 

Erika osservò le ampie spalle del SGGK stagliarsi in mezzo alla pista e, per una volta, non ne ammirò la maschia struttura fisica. Benji l’aveva umiliata dicendole, senza mezzi termini, di essere innamorato di quella donnina insulsa, di quella Clare, e l’aveva rifiutata, scacciandola come avrebbe fatto con una creatura molesta, come se lei fosse stata una sgualdrina che implorava i suoi favori.

Strinse così forte il braccio del suo accompagnatore che Jordan si voltò a guardarla stupito. Seguì lo sguardo carico di odio della donna e vide Clare ballare fra le braccia del marito.

A differenza degli altri presenti non era rimasto stupito dalla notizia, riconoscendo nella giovane donna bionda, che adesso era al centro dei mormorii della cosiddetta buona società, la giovane pittrice incontrata al vernissage di Andrew Binder e tanto apprezzata dal famoso maestro. Aveva cercato di mettere in guardia Erika nella sua battaglia contro i mulini a vento ma quell’irragionevole, testarda donna non aveva voluto dargli retta.

Jordan era convinto che l’atteggiamento di Erika non fosse dettato da una genuina passione per Benji Price ma piuttosto fosse frutto di un capriccio, dell’incomprensibile ed insoffocabile desiderio della donna di essere sempre al centro dell’attenzione di tutti, ammirata e invidiata. Il SGGK rappresentava per lei solamente un altro trofeo da esibire e, al pari di un costoso gioiello o di una macchina sportiva, costituiva il soddisfacimento di un desiderio bizzarro. Erika era l’essere più viziato e prepotente che Jordan avesse mai conosciuto e, proprio per questo, per le sue disinibite sfrenatezze, il suo straordinario entusiasmo nel godere tutti gli aspetti della via, lui la trovava adorabile.  

Non riuscì a trattenersi dallo stuzzicarla un po’

- Mi sembra, ma belle, che il lupo abbia finalmente trovato la sua compagna – scherzò ridendo

Erika lo incenerì con un’occhiataccia

- Taci! – sibilò strattonandolo - Se tu avessi un po’ di sale in zucca, invece di comportarti da quello smidollato che sei, avresti già fatto qualcosa. -

Jordan scoppiò in una scrosciante risata che fece voltare parecchie teste nella loro direzione

- E cosa dovrei fare, scusa? Cercare di sedurre Clare davanti agli occhi del suo terribile marito? – chiese sarcastico

Si pentì immediatamente non appena ebbe pronunciata quella provocazione, perché gli occhi verdi di Erika si illuminarono di maligna soddisfazione

- Uhm… potrebbe essere un’idea. – mormorò pensosa – Però dobbiamo essere sicuri che quella piccola sgualdrina sia ben disposta ad accettare le tue attenzioni. Con un po’ di fortuna all’annuncio di questo disgraziato matrimonio seguirà ben presto la notizia del divorzio. – concluse, allungando il collo.

Clare si trovava in piedi, ai lati della pista da ballo, in compagnia di Karl e Benji, e proprio in quel momento si allontanò con un sorriso, slacciandosi dalla stretta tenace del marito, per lasciarlo solo in compagnia del suo capitano. Erika li vide sorridere entrambi, mentre osservavano la figuretta vestita di rosso fendere la calca per dirigersi verso i bagni delle signore. Con un sorriso di intesa lasciò immediatamente il braccio di Jordan, dirigendosi verso la ragazza con la determinazione di un falco che ha avvistato la preda. Si fece largo tra gli ospiti, incurante di calpestare lo strascico di qualche signora, nel tentativo di raggiungerla.

Lungo il percorso Clare venne fermata e salutata da parecchie persone che desideravano felicitarsi per il recente matrimonio e questo diede modo ad Erika di accorciare la distanza fra loro.

Quando riuscì a mettere piede nel locale del bagno delle signore la stanza era deserta, fatta ad eccezione per loro due.

Il tonfo secco della porta che si chiudeva fece voltare Clare che, china sullo specchio sopra il lavabo, stava sistemando con rapidi tocchi un ricciolo sfuggito ad una forcina. Si raddrizzò, sorpresa nel vedere Erika. La donna indossava uno splendido abito di tessuto impalpabile guarnito di luccicanti cristalli e generosamente scollato ad esibire un seno procace. Un pesante collier d’oro e brillanti scintillava suntuoso attorno al suo collo, accompagnato da due larghi bracciali a fascia che cingevano entrambi i polsi. Era bella, sofisticata e sicura di sé, mentre si avvicinava allo specchio, iniziando ad applicare il rossetto, e Clare si sentì oltremodo vulnerabile in sua  presenza.

Con un mormorio di scusa la salutò e fece per oltrepassarla, cercando di uscire da quell’ambiente che all’improvviso era diventato soffocante, ma le parole di Erika la immobilizzarono

- Non serve a nulla fuggire dalla realtà. -

Clare si voltò, incontrando nello specchio lo sguardo smeraldino, freddamente fisso su di lei

- E per quale motivo credi che io stia scappando? -

Erika le sorrise ma il suo era un sorriso senza traccia di allegria

- Penso che tu ti stia facendo solo delle illusioni. – affermò con  sicurezza. Di fronte allo sguardo sbalordito della rivale decise di affondare il colpo – Insomma, ti strusci contro Benji come una gatta in calore, reciti la parte della mogliettina innamorata. Cosa speri di ottenere? – chiese alzando leggermente la voce

Clare la guardò in viso perfettamente calma

- Io non cerco di ottenere nulla, Erika. Benji è già mio marito. -

Erika accusò la risposta ma fu svelta a rimediare

- Ancora per poco, mia cara. – ribatté con sicurezza - Tra poco lui si accorgerà di aver commesso un terribile errore e ti troverai in mezzo ad una strada in men che non si dica. -

Gli occhi di Clare divennero come ghiaccio dorato, mentre rifiutava di farsi intimorire

- E chi lo aiuterà ad accorgersene? Tu? -

Un sorrisetto di scherno apparve sul volto perfettamente truccato dell’altra

- Non occorre che io mi affatichi più di tanto. Lui sa già che io sono la donna più adatta, che in me può trovare tutte quelle soddisfazioni che, evidentemente… - disse, calcando la voce e squadrando con derisione la snella figura di Clare – … gli mancano fra le pareti di casa sua. -

Clare scosse la testa fronteggiandola

- Smettila con i tuoi giochetti. Ogni minuto al di fuori dagli allenamenti o dai ritiri con la squadra Benji lo ha trascorso a casa, con Martine e con me, e se pensi che… -

- Benji si è infortunato in Giappone. – le voce di Erika la interruppe con la forza di una staffilata in pieno viso  - La sua ultima cicatrice… -

Clare sgranò gli occhi, mentre la sua mente andava automaticamente alla più recente ferita riportata dal portiere, durante la partita contro la Corea, e della quale erano a conoscenza solo lei, Freddy Marshall e alcuni giocatori della nazionale.

Sentì un ronzio fastidioso nelle orecchie e cercò smarrita sul volto della donna un qualunque segno che ella stava mentendo ma gli occhi verdi di Erika affondarono nei suoi senza pietà.

- Non significa nulla… - riuscì a mormorare, facendo appello alla cieca fiducia che la forza dell’amore le dava.

La fredda sarcastica risata dell’altra le gelò il sangue nelle vene

- Non significa nulla, dici? – Erika fece un gesto come a sottolineare la sua perseverante stupidità – I ritiri, mia cara, non sono quei periodi di solitario isolamento che i giocatori vorrebbero far credere a tutti.  - ribatté con voce grondante di veleno – Quando la squadra è partita per il ritiro in previsione dell’incontro con la Dinamo Bucarest, tre giorni fa, li ho raggiunti nel loro albergo. – Fece una pausa puntando le mani sui fianchi e poi si chinò leggermente in direzione di Clare, scandendo le parole, in modo che le si imprimessero bene nella mente – Benji ed io abbiamo trascorso la notte insieme. -

Fu come se un fulmine avesse attraversato Clare con tutta la sua potente scarica elettrica. Il silenzio nel bagno delle signore era rotto soltanto dal breve e affannoso respiro di Erika e dalla musica e dai rumori della festa che si udivano attraverso lo spesso pannello imbottito di raso della porta.

Clare tese una mano, come a trovare un appoggio, verso il freddo ripiano di marmo del lavandino, lo sguardo perso nel vuoto. Non poteva essere vero!

Sentendo la vittoria a portata di mano Erika raddrizzò la schiena e il suo volto assunse un’espressione gelida

- Benji è mio e puoi stare certa, piccola intrigante, che presto sarai fuori dalle nostre vite per sempre ed io riprenderò il posto che mi spetta. -

Con un gesto rapido afferrò la borsetta da sera e passò davanti ad una Clare ammutolita. Aprì la porta e, per un attimo, il fracasso della musica e della festa riempì la stanza, per poi lasciare il posto ad una quiete benedetta quanto fragile.

Nella solitudine del bagno Clare osservò allo specchio il suo volto spaventosamente pallido, i grandi occhi dorati che sembravano immensi nell’ovale del volto minuto. Automaticamente sollevò le dita gelide e si pizzicò le guance per ridargli un po’ di colore. Si accorse che le tremavano le mani.

Era tutta un’illusiione!

Quegli sguardi colmi di tenero ardore che lei credeva unicamente per lei! Le parole appassionate, gli istanti che avevano condiviso! Dopo che Erika le aveva restituito la camicia di Benji si era torturata con dubbi atroci ma le attenzioni di lui non erano mai mancate e il suo fervore era così intenso che…

Tre giorni prima lei aveva scoperto che Benji aveva acquistato il suo ritratto quando ancora si trovavano in Giappone. Tre giorni prima lui ed Erika avevano trascorso la notte insieme.

Si era già illusa troppo. Doveva arrendersi all’evidenza.

 “Se non vuoi dividere il mio letto, né come mia amante né come mia moglie, ti basterà starmi lontana e limitarti a farle da madre a Martine. Ti assicuro che non mi taglierò le vene per questo”, le aveva detto a Kanagawa, quando aveva accettato di sposarlo.

E infatti aveva prontamente cercato un’altra donna per scaldarsi il letto!

Le lacrime le traboccarono dalle ciglia e il nodo che le si era formato all’altezza del cuore minacciò di sciogliersi inondandola di disperazione. Vide allo specchio il suo volto stravolto e ripensò che solo poche ore prima aveva deciso di provare a superare le sue paure e diventare veramente la moglie che egli desiderava.

Quanto dovevano essersi divertiti alle sue spalle! Quanto dovevano avere riso di lei!

Sentì di avere toccato il fondo e al colmo dell’infelicità trovò la forza di reagire e di sollevare il capo, rifiutando di essere schiacciata a quel modo.

Respirò profondamente, il cuore spaccato dai fendenti acuminati che Erika aveva vibrato senza pietà. Si asciugò le guance furiosamente e irrigidì caparbiamente la mascella.

Quel pomposo, arrogante pensava di fare i propri comodi con lei dopo che si manteneva un’amante proprio sotto i suoi occhi!

- Non mi taglierò le vene per questo. – ripeté alla sua immagine riflessa, utilizzando le stesse parole che lui aveva usato - Dannazione, Benji Price! Non ti permetto di farmi questo! -

Uscì dal bagno come un turbine e nella foga andò quasi a sbattere nel SGGK che la aspettava vicino alla porta.

La sua mente registrò per un attimo il breve sorriso che gli addolciva i tratti del volto bruno, prima di ritrarsi come se fosse venuta a contatto con l’olio bollente.

Benji vide il pallore innaturale sul volto della moglie, mentre gli occhi dorati luccicavano di rabbia e di lacrime trattenute. Il sorriso gli scomparve dal viso e una ruga di preoccupazione gli attraversò la fronte

- Clare, cosa… -

Lei gli voltò le spalle come uno spiritello e, fatti alcuni passi, trovò faccia a faccia con Jordan Steiner

- Mia carissima signorina Miller! – Prima che lei potesse ritrarsi, il giornalista prese fra le sue la mano sottile e affusolata di Clare, chinandovisi sopra per quello che a suo marito parve un momento indebitamente lungo – Che piacere incontrarla in mezzo a tutta questa gente! –

Clare gli sorrise debolmente, cercando una scusa per sottrarsi alle attenzioni di entrambi gli uomini

- Buonasera, Herr Steiner -

Il viso dell’uomo si aprì in un largo sorriso baldanzoso – Sono onorato che si ricordi di me – disse con lo sguardo colmo di ammirazione fisso sul seno di Clare – Lei è davvero incantevole, mia cara, e la sua stupefacente bellezza fa palpitare questo mio povero cuore -

- Steiner. – la voce di Benji alle sue spalle le arrivò secca e glaciale

- Benjiamin Price! – Il giornalista non sembrò affatto sorpreso di incontrarlo – E’ un piacere rivederti. -

Benji sbuffò valutandolo freddamente – Non si può dire altrettanto di te. -

- Oh, sei ancora arrabbiato per quella sciocchezza! – Jordan rise, prendendo un bicchiere di champagne dal vassoio di un cameriere e scolandolo in un colpo – Era solo un articolo! -

Benji non replicò e si limitò a prendere Clare per il gomito

- Se vuoi scusarci. -

Clare si divincolò come se avesse trovato repellente il suo tocco e questo diede a Jordan la scusa che cercava - Oh, no. Non così in fretta, amico mio. – il giornalista trattenne la mano di Clare fra le sue – La signorina sembra assolutamente intenzionata a godersi la festa. Anzi, speravo tanto che fosse così gentile da regalarmi il piacere di un ballo. -

Benji scrutò preoccupato  il volto pallido di Clare, stupito dalla sua violenta reazione. Voleva parlare da solo con lei e mal sopportava l’intromissione inopportuna di quel damerino. Rise beffardo – Lei è la signora… -

- Accetto. -

Lo sguardo di Benji saettò sul volto delicato di lei ma i lineamenti di Clare erano privi di espressione. Non lo guardò neppure.

Prima che potesse chiederle se qualcosa non andava, Jordan gli fece l’occhiolino e si allontanò con la sua dama al braccio. Dal canto suo Clare avrebbe ballato con il diavolo in persona, se questo le avesse evitato un confronto diretto con Benji, e seguì Jordan docilmente.

I due presero a danzare al centro della pista ma Clare era talmente rigida da sembrare un pezzo di legno e i suoi movimenti non avevano nulla della grazia che l’aveva contraddistinta mentre ballava con Benji. Non era possibile abbandonarsi alla danza con le braccia di Jordan che la stringevano con tanta familiarità e Clare lo respinse per costringerlo a tenere le mani a posto. Avrebbe finito col fare infuriare Benji ballando a quel modo e le sue mani dovettero volare per proteggere la sua modestia dagli attacchi decisamente lascivi di Jordan Steiner. Si sentiva soffocare da quelle attenzioni sgradite e mentalmente non poté fare altro che biasimare se stessa per essersi cacciata in quella situazione.

Stava per scusarsi e piantare il giornalista da solo in mezzo alla pista quando lanciò un’occhiata in direzione di Benji e lo vide tra le grinfie di Erika. La donna rideva e gli si appoggiava contro offrendogli ogni occasione di godere dell’ampia scollatura che, Clare ne era certa, la mostrava nuda da capo a piedi.

Benji non accennò neppure a scostarsi e la donna prese a carezzargli l’orecchio con l’unghia lunga e curatissima, cercando la sua attenzione.

Uno spasmo di dolore che le serrò lo stomaco nell’osservare la sofisticata brunetta strusciarsi contro il braccio del SGGK, consentendogli un’ampia visione del suo seno.

Clare irrigidì la schiena in preda ad un’irragionevole fitta di gelosia.

In quel momento Jordan la abbracciò con più foga e alla ragazza bastò un’occhiata a Benji per comprendere quanto suo marito fosse furibondo per l’affronto. 

Stava in piedi, al limite del perimetro della pista da ballo, in tutta la sua torreggiante altezza, le braccia conserte sull’ampio petto, con in mano un bicchiere nel quale aveva versato una dose più che abbondante di brandy. Gli occhi neri come la brace la seguivano, fiammeggiati di ira repressa, non perdendo un solo movimento. L’espressione del suo volto era talmente cupa da non lasciare alcun dubbio sulla bontà del suo umore e il muscolo sulla guancia abbronzata guizzava impazzito sotto la pelle tesa.

Come la musica finì, Jordan la trattenne in attesa che l’orchestra riprendesse a suonare ma Clare si sciolse con decisione dalla sua stretta.

- Mi scusi, sono un po’ stanca – disse abbandonandolo sulla pista e allontanandosi velocemente tra la folla.

Si fece largo tra la gente assiepata al bordo della sala, cercando con lo sguardo Karl Schneider. In quel momento desiderava solo lasciarsi alle spalle quella terribile festa e, più di ogni altra cosa, non voleva assolutamente affrontare Benji. Finalmente scovò il capitano del Bayern Monaco, seduto su un divano, intento a corteggiare un’avvenente brunetta, e si diresse con passo deciso verso di lui.

Il Kaiser sollevò immediatamente lo sguardo su di lei, interrompendo il discorso a metà

- Clare! -

Il volto di lei era terribilmente pallido, tanto che Karl si allarmò – Ti senti bene? -

- Voglio andare a casa, Karl. – lo pregò sommessamente - Potresti procurarmi un auto, per favore? -

- Ma si, certo. – gli occhi azzurri del capitano la scrutarono intensamente – Sei sicura di stare bene? Forse è meglio che vada a chiamare Benji… -

- No! – il diniego di lei giunse immediato con una nota di disperazione nella voce. Poi Clare cercò di controllarsi  – No, ti prego. – ribatté con più calma - Sono davvero molto stanca. -

Lui annuì poco convinto e, scusandosi con la ragazza seduta, prese Clare sottobraccio, conducendola all’estremità della sala. Gli occhi azzurri del fuoriclasse del Bayern Monaco la scrutarono con attenzione,  e presa una coppa di champagne dal vassoi di un cameriere gliela spinse fra le mani

- Sei certa di volere andare via? – le chiese gentilmente dopo che la bevanda inebriante sembrò averla calmata un tantino

Clare annuì – Non so cosa ci faccio qui – gli confidò – Erika sta facendo di tutto per sedurre Benji e a lui la cosa sembra non dispiacere più di tanto. -

Guardando oltre le spalle di lei Karl rise piano – Non amareggiarti se quella donna corteggia tuo marito. E’ da un bel pezzo che ci prova con lui ma ti assicuro che non era lei che Benji ha tenuto d’occhio tutta la sera mentre ballava con qualcun altro. -

Clare sorrise leggermente un po’ rincuorata dalla battuta scherzosa - Grazie Karl, sei davvero un buon amico ma ora vorrei davvero andare via. -

Il Kaiser le strizzò un occhio con fare complice –- Se prometti di stare qui buona buona vado a cercarti una carrozza, principessa. –

Lei sorrise – Va bene – disse indicando una sedia poco distante – Ti aspetto qui. -

Karl si soffermò ancora un attimo quasi titubante – Sai Clare, a volte ad un uomo fa paura non riuscire a dominare i propri sentimenti. – le disse serio – E’ sconcertante vedere come dall’oggi al domani una ragazzina sia in grado di turbare così a fondo i tuoi pensieri. –

- E’ questo quello che faccio io, Karl? – domandò Clare sottovoce

Lui le sorrise malizioso – Come ti ho già detto, Clare, non era Erika che Benji guardava quando ballava con un altro. – la rassicurò prima di allontanarsi.

Turbata stette a guardare il capo biondo di Karl sparire tra la folla e, un attimo dopo, si voltò e vide Benji farsi largo tra gli ospiti cercandola. In preda al panico si guardò attorno cercando una via di fuga. La terrazza!

Un attempato signore si scostò di lato per lasciarla passare ed Clare poté sgattaiolare agilmente fuori attraverso le portafinestra. Rabbrividì leggermente nel suo abito scollato all’aria frizzante della sera, incapace di contenere il turbinio di emozioni che la scuotevano. La musica che proveniva dall’interno giungeva sommessa al suo orecchio e le faceva sembrare ancora più piacevole la quieta tranquillità di quel posto, il silenzio rotto solo dal rumore del passaggio di qualche auto solitaria. Passeggiò lentamente fino al limitare della terrazza e i tacchi delle sue scarpine produssero un lento picchiettio. Si appoggiò con gli avambracci alla balaustra di marmo, osservando le luci della città, la mente svuotata da ogni pensiero.

I puntini luminosi brillavano in lontananza e lei si sentì incredibilmente sola.

Improvvisamente un braccio robusto la imprigionò costringendola a voltarsi, togliendole il respiro per la sorpresa.

- Steiner! Ma cosa… - Un paio di occhi azzurri la scrutarono con sguardo vacuo e Clare tentò di divincolarsi bruscamente – Lasciatemi subito! – ordinò perentoria

In risposta Jordan la attirò ancora di più contro la sua alta figura.– Sei così bella… - mormorò, passando al tu più confidenziale e affondando lo sguardo nell’ambra liquida dei suoi occhi – Quasi mi dispiace doverti fare questo… - borbottò

L’odore del liquore che egli aveva bevuto era così forte che il terrore invase Clare, scuotendola nel profondo, mentre i suoi occhi si dilatavano per la paura – No! – urlò puntando i gomiti contro il petto dell’uomo – Lasciatemi! Benji… –

Jordan parve non udire la sua supplica disperata e, dopo averle imprigionato i polsi in una stretta brutale che la fece gemere di dolore, chinò il volto su quello di lei.

- Shh… dolce Clare. Non vorrai che tutti si accorgano del nostro convegno amoroso! – mormorò con voce impastata, protendendo le labbra ad incontrare quelle di lei.

Il suo peso gravava quasi interamente sul corpo della ragazza, rischiando di spezzarle la schiena, ma con un brusco movimento del capo Clare distolse il viso, evitando il bacio e cercando di divincolarsi selvaggiamente da quell’abbraccio soffocante. Udì una risatina derisoria e rabbrividì dal disgusto quando le labbra umide dell’uomo si posarono sulla snella colonna della gola, percorrendone la serica morbidezza.

Improvvisamente Jordan Steiner venne afferrato per le spalle da un paio di robuste mani che lo strapparono via da Clare, sollevandolo quasi di peso, uggiolante per la paura. Il volto di Benji era stravolto dalla rabbia e  riempì interamente il loro campo visivo prima che con un ringhio scagliasse Jordan contro la balaustra. Aveva udito quanto bastava perché la sua mente si infiammasse e ora non vedeva che quell’uomo dinnanzi a se, tutto il resto cancellato da una nebbia rossastra.

Finalmente libera Clare si appoggiò al marmo freddo, respirando affannosamente, sentendo le gambe improvvisamente molli per la paura. Non aveva mai visto Benji tanto furioso.

- Tieni giù le mani da mia moglie! – gli occhi del SGGK mandavano lampi feroci, mentre si avvicinava all’uomo disteso a terra

Jordan cercò di mettersi faticosamente in piedi e gli rivolse un sorriso sbieco

- Perdonami amico ma lei mi ha invitato ed io… -

Non riuscì a finire la frase che il destro di Benji lo colpì in pieno stomaco con una violenza tale da mandarlo a sbattere contro la parete esterna dell’albergo. Un filo di sangue iniziò a scendere dal labbro inferiore del giornalista, macchiandogli il candore della camicia da sera. Si fece piccolo piccolo nel tentativo di sfuggire alla furia che aveva scatenato.

Il volto del SGGK era contratto dalla rabbia e con ferma determinazione allungò il braccio per agguantarlo, ben deciso a non lasciarselo sfuggire.

- No! Ti prego! – Clare gli afferrò il braccio – Basta, ti prego! – esclamò con voce malferma – Non è successo niente. Sto bene. -

Lo sguardo traslucido del portiere si posò su di lei e Clare si sentì trafitta dall’occhiata furibonda che lui le lanciò. Per un attimo si dimenticarono di Jordan e  il giornalista ne approfittò per strisciare lentamente lungo il muro, premendosi un fazzoletto contro l’angolo della bocca ferita. Raggiunse una delle portafinestra poste all’estremità della sala e si affrettò a rientrare, lasciandoli soli sulla terrazza buia.

Clare lasciò lentamente il braccio del marito, distogliendo lo sguardo da quello duro e accusatorio di lui, ma subito fu costretta a tornare a guardarlo perché Benji le afferrò poco gentilmente il braccio    

- Adesso mi spiegherai perché hai accettato l’invito di quel verme. – scandì adirato con un tono lento che le fece gelare il sangue nelle vene – Tu sei mia Clare, nessuno ti avrà all’infuori di me. -

Clare cercò di distogliere di nuovo il volto ma Benji non glielo permise inchiodandola con una stretta implacabile

- Maledizione, Clare! – sbraitò - Mia moglie si comporta in modo da non dare adito a chiacchiere e da onorare il nome che porta! – affermò con voce terribile – Il tuo comportamento di stasera con Steiner è inqualificabile. Ti piace forse farti palpare e coccolare da qualcuno che non sia tuo marito? – Scosse la testa furioso - Dimmi perché lo hai incoraggiato – continuò tagliente, cercando una risposta nel bel volto di lei – dal momento che non ti mancano certo le attenzioni. -

I suoi nervi scossi e l’insulto contenuto nelle sue parole crudeli la infiammarono di un furore pari a quello dell’uomo

- Le attenzioni! – Clare si strappò con una smorfia di dolore alla stretta di lui e tenne davanti a sé i polsi, mostrandoglieli – Ecco un assaggio delle attenzioni che ho ricevuto! Guarda! – urlò, con la voce incrinata dal pianto – Graffiati! Tutti e due! Non sei meglio di quell’altro! -

- Clare… - Benji le tese una mano, l’espressione del volto rabbuiata alla vista delle lacrime che le rigavano le guance.

- No! – il braccio di lei spazzò l’aria davanti a sé – Non ti avvicinare! Tu dici che io ho incoraggiato quell’uomo? Come osi! – la voce di lei tremava per l’effetto nervoso e per la collera – Come ti permetti di giudicarmi, tu che passi il tuo tempo tra le braccia di Erika Langel! Credi che non abbia visto come quella ti si strusciava addosso, senza che tu facessi niente per impedirlo? – Scosse il capo e i lunghi riccioli dorati danzarono selvaggiamente sulle spalle nude – Onore? Quale onore! Non merito rispetto, io? Pensi che io approvi questo tuo comportamento e sia solo blandamente sorpresa quando vedo quella donna che accampa dei diritti su di te? - 

L’ira di Benji sbollì di fronte all’impeto delle sue affermazioni – Questa non è sorpresa. – Aggiunse dolcemente – Gelosia? –

Clare sentì la collera montarle agli occhi - Devo essere solo un giocattolo a disposizione per soddisfare le tue voglie? – esclamò mentre le lacrime colavano dai bellissimi occhi - Tu riempi le mie orecchie di lusinghe perché io divida il tuo letto e nel frattempo te la spassi con Erika! -

Gli occhi di lui si strinsero mentre la guardava - Erika? Ma cosa… -

Clare lo interruppe con un gesto della mano come ad indicare che era inutile mentire

- Alcune settimane fa la tua amante si è preoccupata di riportarti una delle tue preziosissime camicie! -

L’espressione di Benji era genuinamente stupita – Non so di cosa tu stia parlando – riuscì a dire, ma Clare lo investì con una furia che non sapeva neppure lei di possedere

- Immagino che tu non sappia neppure di essere andato a letto con lei durante il ritiro! – replicò con violenza, mentre gli occhi dorati mandavano lampi tali da incenerirlo – Perché da lei  – disse, scimmiottando il tono affettato di Erika – hai tutte quelle soddisfazioni che ti mancano fra le pareti di casa tua! -

Le ultime parole furono quasi urlate ed entrambi rimasero a guardarsi per un istante in silenzio. Con il corpo fremente nello sforzo di trattenere le lacrime Clare si chinò a raccogliere lo strascico dell’ampia gonna, ormai svuotata di ogni energia. Sembrava una bambola di pezza alla quale fossero stati tagliati i fili e Benji si impietosì nel vedere il peso della sua infelicità gravarle sulle spalle.

- Aspetta. – le toccò leggermente una spalla e, quando gli occhi dorati si sollevarono ad incontrare i suoi, vide che la collera era scomparsa lasciando il posto ad un devastante dolore che gli bruciò il cuore come un acido – Dobbiamo parlare. Non puoi rientrare davanti a tutta quella gente in queste condizioni. Andiamo a casa. -

Clare esitò, lo sguardo impaurito come quello di una preda braccata. Poi annuì.

Benji fece per offrirle il braccio ma lei si scostò bruscamente, passandogli davanti, guardando la sua mano tesa con la stessa espressione che avrebbe usato per osservare una bestia immonda, e lui fu costretto a seguirla in silenzio. Camminarono lungo il perimetro della terrazza fino ad una portafinestra che dava su di un’uscita secondaria e scesero fino al garage dell’albergo. Pochi minuti dopo, la Jaguar nera del portiere si immise in strada, diretta verso casa.

Nel comodo abitacolo rivestito in pelle il silenzio sembrava avere una consistenza palpabile e nessuno dei due occupanti era minimamente incline a rompere quella tregua lievissima.

L’attenzione di Benji sembrava essere completamente catturata dalla strada ma, quando la luce dei lampioni illuminava ad intermittenza l’abitacolo, egli poteva vedere le esili spalle della giovane moglie sussultare in un pianto silenzioso.

Si maledì per non averle parlato prima. Clare doveva aver saputo dello spiacevole episodio del ritiro e se era stata Erika a parlargliene aveva sicuramente infiorettato il racconto di dettagli completamente falsi e soprattutto doveva aver dato una versione completamente inventata del finale della serata.

Strinse i denti, pensando al dolore che aveva letto nello sguardo di Clare. La ragazza era rannicchiata sul sedile accanto al suo, lo sguardo perso nel buio della notte.

Poche ore prima l’aveva tenuta tra le braccia morbida e arrendevole, gli occhi pieni di un tenero calore, e adesso gli sembrava più distante che mai. Pregò che non fosse troppo tardi per colmare quell’abisso che li divideva.

Frenò di fronte al portone di Ville Rose e prima che potesse scendere e aprirle la portiera, Clare aveva già sbattuto lo sportello e si era diretta verso casa come se fosse inseguita da una muta di cani selvatici.

Imprecando tra i denti Benji la seguì, indicandole le porte aperte del salotto a pianterreno. Clare le varcò senza dire una parola e neppure obiettò quando Benji le richiuse dietro di se.

Stava lì, in mezzo alla stanza, i biondi capelli sciolti sulle spalle e intorno al corpo come fluente luce lunare e a Benji non era apparsa mai tanto bella come in quel momento.

- Ora – cominciò con voce bassa che non ammetteva repliche – Mi dirai esattamente che cosa ti ha detto Erika ma prima ti posso assicurare che, da quando ti ho conosciuta, non ho mai cercato altrove… alcuna soddisfazione – Tacque un istante, intrecciando il suo sguardo con quello dorato di lei, per poi scandire con fermezza le parole successive – Né con Erika, né con nessun’altra. -    

Clare non smise di guardarlo per un solo istante, il volto pallido percorso da una vena di incredulità

- La cicatrice sulla tua spalla – sussurrò – Mi ha parlato della cicatrice -

Benji sospirò pesantemente – Durante l’ultimo ritiro, prima della partita contro la Dinamo Bucarest, Erika è venuta nella mia stanza. Avevo appena finito di telefonarti e stavo per andare a letto. Le ho aperto, pensando fosse Karl o un altro compagno di squadra. – Fissò lo sguardo ambrato di lei senza incertezze – E’ stata in  quell’occasione che ha visto la mia cicatrice. –

- La camicia… - Clare cercò febbrilmente nella mente – Il giorno che tu sei partito per Amburgo Erika è venuta qui a restituirmi una camicia da uomo. Era tua. Aveva le iniziali ricamate sul petto. -

Lui si strinse nelle spalle – Non so come abbia fatto a procurarsela ma ti assicuro – replicò, mentre gli occhi gli si accendevano di un luccichio malizioso – che in passato non mi sono mai lasciato dietro degli indumenti quando corteggiavo una signora. -

Clare scosse il capo confusa, incerta se credergli o meno. Improvvisamente le accuse di Erika sembravano essersi ridotte ad un cumulo di sporche bugie… oppure era il suo amore per lui che non le consentiva di vedere chiaramente a situazione per quello che era? 

Improvvisamene si sentì distrutta, il peso di quella serata sembrò gravarle sulle spalle - Che cosa vuoi da me, Benji? – gli chiese stancamente  

Lui la fissò per un istante in silenzio, gli occhi scuri brillanti come torce

- Voglio che tu mi appartenga. -

Clare lo guardò disperata, il cuore colmo di incertezze

- E’ per questo che hai comprato il quadro della bambina con il gomitolo? -

Benji sussultò e sul suo volto passò un lampo di sorpresa, poi l’uomo distolse lo sguardo e fissò un punto indefinito della stanza

- Molto tempo fa ho imparato che è impossibile cercare di trattenere qualcuno. – mormorò - Tutti finiscono con l’andarsene e allora è meglio andare via per primi e non voltarsi mai indietro, trattenendo solo un bel ricordo. Era quello che intendevo fare con te ma è accaduto qualcosa. Tu mi hai toccato… e trattenuto. – Sorrise in maniera quasi impercettibile, gli occhi brillanti di ironia – Ti assicuro che ho combattuto contro questa attrazione con tutte le mie forze. -

Quell’espressione durò solo un istante prima che egli la guardasse, ancora una volta emanando l’irresistibile fascino che sembrava avvolgerlo come un mantello scintillante. Si avvicinò a Clare e la sua mano si sollevò lentamente, accarezzando lo zigomo delicato. Si piegò leggermente su di lei mentre le lacrime gli bagnavano le dita e il suo profumo gli permeava i sensi stordendolo

- Credi davvero che possa aver trascorso la notte con Erika quando il pensiero di te mi brucia nella mente? – sussurrò con voce a malapena udibile.

Le lacrime avevano lasciato una scia argentata sulle sue guance e gli occhi d’ambra liquida si persero nello sguardo profondo di lui. Gli sfiorò le labbra con la punta delle dita, desiderando credergli con tutta se stessa.

Il rumore della porta che si apriva alla spalle di Benji li fece voltare entrambi.

Nel vano della porta apparve una coppia abbigliata in vestaglia e pantofole che li guardava con profonda curiosità. La donna, piccolina e di costituzione minuta, doveva avere all’incirca quarant’anni ma il volto dalla pelle di porcellana sembrava essere senza età. Teneva la mano sottile appoggiata sull’avambraccio dell’uomo al suo fianco, sicuramente più vecchio di lei di almeno dieci anni e con una costituzione imponente quanto quella di Benji. Quando Clare ne osservò i lineamenti trattenne il fiato, trovandosi di fronte ad una copia invecchiata del volto di Benji. Suo marito si irrigidì non appena li vide e sul suo volto comparve immediatamente la stessa granitica maschera di impassibilità che Clare gli aveva visto indossare tante volte.

- Scusateci – la donna parlò in giapponese e la sua voce aveva un tono basso e melodioso – Non volevamo disturbarvi ma Anne ci aveva detto che eravate fuori e quando vi abbiamo sentito rientrare non abbiamo resistito alla tentazione di scendere a salutarvi. -

- Buonasera Benji – l’uomo aveva una voce profonda e i suoi occhi di brace, leggermente appannati per via dell’età scrutarono attentamente il volto distaccato del SGGK.

- Cathy, Will – il tono di Benji era freddo come se parlasse a degli estranei e Clare avvertì la tensione del suo corpo – Come mai da queste parti? -

La donna avanzò di qualche passo, tendendo la mano in un gesto affettuoso ma, di fronte all’atteggiamento rigido di lui, la riabbassò con un sospiro.

L’uomo al suo fianco le coprì la mano con la propria ben più grande in una stretta di incoraggiamento e si rivolse con calma al portiere - Freddy ci ha detto che ti sei sposato. – spiegò - Siamo venuti per farti le nostre congratulazioni e conoscere tua moglie. -

Benji sbuffò con fare derisorio – Chissà come mai intuisco che c’è dell’altro – commentò ironico – Comunque dal momento che siete qui eccovi accontentati. – Pose una mano dietro le spalle di Clare sospingendola avanti – Lei è mia moglie Clare. – la presentò senza tante cerimonie, mentre il suo sguardo saettava dal volto sorpreso di lei a quello della coppia che gli stava di fronte – Dolcezza, loro sono Catherine e William Price, i miei genitori. – Il suo viso cupo assunse un’espressione grondante di sarcasmo – Per quanto difettosi sono tutto quello che ho. -  

 

 

  
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