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Autore: quindici    05/02/2013    1 recensioni
«Fu per questo che, quando sentì delle strazianti grida accompagnate da passi di corsa, non poté fare a meno di scattare in piedi, nonostante lo stato in cui si trovava. Forse, per una volta, la fortuna era dalla sua.»
Da quanto Vanilla era diventata Regina, su Extramondo, non si era più sentito parlare di furti, omicidi o discordie.
Regnava una pace totale, talmente estesa da sembrare illusoria.
Ed illusoria era.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SHERYL

Fortunatamente la forte dignità di Alchimie si fece forza, evitando all'uomo un impellente svenimento. In ogni caso la voglia di bisticciare con Sylvette o comunque di dire qualunque altra cosa svanì, lasciando al suo posto un agghiacciante pallore sul viso del mago. Così lungo tutto il viaggio regnò un eterno silenzio, interrotto solo da qualche acciacco di tosse.
Solo quando arrivarono alla Residenza degli Orchi Alchimie poté riacquistare un minimo di controllo sulla propria mente. Erano appena entrati dal grande portone dall'aspetto gotico, quando Alchimie pose la domanda che gli sembrò la più ovvia:
«Cosa volete da me?»
Sylvette si voltò, visto che prima gli rivolgeva le spalle.
Si aspettava quella domanda e si era preparato anche una risposta, ma sapeva che il mago non sarebbe stato molto d'accordo.
«Si tratta della nostra nuova sovrana.» disse.
Alchimie smise di camminare. «E cos'avrebbe la vostra sovrana?» chiese incrociando le braccia al petto.
Il leccapiatti degli Orchi non si era preparato, ahimè, a spiegare in cosa consisteva il problema, quindi si grattò il capo con aria incerta per balbettare qualcosa.
«Uhm, be', diciamo che è un tipo un po' difficile.»
A quel punto Alchimie non poté evitare uno sguardo alquanto scettico, dimenticandosi del precedente stato d'animo.
«E cosa dovrei farci io?»
«Ehm, cercare di… aiutarla.»
«Quindi stai dicendo che dovrei farle da balia?» chiese senza trattenere una risata.
Allora Sylviette scosse il capo. «Vieni con me, capirai.»
Alchimie non poteva certo opporsi a quel voltagabbana, visto che il suo era il volere del re degli Orchi. Salirono una scalinata e attraversarono svariate stanze e corridoi prima di arrivare davanti a una porticina malconcia, dal color grigiastro. Sylviette esortò Alchimie ad entrare con un gesto. Il mago lo guardò un attimo, cercando di capire perché la porta non l'aprisse lui. Dedusse che l'Orco si fosse semplicemente impigrito e spinse l'anta malconcia. BAM. Alchimie ruzzolò a terra portando con sé Sylviette. Basta colpi di scena per quel giorno, davvero basta. Dopo a alcuni secondi, ancora stordito, alzò la schiena, sedendosi a terra. La porta era rimasta aperta di fronte a lui. L'orco era ancora a terra, doveva avergli dato una bella botta. Non trovando la forza di alzarsi rimase ad osservare la camera dall'apertura. Si vedeva un letto, nero. Era dalla linea moderna, un particolare strano per gli Orchi, grandi fan del barocco. Non si vedeva nient'altro dallo spiraglio, se non una macchia bianca sul letto. Arrancò a gattoni sul pavimento, attraversando la porta. Ora aveva una visuale della stanza a trecentosessanta gradi, ma non poteva vedere molto di più. Difatti gli unici mobili oltre al letto erano un tavolo di vetro - sui cui peraltro era poggiato un violino dall'aspetto costoso - e un armadio dalle dimensioni molto modeste. Ora era decisamente curioso: la sovrana abitava lì? In una camera così modesta? La cosa non lo convinceva troppo. Si aggrappò alla struttura del letto tirando giù buona parte della coperta scura che lo avvolgeva. Quando finalmente riuscì ad alzare il busto e a piegare le gambe in modo da essere in ginocchio la vide: una ragazzina, sembrava avere all'incirca sedici, diciassette anni. I capelli sembravano delle molle da tanto erano ricci e erano di un bel color mogano scuro. La pelle era chiara e i lineamenti decisi, ma dolci nella loro forma. Però ciò che risaltava di più  in quell'aggraziato volto erano gli occhi: chiarissimi, ondeggiavano tra il verde e l'azzurro, in continue variazioni cromatiche. Rimase in adorazione di quel viso per alcuni secondi, finché la voce di Sylviette non lo riscosse dai suoi pensieri.
«Ti presento Sheryl, la principessa degli Orchi.» La ragazza non disse nulla, stringendosi nel lenzuolo nel quale era avvolta.


Dopo un mse aggiorno, della serie: "viva me!"
non c'è molto da dire, se non che Alchimie mi sa che creperà d'infarto prima della fine della fic D:

  
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