Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: oOLeylaOo    27/08/2007    1 recensioni
La storia di una maga che viaggiando per il mondo cerca il vampiro che uccise sua sorella maggiore più di sedici anni prima
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Documento senza titolo

E silenziosa giunse la fine^^! Tutto ciò per dirvi che finalmente ho scritto la fine... Mancano solo due capitoli all'epilogo, questo e il prossimo...
Grazie mille a tutti quelli che hanno letto e commentato questa storia, e grazie sorpatutto a Verdolina che commenta ogni volta^^! Se sono arrivata alla fine della storia è anche merito tuo.

Buna lettura a tutti

 

Capitolo 39
-In tempo-


Partimmo all’alba, anche se odiavo svegliarmi presto. Fu tutto merito di Asher, inutile negarlo, pensò lui a rifare la valigia lasciando fuori solo un paio di jeans, una maglietta e un paio di stivali –io adoro gli stivali!-neri di pelle. Poi mi svegliò molto gentilmente, accarezzandomi i capelli e baciandomi le labbra, adoravo che fosse lui a svegliarmi, avrei voluto che mi svegliasse in quel modo tutte le mattine. Mi alzai e mi vestii velocemente, presi in braccio Shadow, che continuò a dormire con il suo adorabile aspetto di gatta nera e insieme ad Asher che portava di sua iniziativa i bagagli salii sull’ascensore.
Lui si appoggiò alla parete dell’ascensore e io lo imitai. Appoggiando la testa alla sua spalla durante la breve discesa e chiusi gli occhi, poi sentii che mi metteva una braccio intorno alle spalle e spontaneamente mi venne da sorridere. Sentii qualcosa sfiorarmi la testa con gentilezza e capii che mi aveva baciato i capelli. Era come essere in paradiso, ma avevo paure che presto si sarebbe trasformato in un inferno, non ero affatto sicura di volere che lui venisse con me, non ero sicura che sarei riuscita a evitare che Cecil gli facesse del male e ancora meno sicura ero del fatto di riuscire a proteggerlo.
Quando l’ascensore si fermò mi aspettavo che mi lasciasse, invece continuò a stringermi mentre io alzavo la testa dalla sua spalla e aprivo gli occhi. Mi bloccai sulle porte aperte che davano sulla holl dell’hotel e Asher si voltò un attimo, ma non fece in tempo a girarsi del tutto che io gia lo avevo spinto dentro e avevo premuto il pulsante per salire, pregando con tutta me stessa che non mi avessero vista.
-Che ti prende?- domandò alquanto sorpreso.
-C’è un problema.- disse con voce smorzata e piena di puro panico.
-Quale?- domandò preoccupato, avvicinandosi a me.
-Ci sono i miei genitori.- la mia voce era colma d’ansia, non riuscivo a calmarmi, mi sembrava che tutto vorticasse a una velocità irreale, che tutto andasse male, che fosse un cattivo segno?
Sentii le braccia di Asher avvolgermi e Shadow miagolò: poverina, la stavo stritolando gia solo con le mie mani, poi con Asher che mi abbracciava praticamente non respirava. Lo allontanai e la lasciai andare, lei atterrò a terra con eleganza, come ogni gatto.
Asher mi circondò di nuovo con le braccia, stringendomi a se.
-Su, non c’è bisogno di preoccuparsi. Non è detto che siano qui per te.- mi consolò premendo il pulsante per scendere.
-Che fai?- gridai allontanandolo. Era impazzito?
-Dobbiamo andarcene, sei vuoi fuggire senza pagare il conto va bene, fermo l’ascensore e ce ne andiamo.- la sua voce piatta faceva intendere che davvero non gliene importava niente.
-No... Va bene scendiamo.- la mia voce era colma di sconfitta.
-Lo dici come se andassimo in un covo di mostri.-
-In questo momento inviterei un drago.- dissi citando la battuta di un film vecchio, molto famoso, tratto da una serie di romanzi. Asher come è ovvio non lo conosceva e mi fissò confuso, ma io non ci feci caso. Quando eravamo tra il primo piano e il piano terra bloccai l’ascensore premendo il pulsante: era più forte di me, non potevo non farlo. Nella mia mente le opzioni erano due “attacca o scappa”, me le ero ripetute almeno tre volte, ma la seconda suonava migliore della prima.
-Ester!- la voce di Asher era petulante
-Non dobbiamo scendere.- il tono era deciso e fermo, ma dentro di me tremavo.
-Perché no?- la sua voce era calma, logica.
-Potrebbe essere una trappola.- dissi, decisamente mi faceva male stare così sotto pressione, stavo iniziando a ripetere le battute che avevo sentito nei film e nei telefilm che guardavo da piccola, dopo la morte di mia sorella avevo quasi totalmente abbandonato la tv.
-Cosa?-Asher ignaro di tutto sembrava confuso.
-Non lo so, ho paura.-citai ancora, ma era vero, avevo paura. Era irrazionale, ma i miei genitori mi spaventavano da sempre, e non li sopportavo perché li sentivo come estranei.
Ma erano comunque i miei genitori, non potevo combatterli… “Scappa, scappa, scappa.”nella mia mente una voce continuava a ripeterlo, solo con loro mi accadeva. Era incredibile! Negli ultimi mesi avevo affrontato un covo di licantropi, una strega potentissima, un drago e un covo di vampiri e non ero mai stata in ansia. Avevo paura, ma ero fredda, controllata, sapevo come cavarmela ed ero certa di riuscirci.
E ora c’erano i miei e andavo in crisi. Bastava la loro presenza per farmi entrare nel panico… come era possibile?
Sentii qualcuno prendermi per mano, mi voltai verso Asher che mi guardava con dolcezza, come se fossi una bambina piccola che metteva il broncio perché le si era rotta la bambola, stringendomi la mano con dolcezza.
-Scappiamo…- bisbigliai per metà sarcastica, per metà speranzosa.
Lui sorrise con dolcezza. -Ci sono io con te.- mi rincuorò baciandomi la fronte.
Le porte si aprirono al piano terra, i miei genitori erano ancora lì, in tutta la loro spudorata ricchezza e il loro trasudante potere. Mio padre indossava un completo giacca-pantalone grigio scuro e una camicia bianca, con una gravata grigia con fantasia a righe, aveva dei gemelli d’argento alle maniche e un frema - cravatta d’argento, dei mocassini di pelle ai piedi. I capelli grigi striati di bianco erano sistemati all’indietro in modo ordinato, la postura era eretta e rigida, sembrava un palo o una lastra di marmo, solo più minaccioso.
Mia madre si avvicinò lentamente, indossava anche lei un completo con i pantaloni gessato e molto elegante, i lunghi capelli biondi erano raccolti in una treccia, aveva scarpe con il tacco che la faceva sembrare più alta di quanto era.
Si fermò a pochi metri da me lanciando uno sguardo tutt’altro che gentile ad Asher, ma lui rimase indifferente, stringendomi la mano con dolcezza.
-Ester…- la voce di mia madre era dolce, ma preoccupata.
-Ciao mamma.- dissi a denti stretti, nel modo più gentile che potevo trovare.
Mio padre si fece avanti, improvvisamente la holl mi sembrò incredibilmente piccola, minuscola, tanto che mi chiesi come potessero starci così tante cose in quello spazio irrisorio. Strinsi ancora più forte la mano di Asher e lui mi accarezzò con il pollice la mano, con dolcezza, cercando di calmarmi.
-Ciao papà.- avevo una voce vagamente stridula.
-Cara…- mia madre si avvicinò a me mettendomi le mani sulle braccia, stringendo con dolcezza -Ti stavamo cercando.-
In quel momento mi venne in mente l'urlo di Munch, chissà perché?
-Perché?- la mia domanda forse era un po’ troppo fredda o sospettosa, ma non ci capivo niente.... perché erano li?
-Tesoro, per favore, torna a casa…- supplicò dolcemente mia madre.
La mia espressione doveva tradire abbastanza lo stupore e l’incredulità che provavo: tornare a casa? Dopo sette anni? Ma siamo pazzi? E perché poi?
-So di ripetermi, ma perché?- la mia voce suonava incredula.
Mio padre si fece avanti. -Vogliamo solo proteggerti, lo sappiamo che siamo stati parecchio assenti nella tua vita, ma non vogliamo che tu sia rovinata a causa di certe… compagnie.- lo disse con vece preoccupata guardando Asher.
Il panico stava lasciando il posto alla rabbia. -Cosa?- sbottai.
-Credo non siano felici del fatto che andiamo a letto insieme.- il modo in cui Asher pronunciò questa frase sembrava molto intimo e personale, ma anche se lo disse accostando la bocca al mio orecchio, la sua voce era così alta da essere facilmente udibile.
Mio padre gli scoccò un occhiata di fuoco. -Tieni giù le viscide zampe da mia figlia!- la sua voce era colma di rabbia.
Emisi una breve risata isterica: era tardi per considerarmi sua figlia.
-Sentito? Ho le zampe.. per di più viscide....Non saranno delle pinne?- scherzo Asher, forse anche per calmarmi, ma mi fece ridere di nuovo, stavolta la mia risata era sinceramente divertita. -Penso che però sia tardi per togliertele di dosso.-
Per la prima volta la carnagione bianca di mio padre si infiammò… era divertente.
-Tesoro...- iniziò mia madre.
-Oh, per favore! Ho venticinque anni, arrivate tardi per fare i genitori!- dissi irritata ma con ancora il sorriso sulle labbra per le battute di Asher.
-Quello è un demone!- mio padre calcò l’ultima parola.
-Lo so!>> scrollai le spalle, volevo andarmene. -Io ho da fare.-
-Ester… ascoltami…lo diciamo solo per il tuo bene… se le persone lo venissero a sapere…se i nostri parenti lo scoprissero…- cercò di spiegarmi mia madre.
-Digli che vangano da me.- la voce carica di indifferenza. -Visto che mi avete fatto perdere un importante mezz’ora della mia vita.- dissi guardando l’orologio -Pensate voi al conto, “Cari genitori”.- poi mi voltai verso Asher abbracciandolo. -Andiamocene-
In un attimo Shadow mi volò sulla spalla e Asher ci trasportò alla stazione ferroviaria, volevo partire con un treno, era il modo giusto per salutare un posto, hai tutto il tempo di dirgli addio, senza avere rimpianti.
Non ho idea di quanti mezzi di trasporto cambiammo, ma alla fine arrivammo nel luogo indicato:una cittadina in Alaska, che di fatto ormai è una completa distesa di ghiaccio… non molto incoraggiante. Gli sconvolgimenti climatici di quarant’anni prima avevano reso il clima dell’Alaska ancora più rigido di quanto gia non fosse.


Arrivammo in quel posto impervio e ormai del tutto deserto solo grazie ai poteri di Asher, quel luogo ormai era irraggiungibile e gli unici che ci andavano erano i patiti di sport estremi.
La situazione non mi piaceva, quel luogo tutto bianco aveva qualcosa di sinistro e di profondamente sbagliato, era circondato a est da montagne impossibili da scalare e a ovest da un grande lago ghiacciato. La villa davanti a me era bianca con il tetto rosso cupo, semicoperto di neve, che si stagliava su quell’agglomerato informe di bianco: solitamente mi piaceva la neve, ma in quel momento tutto quel bianco mi infastidiva… era innaturale, quasi sbagliato.
Un mondo tutto bianco … un mondo puro, quasi incontaminato… un mondo strano, innaturale… un mondo falso. Ecco ciò che era quel posto: era falso. È la verità che sta sotto la superficie abbagliante, quella che nessuno riesce a scorgere perché accecato dall’apparente purezza; eppure le tenebre sono lì, a un centimetro dalla superficie e si nascondono per infiltrarsi subdole e ridurre tutto in briciole con il loro violento e velenoso potere. Quel tipo di oscurità mi ha sempre spaventato.
Eravamo in pericolo, lo sentivo, eppure non potevamo che andare avanti, nonostante la cosa fosse abbastanza difficoltosa a causa dei vestiti pesanti e degli stivali caldi.
Arrivammo davanti alla porta, avevo paura di aprirla, Shadow si strusciò contro la gamba con la sua folta pelliccia nera, mi chinai ad accarezzarla e lei strusciò la testa da leopardo delle nevi contro la mia mano. Era strano vederla con un aspetto tanto minacciosa, ma era ugualmente un amore.
Entrammo dal portone principale, che si spalancò dopo che gli ebbi lanciato contro un incantesimo, una sfera di fuoco e rimasi sorpresa quando non si spense o non si trasformò invece in una sfera di ghiaccio. La porta si aprì con un colpo sordo che rimbombò nel vuoto del paesaggio innaturalmente bianco, la scena che mi trovai davanti mi fece rabbrividire.
La sala era immensa, chiara, illuminata da un infinità di candele appese a un candelabro, le pareti e il pavimento erano bianchissimi e riflettevano la luce tenue delle candele e non lasciavano ombre. Al centro della sala, davanti a una lunga scalinata che portava al piano di sopra, stava un gigantesco cristallo come quello che c’era nella sala dove avevano quasi ucciso Asher… all’interno del cristallo, illuminato da una luce sinistra, c’era Logan…
-Benvenuti.- disse una voce.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: oOLeylaOo