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Autore: oOLeylaOo    27/08/2007    1 recensioni
Storia breve, sempre collegata a L'ombra della luna, con protagonisti Ester e Asher. Si tratta di un avventura che si svolge prima di quello che succede nell'ombra ed è raccontata dal punto di vista di Asher
Genere: Generale, Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
-Strani fenomeni.-


Ester era ferita, ma aveva solo un graffio sulla guancia, niente di grave; stava seduta su una poltrona a due posti sotto il portico dell’hotel e fissava il vuoto con aria annoiata. Mi lanciò un occhiata seccata quando mi vide, poi sospirò scuotendo la testa; sorrisi, non potevo fare altro, quando era seccata era troppo buffa!
-Che ho fatto di male?- si lagnò.
La guardai divertito ignorando le ragazze che passando mi lanciavano occhiate provocanti e languide.
-TI riferisci a qualcosa in particolare?- chiesi sarcastico.
Mi fulminò con lo sguardo e io scoppiai a ridere; mi diressi lentamente verso la poltroncina a due posti sulla quel era seduta e mi lasciai cadere accanto a lei, allungando un braccio dietro di lei, sullo schienale della poltrona.
-Ti sarei grata se non mi stessi troppo intorno, se devo essere uccisa vorrei che non fosse per via di una relazione che non ho.- disse con rabbia.
-Non ho preso il vampiro, mi è sfuggito.- rivelai mettendo il broncio.
Mi lanciò un occhiata e poi sorrise -Capita sai, non devi prenderla così.->
Tentava di rincuorarmi? Ester? La fissai sorpreso e vedendola sorridere mi irritai.
-Ti diverte il mio fallimento?- il mio tono era irritato.
-No, solo il tuo modo infantile di prendertela.- mi rispose sorridendo.
Sbuffai e mi alzai di scatto, lei scattò indietro sorpresa: non si fidava ancora di me, lo percepivo chiaramente, e muovermi in modo così improvviso l’aveva messa in allarme: faceva quasi tenerezza! Povero piccolo essere umano, così fragile nella sua essenza così come nella sua consistenza… com’era divertente giocarci!
-Io me ne vado in camera! Sono stanco del tuo sarcasmo!- dissi, meno irritato di prima, ma comunque ancora arrabbiato e me ne andai senza nemmeno guardarla.
Entrai nella holl e mi diressi alla recepsione, la ragazza di prima non c’era più, al suo posto c’era un ragazzo alto e dinoccolato, sui venticinque. Lo guardai irritato: non era proprio la mia serata.
-La chiave della 102.- gli chiesi chiedendomi che fine avesse fatto la ragazza.
Lui mi fissò -Cavoli amico! Hai fatto in fretta!-
Alzai un sopracciglio fissandolo con aria irritata -Di che parli?-
- Di te e Shana.- fece lui con un sorrisetto complice, avrei voluto spaccargli la faccia ma mi trattenei, sopprimendo l’impulso.
-Chi è Shana?- domandai ancora.
-Ehy, come sarebbe a dire? L’hai appena portata fuori! Non fare il finto tonto!- rispose con rabbia.
-Io sono appena rientrato, mi spieghi come avrei potuto portare fuori qualcuno?- ribattei seccamente. Mi stavo irritando e sentivo che qualcosa non andava, questo non faceva che peggiorare la situazione che era gia di per se brutta.
-Che succede?- domandò una voce alle mie spalle.
Mi voltai per guardare Ester in faccia, in quel momento mi fissava confusa e attenta, ma nei suoi occhi non c’era ombra di malizia o divertimento, non stava fingendo per prendermi in giro.
-Non lo so.- feci scrollando le spalle, poi mi rivolsi al ragazzo -La chiave della 102, grazie!- chiesi tendendo la mano. Lui mi fulminò con lo sguardo, ma io mi limitai a dargli le spalle ed andarmene. Qualunque cosa fosse successa, bè… potevo anche occuparmene domani mattina!

Quando riaprii gli occhi la luce del sole era appena spuntata all’orizzonte, flebile e debole, sentivo l’oscurità rintanarsi dietro gli orizzonti e lasciare il posto alla luce… Lo sentivo sempre. Gli esseri umani temono le tenebre e l’ignoto che portano con loro, la luce che rischiara svelando i misteri è sempre stata un conforto per loro, ma non per me.
Fissai la finestra da cui stavano entrando deboli raggi, la luce del sole penetrava lieve dalle fini tende bianche, attorno a me c’era solo silenzio. Mi misi seduto sul letto, l’orologio segnava le sei esatte di mattina, e fissai incuriosito la porta bianca chiusa a chiave davanti a me: la porta che dava a una stanza comunicante nella quale stava Ester. Mi alzai in punta di piedi, attento a non fare rumore, e mi diressi verso la porta, la aprii con i miei poteri, attento a non esagerare per non svegliarla, e mi infilai di soppiatto in camera e mi fermai accanto a letto nel quale Ester dormiva beatamente.
La coperta le arrivava poco sopra il ginocchio, ed era mezza raggomitolata infondo al letto, nella stanza faceva un gran caldo nonostante fosse inverno, e lei era mezza scoperta. Era sdraiata a pancia in giù e la camiciola bianca lasciava intravedere la schiena e il reggiseno, i capelli marrone scuro ricadevano scomposti sul cuscino, vagamente mossi e disordinati, solitamente sembravano neri, ma a contrasto con quel bianco si vedeva chiaramente che il colore era troppo chiaro per essere nero. Aveva le ciglia lunghe, non me ne ero mai accorto. Con gli occhi chiusi creavano finissime ombre sulla pelle rosata. Il seno morbido era schiacciato contro il materasso, dando una visione molto provocante, il braccio sottile era appoggiato accanto al cuscino con il pugno chiuso.
Sapevo che se si fosse svegliata e mi avesse trovato lì si sarebbe arrabbiata, ma in quel momento non mi importava perché mi sentivo paralizzato. Ero meravigliato e non mi capitava spesso, oggettivamente avevo sempre pensato che Ester fosse bella, ma non mi era mai capitato di pesare d’impatto “che bella!” prima di quel momento. Il mio non era mai stato un pensiero soggettivo. Era davvero bellissima. Era il suo caratteraccio che eclissava tutto il resto, ma il quel momento, addormentata e indifesa quasi, sembrava davvero una ragazza come tante, bellissima, fragile, quasi dolce. Era una bellezza diversa da quella che si vede in giro, il tipo di bellezza che si riscontra raramente ormai perché non ha niente di costruito, è qualcosa di assolutamente naturale.
Mi avvicinai cautamente per toglierle una ciocca di capelli dal viso e ammirarla meglio: decisamente non era il tipo di ragazza che avrei mollato dopo la prima notte insieme, forse con lei sarei arrivato almeno alla sesta. Gia… peccato che lei non ci sarebbe stata neanche alla prima! Peccato davvero! Non ci avevo mai fatto troppo caso prima, ma aveva un corpo davvero molto, molto interessante.
Volevo toccarla. Non era come prima, non per gioco o per provocarla, in quel momento la desideravo davvero; fino ad allora mi erano interessati solo i suoi poteri, ma in quel preciso istante mi interessava molto di più averla nel mio letto, totalmente a mia disposizione.
Allungai una mano verso la sua spalla, ma mi bloccai in tempo: che accidenti mi prendeva? Non era da me lasciarmi sopraffare dal desiderio per una donna. Forse era perché era da un po’ che non mi divertivo… si, doveva essere per quello…
Tornai in camera mia e mi feci una doccia fredda, mai come in quel momento sentivo di averne bisogno e quello per me era molto strano. Buttai da qualche parte i vestiti e entrai in bagno, aprii l’acqua della doccia e entrai prima che si riscaldasse, in un certo senso fredda era meglio.
Mentre l’acqua mi cadeva a gocce sulle spalle, rilassandomi, sentii lentamente che le preoccupazioni scivolavano via e la rabbia per non aver preso la succiasangue emergeva sempre di più. Mi sentivo un tantino umiliato, uno stupido mostro era riuscito a farmela e non sapevo nemmeno che mi aveva fatto di preciso. Non era da me! Io non ero così debole! Che cosa terribile mi stava succedendo? Che fosse come per gli umani, a cui arriva un momento in cui iniziano a perdere colpi? No! Impossibile! Io non perdo colpi! Basta pensarci! Lo avrei distrutto e fine! Stupido vampiro!
Un rumore violento, di qualcosa che viene scaraventato contro un mobile, mi distrasse improvvisamente dai miei pensieri riportandomi alla realtà e facendomi trasalire. Uscii in fretta dalla doccia, afferrai l’accappatoio e lo indossai mentre entravo in camera: la porta che dava alla stanza di Ester era aperta e lei era sulla soglia con ancora la camiciola e i pantaloncini corti che aveva quando andava a dormire. Il cassettone che era in camera era distrutto e alcuni pezzi di specchio erano sparsi insieme ai pezzi di legno.
-Hai deciso di distruggermi la stanza?- scherzai alzando un sopracciglio e incrociando le braccia.
Lei mi fissò scioccata, mi accorsi solo in quel momento che aveva un livido sul braccio e che la camiciola era strappata. Tremava leggermente e aveva lo sguardo smarrito, spostava gli occhi dai resti del cassettone a me in continuazione, sembrava molto confusa. Feci un passo verso di lei e Shadow mi balzò davanti ringhiando con l’aspetto di una piccola pantera nera.
-Che accidenti succede?--domandai stavolta preoccupato.
Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, poi li riaprì e mi scoccò uno sguardo molto arrabbiato.
-Che succede? È molto semplice: hanno tentato di stuprarmi!- la voce era fintamente irritata, forzatamente ferma, si stava sforzando.
-Chi?-> volli sapere, molto irritato.
-Tu!-
Sgranai gli occhi, per la prima volta veramente sorpreso. -Cosa?-
-O almeno qualcuno identico a te.- precisò lei afferrando Shadow e prendendola in braccio, poi accarezzandola dolcemente proseguì -L’ho scaraventato nella stanza e quando è finito sul cassettone ha picchiato la testa e si è frantumato in mille pezzi come uno specchio. Nel senso che è diventato uno specchio… In realtà nemmeno così è chiaro… Non so come spiegarlo… Sai cosa sta succedendo?-
Scossi la testa confuso, poi mi venne in mente quello che era successo nella casa degli specchi e aprii bocca per parlare, ma mi bloccai perché qualcuno stava bussando alla porta.
Mi voltai a fissarla con aria seccata: troppe cose tutte insieme era snervante, incredibilmente irritante!
-Chi accidenti è?- chiesi con voce velenosa.
La porta si aprì sbattendo e la ragazza bionda della recepsion entrò nella stanza con gli occhi rigati di nero, probabilmente le lacrime avevano sciolto il trucco. Aveva i vestiti sgualciti e i capelli spettinati, in fondo era esattamente come tutte le donne che avevo incontrato, la loro bellezza era qualcosa di assolutamente costruito, solo una finzione.
-Perché?- chiese, quasi singhiozzando.
La fissai senza rispondere, che accidenti voleva ora?
-Che cosa sta succedendo?- domandò Ester con tranquillità, come se la risposta non contasse.
La ragazza si girò verso di lei e la fissò con rabbia, poi si voltò verso di me mi si avventò contro, tentando di tirarmi uno schiaffo. Le afferrai il polso e la trascinai fuori dalla stanza senza dire una parola, poi la sbattei fuori e chiusi la porta a chiave.
Subito dopo la senti picchiare i pugni contro la porta e urlare “APRI!”, mi voltai verso Ester ignorando del tutto la ragazza bionda al di là della porta, c’erano troppe seccature nella mia vita.
-Sta succedendo qualcosa di strano.- affermai con finta aria grave.
Ester mi rivolse uno sguardo greve, poi scosse la testa continuando ad accarezzare Shadow che aveva chiuso gli occhi e iniziato a fare le fusa.
-Dimmi che cosa è successo con esattezza ieri sera e vedi di non omettere un solo particolare, se in giro ci sono un mucchio di … tue copie…-
-Una per ogni ragazza del mondo sarebbe perfetto, nessuna di loro sarebbe più insoddisfatta.- scherzai con malizia.
-Divertente.- la sua voce trasudava rabbia. -Allora, raccontami tutto quello che ti è successo, ora!- disse sedendosi sul mio letto sfatto.
Sospirai, ma rassegnato iniziai a raccontare.

  
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