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Autore: Merlins    08/02/2013    1 recensioni
Una giornata come le altre nella Livorno del 1983, se non fosse per un caso di omicidio che scoinvolge l'intera città e suscita scalpore tra la folla: la signora Morgan, una tra le donne più ricche nei dintorni, viene trovata morta nella sua stanza. Porta chiusa a chiave, finestre sbarrate. Tutto fa pensare ad un omicidio, eccetto il ritrovamento di un piccolo ciondolo d'oro a forma di angelo vicino al letto..
Volete sapere cosa accadrà? Restate con me e con la stravagante investigatrice Corsini, in questo viaggio tra gelosie, intrighi e ricatti, che faranno scoprire una faccia nascosta di quella famiglia.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Non sentii il fragore del suo corpo contro il pavimento.

So solo che mi precipitai al balcone e la vidi: era stata afferrata in tempo da un ragazzo, che la guardava con gli occhi gonfi di lacrime. Almeno era salva.

Corremmo tutti in direzione dell’ingresso, dove trovammo i due abbracciati.

«Emma, tesoro stai bene?» il vecchio Morgan fece per avvicinarsi, ma lei gli fece cenno di bloccarsi.

«Ti prego, lasciami stare ora. Ho bisogno di rimanere sola con Nico. Scusatemi, adesso ci ritiriamo e gradiremmo non essere disturbati» detto questo prese per mano il ragazzo e sparirono.

Strana ragazza, quella. Ormai tutto in quella famiglia mi sembrava anormale. Telefonate in segreto, tentativi di suicidio e continui bisbigli.. qualcosa di oscuro che non riuscivo a comprendere.

«Edwick, lasciala perdere, sai come sono gli adolescenti!» disse una donna accanto al maggiordomo.

Ah, certo, gli adolescenti.. peccato che quella ragazza abbia già venticinque anni, penso proprio che l’adolescenza ormai sia terminata per lei. Ignorai quel commento, rivolgendomi a tutti i presenti.

«Bene gentili signori e signore, mettendo da parte questo spiacevole evento, vorrei sentire il prossimo parente della vittima.» e mi avviai verso lo studio.

Poco dopo sentii bussare energicamente alla porta: ne entrò un uomo sulla quarantina, capelli brizzolati e occhialetti tondi, il naso aquilino e un vago odore di grappa addosso.

Era talmente brillo che mancò la sedia su cui si doveva accomodare, finendo con il sedere in terra.

«Tutto bene?» dissi, aiutandolo ad alzarsi.

«Ma certo tesoro! Dai, facciamo questo bel colloquio che poi posso tornarmene in camera!» aveva il singhiozzo e continuava a tossire.

«D’accordo.. dunque, per prima cosa, qual’e il suo ruolo qui?»

«Il mio che?! Ahaha signora mia, il mio ruolo potrebbe essere responsabile della dispensa e delle cantine! A parte quesssto, sono Paul, il fratello di Edwick.. o meglio, del signor Morgan, anche se tutti qui lo chiamiamo Ed»

«Ah, molto chiaro.. e lei ha visto o sentito niente quando è avvenuto l’omicidio?»

«Lei ha detto.. omicidio? Ma è impossibile! La porta era chiusa a chiave, come avrebbe fatto l’assassino poi ad uscire?»

«Sta nevicando molto anche se siamo in autunno!»

«E adesso questo cosa c’entra?»

«Senta, andrò dritta al punto. Qui c’è qualcosa che non mi convince, il suicidio perfetto,la lettera con l’addio, la pistola nella mano destra nonostante la signora fosse mancina.. no, sembra tutto troppo perfetto, come architettato da qualcuno.. perciò ora mi vuole dire dove si trovava tre giorni fa?!»

« Stavo facendo una passeggiata con Marley, il nostro cane.. può chiedere alla cameriera Jessica se non mi crede.»

Mandai a chiamare la ragazza, che entrò timidamente nello studio mentre il signor Paul la fissava con uno sguardo da pesce lesso. La povera ragazza avrà avuto sui vent’anni, capelli biondi sciolti sulle spalle e occhi verdi color smeraldo. Mi confermò che aveva accompagnato Paul Morgan nella passeggiata. La ringraziai e congedai anche il mio interrogato, che nell’uscire si scolò un'altra bottiglietta di grappa.

Sprofondai nella sedia e chiusi gli occhi. Certe volte il lavoro mi esauriva.

Guardai fuori dalla finestra. Nevicava ancora, ma vedevo un bambino in giardino con una donna sui trent’anni. Appena mi vide, il bimbo mi salutò con la mano e io ricambiai.

«Aha! E quelle? Mmh, si, sembrano proprio impronte!» le notai anche se erano leggermente sbiadite, pianta decisamente corta e tacco a punta: direi proprio scarpe da donna.

Più tardi avrei mandato Lenzi ad esaminarle, adesso mi predisponevo per accogliere il prossimo parente.

Bussarono di nuovo alla porta. Non dissi nemmeno avanti, ma Emma entrò lo stesso.

«Commissario, credo di doverle delle spiegazioni..» si sedette. Emanava profumo di aroma all’arancia.

«Se possibile, si, gradirei che mi chiarissi perché hai..»

«Già. Non avrei mai pensato di arrivare a tanto. Il ragazzo di prima si chiama Nico Gori, era il mio fidanzato fino a due anni fa.. se ha voglia, le racconterò la storia. »

«Ti prego, dammi del tu. Vai pure avanti» incrociai le gambe.

«Nico è sempre stato un bravo ragazzo: lavorava nell’industria meccanica, in un’officina nel centro della città. Ci siamo conosciuti all’università, e da lì ci siamo innamorati. Parlava di una storia seria, della famiglia che avremmo avuto, con tanti figli...»

«Bei piani, bei progetti.. poi che successe?»

«Fu arrestato dalla polizia»

«Che aveva fatto?»

«La cosa più orribile.. venne accusato di omicidio»

«Oh.. e chi aveva ucciso quel povero sciagurato?»

«In realtà.. si trattava di mia sorella».

 

  
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