Oh, mon amour...
Mon doux mon tendre mon merveilleux amour
De l`aube claire jusqu`à la fin du jour
Je t`aime encore tu sais je t`aime.
(Jacques
Brel - La chanson des vieux amants)
Aveva sentito uno strano rumore, una specie di
rantolo e una risatina, così aveva pensato di andare a controllare.
In quel momento stava sulla soglia della camera di Hermione ad osservarla che
dormicchiava nel suo letto, avvinghiata ad un gatto di peluche come una bambina.
Harry sorrise. Era stato tenero e straziante scoprire che Hermione a casa dei
genitori dormiva abitualmente con quel gatto di peluche.
La ragazza si mosse, nel sonno, ma poi con un gridolino si voltò supina con gli
occhi spalancati lasciando che il gatto scivolasse a terra e rotolasse di almeno
un metro sulla destra.
Rimase ferma, immobile in quella posizione per alcuni secondi, poi Harry fece un
passo verso di lei ed Hermione scese dal letto con un salto e afferrò il gatto
da terra, abbracciandolo con il braccio destro.
“Non ti avvicinare di un passo!” Ordinò Hermione con voce stridula, ed Harry
obbedì, osservandola che si avvicinava.
“Cos'hai contro il mio gatto? Eh?” Disse tenendo per il collo il pupazzo e
agitandolo davanti al viso di Harry, che si contrasse appena.
“Niente. E' un gatto molto carino” Non era vero. Harry odiava quel gatto, e
quel gatto lo odiava a sua volta, ne era certo. E poi era davvero un peluche
brutto. Delle corde con dei ponpon blu a mo' di zampe, qualche pezza, pezza
reale, nel senso che un tempo era stato intero, la coda di corda
sfilacciata, un testone enorme con baffi plasticosi che pungevano e una
pezza più nuova al posto del naso.
Hermione si voltò leggermente verso destra abbracciando il gatto, cullandolo e
consolandolo “Non ti farà niente, quello là, te lo prometto, capito, Meg? Non
devi aver paura, no. Ci sono io che ti proteggo, okay?” sussurrava. Ma Harry
poteva sentirla comunque e si stava sforzando di non lasciarsi andare, in nessun
senso. Erano anni che lo faceva, non avrebbe ceduto ora, non dopo l'ultima volta che era capitato.
Era giorno e Harry stava preparando da mangiare mentre Hermione si dondolava su una sedia, lì vicino. A tratti sembrava quasi la vecchia Hermione, dopotutto se
stava zitta e lui non la guardava era identica all'Hermione di un tempo quando
taceva. Poi si era voltato, era allegro quel giorno, a pranzo sarebbero venuti
Ron e altri amici, ma quando aveva visto sua moglie, raggomitolata sulla sedia,
che dondolava appena, con gli occhi fissi su di lui non c'era più riuscito.
Hermione aveva sussurrato un “Harry...” che somigliava maledettamente ai
vecchi "Harry" e poi aveva detto con tutta serietà “I topi... ci sono dei
topi. Tanti topi. Troppi topi. Vado a chiamare Meg? Lui è un gatto saprà cosa
fare, glielo chiederò...>> e aveva continuato a biascicare così per un po',
mentre Harry si voltava con la pentola ancora in mano e la posava affatto
delicatamente sui fornelli, mentre le mani gli tremavano e la vista gli si
annebbiava per le lacrime.
Aveva sentito il tono di allarme della ragazza alzarsi di alcune ottave, la
poteva immaginare con gli occhi che sporgevano e le nocche bianche per le dita
serrate sul bordo della sedia sulla quale era appollaiata.
“Che è successo? Un topo! E' stato un topo!” Aveva gridato scattando in
piedi sulla sedia, per poi saltare giù e correre via, verso la porta. Harry, che
aveva una mano sugli occhi per strizzarli e impedire loro di lasciar scappare le lacrime, la
seguì di corsa, giusto in tempo per vedere la porta che si chiudeva di schianto.
La riaprì e la seguì fuori. La riacchiappò poco dopo, all'angolo della strada, abbracciandola da dietro e scivolando a terra. Piangevano entrambi, per diversi motivi. Dapprima Hermione si divincolò, poi si calmò,
ingiuriandolo per averle impedito la fuga dai topi. Topi che ovviamente non
esistevano.
“I topi... I topi... sono dovunque, i topi!” Continuava a bofonchiare
Hermione, mentre Harry con la fronte appoggiata sulla sua schiena la teneva
saldamente, continuando a cercare, inutilmente tra l'altro, di trattenere la
voglia di piangere come un bambino “Harry, Harry, Harry, Harry, Harry... Devo
andarmene! I topi! Non posso...” Alcuni passanti li avevano guardati male,
altri, vicini di casa babbani ai quali Harry aveva dovuto raccontare qualcosa di
riveduto e corretto, li avevano guardati compassionevolmente, uno aveva anche
chiesto ad Harry se avesse bisogno di aiuto, ma lui aveva scosso la testa senza
guardarlo.
“Puoi! Puoi tornare in casa. Meg li scaccerà via tutti” gli occhi di
Hermione si illuminarono e si voltò verso Harry raggiante “Hai ragione! Meg!" poi aveva notato le gote umide di Harry e vi aveva posato il polpastrello
dell'indice sinistro.
“Sono stati i topi?” aveva chiesto sommessamente ed Harry aveva annuito,
Hermione lo aveva imitato, convinta “Vedrai, Meg li ucciderà tutti” Harry
aveva annuito ancora e si era alzato in piedi a fatica, tenendo in braccio
Hermione, che al tentativo del ragazzo di farla alzare da terra non aveva
reagito.
“Non voglio fare niente a Meg. Gli voglio bene” Hermione aveva scosso la
testa senza sciogliersi dal quell'abbraccio chiuso e raggomitolato con il suo
gatto. Harry sospirò e si avvicinò, posando le mani sulle spalle di Hermione e
abbassando la testa al livello di quella della riccia per guardarla con
un sorriso che di felice aveva poco. Hermione allora aveva annuito lentamente, riconoscendo il
suo sguardo. La sua voce. Harry era certo che la vecchia Hermione fosse ancora
lì, nonostante tutto.
“Rimani qui?” Chiese candidamente Hermione, lui ci pensò un attimo e
annuì.
Poteva guardarla dormire, adorava le notti durante le quali Hermione gli
concedeva questo privilegio. Nel suo pigiama enorme, di un rosa slavato, i
pantaloni che gli coprivano parte del piede, le maniche che le nascondevano le
mani e uno dei due bottoni della maglia del pigiama slacciato, gli occhi
chiusi, Meg sul pavimento, gentilmente acciambellato a terra.
Certo, avevano un letto matrimoniale, ma le uniche due volte che Harry aveva
provato ad usarlo con Hermione, lei si era rannicchiata sul fondo del letto,
seduta, mentre Harry fingeva di dormire schiacciato dalla sua parte, cercando di
ignorare il vuoto. E l'aveva sentita piangere per tutto il tempo. Aveva
rinunciato e adesso il letto era rifatto da almeno un anno, intatto. Lui non dormiva
nella loro camera matrimoniale, aveva semplicemente sistemato la camera degli
ospiti e la camera singola di Hermione era stata adibita in quella che in futuro
sarebbe dovuta diventare la camera dei loro figli.
Sul comodino c'era posata la fede di Hermione. Harry adocchiò la sua, al dito, e
strinse il pugno.
“Dai, mettiamoci a dormire” la incitò e lei posò Meg a terra, con le ultime
carezze e raccomandazioni, mentre Harry si stendeva sulle lenzuola, era giugno
dopotutto, e lei gli si allungava accanto, accoccolandosi nel suo abbraccio come
una bambina. Era lunatica, succedeva spesso che prima lo scacciasse o gli
urlasse contro per poi scoppiare a piangere o lo abbracciarlo tanto forte da soffocarlo.
Ma in linea di massima sembrava che riuscisse a comunicare solo con lui. Solo
lui riusciva ad andare oltre la barriera, farla parlare, farle capire. Con lui
Hermione era molto loquace, anche se in sciocchezze, quando invece c'erano
altre persone attorno taceva. Entrambi si erano chiusi in loro stessi.
In quel momento stava giocando con le proprie dita sul torace del marito,
l'indice ed il medio e mo' di gambe che passeggiavano. Continuava a bofonchiare,
ma Harry non vi prestava più attenzione.
Com'era bella! I capelli vaporosi, ricci, confusi che si posavano sulle sue
spalle e sul braccio sinistro di Harry, la pelle pallida, le dita paffute,
qualche graffio, qualche piccolo neo color caffé, gli occhi dorati e grandi,
sempre più grandi in quel viso smunto e della sottile bocca arrossata dal mordersi le labbra così spesso.
Oh Dio, se l'amava. Non aveva mai smesso per un solo attimo di farlo, nonostante
quei tre anni laceranti.
Erano ormai tre anni che la situazione era tale, aveva litigato spesso con Ron e con altri membri dell'Ordine a
proposito. Gli dicevano che doveva vivere, che ad
Hermione avrebbero provveduto al San Mungo. Ma non capivano. Senza Hermione come
poteva vivere? Voleva averla con sé, era sua moglie, era lui che doveva
provvedere a lei. E poi la amava. Come avrebbe potuto lasciarla per sempre in
quel reparto dimenticato dal mondo?
All'inizio aveva litigato anche con i genitori di Hermione, sulla sua
destinazione. La volevano con loro. Ma Harry aveva avuto la meglio. Ed Hermione
era stata felice. O almeno così pensava Harry.
Era diventato tutto maledettamente grigio, ma al contempo vivace da ferire, e difficile, così difficile, dal quel pomeriggio.
Erano sposati solo da due mesi quando Hermione era sparita nel nulla,
erano subito partite le ricerche ed Harry aveva contribuito per quanto aveva
potuto, ma era disperato. Un pomeriggio però, tornando a casa se l'era ritrovata
inginocchiata sul vialetto, sporta verso l'aiuola con un pugno di fili d'erba in
mano che mormorava tra sé e sé. Era sporca e aveva alcuni graffi anche in viso,
i capelli appiccicati alla fronte.
Harry si era avvicinato incredulo e felicissimo.
“Hermione! Sei... sei qui! Stai bene? Come...” Si era lasciato cadere al suo
fianco e l'aveva abbracciata, sollevandola dal praticello dove continuava a
strappare erba, tanto forte da farle male. Lo sapeva perchè era stata lei ad
interrompere l'abbraccio dicendo che Harry la voleva schiacciare come una
polpetta e poi mangiarla. Harry aveva riso.
“Lasciami, devo raccogliere settemila novecento cinquantatre fili d'erba! E ne
ho raccolti solo settantasette e mezzo!” e si era chinata di nuovo
sull'aiuola. Harry era rimasto immobile ad osservarla per almeno due
minuti, attonito e confuso, poi aveva balbettato un incantesimo e una scia
argentata precaria era volata verso il quartier generale dell'Ordine della
Fenice.
“Hermione, dai andiamo dentro”
“I fili d'erba! Harry! Harry! I fili d'erba! Li devo raccogliere!”
“Ma no! A che ti servono i fili d'erba?!”
“DEVO RACCOGLIERLI!”
Harry aveva stretto i denti e l'aveva afferrata per le spalle facendola
alzare in piedi.
“Harry!”
“Non devi raccogliere i fili d'erba!”
“Devo”
“No, non devi.”
“Sì, invece! Ne devo raccogliere esattamente altri settemila ottocento
settantacinque e mezzo!”
“Ma perchè?”
“Devo raccoglierli!” Aveva piagnucolato indietreggiando, Harry
fece un passo avanti, con l'espressione altrettanto stralunata e sofferente.
“Perchè?”
“Io... Devo!” Disse allora, piangendo davvero; tra le lacrime aveva squittito
qualcosa come “Harry, Harry, Harry, Harry, Harry...”
“Sono qui...” Aveva risposto piano Harry, mentre abbassava le mani
abbattuto, cercando di soffocare quel dolore acuto che cercava di fargli a pezzi
il cuore a quel richiamo così sommesso e disperato, come lo aspettasse ancora per
salvarla. Fece un passo verso di lei, ma lei indietreggiò ancora, inciampando
nelle pietre che delimitavano il prato, e le sfuggirono di mano i fili d'erba,
mentre cadeva seduta a terra. Senza curarsi di essersi fatta male, di essersi
graffiata le mani per frenare la caduta, di essersi sporcata ulteriormente la
gonna un tempo beige, si voltò verso la terra e cominciò a rovistare scoppiando
in un pianto dirotto.
“Li ho persi... persi... persi...” Harry si posò una mano sulla bocca
cercando di non piangere, anche se non ci stava riuscendo molto bene.
“Hermione, che ti prende?” balbettò, ma lei non gli diede retta, finché non
la fece girare a forza e alzò la voce, stridula “Perchè fai così?”
Lei scosse la testa mentre piangeva “Ho perso tutti i fili d'erba che avevo
raccolto”
“Non parlo di questo! Perchè vuoi raccogliere i fili d'erba?” Lei spalancò
gli occhi velati di lacrime come attonita “I fili d'erba servono”
“... Perchè?”
“Me l'ha detto lui“
“Lui? Lui chi?”
“Lui“
“Hermione... che-”
Ma Harry era stato interrotto dall'arrivo di Remus Lupin, Arthur Weasley e Ron.
Dopo un po' erano riusciti a convincere Hermione a entrare in casa,
promettendole che anche all'interno avrebbe trovato dei fili d'erba.
Poi Lupin e Ron avevano perso mezz'ora a cercare di chiedere ad Hermione che
cosa le fosse successo, ma lei si limitava a guardarli per alcuni secondi e poi
ricominciare a bofonchiare cose senza senso. Hermione era seduta sul divano, le
gambe piegate al petto e il mento posato sulle ginocchia, mentre si torceva le mani
l'una con l'altra e cianciava senza un filo logico, Lupin invece le stava in piedi
di fronte, Arthur sedeva sul divano lì vicino, assieme a Ron, ed Harry stava
sulla poltrona di fronte ad Hermione, ma dall'altra parte del tappeto, si
stringeva le ginocchia al petto con le braccia e il volto serrato, gli occhi
lucidi che la osservavano sbarrati.
Infine aveva tentato Harry, alzandosi e piegando le gambe fino ad essere poco
più in basso del viso della ragazza “Hermione... Cos'è successo, quando non
eri con me?” Hermione allora l'aveva guardato, con uno sguardo un po' smarrito
e allo stesso tempo un po' più sveglio dei precedenti.
“Quando ero... senza di te?” Harry annuì e lei smise si muoversi.
“C'era lui"
“E...” Harry deglutì chiudendo gli occhi “Lui che ti ha fatto?”
“Le puntine da disegno” Hermione fece scorrere le gambe fino ad essere
seduta compostamente, i piedi a terra e il viso rivolto verso il tappeto.
“Le puntine da disegno?” Aveva chiesto Harry spiazzato, mentre
gli altri
si scambiavano uno sguardo perplesso.
“Sì, le puntine da disegno” Aveva replicato la riccia annuendo, Harry allora
domandò “E cosa...?”
“Erano tante” La vide serrare la mascella, poi con gli indici delle mani
cominciò a tamburellarsi sulle gambe, sempre più veloce, sempre in modo più fitto.
Harry le aveva fermato le mani con le proprie e lei lo avevo guardato
sinceramente sorpresa, con gli occhi spalancati, tremando visibilmente.
“Harry, Harry, Harry, Harry, Harry...” ricominciò a sussurrare guardandolo
fisso ma scotendo leggermente la testa, stringendo le mani a pugno nella stretta
di Harry che non poté esimersi dal guardarla negli occhi smarriti mentre i propri si riempivano di
lacrime.
“Harry...” Aveva detto un'altra voce allora, aveva una sfumatura strana, una
sfumatura di tristezza, era Ron, Harry annuì chiudendo gli occhi.
“Hermione” Lei smise di ripetere il suo nome mordendosi forte le labbra “Hermione, Che è successo poi?”
“Lui ha fatto allungare le punte, le ha fatte più appuntite. Ha graffiato e
tagliato tutto. Poi i pezzetti sono andati a fuoco, uno ad uno, e non è rimasto
nulla, fuorché le puntine da disegno.”
Arthur e Lupin si scambiarono uno sguardo cupo. Harry strinse le sua mani più forte
e lei allontanò le sue quasi arrabbiata, tremante.
“E io ripetevo sempre: Harry, Harry, Harry, Harry, Harry, Harry, Harry,
Harry... e loro... loro ridevano! Ridevano, capisci? Le puntine da
disegno ridevano di me!” Lacrime rabbiose ricominciarono a solcarle il viso
mentre lei continuava a parlare ininterrottamente, specchio di ciò che accadeva
sul viso di Harry. Infine il ragazzo voltò appena la testa verso gli altri tre, con
gli occhi chiusi, il naso che fremeva, la bocca serrata.
“Questo... cosa significa?”
Ron aveva gli occhi rossi, vitrei e non lo guardava, Lupin ed Arthur si
guardarono ancora una volta e Lupin annuì, poi con voce gentile, proprio come un
medico da una diagnosi delicata al suo paziente, solo che la sua voce tremava.
“Io... credo che sia un caso analogo a quello di Frank ed Alice”
“Dove sta la bacchetta? Dov'è? L'ho
perduta, è in tanti pezzi anche lei, è bruciata anche lei. Non è rimasto più
nulla“
Ron si era voltato mogiamente verso il suo ex-professore “Chi sono?” Gli
chiese, ma Harry era scattato in piedi con un'espressione sconvolta e
spaventosamente gelida.
“I Paciock, i genitori di Neville” disse Harry, anche Ron comprese e prese a
scuotere la testa con gli occhi sgranati.
“Tutto. Come con Attila. Per questo devo cogliere l'erba. Perchè non deve
esserci più nulla. Non deve rimanere più nulla, perchè deve tornare da me. Tutto" Bofonchiò Hermione mentre cercava di graffiarsi le gambe con le unghie
rovinate, Harry vi posò una mano per bloccarla, e lei smise, mentre lo guardava
curiosa ed irritata per l'interruzione.
“No! Non è possibile! Hermione... lei non... E' impossibile! Facciamole altre
domande, cerchiamo, non è possibile...” aveva commentato il rosso, con
lo sguardo che rovistava ogni angolo della stanza, come cercando una scappatoia
concreta.
“Sono d'accordo” disse Harry “Non Hermione. Non lei” Lupin replicò
cupamente “L'ha detto lei, Harry. E' bruciato tutto, non è rimasto niente”
“Oh sì, erano tanti. E poi mi ha detto di raccogliere l'erba. Ho
perso quei fili... Dove sta
l'erba? “
“Ma mi ha riconosciuto! Ricorda cosa le è successo... lei non-”
“Harry, Harry, Harry...“ Hermione gli aveva preso la mano e
l'espressione del moro era cambiata radicalmente, era sgomento.
“Anche i genitori di Neville lo riconoscono. Anche loro ci hanno raccontato
ciò che hanno provato, a modo loro. Anche loro ricordano”
“L'erba! Bugiardi! Le puntine da disegno avevano ragione! A nessuno! Il prato! Avevano
ragione loro! Niente! Settemila novecento cinquantatre fili d'erba... Li ho
persi..."
“No, dobbiamo cercare un'altra soluzione!” gridò, quasi, Ron, mentre Harry
invece si chinava su Hermione. Gli altri discutevano e a lui non interessava
più. Hermione aveva bisogno di lui, non si sarebbe tirato indietro. La voce di
Arthur si sovrapponeva a quella testarda di Ron, invece Lupin cercava di farlo
ragionare.
“Non c'è, Ron. Non possiamo fare niente. Dispiace anche a me”
“Ma non può...”
“Bisogna accettarlo! E decidere in che modo provvedere a lei, dove starà...
Bisogna fare la richiesta al San Mungo per il reparto...” Ma Harry lo interruppe,
guardandolo irato.
“Provvederò io a lei!”
“Ma Harry, non so se è...” Harry fece due respiro profondi poi pacato
replicò “E' mia moglie. Resterà qui. Con me”
“Persi... Le puntine dicevano che a nessuno importava della mezzosangue. A
nessuno. A nessuno. Neanche ad Harry. E ridevano. Ridevano. Ridevano. E
tagliavano. E ridevano."
“Sicuro, Harry?” gli chiese Lupin, ma lui non lo considerò neanche.
“Le puntine mentivano, Hermione” A quelle parole tutti tacquero, guardando
Harry che invece li ignorava categoricamente con un'espressione che cercava di
essere normale, contenuta “Ti avrei salvata. Ti salverò, te lo prometto”
“Harry, non...” Cominciò il signor Weasley, ma Harry aveva preso in braccio
Hermione che lo fissava in silenzio, come non capisse il suo funzionamento.
“Rimarrò con te. Ora sei stanca, vero?” Lei non rispose, né diede segno di
aver sentito o compreso la domanda, ma lui lo prese per un sì “Andiamo”
Senza rivolgere parola o sguardo agli altri si avviò verso le scale, con
Hermione che si era aggrappata alla sua maglia per paura di cadere, mentre Harry
la stringeva più forte.
“Harry?”
“Mmm?” Disse lui senza distogliere lo sguardo da lei, distesi su quel letto
singolo, scomodi entrambi ma un po' più felici.
“Mancano quattromilaottocentoventisette fili d'erba”
Harry lanciò un'occhiata al cassetto del comò dove stavano al sicuro in un
sacchetto di velluto i tremilacentosedici fili d'erba che avevano raccolto
fino a quel momento.
“Li raccoglieremo presto”
“Promesso?”
“Promesso”
Ogni tanto andavano a raccogliere fili d'erba. E ogni giorno Hermione
raccoglieva un filo d'erba dal giardino. Uno solo, perchè ormai se ne ricordava solo
quando sentiva la porta di casa aprirsi al ritorno di Harry. Allora correva in
giardino e raccoglieva un filo, poi tornava da Harry e glielo mostrava. Ed Harry
si fingeva orgoglioso di lei. Ma probabilmente ormai non fingeva più, era
davvero orgoglioso.
E si divertiva davvero quando assieme, qualche domenica, si materializzavano su
quel grande prato sperduto a sud della Gran Bretagna che avevano scoperto un anno
addietro e raccoglievano fili d'erba.
Si accovacciavano e sceglievano i fili più belli insieme. Poi, quando si
faceva sera, si stendevano uno vicino all'altra e contavano i fili d'erba,
facevano la somma con quelli raccolti in precedenza e chiacchieravano.
Harry aveva deciso che se per Hermione era impossibile essere simile a lui, lui
poteva farsi più simile a lei.
E anche se nel farlo la tristezza soffocava, anche se nel farlo sentiva delle
puntine da disegno sul cuore, che laceravano, ingrandendosi e acuminandosi,
anche se nel farlo poi sentiva i pezzetti del suo cuore andare a fuoco e
sentiva che più nulla rimaneva, non importava. Perchè se lei era felice poteva
esserlo anche lui.
Perchè sentirla mormorare il suo nome come una litania, quando ere triste,
quando era spaventata, con quella voce, con quell'espressione, con quelle
lacrime, con quel tremore, con quella paura negli occhi, faceva maledettamente
male. Rischiava di diventare pazzo. Voleva solo farla felice.
Per questo raccoglieva quei fili d'erba assieme a lei. Per questo aspettava come
lei il momento nel quale avrebbero raccolto l'ultimo filo d'erba. Per questo
dimenticava la bruciatura al posto del suo cuore nel guardare il suo sorriso
entusiasta. Era quello il suo vero cuore.
“Domani?”
“Vedremo”
“Sicuro che Meg non si offenderà che non la portiamo mai con noi?”
“Sicuro, gliel'ho chiesto giusto ieri”
“Ah sì? E ti ha detto che per lei è okay?”
“Ha detto che ha voglia di riposarsi e che è felice che passiamo del tempo
insieme”
“Ah, questo gliel'ho suggerito io” Disse Hermione ridacchiando mentre con
gli indici inscenava degli esercizi ginnici sul petto di Harry, e lui la
osservò.
Pian piano, mormorio dopo mormorio, sospiro dopo sospiro Hermione si addormentò
bofonchiando “Quattromilaottocentoventisette e poi...”
Harry la osservò per gran parte della notte, senza riuscire né ad annoiarsi né
ad addormentarsi. Senza riuscire neanche a piangere. Aveva smesso da tanto
tempo. Rimpiangeva Hermione, ma continuava ad amarla, sia che parlasse di topi
che di fili d'erba.
Solo rabbia a sprazzi.
Per lui. Per il male che le aveva fatto. Per il male che aveva fatto a
loro. L'avrebbe pagata.
Ma prima rimanevano quattromilaottocentoventisette fili d'erba.
Blabla: Qualcuno si chiedeva se avessi in mente un seguito, ma... no, non ci sarà nessuno seguito, non preoccupatevi. Se vi è di consolazione nella mia testa Hermione tornerà 'normale' o almeno migliorerà quando raccoglieranno tutti i fili d'erba, e credo che anche Harry lo speri in modo del tutto irrazionale. Dopotutto Hermione gli ha sempre detto cosa fare, chi dice che non lo stia facendo anche ora?
Oh, avete presente la quinta stagione di Buffy, con Glory cherende la gente pazza e via dicendo? Ecco, ho un po' preso ispirazione da lì per i comportamenti di Hermione. Non sono abituata a scrivere cose così xD