La mattina seguente, Tharos si svegliò di soprassalto: il sogno che aveva fatto lo aveva intimorito. Aveva paura, quel giorno, di uscire. L’unica cosa che lo spingeva a mettere piede fuori di casa era il desiderio di passare, finalmente, un po’ di tempo con Antula.
Con un grande peso, si avviò verso il litorale, Antula lo raggiunse poco dopo.
<< Tharos! >>
Il giovane alzò lo sguardo.
<< Tutto bene…? >>
<< Non lo so…Ho una strana sensazione. >>
La ragazza poggiò una mano sul petto di lui, il cuore strepitava.
<< Calmati, Tharos! >>
Lui le prese la mano e la strinse forte.
<< L’altra notte… >> mormorò con un fil di voce << ho fatto un sogno. Stavamo sulla spiaggia ed una luce ci ha investiti...Poi non ricordo più nulla. >>
<< Ci sono qui io >> rispose serenamente Antula << se ci accadrà qualcosa, lo affronteremo insieme. >>
Le determinazione della fanciulla lo sorprendeva ogni volta.
Continuarono a camminare finché non sentirono i loro piedi affondare nella sabbia dorata e l’aria farsi più umida. Il batticuore di Tharos si fece sempre più forte, guardò con disperazione Antula, che però era totalmente catturata dal mare.
Il ragazzo la strinse a sé e, mentre le labbra di lui stavano per posarsi su quelle de lei in un bacio puro e casto, vennero travolti da una luce abbagliante.
Per qualche istante non riuscirono a vedere niente, caddero sulla sabbia.
Poi, l’immagine di una donna si fece sempre più nitida: Pallade Atena, la dea dagli occhi cerulei.