Grazie
a Medusa per i bellissimi prompt e a tutte le follie delle Drabble
Night.
Chiude sempre un occhio quando incrocia i suoi studenti appartati negli angoli del castello. Finge di essere troppo vecchio per vederli, tutti assuefatti e confusi dalla pazzia dei primi amori, ma lo fa perché non è abbastanza vecchio per aver dimenticato i propri.
«Ho perso il controllo delle ragazze di Tassorosso...».
Pomona sfila dal capo il buffo cappello e si lascia scivolare con aria stremata al tavolo degli insegnanti. Nei suoi capelli non ci sono rametti ed è tutto così magico e atipico che Filius non riesce a trattenersi. S'inchina galante, si fa ancora più piccolo di quanto già non sia, ma quando la invita a ballare si sente un gigante.
Lei ride imbarazzata e si copre la bocca con la mano. Ha le dita un po' sporche di terriccio – e per qualche istante crede che la sua risata possa suonare davvero per lui.
Non ha mai visto magia più bella.
Le piove fra i capelli grigi, sui brandelli del mantello, sulle punte degli anfibi logori, ma resta lì, resta immobile, resta con le mani strette al petto e con il pianto mozzato in gola.
«Tonks?».
«Fottiti, Remus».
Era diventata un'Auror perché sognava un mondo migliore – aveva combattuto, aveva resistito, ma stava ancora imparando a sue spese quanto cadere facesse male. Ed ogni cosa ora si scioglieva all'orizzonte, il fallimento rodeva nello stomaco, il sangue scivolava lento fra le mani.
Una cartolina di nebbia.
Le braccia di Remus le scivolano appena sui fianchi e la stringono in un abbraccio disperato.
Silente è morto. La guerra è morta. Siamo tutti morti.
Tonks china la testa e intreccia le proprie dita con quelle di Remus.
Abbiamo perso.
La voce roca di Remus è come la luce evanescente dell'alba.
«Resta con me».
Ma è luce.
Risale di corsa i gradini con la notizia che ancora gli rimbomba nelle orecchie, nella testa, nel sangue... pulsa sotto la pelle e morde, lacera – buon Dio, quanto lacera.
La porta della loro camera da letto è chiusa; i bambini sono seduti contro la parete con un'espressione di confuso dispiacere sui piccoli visi.
«La mamma piange, papà».
Entra nella stanza.
Le mie condoglianze, signor Weasley.
Molly è accovacciata ai piedi del loro letto, con le braccia attorno al pancione, i capelli rossi davanti al volto esangue, le unghie conficcate nelle guance, e trema, trema, trema...
«Molly...».
«I miei fratelli... erano i miei fratelli».
L'abbraccio di Arthur è morboso, disperato, vitale, ma Molly continua a tremare per diverse ore – e Arthur non lo sa ancora, ma avrebbe tremato per sempre.
Le mie condoglianze.
*
Chiude sempre un occhio quando incrocia i suoi studenti appartati negli angoli del castello. Finge di essere troppo vecchio per vederli, tutti assuefatti e confusi dalla pazzia dei primi amori, ma lo fa perché non è abbastanza vecchio per aver dimenticato i propri.
«Ho perso il controllo delle ragazze di Tassorosso...».
Pomona sfila dal capo il buffo cappello e si lascia scivolare con aria stremata al tavolo degli insegnanti. Nei suoi capelli non ci sono rametti ed è tutto così magico e atipico che Filius non riesce a trattenersi. S'inchina galante, si fa ancora più piccolo di quanto già non sia, ma quando la invita a ballare si sente un gigante.
Lei ride imbarazzata e si copre la bocca con la mano. Ha le dita un po' sporche di terriccio – e per qualche istante crede che la sua risata possa suonare davvero per lui.
Non ha mai visto magia più bella.
*
Le piove fra i capelli grigi, sui brandelli del mantello, sulle punte degli anfibi logori, ma resta lì, resta immobile, resta con le mani strette al petto e con il pianto mozzato in gola.
«Tonks?».
«Fottiti, Remus».
Era diventata un'Auror perché sognava un mondo migliore – aveva combattuto, aveva resistito, ma stava ancora imparando a sue spese quanto cadere facesse male. Ed ogni cosa ora si scioglieva all'orizzonte, il fallimento rodeva nello stomaco, il sangue scivolava lento fra le mani.
Una cartolina di nebbia.
Le braccia di Remus le scivolano appena sui fianchi e la stringono in un abbraccio disperato.
Silente è morto. La guerra è morta. Siamo tutti morti.
Tonks china la testa e intreccia le proprie dita con quelle di Remus.
Abbiamo perso.
La voce roca di Remus è come la luce evanescente dell'alba.
«Resta con me».
Ma è luce.
*
«Salvami
dalla mia stessa vita, dalle paure che
non
posso nascondere».
ArthurxMolly
134 parole
ArthurxMolly
134 parole
Risale di corsa i gradini con la notizia che ancora gli rimbomba nelle orecchie, nella testa, nel sangue... pulsa sotto la pelle e morde, lacera – buon Dio, quanto lacera.
La porta della loro camera da letto è chiusa; i bambini sono seduti contro la parete con un'espressione di confuso dispiacere sui piccoli visi.
«La mamma piange, papà».
Entra nella stanza.
Le mie condoglianze, signor Weasley.
Molly è accovacciata ai piedi del loro letto, con le braccia attorno al pancione, i capelli rossi davanti al volto esangue, le unghie conficcate nelle guance, e trema, trema, trema...
«Molly...».
«I miei fratelli... erano i miei fratelli».
L'abbraccio di Arthur è morboso, disperato, vitale, ma Molly continua a tremare per diverse ore – e Arthur non lo sa ancora, ma avrebbe tremato per sempre.
Le mie condoglianze.