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Autore: araas    09/09/2007    0 recensioni
Il Bene e il Male. Un eterno conflitto tra due forze contrapposte di uguale entità, senza vincitori né vinti; mai. Tutto ciò come nello yin yang: “c'è sempre un po' di bene nel male e c'è sempre un po' di male nel bene”. Il bianco è la purezza immacolata dell'innocenza, che si trova circondata da una massa nera e dinamica... se non ci fosse quella piccola macchia bianca in mezzo a quel mare torbido, la vita non sarebbe possibile. Viceversa, senza quel pallino nero immerso in quel candido pudore, non ci sarebbe senso nella vita. Una ragazza, che ha sempre vissuto nella parte bianca del mondo, si trova persa in una realtà nera, fatta di sangue e di sofferenza... ma c'è ancora una scintilla di speranza, che arde in quella piccola, infinita sfera bianca...
Genere: Dark, Sovrannaturale, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 02

 

Emily non si trasformò più durante la notte. Per un po’ sembrò tutto normale, come se niente fu accaduto. Così, Emily si ritrovò a spasso con Jonathan, una sera di primavera.

“Non riesco ancora a credere di essere qui, accanto a lui…” pensava Emily, in cuor suo ancora preoccupata per tutta quella faccenda del dio Arkaana.

Ma cosa ci faceva Emily con Jonathan?

 

Il giorno prima, Samanta le aveva detto di aver ricevuto una telefonata da Jonathan. Lui le aveva detto di convincere Emily ad uscire con lui, e benché Emily si sentisse molto in imbarazzo, si era ritrovata ad accettare.

 

“Quando mi guarda negli occhi, non riesco più a ragionare.” Emily era appoggiata al muretto, mentre Jonathan era entrato in una gelateria per comprare due coni. “Mi chiedo se sia normale che tutta questa fortuna sia capitata a me…”

-A cosa pensi?- le chiese Jon, sedendosi accanto a lei sul muretto. Emily fu colta alla sprovvista.

-No, niente, mi chiedevo cosa stesse facendo mio fratello. E’ a casa con la febbre.- ma come le era venuta in mente una cretinata simile? Niente di più banale…

-Mi dispiace… senti, io devo parlarti.- si affrettò a dire Jonathan.

-Dimmi!- Emily sorrise, guardandolo negli occhi. Le sembrò che potessero leggerle nell’anima.

-Per prima cosa… vorrei ringraziarti per l’altro giorno. Quei deficienti dei miei amici ci hanno creduto senza indugiare!- fece una risatina nervosa, distogliendo lo sguardo da quello di Emily. Quest’ultima fece un sorrisetto amareggiato.

-Però… io credo di essere stato sleale con te… perciò volevo dividere con te il premio della scommessa.-

Emily rimase molto delusa. Insomma, lui ne faceva solo una questione di soldi?!

Seccata, si voltò verso Jonathan, gli passò una mano nei capelli e lo baciò. Jon ne fu sorpreso, non rispose al bacio, si staccò da lei e la guardò con aria interrogativa. Lei fece per scusarsi, ma poi fu Jon a baciarla. Emily chiuse gli occhi e si lasciò andare, pensando di essere in un sogno.

L’incanto fu interrotto da un gridolino di Jon. Quest’ultimo si staccò da lei e si portò una mano alla bocca. Emily vide che sanguinava, e qualcosa si mosse dentro di lei.

-Che diavolo…- cercò di dire Jonathan, ma fu interrotto da Emily.

-Scu… scusami… non… non volevo…-

-Sei stata tu?!- chiese Jonathan, tamponandosi le labbra. Che domanda stupida, chi altri poteva essere stato?

Emily corse via, in lacrime.

 

Arrivata a casa, si buttò sul letto a piangere sommessamente. Come sempre, aveva rovinato tutto! Non aveva saputo controllare i propri istinti vampireschi, e così aveva ferito Jonathan… “più nell’anima che nel corpo”. Tra una lacrima e l’altra si addormentò. E si ritrovò di nuovo nel castello di Orias.

 

-Che diavolo mi hai fatto? Si può sapere perché ce l’hai tanto con me?!- gridò, tra le lacrime.

-Io non ce l’ho con te… sei tu che non fai che rifiutare la tua natura di demone, ma devi accettarlo, tu sei destinata a distruggere Arkaana.-

-E per farlo avrò necessariamente bisogno di due canini appuntiti?-

-Sì. Perché l’unico modo per sopravvivere in questa dimensione, è succhiare sangue. Ti aspettavi di trovare anche qui quei… come li chiamate? Supermercati?-

Emily si accasciò al suolo, con la testa tra le mani.

-Cosa devo fare?-

-Ti allenerai con la magia. Rituali, invocazioni, cose del genere. Con la tua forza latente, diventerai potentissima nel giro di breve tempo. E quando Arkaana si risveglierà, sarai in grado di affrontarlo.-

-Va bene.- Emily sollevò la testa, con gli occhi fiammeggianti. -Va bene, lo farò. Ma solo se mi garantisci che quando tutto sarà finito, tornerò ad avere una vita normale.-

-Liberissima di farlo. Anche se sono certo che dopo non avrai la minima intenzione di ritornare umana.-

-Vedremo!-

-Bene, allora procediamo agli esami!-

-Quali esami?-

-Devo in qualche modo assicurarmi che tu sia la persona adatta a sconfiggere Arkaana, quindi ti sottoporrò ad alcune prove, che serviranno anche ad affinare i tuoi poteri.-

-Po... poteri?-

-Ti sarai resa conto di essere una vampire bat, no?-

-Non capisco... Vampire Bat era il titolo del libro...-

-Certo, e i vampire bat hanno poteri da vampiro, da pipistrello e in più altri poteri propri, in base alla loro esperienza. Tu sei una vampire bat, anche se alle prime armi.-

-E quali sono i miei poteri?-

-Innanzitutto, come tutti i vampiri, puoi succhiare sangue. E questo è molto utile, dato che qui raramente c'è altro con cui cibarsi. Non puoi però trasformare altre persone in vampiri. Puoi fingerti morta, in quanto da vampira sei fredda e non possiedi battito cardiaco. Per ora non hai altri poteri, ma non ti preoccupare, i miei amici ti insegneranno ad essere sempre più potente... ad esempio, potrai volare, cancellare la memoria, sentire i pensieri delle persone, puoi usare la telecinesi, puoi avere premonizioni… ma per questo ci vuole tempo, dovrai superare delle prove…-

-Ma...-

-Te la senti di cominciare?-

-Adesso?!-

-Quando vuoi... non c'è molto tempo, manca poco ormai al risveglio di Arkaana...-

-Ok, inizio subito! Che devo fare?-

-La prima prova è molto semplice. Dovrai dimostrare di poter vivere anche in una foresta sperduta. Per questo, dovrai cibarti del primo essere umano che vedi.-

-Scordatelo! Io non succhierò il sangue di nessuno!-

-Dovrai farlo, se non vorrai morire di fame.-

-E' un'assurdità, l'intera storiella di Arkaana e di Vampire Bat lo è! Io non ucciderò nessuno! Ed ora riportami immediatamente a casa!-

-Lo farò. Sulla Terra continuerai ad essere una ragazza normale, e non ti trasformerai più. E mentre sulla Terra starai dormendo, la tua anima si trasferirà nel tuo corpo da vampire bat, qui nell'Oscuro. E’ una sorta di viaggio astrale.-

-Allora non hai capito? Non voglio avere niente a che fare con Arkaana, né con te!-

-Sono sicuro che cambierai idea, quando avrai visto che cosa è successo l'ultima volta che Arkaana è stato in circolazione...-

-Un momento... che cosa intendi dire... ehi!-

Emily si ritrovò all'improvviso sospesa a mezz'aria, fu avvolta da una luce bianca e poi... il nulla. Era in una città molto primitiva, completamente distrutta. Quello che vide le fece gelare il sangue nelle vene. Palazzi quasi completamente rasi al suolo, alberi secchi dominati dalle fiamme, e... cadaveri, un sacco di cadaveri sparpagliati sul pavimento. Emily ebbe un conato di vomito, ma si trattenne, e con un sospiro iniziò a camminare, decisa a scoprire dove si trovasse. Camminò e camminò, per ore e ore, fin quando non vide un uomo, che credeva morto, muoversi. Poteva avere all'incirca 60 anni, e non aveva più un braccio; ormai era in fin di vita.

-Mi scusi... cos'è successo qui intorno?-

Gli occhi dell'uomo si accesero di terrore.

-Non lo so... all'improvviso hanno iniziato a piovere pietre infuocate... sono tutti morti... e presto anch'io li raggiungerò.-

-Ma cosa... non dica così! Ora la porto via, dov'è l'ospedale più vicino?-

-Ospedale? Cos'è?-

-Come cos'è... non mi sembra il momento di scherzare! Lei ha bisogno di cure!-

-Il medico è lì...-

L'uomo indicò il corpo di un omino, mutilato dai meteoriti. Emily si sentì male per averglielo chiesto.

-Non preoccuparti per me... ormai è andato tutto distrutto, la mia famiglia, la mia città... non ho più ragioni per vivere. Tu invece, scappa più lontano che puoi, questo postaccio non è adatto a una ragazzina.-

Emily ebbe un capogiro. Di certo la vista di tutto quel sangue non doveva averle fatto bene, ma aveva il sospetto che non fosse dovuto a questo... guardò il volto bianco dell'uomo. E poi guardò la pozza di sangue che si allargava sotto di lui. Sapeva che cos'era. E sapeva anche che non doveva cedere. Iniziò a correre senza meta, a perdifiato, fin quando non perse i sensi.

 

Si risvegliò nuovamente nel palazzo di Orias.

-Ancora tu? Non ti è bastato avermi sconvolto la vita, adesso anche le visioni?-

-Non era una visione, Emily... ti ho fatto rivivere uno dei disastri combinati da Arkaana.-

-Qu... quella era opera sua?-

-Non è niente in confronto alla potenza devastante di Arkaana... non dimenticare che lui è un dio, lui ha creato tutto... e lui l'ha distrutto.-

-Ma come posso sconfiggerlo? Sono solo una normale ragazza di 17 anni...-

-Ti sbagli, sai bene di essere un demone. Privo di esperienza, ma pur sempre un demone. Deciditi: vuoi aiutarci o no?-

-Non ucciderò, se è questo che vuoi sapere.-

-Dovrai cambiare idea. Pensaci.-

 

Il suono della sveglia riportò Emily al suo mondo. Si guardò intorno: vide Steve che litigava con la sveglia e poi vide sé stessa nello specchio, in pigiama. Sbuffando, si alzò dal letto. Steve era ancora assonnato.

-Allora? Novità?-

-Tante… troppe.-

-Raccontami.-

-Ora no… dopo.-

Steve guardò la sorella. Era visibilmente scossa, e lui moriva dalla voglia di sapere cosa fosse successo. Ma capì che quello non era il momento adatto.

-Fai come credi… io, comunque, devo andare a scuola.-

Emily non riusciva a togliersi dalla testa l’accaduto. Davanti ai suoi occhi, vedeva e rivedeva quella scena: il disastro, la sofferenza, la morte… il diluvio universale. Le sembrava passato un secolo dalla sera precedente. Già, quella sera… aveva assecondato i suoi più bassi istinti, rovinando il suo unico momento di amore con Jonathan. L’aveva morso. E questo le faceva paura. Aveva ceduto al demone dentro di sé. E Jonathan… era spaesato, sembrava così sconvolto, come se… come se sapesse cosa fosse successo.

Decise di non andare a scuola. Aveva bisogno di riordinare un po’ le idee nella sua testa, e poi con tutti quei pensieri non sarebbe comunque riuscita a combinare niente.

Il sangue. Il sangue che allagava il mondo devastato da Dio… no, dal Diavolo… no, da Arkaana. Tutto quel sangue, rosso, vischioso, torbido… dolce, caldo… no, non doveva. Non poteva pensarci. Eppure… chinarsi su quella pozza, assaporare con la lingua una calda goccia, sentirla scendere giù a riscaldare la gola… quel sapore agrodolce, che le faceva così schifo quando da piccola si morsicava per sbaglio la lingua, ora la attraeva pericolosamente. Sentiva già il piacere che le avrebbe dato, bere sangue, bere la vita rubata a un uomo… ma in fondo che cos’è un uomo? E’ solo un essere inutile creato da Arkaana. Sempre lui. In ogni singola cosa, ogni vita, c’era Arkaana. Lei era stata creata da Arkaana. Così come Steve, Samantha, Jonathan…

Jonathan. Il suo comportamento non l’aveva convinta. Doveva indagare.

 

Jonathan si guardò intorno. Gli sembrava di aver sentito un rumore, ma ovviamente non era possibile, lì non c’era nessuno. Tirò fuori un ciondolo da sotto la maglia, vi era attaccata una chiave. Con essa aprì la porta di legno del sotterraneo e vi si calò.

-Finalmente sei qui, ti stavamo aspettando.- disse Dave. Era visibilmente preoccupato.

Jonathan andò a sedersi in corrispondenza di un lato del tavolo, di forma triangolare, al quale erano seduti Nicholas e Dave.

-Ci hai fatti preoccupare, dicci tutto.- fece ansioso Nicholas.

-Si tratta di Emily…-

 

Pensare. Ecco cosa non doveva fare. Continuare a pensare. Le avrebbe solo fatto male. E lei sapeva che non avrebbe retto ad un'altra rivelazione. Musica. Si era procurata l’ultimo cd di Marilyn Manson quando era entrata per la prima volta nel palazzo di Orias. Aveva ascoltato e riascoltato quella canzone, che aveva scoperto chiamarsi “Long hard road out of hell”. Le sembrava di risentire quel brivido che aveva provato quando la porta le si era richiusa alle spalle, mentre la sensuale voce di Manson la guidava verso… verso una nuova vita, o verso la morte, non lo sapeva. Eccolo lì, il brivido, la musica che parte nella cuffia sinistra con un sinistro sibilo, mentre nella destra un ritmo inquietante si va ad affiancare alla cupa voce del cantante…

 

-Chi, quella bonazza che hai portato alla festa l’altro giorno? Ma sì, tanto lo sappiamo che non è la tua ragazza, non c’è bisogno che ci paghi…- rise Dave.

-Dave, qui c’è ben poco da scherzare. Sospetto che sia implicata con l'Oscuro.-

Improvvisamente i ragazzi si fecero seri.

-Cosa? E perché?-

-Ieri sera ci siamo visti…-

Jonathan incominciò a raccontare. Si erano baciati, e il bacio era diventato sempre più appassionato… fino a trasformarsi in un vero e proprio morso.

 

“I wanna live… I wanna love… but it’s a long hard road out of hell…”

Emily tremava. Il cuore iniziò a batterle all’impazzata, i suoni, la musica, divennero ovattati e la vista iniziava ad appannarsi. Mal di testa. Gran brutto segno. Emily cadde a terra, priva di sensi.

 

-Ma sei davvero sicuro di ciò che dici? Pensi davvero che lei sia…- Nicholas lasciò la frase in sospeso.

-Non lo so. Non sono più sicuro di niente… l’unica cosa di cui sono sicuro è che per poco non mi strappava le labbra!-

-Jonathan, questo non mi sembra il momento adatto per mettersi a fare lo spiritoso… piuttosto, cerca di tenere sotto controllo quella ragazza, non mi convince!-

-E cerca di non farti mutilare la prossima volta che la baci!-

Jonathan gli lanciò uno sguardo piuttosto velenoso.

-Dave!-

-Scusa… non potevo trattenere una battuta così sopraffina!-

-DAVE!-

-Ok, ok, sto zitto.- Dave fece un faccino offeso.

-Piuttosto, Jon, cerca di non farle capire chi sei realmente…-

-Non sono mica matto! Ma ora cerchiamo di contattare lo stregone, voglio saperne di più su questa faccenda.-

I ragazzi si sistemarono bene nelle loro sedie, stesero le mani parallele al tavolo triangolare e chiusero gli occhi.

-Specchio, oscuraci gli occhi e mostrati a noi.-

La parete del tavolo divenne a specchio e li risucchiò.

 

-Toh, guarda un po' chi si rivede... chissà perché ma mi aspettavo che fossi ancora tu!- fece Emily in tono canzonatorio.

-Non mi sembra il momento di scherzare... devo dirti una cosa importantissima.- comunicò Orias con tono grave.

-Cosa succede ancora?-

-Ho ricontrollato i miei vecchi diari. Il tempo a nostra disposizione per prepararti a sconfiggere Arkaana è meno di quanto pensassimo.-

-Ovvero?-

-Non è un anno, come avevo erroneamente calcolato dai miei appunti, bensì...-

-Quanto?!-

-Quattro mesi.-

Emily lo guardò come se fosse pazzo.

-Quattro mesi? QUATTRO MESI? No, no, sono morta. Sono morta! Mi spieghi come diavolo faccio in quattro mesi a prepararmi a combattere contro il più potente Dio, Diavolo o demone che si sia mai visto?!-

-Lo so, Emily! Credi che io non mi stia preoccupand...-

All'improvviso un uomo basso e anzianotto entrò di corsa nella sala principale del castello.

-Signor Orias, i Guardiani sono arrivati. Chiedono di lei con urgenza.- disse, con il fiatone.

-Chiedigli di aspettare. Li raggiungo subito.-

-Bene, signore.-
Il buffo ometto uscì. Emily fu ancora più innervosita dalla sua incursione.

-Allora? Si può sapere che devo fare?-

-E' ovvio che dobbiamo fare tutto più in fretta del dovuto. Esci dal castello e mangia. Non c'è più tempo per assecondare i tuoi vizi da ragazzina. Devi abituarti a bere sangue.-

-E se io non volessi?-

-Allora, mia cara, morirai. Ho fatto un incantesimo tramite in quale non tornerai nel tuo mondo fin quando non berrai il sangue di un essere umano.-

Emily gli sputò in faccia, ma Orias non fece una piega. Si girò e corse via, sbattendo con violenza la porta.

-Simon, falli entrare.-

Jonathan, Dave e Nicolas si presentarono nell'alloggio di Orias.

 

Correva come se ormai non ci fosse più altro da fare. Correva sotto la pioggia, nella fitta foresta che circondava il castello dello stregone, a testa bassa, e le sue lacrime si confondevano con la pioggia.

-Maledetto stronzo!- urlò al vento, con la voce strozzata.

Emily si accasciò a terra e pianse tutte le sue lacrime. Come aveva potuto fargli questo? Eppure sembrava ci tenesse a lei, sapeva che se fosse morta non ci sarebbe stato più nessuno a salvare il mondo dall'imminente arrivo di Arkaana. Maledì il suo stomaco che brontolava mille e mille volte. Sapeva che non era giusto. Cavolo, lei in quel momento sarebbe dovuta essere a casa sua, a studiare, come una ragazza normale, e non in quel dannato postaccio a dover morire di fame per gli stupidi incantesimi di uno stregone capriccioso.

 

-Ragazzi, ragazzi. Come mai così di fretta? C'è qualche problema?- chiese Orias, apparentemente disinteressato.

-Volevamo chiederle se ha per caso mandato una vampire bat nella Luce.- rispose Nicholas prontamente.

-Perché mi fate questa domanda?-

-C'è una ragazza, si chiama Emily... sospettiamo che possa essere una di... beh, una di noi.-

-Ha letteralmente cercato di mangiarsi Jonathan!- rise Dave. Nicholas roteò gli occhi, esasperato.

-Come la conoscete?- Orias si alzò in piedi avvicinandosi ai tre.

-E' una mia cara amica. L'altro giorno... ci siamo baciati, e lei mi ha morso. L'ho guardata, aveva gli occhi neri. Sono sicuro che si tratti di una vampire bat.- Jonathan non nascose la sua preoccupazione.

-Non è una semplice vampire bat. E' la discendente di Arkaana.-

 

Estasi. Potere. Onnipotenza. La sensazione che le provocava il sangue era indescrivibile e al tempo stesso infinita. L’uomo era a terra, ormai privo di vita, con due inconfondibili segni sul collo, ancora sanguinanti. Emily era stesa sull’erba, con lo sguardo rapito dalla luce lunare che filtrava tra gli alberi. Non riusciva a pensare, era come se avesse la mente annebbiata. Era stesa lì, a respirare affannosamente, da un tempo indefinito, bramando aria. Si sentiva più viva. All’improvviso sentì tutto girare e si ritrovò a casa sua, il cd che ancora girava nel lettore. Guardò l’orologio, erano passate tre ore da quando aveva avviato la canzone. Spense lo stereo, si stropicciò gli occhi e si trascinò in bagno per sciacquarsi la faccia, soffermandosi a fissare la sua immagine riflessa nello specchio. Era quella di sempre, i neri capelli che le incorniciavano il viso diabolicamente illuminato dal candido pallore di un vampiro. Un dannato assassino succhiasangue! Diede un pugno nello specchio, mandandolo in frantumi e ferendosi una mano. Fissò i vetri rotti nel lavandino e poi la mano destra, dalla quale gocciolava sangue. Rimase lì imbambolata per un tempo imprecisato, finché non fu distolta dal suono del suo cellulare. Con la mano ancora sanguinante e lo sguardo vuoto, rispose senza pensare.

-Pronto?- fece senza tono nella voce.

-Emily? Sono Jonathan, disturbo?-

-Jonathan…- sussurrò a sé stessa.

-Tutto bene? Ti sento strana…-

Emily scosse la testa, come per mandare via quella sensazione di pesantezza che le avvolgeva il corpo.

-Sì, tutto bene, ho solo… ho solo qualche decimo di febbre. Dovevi dirmi qualcosa?- disse, con fare sbrigativo.

-Hai la febbre… peccato, speravo che potessimo vederci stasera, devo parlarti di una faccenda importante.-

La voce di Jonathan tradiva una consistente delusione. Emily si riscosse immediatamente.

-Ma… se vuoi, potresti venire a casa mia, in fondo ho solo un po’ di febbre, è molto bassa, credo, credo di farcela…- che diavolo stava combinando! Non poteva farsi trovare così!

-A casa tua? Non posso rifiutare, dato che quello che devo dirti è davvero di grande importanza… allora, a che ora passo?- Emily sentiva che Jon era leggermente imbarazzato…

Si misero d’accordo di vedersi dopo circa mezz’ora, poi Jon riagganciò.

 

-Sei proprio sicuro di quello che fai? Pensi che sia una buona mossa dirle tutto?- suggerì Nicholas, non appena Jon ebbe risistemato la cornetta al suo posto.

-Non lo so, ma hai sentito lo stregone, dobbiamo vegliare su di lei, e l’unico modo per farlo senza diventare opprimenti è dirle tutta la verità.- rispose Jonathan, con lo sguardo ancora al telefono.

-Bene, ma poi raccontaci i dettagli piccanti!- rise Dave.

-Non ci sarà niente di piccante, idiota!-

 

Emily rimase ferma a fissare il telefono, pensando a cosa avesse Jonathan da dirle di così importante, quando un “plic” simile a quello che fa un rubinetto che perde, le ricordò che era ferita. Si asciugò il sangue con la carta igienica, poi si disinfettò con l’acqua ossigenata (-Cazzo, bruciaaa!!!-) e si mise qualche cerotto sui tagli che le aveva lasciato il vetro. Come avrebbe spiegato la faccenda dello specchio a Steve e a sua madre? A proposito, sua madre era al lavoro, ma Steve che fine aveva fatto? Solo adesso si accorgeva di essere sola in casa.

Ormai la frittata era fatta, Jon stava venendo lì e lei era seduta sulla vasca, con una mano incerottata e uno specchio in pezzi a pochi metri. Uscì dal bagno e se ne andò in camera sua, a cercare qualcosa di decente da mettersi. Alla fine optò per un pantalone nero aderente un po’ a zampa e una canottiera scollata bordeaux.

Aveva appena richiuso l’anta dell’armadio che lo squittire del campanello la fece sussultare. Era già lì?! Si lanciò giù dalle scale, si risistemò un po’ i capelli prima di andare ad aprire, e accolse in casa Jonathan.

-Ciao, scusa se sono arrivato con un po’ di anticipo ma ero impaziente…-

-Non preoccuparti… comunque, cos’è che dovevi dirmi?-

-Ehi, non mi lasci un attimo di respiro!- scherzò Jonathan.

-Ah, sì, scusa, accomodati… la mia casa non è molto grande, aspettami nella stanza a sinistra dopo le scale, vado a prendere qualcosa da bere.-

Lasciò Jonathan, un po’ spaesato, in soggiorno, e si diresse in cucina. Jonathan fece come Emily gli aveva detto, quella ragazza gli sembrava sempre più strana. Si sedette sul letto, e si chiese ancora una volta se dirle tutto fosse la cosa più giusta da fare… in fondo ci aveva già pensato Orias a sconvolgerla ben bene! Senza contare che dopo aver scoperto che sapeva sul suo conto più di quanto ne sapesse lei stessa, avrebbe potuto prendersela con lui… quella ragazza gli interessava davvero, e non voleva perderla così. Stava rimuginando con la testa tra le mani, quando Emily entrò nella stanza con due bicchieri di aranciata in mano.

-Ehilà, adesso sono io a chiederti se va tutto bene?- esordì Emily per rompere il ghiaccio.

-Scusami, ero assorto nei miei pensieri… mi sono accomodato come mi avevi detto!- Jonathan sorrise, a disagio per essersi seduto senza il suo permesso.

-Vedo…- Emily si sedette accanto a lui e gli porse un bicchiere -Vabbè, questa ti farà sentire meglio!-

-Grazie, wow, hai pensato proprio a tutto!-

-Adesso mi dirai qual era la cosa tanto importante che dovevi dirmi? Scusa la mia insistenza, ma sto morendo di curiosità!- sorrise. Il cattivo umore di pochi minuti prima era stato sostituito da un’improvvisa gentilezza.

-Beh… non è una cosa facile da dire… potrebbe cambiare per sempre i nostri rapporti…-

Fu spontaneo per Emily pensare che le stesse per dichiarare il suo amore, ma Jonathan doveva dirle ben altro…

-Tu prova…- Emily gli fece un sorriso suadente. Jonathan purtroppo fu distratto da pensieri poco casti che gli fecero dimenticare i vampiri e tutto il resto in un attimo. In un secondo si stavano già baciando, l’uno divorava avidamente la bocca dell’altro, le mani di Emily percorrevano il torace ben scolpito di Jonathan attraverso la maglietta, mentre lui le accarezzava i fianchi. I baci diventarono più appassionati, il top di Emily presto raggiunse il pavimento mentre lui la stava baciando sul collo… Emily sentì un dolore lancinante e si allontanò di scatto. Jonathan aveva le labbra sporche di sangue, e lei non poté fare a meno di notare gli occhi, completamente neri, e lo sguardo famelico.

-Beh, a quando pare ho trovato un modo migliore di spiegarti che anch’io sono un vampire bat!-

-Come, anche… tu lo sapevi! Sapevi già di me!-

-Dopo il morso che mi hai dato l’altra sera, mi sembra del tutto improbabile che tu ne sia stupita…-

-In effetti hai ragione… solo che non avrei mai immaginato che… ma chi sei tu?-

-Sono uno dei tre Guardiani, diciamo che mi occupo dei rapporti tra l’Oscuro e la Luce… in sostanza sono una specie di PR! Dopo che mi hai morso, ho chiesto ad Orias di spiegarmi cosa ci faceva una vampire bat nella Luce, e lui mi ha detto tutto di te…-

-Ancora quello stupido stregone! Mai che ne combinasse una buona! Perché a me non ha detto niente?!-

-Sono stato io a chiedergli di potertelo dire di persona… se io e te ci sentiamo così attratti l’uno dall’altra, è dovuto al fatto che in pratica siamo la stessa cosa…-

-L’uno dall’altra… vuol dire che tu sei attratto da me…-

-Di che ti stupisci, fino a due minuti fa ci stavamo baciando, e chissà che altro avremmo fatto se non ti avessi morso…-

-Potevi evitare di mordermi allora…- disse tra sé e sé Emily.

-Cosa?-

-No, niente… dicevo che oggi è la giornata mondiale del sangue versato…-

-Perché?-

-Prima ho… prosciugato un tizio nell’Oscuro, poi ho sanguinato per mezz’ora quando mi hai telefonato, e ora tu mi mordi sul collo…-

-Quando ti ho telefonato? Cos’avevi fatto?- Jonathan le prese la mano ferita, preoccupato. Emily con calma si chinò a riprendere il suo top e se lo rimise.

-Niente, ho urtato accidentalmente contro uno specchio e mi sono graffiata…-

-Emily, non si urta accidentalmente contro gli specchi tanto da romperli!-

-Ma che diavolo vuoi?! Tu non sai niente di me! E ora vattene immediatamente! Con quello stregone fallito ci parlo io più tardi!- Emily piangeva.

-Emily…-

-Vattene, ho detto!-

Jonathan raccolse la sua maglietta ed uscì dalla stanza.

-Mi dispiace che tu l’abbia dovuto sapere in un modo così brusco. Ci vediamo.-

Jonathan se ne andò, ed Emily rimase seduta lì dov’era, ad odiarsi.

 

Prima quell’idiota di uno pseudostregone le aveva detto che aveva solo quattro mesi di tempo per prepararsi ad affrontare Arkaana. Poi l’aveva rinchiusa in quella foresta da cui non avrebbe potuto uscire senza cibarsi di sangue umano. Lei aveva ucciso un uomo, e in seguito si era sentita un mostro, aveva dato un pugno nello specchio ferendosi a una mano. Poi era arrivato Jonathan e dopo essersi baciati si era trasformato in vampiro e le aveva detto che era un “Guardiano”. Senz’altro una giornata fuori dal comune!

 

Emily si buttò a piangere sul letto, non ne poteva più di fare quella vita, si odiava profondamente, aveva ucciso un uomo per la sua sopravvivenza, non era altro che un animale.

Emily si era addormentata quando Steve e sua madre rincasarono. Steve aveva grandi notizie per lei, ma gliele avrebbe date il giorno seguente…

 

Mattina in casa Morgan. Erano le cinque e mezza ed Emily stava controllando a che punto erano arrivate le sue occhiaie sullo specchietto che aveva sul comodino, visto che quello del bagno era completamente sfasciato. A proposito, chissà cosa avrebbe detto la sua “adorata mammina” quando sarebbe venuta a saperlo…

“Beh, non si può certo dire che io non abbia tutta l’aria di essere una vampira” pensò, osservando la sua pessima cera. Si tirò su dal letto, tanto ormai non c’era verso di riaddormentarsi, e si recò in bagno a lavarsi la faccia. Il bagno era esattamente come l’aveva lasciato, segno che durante la notte nessuno vi era entrato. Ne dedusse che probabilmente Steve e sua madre avevano usato il bagno del piano sotto la sera prima dopo aver visto che lei dormiva, per non svegliarla. Guardò lo specchio: la metà inferiore mancava completamente, mentre alla metà superiore erano ancora attaccati frammenti più o meno grossi di vetri. Il lavandino e il pavimento erano pieni di pezzi di vetro. C’erano anche, prima non l’aveva notato, delle gocce di sangue sul lavandino, sulla parete e sul pavimento. Doveva averlo dato proprio forte quel pugno! Si guardò la mano, i cerotti erano pieni di sangue. Sbuffando, se li tolse, sciacquò la ferita e si fasciò la mano con delle garze. La fascia alla mano era un’altra delle cose che non avrebbe saputo spiegare a sua madre. Prese un po’ di candeggina e con una spugna si mise a tentare di pulire il lavandino e le mattonelle della parete. La candeggina bruciava sulla ferita, ma pazienza. Dopo la shock della sera prima, ora riusciva a guardare la situazione in modo più freddo… forse troppo freddo, visto che se ne stava lì tranquilla a smacchiare il bagno dal suo sangue! Distratta dai suoi stessi pensieri, finì per cadere rovinosamente a terra, scivolando dalla vasca su cui si era arrampicata. Il rumore fece svegliare Steve, dato che la stanza sua e di Emily era la più vicina al bagno. Tutto assonnato, andò a bussare alla porta stropicciandosi gli occhi.

-Chi c’è? Emily? Tutto bene?-

-Sono io, sono solo scivolata, torna a dormire!-

Steve non se lo fece ripetere due volte: spostò i rasta dalla fronte e si accasciò a letto. Aveva fatto veramente tardi la sera prima, e ora moriva di sonno… era stato al Wizard con gli amici e aveva sentito delle voci molto interessanti, a quando sembrava nei pleniluni lì si ritrovavano delle streghe e chissà, magari avrebbero potuto aiutare Emily…

Intanto quest’ultima, finito di pulire tutto e ancora con i vestiti del giorno prima, scese in strada a buttare i resti dello specchio, perché lì dov’erano potevano essere pericolosi. Per un attimo si illuse di fare in tempo ad andare a compare un altro specchio uguale e sostituirlo, ma era impossibile, a parte il fatto che i negozi erano ancora chiusi, non ne avrebbe mai trovato uno identico al primo colpo. Sospirò, e tornò a distendersi sul letto, riaddormentandosi quasi subito.

  
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