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Autore: Cathy Earnshaw    26/02/2013    3 recensioni
"Era una calda serata estiva, di quelle che restano incollate addosso con il loro profumo di fiori e di rosmarino, con il frinire delle cicale, con le risate degli amici. Tutta la popolazione della piccola cittadina di Pothien si era riunita nella piazzetta principale. La musica colorava con le note eteree dell’arpa le serate del Nord della Terra dei Tuoni, e i cantori narravano le loro storie affascinanti a chiunque le volesse ascoltare."
Non è un'introduzione, lo so..ma credetemi se vi dico che è ancora tutto troppo vago anche per me per poter scrivere un'introduzione coerente ;) Vi piaciono i racconti con maghi, elfi, duelli e lunghi viaggi in terre desolate? Benvenuti nella Terra dei Tuoni, amici!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di guerre e cascate - La Terra dei Tuoni'
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«Brutti, piccoli, schifosi» sibilò Abigail.
Avvolti nelle ombre del primo sottobosco, stregone e mago osservavano gli orchi frugare tra i loro bagagli e fare pulizia di ogni sorta di genere alimentare superstite.
«Se mi toccano l’arco, faccio una strage!»
«Calma. Stai calma, o perdiamo l’effetto sorpresa.»
Abby ringhiò.
L’orco più grosso, con un elmo sproporzionatamente grande sulla testa minuscola, mise insieme una serie di incomprensibili suoni gutturali, a cui gli altri risposero con un coro di grida.
«Tu capisci?» mormorò Liam.
«Ha detto che è stanco di schifezze e che vuole carne fresca. Quindi entreranno nel bosco per cercarci. Sei pronto? Sono tredici, vediamo di non farne scappare, sì?»
Liam annuì e scivolò silenziosamente a posizionarsi nel punto concordato, poco più avanti lungo il sentiero. Secondo le previsioni dello stregone, gli orchi avrebbero seguito le tracce del mago, il sentiero che si era creato a colpi di spada nella vegetazione. E loro li avrebbero accolti a braccia aperte.
Il capo diede un altro ordine, e dieci orchi si disposero in fila indiana e si misero in marcia. Liam notò con disappunto che il capo era rimasto fuori con due guardie. Avrebbero dovuto fare un lavoro pulito, perché non riuscisse a scappare. Quando l’orco che apriva la fila raggiunse la postazione di Abby, il mago si predispose all’attacco. La fila procedeva verso di lui rapidamente, oltrepassando lo stregone, ignara di ciò che stava per accadere. E quando l’ultimo degli orchi le diede le spalle, Liam scattò.
Una lama di ghiaccio trapassò il primo e il secondo della fila con una rapidità tale da lasciarli senza parole. Caddero di lato senza emettere un suono, sotto allo sguardo sbigottito del terzo. Un secondo dopo, un lampo di luce ed un grugnito indussero tutti a voltarsi. L’ultimo si contorceva al suolo, come in preda a spasmi. Quando, infine, rimase immobile, era ormai morto. I sette restanti si strinsero, schiena contro schiena, guardandosi attorno.
“Ottima scelta” pensò il mago.
Un’altra punta di ghiaccio ne trapassò altri due, ferendone un terzo, che strillò. In contemporanea, il sesto e il settimo caddero fulminati. In preda al panico, l’ottavo estrasse la spada e attaccò il nono, ferendolo a morte. Poi si volse al ferito, il quale, prima di fare la stessa fine del compagno, lo uccise a sua volta. Rimasto solo, poi, tentò la fuga, ma Dente di Cobra lo trapassò da parte a parte.
Abigail fece un cenno a Liam, che lasciò il proprio nascondiglio e la seguì verso l’accampamento. Il capo stava ancora frugando tra i loro bagagli, e le due guardie scrutavano l’oscurità del bosco.
«Riesci ad eliminarli senza che lui se ne accorga?» sussurrò il mago.
Abby fece un segno affermativo. Socchiuse gli occhi, e i due orchi crollarono al suolo. Il capo, con l’enorme elmo infilato nella sacca dello stregone, estrasse compiaciuto la custodia dell’arco. Si bloccò quando la spada di Liam premette sul suo collo.
«Posa quell’affare, essere immondo» sibilò.
L’orco tentò di divincolarsi e Liam premette più forte.
«Quell’arco è della signorina. Te lo ripeto per l’ultima volta: posalo.»
Con uno scatto sorprendentemente veloce, l’orco estrasse la spada, ma il mago non si fece sorprendere. Con un movimento altrettanto veloce gli tagliò la gola, e quello si accasciò in una pozza di sangue.
Liam pulì la spada schifato e sospirò.
«Dobbiamo nascondere questi tre nel bosco» disse.
«Hai esitato» commentò Abby.
«Certo che ho esitato, mi ha sporcato tutta la coperta. Ci dormi tu, adesso, sul sangue di questo qui?» sbottò.
«Per tutti gli Dei, Liam, comandi l’Acqua! Lavala!»
Il mago storse il naso e trascinò l’orco dietro ad un albero.
«Mi aiuti, per favore?» pregò tornando indietro a prendere il secondo cadavere.
Abigail lo fissò per qualche secondo con le mani sui fianchi, poi disse:
«Dai, levati, mi fai compassione.»
Con un semplice gesto della mano, sollevò i due orchi e li fece scomparire nel verde.
Liam si lasciò cadere a terra.
«Ieri hai detto che quei cosi dovevano essere più a Sud. Perché, allora, sono qui?!»
Abby controllò che il suo prezioso arco fosse a posto, poi si sedette a sua volta e si prese le tempie tra le dita.
«Non lo so. Non ha nessun senso che siano qui, come non avevano senso nella Piana. Le possibilità sono due: o sono fuori controllo e fanno di testa loro, oppure il caro Djalmat ha preso delle decisioni di cui non siamo stati resi partecipi. In ogni caso, è una gatta da pelare» concluse.
Liam aveva sentito parlare di Djalmat. Era il Re dei draghi, era colui che doveva ringraziare per aver spezzato l’accordo.
«Il problema» riprese la ragazza «è che da qui fino alla terra dei draghi non ci sono zone desertiche. Non da questa parte del Morgael, almeno. Questo significa che quei dannatissimi orchi sono passati per dei centri abitati per arrivare qui. Scommetti che non sono passati inosservati?»
Liam si arrotolò una ciocca di capelli attorno all’indice.
«Non ci avevo pensato. Avranno creato allarme.»
Abby sospirò.
«L’avevo detto, io, che non dovevamo fidarci di loro. Ma Caleb: “Che cosa stai dicendo, Abigail? Non possiamo rifiutare il loro aiuto, il grande Djalmat si incazzerebbe a morte!”…e indovina, avevo ragione! Lo sapevo che ci saremmo trovati in questa situazione!»
«Ti sei resa conto del fatto che abbiamo appena sterminato un contingente delle tue stesse truppe, vero?» commentò il mago.
Lo stregone gli lanciò un’occhiataccia.
«Grazie per la precisazione.»
Liam lasciò cadere il discorso, ma si appuntò di rispolverare l’argomento alla prima occasione. L’astio di Abigail nei confronti di orchi e orchetti era sospetto. Sospetto per uno stregone, almeno.
 
Ciò che restava della notte, passò lentamente. Programmarono dei turni di guardia, ma Liam non riuscì a chiudere occhio. Orchi o meno, aveva usato i suoi poteri per uccidere a sangue freddo, cosa che non aveva mai fatto prima. E sapeva che avrebbe dovuto farci il callo. La guerra si avvicinava a velocità agghiacciante, non poteva permettersi di tirare fuori il moralista sepolto in lui. Lo stregone, ovviamente, non ne sembrava minimamente turbata. Chissà quanti orchi aveva ucciso nella sua lunga vita…quanti esseri umani.
Accolse con gioia le prime luci dell’alba. Il sole filtrava da qualche spiraglio tra le nubi che ancora non davano segno di dissiparsi. In silenzio, si prepararono a affrontare un’altra lunga giornata di viaggio. E senza cibo, grazie alla visita della notte precedente.
Come Abby aveva preannunciato, nella prima mattinata si lasciarono alle spalle il Bosco Lossar. Più ad Est, il nastro opaco del Morgael scompariva in lontananza. Lentamente, la vita tornava a governare la natura: prima pascoli, poi campi coltivati e qualche fattoria, poi piccoli centri abitati, facevano la loro apparizione nello scenario. Ma la gioia per la ricomparsa degli esseri umani fu presto offuscata dai segnali del passaggio degli orchi: coltivazioni calpestate, recinzioni divelte, rifiuti e capanni bruciati. I contadini li squadravano con sospetto, al loro passaggio i bambini correvano a nascondersi. Nei paesi, la situazione non era molto migliore. Si incontravano poche persone, e tutte – notò Liam – portavano un qualche tipo di arma in bella vista, donne incluse.
«Non mi piace» mormorò lasciando l’ennesimo borgo seguito dagli sguardi spaventati dei pochi esseri umani in circolazione.
Abigail annuì.
«Questi atteggiamenti…non sono quelli di persone scioccate da un evento improvviso. Sono tesi, sono all’erta. Come se si fossero abituati a convivere con questo flagello.»
Liam la guardò sgranando gli occhi.
«Credi che queste non siano le prime scorribande degli orchi?!» esclamò.
«Non farmi quegli occhioni da cerbiatto spaventato, mago! Ti rammento che a breve saremo in guerra! E per rispondere alla tua domanda, sì, credo che questi cosi se ne vadano in giro per questo territorio da un bel po’…» Intercalò una sfilza di imprecazioni in una lingua che Liam non aveva mai sentito. «Rafik aveva ragione, quel dannato drago ci sta fregando come fossimo dei pivelli!»
Liam rabbrividì. Gli occhi dello stregone si erano ridotti a due fessure e brillavano d’ira.
«Cerca di calmarti, adesso. Per il momento limitiamoci a raggiungere incolumi Phia, da là potrai comunicare con i tuoi amichetti e mandare Caleb a fare pulizia. Sta bene?»
«Sta bene» sibilò Abby.
Liam prese un sospiro di sollievo. Uno stregone impazzito in mezzo ad una compagna popolata di orchi. Situazione assolutamente pericolosa.
 
Amina passeggiava nervosamente avanti e indietro nella sala riunioni del quartier generale di Ruben, a Natìm. Avevano deciso che uno di loro sarebbe rimasto sempre a guardia di Irthen, per essere certi che non gli accadesse niente – o nient’altro, per meglio dire. Così si era persa la riunione strategica tenutasi durante il suo turno di guardia. Quando Chloé le aveva dato il cambio, le aveva detto di recarsi subito in sala riunioni, perché il Maestro potesse aggiornarla. Ma era più di mezz’ora che aspettava, invano, l’arrivo di Ruben.
«Speriamo non sia successo nulla» mormorò tra sé e sé.
Da quando, due giorni prima, si erano perse le tracce del piccolo Lukas, il quartier generale era continuamente sottosopra. Le loro spie lavoravano a ritmi serrati per trovare conferme o smentite ai loro peggiori timori: che il bambino fosse finito tra le mani di Alec e che la guerra sarebbe presto scoppiata. Oliandro aveva assicurato loro che Liam sapeva come arginare il suo potere, ma era comunque troppo presto, non erano pronti per affrontare la guerra. Prima di tutto, i civili non ne sapevano ancora nulla, e bisognava trovare il modo di avvertirli. In secondo luogo, gli Unicorni non si erano ancora decisi ad appoggiare Ruben e i suoi. Infine, Liam era lontano, e con uno stregone per giunta! Si fermò e prese due respiri profondi.
“Calma, Mina, calma. Se ti fai prendere dal panico è la fine. Hai già fatto abbastanza danni perdendo Ir” si ripeté.
Aveva interrogato i figli del Governatore Glenndois circa il metodo che gli elfi potevano conoscere per risvegliare il ragazzo, ma questi avevano asserito di non saperne nulla. Rowena aveva detto, però, che a Lumia c’era una splendida biblioteca, che racchiudeva tutto il sapere elfico dalle origini della Terra dei Tuoni, e che certamente là ci sarebbe stata una risposta. Così non poteva fare altro che osservarlo e aspettare. Controllare ogni tanto i parametri vitali, e aspettare ancora. Sospirò.
«Perché sospiri, Mina?»
Amina si volse di scatto. Ruben era entrato silenziosamente e si stava chiudendo la porta alle spalle.
«Ci sono novità?» domandò di rimando.
«Accomodati.»
Ruben accompagnò le sue parole con un gesto brusco della mano. Amina esitò, poi obbedì. Il mago si sedette a sua volta e si passò le mani sul viso con aria stanca. Ruben era originario di Phia, come Konstantin, perciò Amina sapeva qualcosa in più degli altri sul suo passato. Sapeva che aveva cinquantatre anni, ma che ne dimostrava qualcuno di meno. Sapeva che aveva avuto una moglie, che l’aveva lasciato per un altro uomo. Sapeva che non aveva figli, ma che aveva un padre molto anziano nella sua città natale. Sapeva che dietro al suo fare autoritario e dietro a quegli imperturbabili occhi azzurri, c’erano esitazioni e debolezze che raramente mostrava. Quello, era uno di quei rari momenti.
Amina distolse lo sguardo, imbarazzata, e fissò gli occhi sulle pareti spoglie di quella stanza senza finestre.
«Amina della Terra, non allontanare i tuoi occhi da me come fossi un lebbroso. Come sta il ragazzo?» mormorò.
La maga deglutì a vuoto. Il Maestro era sempre stato un acuto osservatore, aveva sempre saputo leggere nella sua mente come in un libro aperto.
«Le condizioni di Irthen sono invariate» rispose.
Ruben annuì.
«Glenndois ci comunica che gli orchi stanno risalendo i confini del Bosco Lossar. Ho mandato Debrina e Timothy a verificare la situazione. Inoltre, le nostre spie a Torat hanno notato movimenti sospetti al quartier generale di Micael.»
«Movimenti sospetti?» domandò Amina.
«Sono rientrati molti agenti e spie che fino a pochi giorni fa erano disseminati per  tutta la Terra dei Tuoni, tra i quali anche Alec del Fuoco, Rayhana dell’Acqua, e una ragazzina che a detta di Oliandro dovrebbe chiamarsi Ophelia della Terra.»
«Alec e Rayhana cercavano Lukas dell’Aria…»
«Esatto. Anche se nessuno ha effettivamente visto il bambino entrare nell’edificio, è logico supporre che sia stato catturato. E noi ci comporteremo di conseguenza.»
«Ovvero?»
Ruben congiunse la mani davanti al viso, e la maga rabbrividì. Gli occhi del Maestro si assottigliarono.
«Ovvero, ho richiamato anch’io i nostri maghi, e ho dato l’ultimatum agli Unicorni. Se il bambino è nelle mani di Micael, dobbiamo farci trovare pronti. Inoltre – e ti prego di non diffondere questa notizia, dal momento che gli unici a saperlo, per il momento, siete tu e Stan – Jonna del Fuoco ci sta raggiungendo. E con lei qui, avremo un canale aperto con la mente di Djalmat.»
Amina annuì, pregando che Ruben non notasse il sudore freddo che le imperlava la fronte.
Jonna del Fuoco. L’ultima follia del capo. Una donna tanto bella quanto gelida, spuntata dal nulla con i suoi incredibili poteri, e con la sua innata capacità di vedere con gli occhi del Re dei draghi. Ruben ne era follemente innamorato, e la teneva in una gabbia dorata in attesa del momento migliore per utilizzare la sua utilissima capacità. Amina l’aveva incontrata solo due volte, e le erano bastate. Jonna aveva il cuore di ghiaccio, e un sangue freddo degno di un sicario.
«Sei tra noi, Mina?» domandò Ruben agitandole una mano davanti al viso.
«Sì, certo, scusami. Pensavo. Dovremmo avvisare Liam?»
«No, Liam è in compagnia della Lama, gli stregoni saranno sicuramente più informati di noi circa la sorte di Lukas. Prepariamoci a combattere, amica mia. Da cinque anni ci prepariamo a questo momento.»
Amina si congedò e si diresse stancamente verso la sua stanza. Lukas catturato, Liam lontano, gli orchi a due passi da Natìm e Micael sul piede di guerra. Il dado era tratto, e, presto, avrebbe dovuto scendere in campo e affrontare Alec a viso aperto.
 
Il profilo di Phia si stagliò all’orizzonte nella luce del tramonto. Come da programma.
«Le porte sono state sprangate» disse Abby stringendo gli occhi. «Maledizione, si sta facendo buio.»
«Che cosa facciamo?» domandò Liam.
Abby si massaggiò la fronte.
«Bussiamo, ci identifichiamo e chiediamo di entrare per la notte. Phia è una città di contadini, non possono essere tanto crudeli da lasciarci fuori!»
Spronò il cavallo e Liam la lasciò andare avanti. Una ragazza alle porte di una città in stato d’allerta, dopo il tramonto: al posto del guardiano, lui, avrebbe aperto.
Aveva sempre immaginato Phia come una grande città, con mura solide e un grande portone d’ingresso. Ma ora che se la trovava davanti, si rendeva conto di essersi completamente sbagliato. Come aveva detto la strega, era una città di contadini: mura di legno, portoncino con finestrella, dimensioni modeste e tetti di paglia.
«Che postaccio» mormorò tra sé e sé, mentre Abby smontava da cavallo e bussava con le nocche sulla porta.
La finestrella si aprì e due occhi spaventati scrutarono i viaggiatori.
«Cosa volete?» sibilò il guardiano.
«Ricovero per questa notte.»
«Chi siete?» domandò ancora.
«Emelia e Liam, di Pothien.»
Il mago le lanciò un’occhiata omicida e smontò a sua volta per avvicinarsi.
«Che cosa vi porta a Phia?»
«Siamo solo di passaggio» rispose Abby, spazientita.
«Facci entrare, buon uomo. La notte è prossima, e non è sicuro qua fuori…» pregò Liam.
L’uomo esitò ancora un momento, poi chiuse la finestrella. Liam ed Abby si guardarono preoccupati, ma il rumore metallico del catenaccio, seguito dallo stridio dei cardini li rasserenò. La porta si aprì, e il guardiano li studiò da capo a piedi.
«Siete armati?» domandò.
«Certo che siamo armati! Se non l’hai notato, è pieno di orchi, qua fuori!» sbottò Liam, censurando un “razza di idiota” per amor del quieto vivere.
L’uomo lo guardò storto e si fece da parte per lasciarli passare. Poi richiuse velocemente la porta e la sprangò.
«Se cercate un posto dove passare la notte, girate a destra e poi ancora a destra. Troverete una locanda chiamata “Le tre pinte”. È una bettola, ma è l’unico posto che riuscirete a raggiungere prima che scatti il coprifuoco. Quindi muovetevi!»
Indispettito, il mago gli volse le spalle e si incamminò nella direzione che gli era stata indicata. Sentì Abby, alle sue spalle, ringraziare il guardiano e si domandò che bisogno ci fosse di ringraziare una persona tanto maleducata.
Il cartello consumato della locanda dondolava nella brezza tiepida. Liam prese un bel respiro e spinse la porta. Il vociare che si aspettava ferisse le sue orecchie era del tutto assente. Anche del fumo, tipico attributo di quel genere di posto, non vi era traccia. Sbatté le palpebre, mentre gli occhi dell’oste, della cameriera e degli unici due avventori, s spostavano, stupiti, su di loro.
«Buonasera» disse la strega, precedendolo.
«Bu-buonasera a voi» rispose l’oste, posando il boccale che stava asciugando. «Posso aiutarvi?»
«Cerchiamo alloggio per questa notte. Per noi e per i nostri cavalli.»
L’uomo si grattò la barba ispida e annuì.
«Adam!» gridò affacciandosi alla porta della cucina.
Un ragazzino con un grembiule sudicio comparve pulendosi le mani nello strofinaccio.
«Clienti?!» mormorò sgranando gli occhi.
«Clienti con cavalli, ragazzo» precisò l’oste.
Adam annuì e uscì di corsa.
Liam lo seguì con lo sguardo, domandandosi da quanto tempo gli orchi devastassero quella zona.
«Penserà mio nipote ai vostri cavalli. Prego, accomodatevi. Come posso servirvi?»
Abigail si fece avanti ed elargì un paio di larghi sorrisi rassicuranti all’uomo e alla cameriera.
«Vorremmo mettere qualcosa sotto i denti. E una stanza» disse.
«Due» corresse Liam.
Abby lo guardò perplessa per un secondo.
«D’accordo, due» concesse, tornando a concentrarsi sull’oste, che spostava lo sguardo dall’uno all’altra, incuriosito.
«Russa» spiegò Liam con un’alzata di spalle.
L’uomo esitò, poi fece loro cenno di seguirlo al primo piano. L’angusta scaletta sbucava in un corridoio buio, sul quale si affacciavano cinque porte. Ne indicò loro due e tornò al piano terra, con la promessa di uno spezzatino caldo.
 
Dopo essersi dato una lavata e una sistemata, Liam si stese sul letto e chiuse gli occhi. Ad una manciata di giorni di viaggio, tutto il suo mondo stava in attesa del suo ritorno, possibilmente con una soluzione in mano. Irthen, Chloé, Ruben e i suoi seguaci…e gli orchi avanzavano velocemente verso di loro. Non aveva dubbi che Ruben avrebbe saputo proteggere i suoi cari in sua assenza, ma non gli piaceva affatto l’idea che quegli affari bitorzoluti si avvicinassero tanto velocemente alla sua famiglia. Sospirò. La porta si aprì e il mago aprì gli occhi. Abigail stava in piedi sull’uscio, con la solita aria di superiorità.
«Non usa più bussare?» domandò Liam.
«Due stanze, Liam?» domandò in risposta lei. «Spiegami una cosa: abbiamo dormito ad un passo e mezzo di distanza per tre notti, gratis, oggi che si paga prendiamo due stanze?! Hai l’albero dei soldi, in giardino?!»
Liam richiuse gli occhi, cercando di controllare l’istinto omicida. Quella sua voce vellutata, che un tempo tanto gli piaceva, non riusciva proprio più a soffrirla.
«Non sono ancora così disperato. Te l’ho detto, il mio lavoro rende bene. E sarei disposto a privarmi di un paio di pasti pur di averti fuori dal mio campo visivo per qualche ora.»
Abby fece per ribattere, ma all’ultimo momento sembrò ripensarci.
«Ho fame» disse invece. «Sei pronto?»
Liam sbuffò e si trasse a sedere. Non gli sembrava vero di avere davanti un’intera notte in un letto comodo, con un cuscino, una brocca d’acqua sul comodino, un pettine…
«Liam? Sei tra noi?!» sbottò la strega.
«Sì, arrivo, che palle! Coraggio, Emelia, il nostro spezzatino sarà pronto ormai…» sibilò dedicandole una nuova occhiataccia.







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Io mi ero impegnata per darmi delle scadenze, ve lo giuro, ma questa combinata Abby-Liam mi inibisce la voglia di scrivere!!! Non lo sopporto insieme >.< 
Ragazzi faccio una precisazione, dal momento che mi è stato fatto presente che la situazione non è chiara:
Lukas è importante per tutti gli schieramenti perché___
1. Micael ne ha bisogno per contrastare il buon Ruben, che è più "attrezzato", e per polverizzare lui e tutti i suoi amichetti;
2. Ruben, a sua volta, ha tutto l'interesse che Lukas non finasca tra le mani del nemico, anche se ha deciso di non sfruttare il suo potere a proprio vantaggio perché, nonostante sia ghignoso, Ruben è il capo dei "buoni";
3. Gli stregoni sono quelli più interessati di tutti, dal momento che se Micael ottiene il bambino può eliminare Ruben, e se Micael elimina Ruben loro hanno la metà della gente da affrontare al momento decisivo. Quindi tante gatte da pelare in meno!
Meglio con lo schemino riassuntivo?
Baciii
   
 
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