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Autore: Lilith of The Thirsty    27/02/2013    4 recensioni
Una ragazza approderà al liceo Dolce Amoris. Si creeranno nuove amicizie, si formeranno nuovi amori e scelte dolorose dovranno essere fatte da molti studenti.
Ma questa storia non finisce qui.
Djibril, la nuova alunna, non è esattamente una normale adolescente di 16 anni.
Che cosa troverai nella sua vita?
Un passato oscuro da nascondere. Una vita disumana da vivere. Un amore negato.
Riuscirà ad essere salvata prima che sia troppo tardi? Chi meriterà il suo amore?
[Nathaniel x Djibril x Lysandre]
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lysandro, Nathaniel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 2
 
Incontri e Scontri

 

 
Il giorno successivo mi alzai prima del suono della sveglia ed ebbi il tempo materiale di fare le cose con calma.
Indossai un paio di jeans neri, un pullover rosso e spazzolai i miei capelli a lungo. Era un’azione che mi rilassava e che mi teneva impegnata così mi concentravo su me stessa e non sui miei pensieri.
Presi lo zaino e chiusi a chiave la porta dell’ingresso del mio appartamento. Il condominio dove abitavo distava solamente una quindicina di minuti dal liceo così potevo benissimo arrivarci a piedi, senza dovermi spostare con i mezzi pubblici.
Giunsi nel cortile ampio e spazioso della scuola in perfetto orario e molti studenti mi salutarono con cortesia anche se non ricordavo ancora i loro nomi.
«Aspetta!» urlò una voce nella mia direzione.
Per riflesso, mi girai e vidi un ragazzo con i capelli neri, disordinati, che correva dalla mia parte.
Probabilmente stava cercando qualcuno che non ero io perciò, ripresi a camminare normalmente.
«Ehi, tu! Fermati!» esclamò nuovamente.
Una mano si poggiò sulla mia spalla e mi costrinse a voltarmi. Il ragazzo di prima stava riprendendo fiato ed ebbi tutto il tempo di ammirare i suoi vestiti.
Indossava una camicia antica, probabilmente fatta su misura, con sopra una strana giacca scura ad inserti dorati. Nella mano destra stringeva un voluminoso mazzo di fiori.
Mi schiarii la gola. «Ehm, credo tu abbia sbagliato persona».
Non conoscevo quel ragazzo e non mi andava nemmeno di rimanere da sola in sua compagnia.
«Aspetta ti prego» disse, cercando di ricomporsi. «Potresti farmi un favore?».
Lo guardai accigliata.
«Vorrei che consegnassi questo mazzo di fiori alla mia ragazza».
Sgranai gli occhi. Non ero mica un fattorino anche se il gesto che stava facendo era molto dolce.
«Ma non potresti darglieli tu di persona?» domandai.
«Purtroppo non sono di questa scuola e non mi è permesso entrare nel liceo» rispose deluso.
«Mi dispiace ma io sono nuova, non conosco la tua ragazza…».
«Ti prego. Sei l’unica rimasta nel cortile».
Era vero. Tutti gli studenti erano entrati anche se mancavano ancora dieci minuti all’inizio delle lezioni.
«Ma io…» tentai di scusarmi, con poco successo.
«Per favore, per me è molto importante» insistette lui.
Mi morsicai il labbro inferiore. Rispettavo il suo amore per quella ragazza ma faceva male percepire quell’emozione sulla mia pelle.
Finii per accettare la sua supplica perché volevo solamente andarmene dentro scuola e ascoltare le lezioni.
Mi disse che la sua ragazza si chiamava Rosalya e che aveva i capelli lunghi come i miei, di color bianco panna, gli occhi dorati e un abito particolare che si abbinava al suo completo Ottocentesco.
Presi il mazzo di tulipani bianchi e mi avviai verso l’entrata della scuola.
«Ah! Il mio nome è Leigh! Grazie mille per il favore!» mi urlò dietro.
Con quei fiori in mano attirai non pochi sguardi ma tentai di concentrarmi e di trovare la ragazza che mi aveva descritto Leigh.
Fu più facile del previsto individuarla.
Appoggiata ad uno degli armadietti, stava parlando con una ragazzina dai capelli color viola intenso che teneva stretta a sé un’enorme cartellina da disegno verde.
«Scusatemi» m’intromisi nella loro conversazione, ricevendo delle occhiate sorprese. «Tu sei Rosalya, giusto?».
La ragazza annuì stupita, osservando alternativamente il mazzo di fiori e me.
«Questi sono da parte di Leigh. Mi ha chiesto di portarteli perché non può entrare visto che non è uno studente di questa scuola» dissi.
Rapidamente consegnai i tulipani alla ragazza che li fissò rapita, con un sorriso dolce stampato sulle labbra.
Si riscosse dopo poco. «Grazie mille per il favore. Come ti chiami?».
Mi presentai alle due ragazze che mi salutarono contente.
Violet – così si chiamava la ragazzina con l’enorme cartellina -, fece un timido cenno nella mia direzione mentre Rosalya cominciava a tempestarmi di domande su come avessi trovato il liceo.
Scoprii di essere nella loro stessa classe e ci avviammo insieme verso l’aula ormai quasi piena di studenti.
Presi posto accanto a Violet e la lezione iniziò.
 
 
Scappai in bagno non appena la campanella della ricreazione suonò.
Dopo aver sbagliato direzione un paio di volte, trovai la porta giusta e mi barricai dentro il wc.
La nausea cominciava a farsi strada pesantemente nel mio stomaco e respiravo a fatica per calmarmi.
Fino ad adesso era andato tutto a meraviglia. Avevo cominciato a stringere nuove amicizie e tutti erano gentili: perché continuavo a tormentarmi anche se non avevo ancora fatto nulla di grave?
Poco a poco riuscii a controllarmi; mi calmai, uscii dal wc e mi diressi verso uno specchio per darmi una rinfrescata al viso.
Fissai il mio riflesso: ero veramente pallida.
«Ehi tu, spostati dal mio specchio!» sbraitò una ragazza, spingendomi via in malo modo.
Finii addosso alla parete e guardai in cagnesco il trio di adolescenti che era appena entrato.
Quella che mi aveva spinto portava i capelli ricci, voluminosi e biondi. Gli occhi verdi mi fissarono con disprezzo mentre si voltava verso lo specchio, senza nemmeno degnarsi di farmi le sue scuse.
Le altre due ragazze seguirono il suo esempio.
La prima aveva i capelli raccolti in una coda di cavallo e portava una magliettina verde mentre la seconda –intenta a sistemarsi il rossetto -, aveva i capelli neri e lisci abbastanza corti.
Uscii dal bagno senza dire una parola, irritata per quel comportamento, e venni sommersa dall’abbraccio di Rosalya.
«Djibril, ti stavamo aspettando!» urlò nelle mie povere orecchie. «Vieni a fare merenda con noi?».
Accettai l’offerta e seguii Rosa in giardino dove ci aspettava Violet che aveva riservato una panchina tutta per noi.
Scherzai e risi alle battute di Rosalya fino a quando la campanella non dichiarò il momento di tornare dentro le aule.
Mentre varcavamo l’ingresso della scuola, raccontai alle mie compagne quello che era successo in bagno - tralasciando, ovviamente, di dire che mi ero sentita male -, e a Rosa scappò una smorfia di disappunto.
«Quelle che hai incontrato erano Ambra, Lì e Charlotte» spiegò Violet.
Rosalya digrignò i denti. «Non le sopporto, si credono dive del cinema e vanno in giro con la puzza sotto il naso!».
«Beh, non che tu sia messa meglio».
La battuta di Violet era uscita come un soffio dalle sue labbra ma stupì sia me, sia la ragazza di Leigh.
La nostra compagna diventò rossa come un semaforo e cominciò a balbettare frasi incomprensibili di scuse. Alla fine ci ritrovammo a ridere tutte quante mentre entravamo in classe.
Non era poi tanto male questo liceo.
 
 
Uscii dall'ufficio della direttrice con il morale sotto i piedi e cominciai a scendere le scale.
Un'ora dopo la ricreazione, mi aveva fatta chiamare dal professore di storia e mi ero dovuta sorbire due ore di conversazione sul fatto che, secondo lei, mi serviva uno psicologo per ambientarmi bene al liceo.
Avevo frenato la sua proposta dicendole che ero appena arrivata e che non avevo ancora avuto modo di stringere amicizie perciò, se mai avessi avuto bisogno di qualsiasi cosa, sarei andata subito da lei per dirglielo.
Nonostante questo, la direttrice mi tenne nel suo ufficio fino alla fine delle lezioni per essere sicura che tutto stesse andando per il verso giusto.
Immersa nei miei pensieri, persi il passo all'ultimo gradino e inciampai.
Trasalii, chiusi gli occhi, e aspettai il contatto con il pavimento freddo. La previsione della mia testa non si avverò perché qualcuno mi afferrò prima che potessi farmi male.
Una mano forte mi afferrò per la vita e mi trattenne senza esitazione. Quando aprii gli occhi rimasi sbalordita.
Un ragazzo dai capelli spettinati e argentei – che in alcuni punti tendevano verso il bianco-, mi aveva afferrato al volo. Un ciuffo più lungo, che sfumava verso il nero, copriva in parte il suo viso aggraziato ma non i suoi splendidi occhi: uno color dell’oro, l’altro verde come uno smeraldo.
Avevo sentito parlare dell’eterocromia ma adesso ne avevo un esempio ravvicinato. Erano iridi magnetiche, talmente forti da non poterle nemmeno contrastare.
Persi il respiro mentre quel misterioso ragazzo mi rimetteva in piedi senza parlare.
«State bene, signorina?» mi chiese con garbo.
I suoi vestiti particolari e quella sua domanda così cortese fecero correre la mia mente verso le pitture e le immagini dell’arte Ottocentesca.
«S-si… Almeno credo» risposi confusa.
Il mio fisico stava meravigliosamente; l’unica cosa che non andava era il fato che il mio cuore avesse accelerato nuovamente i suoi battiti.
«Grazie» risposi titubante. «Ora devo andare!».
Corsi fuori dalle porte della scuola come una furia mentre il pensiero di quello strano ragazzo s’insinuava nella mia mente.
Poi - come se tutto questo non bastasse - la mia mente decise di tormentarmi con le immagini del sorriso solare di Nathaniel.
Funzionavo proprio male come ragazza.

 
 
 
NdA
Ciao a tutte!!!^^
Finalmente è arrivato il secondo capitolo e l’incontro con Lysandro.
Bene, adesso mettetevi comode perché la vicenda comincerà ad entrare nel vivo!^^
Ringrazio vivamente: ChibiRoby, valepassion95 e Sakyo91 per aver messo la mia storia tra le seguite!^^
Grazie mille per esservi soffermati a leggere questa mia storia senza pretese!
A presto!
Lilith
   
 
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