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Autore: viktoria    01/03/2013    2 recensioni
[Jonathan Rhys-Meyers]Quanto avevo sognato di incontrarlo, di fare una foto con lui e di parlargli. Come quelle ragazzine idiote che vanno dietro i propri idoli per anni. Potevo dire, con un certo orgoglio, che io i miei pensieri idioti su di lui me li ero tenuti per me benché avessi sempre ammesso di far parte di quel 99% della popolazione che ha un suo idolo famoso con cui sogna quella storia romantica da fiaba.
Jonathan Rhys Meyers era il mio.
[STORIA IN REVISIONE]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Whatever works'
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Avevo gli occhi chiusi, assaporavo la bellezza di quel tiepido sole di metà Luglio e mi lasciavo andare all’immaginazione. Eravamo arrivati a Nizza qualche giorno dopo gli esami, dopo aver fatto tappa a Caserta, Roma e Firenze. Mattia era un tizio davvero simpatico e le mie compagne sembravano adorarlo. Aveva i capelli scuri e gli occhi nocciola, il tipo perfetto per la mia ex migliore amica, che lo guardava con gli occhi sognanti di un’adolescente innamorata. Chissà se anche io guardavo così…lui. Sorrisi di nuovo con il sole che mi baciava il viso. Il rumore delle onde del mare che si infrangeva sul bagnasciuga mi faceva da ninnananna. Era un momento davvero meraviglioso.

- Lollo! Vieni in acqua, è bellissimo!- mi gridò Betta ridendo, tenendosi alle spalle di Carolina che la tirò di nuovo in acqua per un tuffo.

Risi con loro per quella felicità meritata. Mi alzai dalla mia tovaglia e mi avvicinai al bagnasciuga. Le mie amiche e il nostro autista sbarra guida turistica, in acqua, si godevano i giochi tra amici.

- Dai Lollo!- gridò Caro.

Avrei voluto dirle che io non ero Lollo, ero Lorie. Che Lorie mi piaceva. Ma non volevo deludere Betta. Lo aveva scelto lei quel soprannome, sarebbe rimasta molto delusa se le avessi detto che non mi piaceva e ne preferivo un altro.

Mi avvicinai all’acqua immergendo le punte dei piedi. Era tremendamente fredda per il mio corpo assuefatto dai raggi del sole. Rabbrividì e mi portai le mani alla pancia per coprirmi. Sentivo così tanto freddo che non riuscivo a non tremare.

- Dai insetto stecco, buttati!- mi incitarono le ragazze.

- L’acqua è gelida!- mi lamentai io facendo un passo indietro.

Delle braccia forti mi presero da dietro tenendomi in alto. La mia mente fece un volo pindarico con la fantasia facendomi rivivere una situazione analoga verificatasi lo scorso Aprile. La domenica di pasqua. Quando mi resi conto che le braccia che mi tenevano non erano abbastanza forti, che ero molto più in basso e che gli occhi che mi fissavano ridenti erano di un caldo colore nocciola rimasi a dir poco delusa. Dovevo ricordarmi di mettere un freno alla mia fantasia.

Ero stata io a scegliere quel viaggio. Non me ne pentivo era ovvio, però ogni volta che ci pensavo la prospettiva Londra mi metteva un po’ di tristezza.

Chissà come sarebbe stato passare del tempo con lui, da soli, senza nessun papà geloso che ti controlla costantemente e nessuna compagna iperprotettiva.

Quando le braccia che mi tenevano mi lasciarono andare, caddi nell’acqua fredda del golfo di Nizza. Il freddo mi aiutò a riflettere come si doveva sulla prospettiva che avevo davanti.

Lui mi aveva lasciata sola mezza morta in una camera d’albergo per fare sesso con un’altra. Non era esattamente il gesto di un ragazzo con cui passare del tempo in una capitale Europea lontano da casa e da chiunque potesse proteggermi.

Se mi fosse successo qualcosa e mi avesse abbandonata in mezzo ad una strada per correre dietro a qualche altra ragazza?

Questo ovviamente mi faceva sentire anche peggio per un’altra, terribile, verità.

Io ero piccola.

E non per modo di dire o secondo un luogo comune. Io avevo bisogno di protezione, ero una ragazzina inesperta cresciuta in una piccola città dove il peggio che poteva succedere era di arrivare tardi a scuola o litigare per un’assemblea d’istituto capitata nell’unico giorno della settimana in cui non si fa un cazzo. In una grande città come Londra sarebbe potuto succedere qualsiasi cosa ma non ci sarebbero state le mie amiche a proteggermi.

Riemersi dall’acqua passandomi entrambe le mani sui capelli mentre quelle, lentamente, mi si avvicinavano pronte a chissà quale scherzo.

Cercai di scappare via ma Mattia mi teneva ferma e Caro e Ale erano ormai arrivate pronte a torturarmi con i loro scherzi.

Scoppiai a ridere senza sapere perché presa da un’improvvisa euforia e gioia. Loro risero con me e il resto della giornata passo tra scherzi e giochi.

 

Tornati in albergo mi buttai sul letto uscendo dalla borsa il mio fedelissimo Rino, diminutivo di computerino. Il mio pc portatile regalatomi da mia nonna per il diploma. Ero davvero fiera di lui. Non era certo un Mac di ultima generazione. Era una cosa un po’ più economica di una marca meno famosa ma era veloce, efficiente e a me bastava e avanzava. Mentre le altre cominciavano a preparare i vestiti per la sera io mi diedi a facebook. Quando aprì la pagina mi comparvero davanti 99 notifiche e 22 messaggi di posta. Cavolo. Josephine era arrabbiata perché non mi stavo facendo sentire e mi chiedeva in che modo sarei andata al compleanno.

Compleanno? Che compleanno? Lessi i suoi messaggi velocemente, ignorai le notifiche e aprì la mia posta elettronica. Oltre ai milioni di messaggi dovuti a facebook c’era una mail.

 

Maria O’Keeffe.

Cazzo. Aveva visto suo fratello? Si era accorta che non ero stata capace di prendermi cura di lui?

 

Da: Maria O’Keeffe.

A: Laura Caruso.

Data: 19 Luglio 2012

Oggetto: Compleanno

 

Laura ciao,

so che sei stata impegnata con gli esami di maturità spero che siano andati bene.

Probabilmente sai già che io e Jonathan non siamo proprio in buoni rapporti ultimamente però ho deciso che visto che tra una settimana è il suo compleanno avrei potuto mettere da parte le incomprensioni e organizzargli una bella festa a sorpresa.

Ovviamente la tua presenza è gradita (per non dire necessaria).

Dammi conferma, ditemi quanti siete e da dove partite. Ti manderò i biglietti al più presto.

Un bacio enorme.

Marie.

 

Oh. Guardai la data nel mio computer. Era già il 20 luglio e il compleanno di Jonathan sarebbe stato sette giorni dopo. Avrei dovuto parlarne con le ragazze comunque.

Alzai il naso dal computer e le guardai.

- Marie, la sorella di Jonathan, ci ha appena invitato al suo compleanno.- le avvisai con un mezzo sorriso.

- Quando sarà?- domandò Ale giocherellando con il telecomando e facendo zapping alla ricerca di qualsiasi cosa per passare il tempo.

- Tra sette giorni.- risposi mentre Caro e Betta, sulla porta del bagno, mi guardavano preoccupata.

- Non credo che riusciremo ad arrivare a Dublino.- mi fece presente la prima pettinandosi i capelli bagnati con le mani.

- È disposta a mandarci i biglietti aerei.- risposi cercando di evitare la voce pietosa di chi sta davvero supplicando. Non potevo cadere così in basso.

- Per tutte?- domandò Betta spegnendo il phon con cui stava asciugandosi i capelli.

- Sì.- annunciai prontamente rispondendole con un sorriso appena accennato.

Caro uscì dal bagno e si sedette sul letto accanto a me poggiandomi una mano sulla spalla.

- Ma tu vuoi andarci?- mi chiese seriamente guardandomi negli occhi per leggervi la risposta.

Volevo dire di no, che non mi importava, ma la verità era che volevo essere lì per il suo compleanno sperando che per quella sera sarei stata così bella da catturare su di me tutte le attenzioni del bell’attore irlandese che tanto odiavo.

- Sì.- risposi onestamente nascondendo il viso girandolo dall’altra parte.

- Allora ci andremo.- sentenziò la più matura tra noi invitandomi a rispondere a quella mail che avevo ricevuto.

 

Da: Laura Caruso

A: Maria O’Keeffe

Data: 20 Luglio 2012

Oggetto: Re: Compleanno

 

Ciao Marie,

gli esami sono andati bene ti ringrazio.

Adesso sono nel pieno del mio viaggio maturità con le mie amiche.

In questo momento siamo a Nizza ma già domani siamo in partenza e contiamo di essere a Parigi per il 22. Per te è un problema prenotare sei biglietti Parigi-Dublino?

Baci.

Laura.

 

Da: Maria O’Keeffe.

A: Laura Caruso.

Data: 20 Luglio 2012

Oggetto: Re: Re: Compleanno

 

Oh, sono felice che tu possa venire. Nessun problema. Vi prenoto il volo per il 26 sera così il 27 mattina andiamo a fare shopping in centro e mi racconti come è andata la vita in questi mesi.

Marie

 

p.s. ho già pensato a tutto per i tuoi compagni di scout, a giovedì!

 

L’efficienza fatta persona. Ovviamente.

Arrivammo a Parigi qualche giorno dopo. Avevamo passato lì tre settimane in Ottobre ma non ci sarebbe mai stato nulla che ci potesse dare noia in quella città meravigliosa.

Io avevo la mente un po’ troppo lontana da lì però e le mie amiche se ne accorsero subito.

- Sapete cosa? Quasi quasi non ci vengo a quello stupido compleanno. Tra l’altro non ho nulla da mettere.- mormorai sconfortata mentre passeggiavamo sugli Champs-Elysées.

Pessima idea come scusa da usare con la carta di credito della mamma di Caro in tasca e il negozio Gucci in fondo alla strada. Forse l’antipatia che provavano nei confronti di Jonathan avrebbe potuto aiutarmi.

- Scordatelo, noi ci andremo e tu sarai splendida!- oppure quell’antipatia poteva avere esattamente l’effetto opposto a quello desiderato.

- Esattamente. Sarà fantastico conoscere qualche bel figo della madonna e saltargli addosso.- convenne Ale annuendo.

- E poi i vestiti non sono un problema per noi giusto?- domandò Betta prendendomi sotto braccio.

- Giusto!- convennero le altre in coro trascinandomi come fossi una bambola.

Il resto della giornata passò unicamente per negozi. Non negozi normale sia chiaro. Non sono una di quelle lagne di donna che disprezzano i bei negozi. Semplicemente non mi piace entrare in luoghi in cui un solo capo costi quanto lo stipendio mensile di mio padre.

Betta era in estasi, continuava a parlare con il fashion stylist del negozio per scegliermi un abito e sembravano essere diventati grandi amici.

- Oh no Pierre, il rosso è troppo banale!- stava ribattendo la mia amica all’ennesimo vestito che le veniva proposto. Esattamente. Veniva prima proposto a lei, poi, se proprio volevo dare il mio parere bene, altrimenti meglio ancora.

- Ma è il suo colore, è evidente.- ribatté il ragazza nel suo francese troppo effeminato ad un ottava decisamente irraggiungibile.

- Ma non possiamo risultare scontati ricordi? E poi non cercavo un abito lungo, è troppo formale.- costatò Betta prendendo l’abito tra le mani e rigirandolo.

- Un abitino corto però la farebbe sembrare più piccola della sua già tenera età.- la informò lui. L’idea di sembrare più piccola mi infastidiva molto più dell’idea di apparire troppo elegante.

- Anche questo è vero.- accondiscese lei incrociando le braccia al petto e girovagando per il negozio alla ricerca dell’abito perfetto.

- Ricordatevi che vorrei che fosse abbastanza stretto, giusto per far capire che ho perso qualche chiletto.- li informai con la mia vestaglietta in satin nero seduta al mio posto per non disturbarli. Nessuno dei due mi diede retta più dello stretto necessario.

- Facciamo così, facciamo un abito corto e molto aderente rosso.- concluse Pierre mostrando un abito alla mia amica.

- Con una profonda scollatura posteriore.- aggiunse quella tirandone fuori un altro.

I miei occhi si illuminarono guardando lo splendido abito che la mia amica teneva in mano. E anche il ragazzo sembrò guardarlo come se fosse sfuggita a lui quell’ovvietà.

-Sono d’accordo.- concluse posando il suo capo e andando in magazzino a prendere la mia taglia.

Uscì dal camerino dopo alcuni minuti, sentivo la schiena completamente scoperta e benché davanti fosse molto accollato per evitare che scivolasse, sentivo di essere quasi completamente nuda. Era poco più lungo del mio ginocchio, leggermente svasato ma comunque aderente, una piccola meraviglia della moda, senza ombra di dubbio. Le scarpe che Pierre mi aveva consigliato di indossare poi erano un piccolo gioiello di stile. Alte, molto alte, ed elegantemente decorate con cristalli che sperai fossero solo Swarovski.

- Hai una forma del viso semplicemente stupenda, li alzerai e farai un bel trucco molto leggero per mettere in evidenza i tuoi punti forti, e a quel punto ti scoperei anche io.- mi avvisò baciandomi entrambe le guance e allontanandosi per preparare la cassa.

- Ragazze, fermatelo, non sapete neanche quanto costa!-

- Certo che lo sappiamo, tranquilla è una cosa che in cinque ci possiamo permettere.- mi avvisò Caro continuando a guardare in giro.

- In sei.- precisò Mattia che era rimasto seduto in silenzio tutti il tempo senza dire alcunché. –voglio dire se va male io comunque sono disponibile a tirarti su di morale.- mi assicurò facendomi l’occhiolino.

- Oh…cavolo, vi ringrazio.- mormorai mordendomi il labbro emozionata prima di essere rispedita nel camerino per potermi cambiare.

Chiaramente non era una cosa che avrei potuto permettermi. Solo le scarpe costavano novecentocinquanta euro. L’abito altri seicento. Tra l’altro i millecinquecento euro del totale erano anche parecchio scontati dalla gentilezza di Pierre e dall’amicizia che era nata con Betta.

- Tesoro, tu hai un gran futuro nella moda. Ti prego, scambiamoci i numeri, se dovesse capitarmi qualcosa di interessante tra le mani vorrei davvero poterti chiamare.- sorrise gentile e Betta, felice oltre l’inverosimile, gli saltò addosso abbracciandolo.

- Oh ti ringrazio, ti ringrazio tantissimo!- cominciò a dire.

Pierre cercò di riportarla con i piedi per terra e sorridente le diede i suoi numeri e la sua mail mentre Betta, con le mani tremanti, cercava di scrivergli il suo numero sul palmare che le aveva passato.

- Ci vediamo Bettina.- la salutò alla fine mentre noi andavamo via..

 

Il Louvre, rue des Tuileries, Notre-Dame, Musèe d’Orsay, la Tour Eiffel…erano tutte cose che avevamo visto per mesi, cose meravigliose che tuttavia avrei volentieri continuato a vedere per sempre. Quanto c’era di magico in quella città? Quanto c’era di vero? Sapevo che Parigi non era tutta quella. Non era soltanto le strade per i turisti, era anche la periferia, i clochard che cercavano di sopravvivere al freddo durante l’inverno. Era la Parigi magica delle favole e la Parigi tetra dei Miserabili di Victor Hugo.

Chissà come sarebbe stata la Parigi magica al fianco della persona che si ama.

Ci godemmo tutte il viaggio e dover lasciare Parigi così presto in un modo o nell’altro ci dispiacque. In ogni caso, anche se non ci fosse stato quel compleanno, saremmo state dirette a Londra. Adesso invece la meta era Dublino, un abito da capogiro e una brutta figura assicurata.

- Sai cosa? Sono un tantino sconfortata dall’idea di questo compleanno.- sussurrò piano al mio fianco la mia ex migliore amica. Ogni tanto, quando capitava per forza, succedeva anche a lei di dover stare per forza vicina a me.

- Perché?- domandai cerando di fingermi indifferente.

- Perché ho l’impressione che…avremo dei problemi.- concluse lei guardandomi sottecchi.

il mio problema sei tu amica mia.” pensai amaramente voltandomi a guardarmi.

- Anche io.- ammisi sospirando dopo un attimo in cui lei aveva anche ceduto e si era voltata verso il suo finestrino.

- Cosa?- mormorò sgranando gli occhi e tornando a me.

- Lui non è il tipo che…non si butterà tra le mie braccia solo per un bel vestito.- confermai dicendo per la prima volta ad alta voce quelle che erano state le mie paure per giorni.

- Credi stia con qualcun’altra?- mi domandò pianissimo con una certa curiosità. Dov’era la mia amica? Quella con cui avevo condiviso quattro anni della mia vita?

- Sì.- conclusi semplicemente senza voler fare tutta quella conversazione.

- Allora perché vuoi andare a quel compleanno?- mi domandò senza demordere.

Rimasi in silenzio cercando di capire se lo volesse sapere per il mio bene o semplicemente perché era curiosa e voleva parlarne con quella sua amichetta, Silvia, che era tanto interessata a Jonathan. Ma tanto quale era il problema? Sapeva comunque tutto di me rispetto a quelle cose che avevo avuto la brillante idea di rivelarle in quattro anni. Com’ero stata scema. E com’ero scema ancora adesso a provare nostalgia per la sua amicizia.

- Perché so che sarebbe stupido da parte mia credere che non stia con nessuno, perché io sono piccola, lui è grande, io sono una ragazzina che non sa fare molto, lui è un attore, mio padre è disoccupato, lui prima stava con la figlia di Ruby Hammer. Sono una serie di piccole cose.- conclusi mordendomi il labbro. Sapevo che quello sarebbe stato abbastanza per lei e non avrebbe più rotto le scatole fino alla fine del viaggio.

Se non costretta infatti non era di quelle persone che morivano dalla voglia di fare conversazione con me.

- Capisco.- concluse infatti rimanendo poi in silenzio. -comunque probabilmente ci sono un sacco di attori bellissimi e magari anche della nostra età non credi?!- finì alla fine con quella frase che forse voleva essere rassicurante o semplicemente vuota e cattiva come era diventata lei.

Non risposi. Non credevo che ci fosse davvero una risposta degna a quella che voleva essere qualcosa che in realtà io non avevo neanche capito bene. Se fosse successo prima del Giugno precedente l’avrei capita al volo e ci saremmo tutte fatte una bella risata, invece non avevo proprio nulla da dire.

Speravo solo che i miei peggiori timori non si fossero mai rivelati realtà.

  
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