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Autore: _Eleuthera_    18/09/2007    14 recensioni
Torniamo indietro negli anni, quando Murtagh era alla corte di Galbatorix.
Incontriamo Leda, che potrebbe essere diversa da ciò che sembra.
Guerra, tradimenti e, sì, anche amore, forse.
Le cose non sono mai come sembrano.
Genere: Avventura, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Galbatorix, Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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15. Non sapevo quanto tempo saremmo stati insieme. Ma chi è che non lo sa? (Blade Runner)



Fine della storia.





«Murtagh, qualunque cosa tu abbia in mente… non farti ammazzare».

Murtagh accarezzò i capelli di Leda che lo fissava, la preoccupazione nitida negli occhi dorati.

«Non ti preoccupare».

«Invece sì che mi preoccupo».

«Non ti fidi di me?».

«No».

Murtagh rise.

«Lo sapevo».

Baciò Leda sulla bocca, un bacio fin troppo timoroso, un bacio diverso da quello di molti anni prima dato per sbaglio – o forse non per sbaglio, sulla collina vicino alla città.

Leda gli circondò il collo con le braccia, accarezzandogli la nuca.

«Murtagh» gli disse con la voce salda e il respiro che tremava«Non potremo restare qui in eterno».

Murtagh non distolse lo sguardo dai suoi occhi neppure per un secondo.

«Potremmo scappare, ammazzare chiunque si metterà sulla nostra strada e vivere braccati per il resto della nostra vita».

Leda fissò a lungo un punto non definito, nel cielo nero della notte prossima alla morte.

«Potremmo».

«Ma è la vita che vorresti, Leda?».

«…no».

Leda indugiò un attimo, poi si alzò.

«Andiamo dai Varden. Sono l’imperatrice di Alagaesia, adesso, e come tale mi sottoporrò al loro giudizio» abbassò un attimo la testa. Murtagh si accorse che aveva paura. «Non mi aspetto di non venire giudicata per ciò che sono o che ho fatto. Ci giudicheranno esattamente per quello che è stato di noi in guerra. E qualunque sia il verdetto, be’, lo accetterò. Proprio adesso che potrebbe nascere una parvenza di giustizia in Alagaesia, di certo non mi metterò ad infrangerla».

Ma io Non. Voglio. Morire.

Non voglio Vederti morire.

Se c’è un destino, quale potrà essere il nostro?

Il nostro…

Il nostro destino…

Io. Non. Credo. Nel. Destino. – non più



Nasuada entrò nella stanza dove Leda attendeva, seduta. Si mordicchiava il labbro inferiore.

Leda alzò gli occhi verso la donna, guardandola fieramente nelle iridi scure. Nasuada scorse un’ombra di irrequietezza negli occhi della ragazza.

«La decisione è stata presa.» disse Nasuada in tono formale. Gli occhi di Leda sembrarono avere la tentazione di allentare la durezza dello sguardo, ma la ragazza non cedette. Nasuada ingoiò un sospiro «Tu sei la legittima erede al trono di Alagaesia, e questo non può essere messo in discussione. Saremmo dei tiranni se ti impedissimo il ruolo che ti spetta di diritto. Regnerai su Alagaesia, se prometti di farlo con saggezza e lontano dal regime di tuo padre, e consultando il consiglio dei Varden prima di ogni decisione.»

Leda tirò un sospiro di sollievo. Nasuada sorrise, aveva avuto modo di conoscere la giovane regina quando ancora era una ragazza fuggita dalla corte del padre, e si era rifugiata nel Surda, dai Varden: era certa che Leda avrebbe regnato con molta più giustizia di quanto la maggior parte del popolo non si aspettasse.

«Lo prometto.» disse Leda con la voce che quasi tremava «Non ho mai appoggiato il governo di mio p... padre, e non lo farò di certo ora. La mia non sarà una tirannia, ma un governo leale verso Alagaesia.» fece una pausa, durante la quale, finalmente, abbassò gli occhi.

Poi disse, in un soffio, come se temesse che se avesse aspettato le parole le sarebbero sfuggite.

«E che ne sarà di Murtagh?»

Nasuada sospirò profondamente.
Sapeva che sarebbe arrivato quel momento.

«Murtagh è stato processato per alto tradimento. Viste le circostanze in cui si è trovato, però, sono riuscita a ottenere un ridimensionamento della pena.»

Fece una pausa, breve ma intensa.

«Murtagh è stato condannato a dieci anni di esilio su Vroengard.»

Il cuore, sale, scende e forse non si fermerà più.

Non potevo essere del tutto felice.

Alla fine è andata così.

Penelope ha atteso venti anni perché Odisseo tornasse. Io sarò capace di attenderne dieci, sognando ogni notte il tuo ritorno?

Un anno. Due anni. Tre anni.


Il tempo prima non era abbastanza, ora è troppo.


Quattro anni. Cinque anni. Sei anni.


Il volto adesso è più sottile, conosce di più, conosce il trono, la vita, il sole dietro la pioggia, la pioggia dopo il sole.

Sette anni. Otto anni. Nove anni.


Il tuo volto è un’ombra. La tua voce è un eco. Eppure ti ricordo benissimo.



Dieci...

Dieci anni.



La reggia era la stessa, vista da lontano, dal pianoro così familiare.

Murtagh era stato lontano dieci anni.

Non sapeva se Leda lo aveva atteso, quali fossero i suoi pensieri di regina, i suoi occhi di regina.


Vista dal trono, la reggia può essere molto diversa.

Leda aveva atteso dieci anni.

Aveva tessuto le sue trame di ricordi, disfacendole ogni notte, nei sogni che agognavano il ritorno di Murtagh.


Mi aspetterai?

Tornerai?



O i tuoi occhi si saranno già persi, già spenti, già lontani.

O i tuoi baci saranno già altri, già sciocchi, già altrui.



Non è un ricongiungimento drammatico.

Anzi, è molto formale.

Leda osservava tutti i giorni fuori dalla finestra, attendendo il ritorno di Murtagh anche quando era perfettamente consapevole che non era quello il giorno. E adesso, anche se l’ora del ritorno è questa, non lo ha visto arrivare.

Le guardie annunciano un visitatore straniero.

Leda neppure pensa sia Murtagh, anche se tiene il conto dei giorni, dei mesi, degli anni e sa che è quello il giorno.

Murtagh entra nella sala del trono e quasi non la riconosce.
Ha il volto più magro, più maturo, gli occhi più profondi - anche se lo sguardo è lo stesso.

Neanche Leda riconosce subito Murtagh. Lui adesso ha una barba sottile che gli copre il volto, gli occhi pieni di ombre, alcune vecchie, altre nuove – anche se lo sguardo è lo stesso.

Lei adesso, invece, ha i capelli più corti.

Leda sorride, immediatamente. Come quando aveva dieci anni.

Murtagh attende un po’, guardingo come al solito. Poi piega le labbra e le lancia uno dei suoi sorrisi così preziosi. Come quando aveva undici anni.

Ormai si trovano faccia a faccia. Sono vicinissimi, distanti un soffio. Non si sfiorano, non si toccano: eppure, li separa un niente.

Murtagh sorride ancora.
«Allora mi hai aspettato.»

In quei dieci anni l’ha pensata come non mai aveva fatto.



Leda sorride ancora.
«Oh, ovvio.»

In quei dieci anni lo ha amato come mai aveva fatto.



In fondo, il tempo non è mai stato dalla loro parte.

Ma che importa?

Il tempo è solo un’inutile concezione dell’uomo, uno stupido bisogno umano...

L’amore va oltre certe cose... altrimenti, non avrebbe senso.

Altrimenti, non avrebbe avuto senso che Murtagh e Leda, ritrovatisi dopo così tanto tempo, non si siano subito gettati l’uno nelle braccia dell’altro.

Non avrebbe avuto senso che Leda avesse cominciato a piangere quando non piangeva da dieci anni.

E non avrebbe avuto senso che Murtagh incominciasse a baciarla sul volto, mentre lei piangeva, e lui le asciugava le lacrime con i baci, seguendo una scia che solo lui conosceva, e incontrava le sue labbra.

Dopo tanto tempo, questo non avrebbe avuto senso, se non fosse stato che quei due si amavano, sì, si amavano alla follia, anche se ci avevano messo quasi trent’anni della loro vita a capirlo e il futuro era ancora tutto da scrivere, e non sapevano se il loro amore sarebbe durato così tanti anni e così tanto tempo...

Ma il tempo è relativo, no?

Eppure niente di questo aveva senso. C’erano loro due, e loro due si baciavano, si amavano. Ed erano passati dieci anni.

Niente ha senso, forse perché non esiste un senso. Almeno, non per l’amore, questo stupido amore, questo maledetto amore...


FINE














.................corner A
E così... è finita.

Vi dirò, inizialmente la storia doveva terminare oiù o meno così:
Il Consiglio dei Varden esiliò Murtagh da Alagaesia. Leda, riconosciuta come legittima regina, prese il suo posto sul trono che fu del padre. Per suggellare l'alleanza fra Impero e popolo, sposò Eragon, il Cavaliere dei Draghi. Non sappiamo se riuscì ad essere felice.
Anzi, la primissima idea era identica a questa che vi ho proposto qui sopra in corsivo, solo che Murtagh veniva condannato a morte.
Poi ho preferito ammorbidire il finale.

Ed eccoci ai saluti, agli ultimi saluti, perché questa storia è ormai finita. Ringrazio tutti coloro che stanno leggendo queste righe, ciò vuol dire che siete riusciti a sopportare ben quindici capitoli - quanto ne sono felice!!! Grazie, grazie davvero a chi ha commentato sempre, a chi ha commentato solo qualche capitolo: Elweren, Elva95, Lady Sphinx, angie83, Queen_of_Sharingan_91, Smartgirl, stefy_81, Ketie1991, thoru honda, sesshy94, Silvietta, bimba'94. A TUTTE, UN ENORME "ARIGATOO"!

*Me inizia ad essere commossa*

In questo epilogo compare un piccolo tributo alle fan fiction di Elweren e Katie1991: Murtagh con la barba, un aspetto che da quel che ricordo piace particolarmente a queste due bravissime autrici. Vi invito a leggere le loro fan fiction, perché davvero meritano! ^_^

Spero che la fan fiction vi sia piaciuta. Che non sia sembrata troppo sdolcinata. Che i personaggi siano IC. Che vi siate divertiti.

Mi trovate comunque nella sezione riguardante a "Naruto", e su forumfree. Per chiunque voglia contattarmi, può utilizzare l'apposito servizio nella Pagina Autore.

Sayonara!
Ele.
   
 
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