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Autore: viktoria    08/03/2013    1 recensioni
[Jonathan Rhys-Meyers]Quanto avevo sognato di incontrarlo, di fare una foto con lui e di parlargli. Come quelle ragazzine idiote che vanno dietro i propri idoli per anni. Potevo dire, con un certo orgoglio, che io i miei pensieri idioti su di lui me li ero tenuti per me benché avessi sempre ammesso di far parte di quel 99% della popolazione che ha un suo idolo famoso con cui sogna quella storia romantica da fiaba.
Jonathan Rhys Meyers era il mio.
[STORIA IN REVISIONE]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Whatever works'
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Ero all’aeroporto da quindici minuti ed ero sola perché Ettore e i miei fratelli erano rimasti a casa con Jonathan e il clan Italiano che era già arrivato. Nessuno sapeva che avevo invitato anche la ragazzina “rompipalle” e le sue amiche.

Non ero del tutto certa che Ettore non lo avesse capito perché non aveva fatto domande quando avevo preso il suo pick-up ed ero uscita di casa di corsa.

- Io sto andando a casa di tuo fratello.- mi aveva avvisato afferrandomi al volo prima che uscissi dalla porta e baciandomi con dolcezza. – guida con prudenza.- mi raccomandò lasciandomi andare.

Ma Ettore era un caso particolare. Lui mi amava in un modo in cui non mi ero mai sentita amata. Non mi pesava più non vivere a casa di mia madre, casa che era stata mia da sempre e che adesso era di mio fratello. Neanche la freddezza di mio fratello mi aveva compito particolarmente. Che senso aveva sentirsi colpiti da un misantropo che ti odia? È del tutto normale, odia il mondo.

Forse mi avrebbe odiata un po’ di più dopo la sua festa di compleanno. Di sicuro non aveva avuto una bella faccia di sorpresa quando aveva aperto la porta e si era ritrovato davanti quel gruppetto di ragazzi.

- Che cazzo..?!-

- Sorpresa!- gridarono quelli felici tirando coriandoli e stelle filanti che si erano portati da casa.

La faccia di mio fratello non era riuscita a frenare il loro entusiasmo e avevano comunque fatto una festicciola di Benvenuto sia a se stessi che a mio fratello.

- Dov’è quella scema di Laura? È una sua idea vero?- domandò seccato guardandosi intorno come se si aspettasse di vedersela spuntare davanti, era pronto a rimproverarla anche.

- A dire il vero no, lei non è nemmeno venuta con noi.- gli rispose Giulia, una ragazzina che si era attaccata subito a Jamie. Forse era lei la ragazza di cui mi aveva parlato a Marzo.

Erano rimasti in contatto?

- È ancora in viaggio con le sue amiche.- lo informò Piero che sembrava essere ben informato su tutto il mondo.

Mio fratello non disse assolutamente nulla semplicemente rimase con Paul, Jamie e Alan a parlare tutta la sera. Stranamente anche Ettore era riuscito a non farsi mandare a fare in culo dal veleno che mio fratello riservava a quasi tutti. I ragazzi per un po’ cercarono di coinvolgerlo poi alla fine continuarono a divertirsi per i fatti loro.

Adesso io me ne stavo tranquillamente seduta su una sediolina dell’aeroporto con il telefono tra le mani.

« allora come sta andando con mio fratello? » gli domandai sperando che Ettore leggesse la domanda con indifferente simpatia e non con l’urgenza che avevo.

« poteva andare peggio in fin dei conti »

« che vorrebbe dire? » risposi solo pochi secondi dopo.

«che non ha ancora dato di matto anche se quando i ragazzi alzano la voce li guarda come se fosse capace di alzarsi e ucciderli tutti. »

« evitagli di commettere un omicidio » sapevo che mio fratello era un tipo irascibile e soprattutto sapevo che non apprezzava la confusione però quei ragazzi erano stati come degli angeli custodi, per me e per lui.

« uno?! »

« TI PREGO! » quando lessi il suo messaggio non mi importò nulla di sembrare disperata. In realtà lo ero, quindi, avanti tutta Marie.

« Farò del mio meglio »

« grazie » risposi semplicemente bloccando i tasti e infilando il telefono in tasca.

Mi alzai quando annunciarono che il volo da Parigi era arrivato. Mi avvicinai all’uscita degli arrivi e aspettai in silenzio con le braccia incrociate al petto.

Il gruppetto che uscì era formato da cinque ragazze allegre, abbronzate e spensierate, in compagnia di un ragazzo più grande che le controllava a vista. Avevano due valigie a testa quindi ero felice di essere venuta con il pick-up di Ettore. Sorrisi quando incontrai lo sguardo della mia eroina personale.

Lasciò le valigie e corse verso di me abbracciandomi stretta, abbraccio che ricambiai più che volentieri. Le sue amiche intanto, recuperati i suoi bagagli, si erano avvicinate.

- Ciao, io sono Maria O’Keeffe.- mi presentai gentilmente porgendo le mani a tutte loro.

- Io sono Carolina.- si presentò la prima, una ragazza alta, la più alta del gruppo, la pelle chiara anche se abbronzata e i capelli neri.

- Io sono Alyssia.- aggiunse un’altra al suo fianco, bianca di carnagione più della prima, anche se scurissime rispetto agli standard Irlandesi e dai capelli castani chiari, forse un po’ bruciati da una possibile permanente che spiegava il motivo per cui li sistemava con la mano ogni secondo.

- Io sono Betta.- la ragazza che aveva parlato era la più bassa, aveva lunghi capelli biondi e grandi occhi color miele. Sembrava la dolcezza fatta persona.

- Io sono Bens, Benedetta.- l’ultima aveva la voce di chi, mielosa fino all’inverosimile, voleva a tutti i costi fare buona impressione. Aveva i capelli corti e neri e delle belle labbra carnose. Carnose come il fisico di tutte loro Laura esclusa.

Volevo rassicurare tutte loro con i miei migliori propositi.

- È un piacere conoscere tutte voi. Mi spiace se non ricorderò i vostri nomi.- le avvisai con un sorriso enorme e abbracciandole tutte una alla volta.

- Io sono Mattia posso sapere dove posso affittare un’auto?- mi salutò il ragazzo che era con loro con quel brutto accento italiano che nelle ragazza non dava troppo fastidio.

- Ve la presterà mio fratello.- lo rassicurai velocemente.

- E in quale albergo staremo? Non abbiamo grandi disponibilità economiche.- mi domandò di nuovo con un leggero tono di diffidenza.

- Starete a casa di mio fratello Jamie che ha deciso di rimanere a casa di mio fratello.- li rassicurai con un mezzo sorriso tranquillo.

- Davvero?- domandò Laura al mio fianco poggiandomi una mano sul braccio.

Mi voltai verso di lei prendendo la valigia piccola che aveva con se e feci cenno ad ognuno di loro di seguirmi.

- Sì, sembra che abbiano qualche tresca in corso.- le risposi con un mezzo sorrisetto complice avviandomi all’uscita più vicina.

- Oh, quindi sono rimasti in contatto.- dedusse con un mezzo sorriso. Era proprio una ragazza carina, mi chiedevo come facesse mio fratello a non andare d’accordo con lei.

- Lo sapevi?- le domandai sbalordita.

- Sì. Quando posso vederle?- mi domandò trepidante di sapere ogni particolare sulla mia esperienza e soprattutto su quella storia con Jamie

- Domani, adesso è già tardi quindi mangiate e andate a riposare. Domani shopping tutte insieme.- l’avvisai.

- A che ora sarà la festa?- domandò Bens mentre Mattia caricava le valigie sul pick-up

- Alle nove cominceranno ad arrivare ma il red carpet durerà un po’- comunicai loro mentre salivo in macchina.

Tutte loro si guardarono negli occhi terrorizzate. Non si aspettavamo forse che ci sarebbero state star e personaggi famosi? Il red carpet, con tanto di fotografi e giornalisti, era praticamente un must per ogni compleanno da star degno di nota. Anche se personalmente io lo odiavo e, sospettavo, anche mio fratello non lo trovava piacevole

- il che?- domandò Laura in preda al terrore sentendo gli occhi delle sue amiche su di me.

- oddio non vi avevo avvisate?- domandai con il senso di colpa che mi stava attanagliando. Come avevo potuto dimenticare di dirglielo? Povere ragazze non avevano portato niente di adatto?

- no.- gridò Betta in preda al panico.

- domani, lo shopping. Giuro che mi farò perdonare.- la rassicurai con un sorriso gentile che sperai sortisse un buon effetto sulle mie nuove compagne.

Partì lentamente cercando di parlare d’altro mentre le accompagnavo a casa di mio fratello.

 

Quando entrai nella casa dove abitavo da quando mio fratello mi aveva sbattuta fuori Ettore era già lì, ai fornelli, che preparava la cena.

- Ehi.-

- Ciao.- lo salutai avvicinandomi a lui.

Mi baciò velocemente prima di tornare alla padella che teneva in mano.

- Apparecchi per favore?-

- Certo…- convenni prendendo la tovaglia e i piatti e posandoli a tavola. –allora com’è andata con mio fratello?-

- Nessun morto finché c’ero io.- mi comunicò vittorioso portando a tavola un bel vassoio pieno di prelibatezze.

- Bene, grazie.- gli dissi guardandolo con gli occhi che, ne ero consapevole, stavano luccicandomi.

Mi capitava ogni volta che lo guardavo, stavo diventando ridicola.

- Prego.- mi rispose lui sorridendo e sedendosi a tavola.

Cominciammo a mangiare la splendida cena che aveva preparato il mio perfetto fidanzato paramedico e sorrisi guardandolo mentre si preoccupava che qualcosa non mi piacesse. Dopo un po’ tornò sull’argomento Jonathan. Da quando avevamo litigato raccoglievo informazioni su di lui solo da Ettore che sapevo mi ometteva tanti particolari.

- Stasera Alan, Jamie e Paul gli hanno organizzato una festa tra ragazzi, io e Alan non eravamo invitati.- scherzò lui ridendo.

- Perché?- domandai dopo un attimo.

Pensavo che fosse dovuto al fatto he fosse una festa tra fratelli ma Alan era nostro fratello. Lui comunque non sarebbe andato ma non invitarlo mi sembrava proprio una carognata.

- Marie, me lo hai chiesto davvero?- mi domandò alzando un sopracciglio.

- Oddio! Anche Jamie non dovrebbe andare allora.- sbottai arrabbiata.

- No, la storia con l’italiana non può andare, lei è troppo piccola e stupida.- rispose lui alzando le mani in segno di scuse quando capì che stavo per rimproverarlo.

- Anche se è piccola e forse un po’ immatura questo non da a mio fratello il diritto di usarla.- gli feci presente. – anche tu usi le donne?- gli domandai severa.

- Io sto con te, non con donne.- mi rispose lui con una mezza smorfia adorabile. La sua risposta di certo avrebbe meritato un premio.

In generale probabilmente non avrei mai potuto incontrare un ragazzo migliore. Mi ero sempre disperata perché ero convinta che l’unico ragazzo per me potesse essere come mio padre e che mi avrebbe abbandonata come aveva fatto con mamma. A quindici anni avevo chiesto ad Alan di sposarmi perché era esattamente il principe azzurro dei miei sogni. Adesso che avevo Ettore, il ragazzo normale, con la testa sulle spalle, un lavoro, una futura laurea in medicina, una casa e dei progetti, che mi amava, capivo che non potevo sperare in nulla di meglio.

- Cosa c’è in programma per domani?- mi domandò lui mentre, sdraiati sul divano fingevamo di vedere un film tra un bacio e l’altro.

- Ah domani! Devo andare a fare shopping con le ragazze di mattina perché avevo dimenticato di avvertirle che c’è il red carpet. Ci vediamo alle sedici dal parrucchiere ok? Dobbiamo essere al locale alle venti per sistemare tutto.- lo avvisai elencando gli impegni più importanti.

- A che ora devo passare dal sarto?- mi domandò diligente.

- Devi andare a casa di Alan alle dodici. Ci saranno i miei fratelli e andrete insieme.- lo avvisai.

- Ok, capo.- mi rispose ridacchiando baciandomi prima che potessi ribattere e rimproverarlo bonariamente.

 

 

Giravamo per negozi da ore ormai. Io non amavo lo shopping ma con loro non fu poi tanto male. Betta era un’ottima esperta di moda e non ci fu bisogno che io intervenissi mai per suggerire di non acquistare un capo. Ci pensava lei, da amica, a dire che un vestito non andava affatto bene.

- Sembri 10 kili in più. Nelle foto sembreranno venti. Fidati, tu non vuoi quel vestito.- stava cercando di convincere la ragazza dai lunghi capelli neri dell’inadeguatezza di un abito di cui sembrava essere innamorata.

- Ma a me piace.- si lamentò lei.

- Allora compralo e fa brutta figura che vuoi che ti dica?- le rispose la sua amica facendo spallucce e correndo ad aiutare un’altra delle ragazza.

Alla fine, fortunatamente, si convinse della veridicità dei consigli di Betta e lo posò. A ora di pranzo tutte le ragazze avevano comprato ciò che serviva per la sera e sarebbero state splendide senza ombra di dubbio.

- Laura tu non hai bisogno di nulla?- le domandai quando ormai tutte avevano il loro vestito e almeno due buste a testa.

Lei mi sorrise gentile, con quel suo bel sorriso e scosse la testa.

- Le mie amiche e Mattia mi hanno regalato un bel vestito a Parigi, metterò quello.- mi rispose semplicemente.

- Sei sicura sia adatto?- le domandai aggrottando la fronte.

Era rimasta seduta tutto il tempo su una sedia, vicino la mia, silenziosa, persa chissà dove con la mente. Mio fratello doveva averle dato parecchio filo da torcere poverina. Avrei voluto chiedere anche a lei se sapeva qualcosa su di lui. Di certo era la più informata. Ma non era il caso.

- Sì, mi ha aiutata Betta.- mi rassicurò. E servì davvero a farmi sentire meglio.

Quella ragazza aveva senza dubbio grandi potenzialità nel campo della moda.

Durante il pranzo ci accontentammo di un fast-food. Non mangiavo in uno di quei posti dall’84 e ritornarci era davvero un’esperienza. Mia madre li odiava, preferiva spendere un po’ di più ma portarci in un ristorante piuttosto. Ma le ragazze sembravano adorarlo.

- Allora Giulia, come sta andando con Jamie?- Laura era seduta accanto a me e Giulia aveva preso posto a sua volta accanto a lei.

Le aveva rivolto la domanda pianissimo e forse solo io le sentì perché ero rimasta in silenzio mentre tutte chiacchieravano tra loro animatamente.

- Bene, mi piace un sacco e credo di piacergli anche io.- rispose la ragazza. Io mi sentì un mostro. Sapevo quello che sapevo e non l’avvisavo di stare lontana da quel mostro di mio fratello?

Fatti i fatti tuoi Maria O’Keeffe. Mi gridò una vocina nella mente. Magari Jamie aveva detto così solo per fare bella figura con i suoi stupidi fratelli.

- Sei pronta per stasera?- le domandò ancora più piano. – ne avete parlato?- continuò quasi contro il suo orecchio.

- Sì, ieri. Dice che non dobbiamo farlo per forza se non sono pronta ma dopo il dolore di una ceretta totale sono più che pronta.- scherzò lei ridendo piano.

- Così capisci che cosa ho provato!- la prese in giro Laura dando di gomito.

- Beh per Jonathan ne valeva la pena no?-

Evitai di voltarmi di scatto verso la ragazzina al mio fianco? Che cosa? Aveva fatto sesso con mio fratello? Perché? Io credevo che fosse una di quelle ragazze perfette pronte ad aiutare gli altri invece si era lasciata coinvolgere in quella sordida uscita.

- Giulia fidati, Jonathan è l’ultima persona per cui lo farei! Al massimo potrei pensare di farla a lui tanto per farlo soffrire un po’.- scherzò su facendo ridere anche la sua amica.

Tirai un sospiro di sollievo. Ovviamente Laura non era quel tipo di ragazza. Era più il tipo che faceva il suo lavoro in silenzio anche se si trattava di un ragazzo misantropo e rompipalle che avrebbe voluto punire carnalmente. Sorrisi tra me mangiando una patatina.

- Ma lui sta con qualcuno ora?- le domandò Giulia pianissimo. La cosa interessava parecchio anche me.

- Sì, una biondina Londinese che è stata da noi per un po’.- rispose Laura con stizza. Forse la biondina non era proprio la sua migliore amica.

Biondina. Bionda? Mio fratello. A mio fratello non piacciono le bionde come è possibile che sia la sua nuova ragazza?

- È carina?- domandò di nuovo la ragazza.

- Molto.- rispose quella con un sospiro probabilmente anche con un po’ di invidia del tutto normale.

Doveva essere qualche ex collega di mio fratello che aveva deciso di approfittare del momento di notorietà che gli avrebbe portato il suo compleanno. Niente di preoccupante. Normale amministrazione quindi.

Alle quattro eravamo dal parrucchiere già con la testa in acqua.

Oliver, il mio parrucchiere personale, era venuto da New York, dove il mio tour era in pausa, per potersi occupare dei miei capelli e di quelli delle mie amiche. La squadra al suo seguito era composta da estetiste professioniste che si occuparono delle nostre mani e di tutto ciò che c’era da fare.

Le ragazze chiacchieravano tra loro in italiano ma non mi sentivo estromessa dalla conversazione. Avevo imparato quella lingua grazie a Ettore. Sua madre infatti era italiana e fin da bambino è stato abituato a questa lingua. Mi piace che mi parli in italiano. È così sexy. Ed io sono parecchio brava ad apprendere. Chissà se anche Jhonny aveva imparato la lingua o si era rifiutato di farlo.

- Allora tesoro, come facciamo i capelli?- mi domandò Oliver ravvivandomi la chiamo asciutta.

- Ho un abito lungo color avorio e delle scarpe azzurro molto chiaro.- lo avvisai accompagnando le mie parole con delle mosse che gli spiegassero il genere di abito.

Lungo, a sirena, con dei richiami alle onde sul corpetto.

- Oh mio dio splendido…- mormorò lui applaudendo piano.

- È molto…marino.- conclusi io sorridendo soddisfatta.

- So esattamente cosa ci vuole per te.- mi rispose facendomi l’occhiolino.

Mentre mi aggiustava i capelli imprigionandoli in complicatissime trecce in un’incredibile acconciatura, guardava le ragazze nel suo locale.

- Sono italiane vero? Come strillano.- scherzò lui ridendo.

- Sì, italiane. La ragazzina che sta lavando i capelli è quella che sta aiutando mio fratello.- lo informai permettendogli di associare un volto ad un nome. Avevo parlato molto di lei in tour a tutti.

La guardò dallo specchio e si abbassò su di me.

- Guarda che non è affatto in carne.- mi fece notare.

- Lo so, è molto dimagrita dall’ultima volta che l’ho vista.- spiegai semplicemente guardando il telefono.

- Tutta l’attività fisica che le fa fare tuo fratello?- mi domandò.

- Può essere.- conclusi distratta mentre controllavo la mia posta elettronica.

- E tu sei d’accordo?- mi domandò allibito.

- Non sono mai riuscita a frenare mio fratello in vita mia, anche se interferissi adesso non credo mi ascolterebbe.- gli comunicai.

- Ma quanti anni ha?-

- 17.- risposi lapidaria sorridendo al messaggio di Ettore che mi avvisava che era tutto pronto ed era fantastico al locale e che adesso stava arrivando.

- E non ti sembra che tuo fratello sia troppo grande per lei? Potrebbero arrestarlo?-

- Cosa?- domandai tornando finalmente alla realtà.

- Beh sì. Tuo fratello ha trentacinque anni non credo sia legale che stia con una minorenne no?- mi chiese con apprensione nella voce. Non mi ero accorta che stavamo parlando di una sua fidanzata.

- Mio fratello sta con una minorenne?- cercai di non gridare mentre mi mettevo seduta meglio sulla sedia e lo guardavo dallo specchio.

- Me lo hai detto tu!- mi avvisò allibito.

- Non è vero!- gridai a quell’accusa col cuore che mi scoppiava nel petto. Laura non aveva precisato l’età della bionda.

- È allora che ci fa con quella ragazza?- mi chiese Olivier indicando col mento Laura.

- Ah!- sospirai tranquillizzandomi - non quel genere di attività fisica, te lo assicuro.- lo rassicurai rassicurandomi a mia volta.

 

Ettore arrivò dopo pochi minuti sorridente. Aveva i capelli tagliati di fresco ed era davvero bellissimo. Avrei voluto alzarmi ma ero ancora sotto le sapienti mani del mio amico fedele. Lui si avvicinò e Olivier lo minacciò con la spazzola.

- Se ti avvicini e rovini il mio capolavoro cristo santo ti acceco con una delle mie forbici!- lo minaccio

- Vengo in pace.- rispose Ettore ridendo e accovacciandosi accanto alla mia sedia.

- Ciao.- lo salutai con un mezzo sorriso.

- Ciao.- rispose lui sorridendo apertamente con quel suo modo meraviglioso di fare. –allora chi devo portare con me?- mi domandò accarezzandomi la mano. Stavo per saltargli addosso e tanti saluti all’acconciatura.

- Le ragazze che stanno in casa di Jonathan.- lo avvisai indicando le ragazze già pronte all’uscita. -Sei con Mattia?- gli domandai agitata.

- Sì.- mi rispose alzando un sopracciglio.

- Come hai spiegato chi è ai miei fratelli?- chiesi ancora.

- Un amico.- rispose lui sempre più sospettoso. – perché non vuoi che sappiano che Laura è qui?- mi domandò dopo un attimo.

- Tu come fai a saperlo?- gridai guardandolo.

Lui aggrottò la fronte e fece scorrere lo sguardo sul posto al mio fianco dove il mio angelo aveva preso posto chiacchierando con la ragazza che le stava facendo le mani come se fossero amiche da una vita.

- Ah.- mormorai per essere stata scoperta.

- Allora?- incalzò lui.

- Quando non l’ha vista quando è arrivato sembrava esserci rimasto male che non ci fosse. Voglio solo tenerlo un po’ sulle spine.- risposi facendo spallucce.

- E poi?- mi invitò lui a continuare.

Mi mossi sulla sedia nervosa meritandomi un colpetto di spazzole sulla testa. Ero stata scoperta? Forse, forse no. ma con Ettore che senso aveva mentire?

- Ho paura che si arrabbi che sia qui. Non voleva vedere i ragazzi che ha visto mesi fa. Se avessero litigato come penso e non volesse vederla ci metterebbe un attimo ad andare via.- confessai col cuore piccolo piccolo.

- Credi che vedendola stasera se vuole andare via non lo farà?- mi domandò lui.

- No, non davanti ai giornalisti comunque. Sorriderà e farà il suo dovere. Poi stasera me ne occuperò.- risposi semplicemente mentre lui si alzava, mi baciava piano e scappava da Olivier che gli gridava dietro minacce brandendo la spazzola.

 

  
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