La
Classeide
1
Canta,
o Diva, le avventure della 2C, che imprudentemente offese gli Dei. Mai si avvide
una classe sì sfortunata, in quanto terribili mostri occuparono il trono della
classe, e traditori si insinuarono tra i compagni fidati.
Pioveva
e tempestava, e urla di spaventi si ascoltavano, le ragazze si nascosero sotto
il banco, tuoni e fulmini si vedevano dalla finestra.
Al
che una voce si levò ai mormorii “Che mai abbiamo fatto di male, per
procurarci cotali disgrazie?” parlò Forbante levandosi in piedi.
Un
tuono fece più vicine le ragazze. Una sola rimase in piedi affrontando lo
sguardo di Forbante “Quale fu la classe che offese gli dei Olimpi? Che
motteggiò il divino Zeus?” disse Cosmia.
Polluce
si intromise “Non fui certo io a dar del frocio ad Apollo!”
“Mi
sento accusato dalla tua affermazione!” parlò Zefiro dai biondi capelli.
“Quel
che mi chiedo io, invece, è il perché del nostro modo di parlare!” disse
Menaleo facendo uscire le ragazze.
“Non
s’addice a ragazzi come noi di creder ancora in futil Dei!” disse Idotea
ragazza dall’invisa parlantina.
Un
fulmine squarciò il cielo.
“Idotea!
Parla in modo più rispettoso!” ammonì Galatea fanciulla dai capelli chiari.
“Mi
vedo costretto a dar ragione a Cosmia, per placar l’ira degli Dei si necessita
di un sacrificio!” Parlò solenne Eurito dalla voce forte “Che qualcuno ci
procuri una fiera da sacrificare!”
“Un
Bue!” Gridò Aristide fanciullo dalla voce femminile.
“Una
Gallina!” si aggiunse alle grida Talia dai dorati capelli.
“Ahimé!
Animali sì malfatti non si presentano davanti alla mia magnificenza!” Proferì
Adone dai boccoli castani.
“Cerchi
forse tu di dirci che in codesto posto animali da sacrificare non ce ne sono?”
insinuò Pausania giovinetto effeminato.
“Non
dico quello! Non dire eresie! Il mio splendore non è sinonimo di un’altra
asserzione!” continuò superbo Adone.
“Quel
che però dice Pausania femmineo è vero!” disse Cleante “Non brucano in
codesto luogo Buoi e Bisonti! Non beccano grano Galline ramate! Ne nessun altro
animale può viver qua dentro!”
“Cerchiamo
la salvezza supplicando il divino Zeus, padre degli dei!” disse Clelia dai
capelli di fuoco.
Un
tuono ruppe il discorso dei prodi alunni, che incauti dei pericoli quella
mattina avevano raggiunto l’aula funesta.
La
voce femminea di Aristide richiamò i compagni “La campanella ha suonato!”
Veloci
come gazzelle tutti si sedettero nei loro posti. Mentre dalla porta una figura
oscura entrava. Le parole che portò furono ancora più oscure “Buongiorno
ragazzi! Separiamo i banchi! Compito a sorpresa!”
Tra
gli innocenti fanciulli scorse puro terrore, come avrebbero superato una
verifica senza la benevolenza degli dei?
Tremanti
presero il foglio che la nera figura gli porgeva, strani intenti omicidi
iniziavano a crearsi trai malcapitati fanciulli.
“Su,
su, avete poco più di un’ora! Traducete questa bella versione!” l’oscura
figura si sedette sul trono di classe, la fantomatica, quanto paurosa cattedra.
Il
foglio recitava la storia della regina Niobe che vantandosi di aver 14 figli
attirò su di se le ire della dea Latona.
Tutti
cercavan, invano, di traslare correttamente
la versione.
“Poiché
il racconto è noto dovrebbe esser facile tradurre cotal testo… Ma anche se ci
provo, la mia mano scrive tutt’altra mia volontà!” Pensò l’attiva Ebe.
“Eppur
non mi capacito della ragione del perché parliamo in modo così strano…
solenne oserei affermare…” pensò Menaleo. “Non per sembrar laborioso, ma
perché noi ci esprimiamo così, mentre l’insegnante proferisce normalmente
senz’alcun bisogno di termini arcaici?”
Quell’ora
scorse veloce, troppo veloce per il pensiero di Clelia.
Dei prodi alunni pochi consegnarono la versione finita, anche se completamente errata. Il giorno funesto stava iniziando, l’ira divina si abbatteva sugl’incauti studenti, che cercavan una fiera da sacrificare.
Questo è il primo "Canto" dite cosa ne pensate, se dobbiamo aggiungere qualcosa per spiegare meglio, oppure qualcosa per migliorare lo stile, la grammatica ecc. Commentate please! ò___ò