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Autore: MizuTeam    29/09/2007    2 recensioni
Canta, o Diva, le avventure della 2C, che imprudentemente offese gli Dei. Mai si avvide una classe sì sfortunata, in quanto terribili mostri occuparono il trono della classe, e traditori si insinuarono tra i compagni fidati.
“Quale fu la classe che offese gli dei Olimpi? Che motteggiò il divino Zeus?”
Parlò solenne Eurito dalla voce forte “Che qualcuno ci procuri una fiera da sacrificare!”
Un Poema Epicomico di marchio MizuTeam... leggete e dite che ne pensate! ^__-
Genere: Generale, Parodia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Classeide

1

Canta, o Diva, le avventure della 2C, che imprudentemente offese gli Dei. Mai si avvide una classe sì sfortunata, in quanto terribili mostri occuparono il trono della classe, e traditori si insinuarono tra i compagni fidati.

Pioveva e tempestava, e urla di spaventi si ascoltavano, le ragazze si nascosero sotto il banco, tuoni e fulmini si vedevano dalla finestra.

Al che una voce si levò ai mormorii “Che mai abbiamo fatto di male, per procurarci cotali disgrazie?” parlò Forbante levandosi in piedi.

Un tuono fece più vicine le ragazze. Una sola rimase in piedi affrontando lo sguardo di Forbante “Quale fu la classe che offese gli dei Olimpi? Che motteggiò il divino Zeus?” disse Cosmia.

Polluce si intromise “Non fui certo io a dar del frocio ad Apollo!”

“Mi sento accusato dalla tua affermazione!” parlò Zefiro dai biondi capelli.

“Quel che mi chiedo io, invece, è il perché del nostro modo di parlare!” disse Menaleo facendo uscire le ragazze.

“Non s’addice a ragazzi come noi di creder ancora in futil Dei!” disse Idotea ragazza dall’invisa parlantina.

Un fulmine squarciò il cielo.

“Idotea! Parla in modo più rispettoso!” ammonì Galatea fanciulla dai capelli chiari.

“Mi vedo costretto a dar ragione a Cosmia, per placar l’ira degli Dei si necessita di un sacrificio!” Parlò solenne Eurito dalla voce forte “Che qualcuno ci procuri una fiera da sacrificare!”

“Un Bue!” Gridò Aristide fanciullo dalla voce femminile.

“Una Gallina!” si aggiunse alle grida Talia dai dorati capelli.

“Ahimé! Animali sì malfatti non si presentano davanti alla mia magnificenza!” Proferì Adone dai boccoli castani.

“Cerchi forse tu di dirci che in codesto posto animali da sacrificare non ce ne sono?” insinuò Pausania giovinetto effeminato.

“Non dico quello! Non dire eresie! Il mio splendore non è sinonimo di un’altra asserzione!” continuò superbo Adone.

“Quel che però dice Pausania femmineo è vero!” disse Cleante “Non brucano in codesto luogo Buoi e Bisonti! Non beccano grano Galline ramate! Ne nessun altro animale può viver qua dentro!”

“Cerchiamo la salvezza supplicando il divino Zeus, padre degli dei!” disse Clelia dai capelli di fuoco.

Un tuono ruppe il discorso dei prodi alunni, che incauti dei pericoli quella mattina avevano raggiunto l’aula funesta.

La voce femminea di Aristide richiamò i compagni “La campanella ha suonato!”

Veloci come gazzelle tutti si sedettero nei loro posti. Mentre dalla porta una figura oscura entrava. Le parole che portò furono ancora più oscure “Buongiorno ragazzi! Separiamo i banchi! Compito a sorpresa!”

Tra gli innocenti fanciulli scorse puro terrore, come avrebbero superato una verifica senza la benevolenza degli dei?

Tremanti presero il foglio che la nera figura gli porgeva, strani intenti omicidi iniziavano a crearsi trai malcapitati fanciulli.

“Su, su, avete poco più di un’ora! Traducete questa bella versione!” l’oscura figura si sedette sul trono di classe, la fantomatica, quanto paurosa cattedra.

Il foglio recitava la storia della regina Niobe che vantandosi di aver 14 figli attirò su di se le ire della dea Latona.

Tutti cercavan, invano, di traslare correttamente la versione.

“Poiché il racconto è noto dovrebbe esser facile tradurre cotal testo… Ma anche se ci provo, la mia mano scrive tutt’altra mia volontà!” Pensò l’attiva Ebe.

“Eppur non mi capacito della ragione del perché parliamo in modo così strano… solenne oserei affermare…” pensò Menaleo. “Non per sembrar laborioso, ma perché noi ci esprimiamo così, mentre l’insegnante proferisce normalmente senz’alcun bisogno di termini arcaici?”

Quell’ora scorse veloce, troppo veloce per il pensiero di Clelia.

Dei prodi alunni pochi consegnarono la versione finita, anche se completamente errata. Il giorno funesto stava iniziando, l’ira divina si abbatteva sugl’incauti studenti, che cercavan una fiera da sacrificare.

Questo è il primo "Canto" dite cosa ne pensate, se dobbiamo aggiungere qualcosa per spiegare meglio, oppure qualcosa per migliorare lo stile, la grammatica ecc. Commentate please! ò___ò

  
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