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Autore: Querthe    02/10/2007    5 recensioni
Una sorta di poliziesco a metà strada tra un noir e X-file, o così spero di riuscire a farlo. Scusate se ogni tanto nella storia uso qualche imprecazione, ma non conosco poliziotti da film non scurrili. Mamoru e Rei compagni di squadra, un rapimento e un mistero attorno alla figura di un angelo biondo a cui mancano solo le ali e l'aureola, ma con dei bei codini...
Genere: Azione, Science-fiction, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Rei/Rea, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie, Contesto generale/vago
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Arrivarono al locale che era l'ultimo indirizzo conosciuto della Signorina Aino quando ormai il sole era tramontato da un paio di ore. Rei sbadigliò vistosamente, non preoccupandosi di mettere la mano davanti per educazione, mentre Mamoru finì di sorseggiare il suo terzo caffè che aveva raccattato alle macchinette disseminate ai distributori di benzina.
- Ma dove cazzo abita questa?
- Diciamo che ho l'impressione che o Ami si è sbagliata o qualcosa non mi torna in questa storia... - mormorò in risposta l'uomo, massaggiandosi il mento, la barba ispida di quasi una giornata a solleticargli i polpastrelli. - Siamo a duecento chilometri da Tokio, e l'indirizzo che mi ha dato Ami non è esattamente quello che mi aspettavo. Questo è un bar un po' malfamato, viste anche le insegne rosse al neon lampeggianti e i due gorilla depilati sulla porta. Certo che il nome "Catena dell'amore" mi sembra più da localino sado-maso che da bar...
- Torniamo indietro?
- Avevo pensato anche io a questa ipotesi, ma vediamo di usare la nottata, visto che ormai ci siamo. Vieni con me o preferisci dormire in macchina?
Lei tastò come per provarne la comodità il sedile su cui era seduta, quindi sospirò.
- Vengo con te. Ma non credo che mostrare il distintivo a quei due sosia di King Kong sarebbe una bella idea.
- Già. Però noi formiamo una bella coppia, bella davvero, e abbastanza porca da infilarsi in un locale del genere per trovare e provare nuove emozioni, no? - sorrise lui mentre armeggiava in uno dei cassetti della macchina ed estraeva una mazzetta molto alta di banconote di grosso taglio.
- E quelli da dove spuntano?
- Un piccolo regalo dei falsari che abbiamo beccato tempo fa. Ne ho tenuti un po' come ricordo...
- Ricordo, eh? Comunque è già la seconda volta oggi che mi fai proposte del genere. Prima mi baci e poi mi dici una cosa così. E' una velata richiesta di metterci assieme?
Lui sorrise forzatamente.
- Credici, credici pure alle favole. - Scesero dalla macchina. - Dai, vediamo di recitare bene la parte. - le disse sottovoce mentre si avviavano, lei praticamente avvinghiata al suo braccio sinistro, gli occhi sognanti. Aveva lasciato la giacchetta in macchina, per mostrare meglio le rotondità del suo corpo che teneva in esercizio quel tanto che bastava per far cadere l'occhio di ogni uomo sul suo petto e sulle sue gambe.
I due energumeni, se li videro, non diedero segno della cosa, finché non li bloccarono estendendo un braccio ognuno di traverso la porta di entrata. Da quella distanza si poteva udire una musica cupa e ritmata scappare dall'edificio.
- L'ingresso è vietato a chi non è socio. - disse uno dei due.
- Immaginavo. - disse serio l'uomo, infilando una mano nella tasca della giacca. - Ho avuto l'indirizzo da un amico, che mi ha detto di essere socio da tempo. Ma sfortunatamente non mi ha detto come si diventa soci di questo club. - sorrise, estraendo parte della mazzetta e mostrandola ai due buttafuori. - Credo che di essere sulla strada giusta, vero?
Loro grugnirono, sorridendo, anche se era più una smorfia che li rese ancora più brutti.
- Diciamo che stai compilando il modulo bene. - disse l'altro, gli occhi fissi sulle banconote ondeggianti.
- Vediamo se così lo compilo del tutto... - sospirò Mamoru aggiungendo altre banconote a quelle già in vista. I gorilla allungarono le mani, ma lui fu veloce a ritrarre il denaro. - Prima la porta.
- Mi sembra giusto...
- Oh caro, come sei virile... - squittì Rei nella migliore versione della gallinella idiota che le poté riuscire.
La porta venne aperta, il denaro sparì nelle tasche degli energumeni e loro due entrarono, colpiti immediatamente dalla musica ad alto volume che veniva dall'interno. I muri insonorizzati schermavano buona parte del rumore, come le orecchie di entrambi poterono notare.
- E ora che siamo dentro, mio prode cavaliere? Cerchiamo la biondina che ti ha stregato il cuore?
Mamoru non rispose, intento ad osservare il locale. Era abbastanza frequentato, quasi tutti i divanetti ricoperti di similvelluto rosso cupo erano occupati, altra gente era al bancone del bar intenta a bere o ad osservare le bariste, tutte giovani e al limite dell'età legale, come buona parte della cameriere, il cui abito succinto sarebbe stato più adatto a prendere il sole che a servire long drink o alcolici. In un angolo, quasi sul fondo della sala, un piccolo palco su cui era presente un palo lucido di acciaio era occupato da una brunetta che si stava dimenando, vestita solo con la tenuta adamitica fornitale da Madre Natura.
- Non credo che la troveremo qui...
- E allora mi spieghi che cosa siamo venuti a fare qui, se non per trovare la tua amata Minako?
- Lei si chiama Usagi, e non Minako. - mormorò lui muovendosi verso un divanetto vuoto e accomodandosi.
- Già, ma le impronte non si sbagliano.
- Non può essere lei. Non ce la vedo a lavorare in un locale come questo.
- Anche perché sarei curiosa di sapere come si è fatta tutti quei chilometri da sola. A meno che tu non ti sia bevuto il cervello del tutto e non ti ricordi di averla conosciuta qui e portata a letto per una serata divertente.
- E tutto il resto? Il sonnifero, il vetro rotto, la Garnet Laboratories?
Lei non rispose.
- Cosa prendete? - cinguettò una rossa di capelli con addosso un fazzolettino bianco e nero che qualcuno si era ostinato a chiamare uniforme.
- Una vodka doppia e un Bloodymary. - sorrise lui. - E una Minako, se disponibile...
La ragazza non si scompose.
- Non so se può ricevervi. Chi devo dire?
- Due amici. Di Usagi.
- Va bene. - ridacchiò la ragazza allontanandosi sui tacchi alti e rosso fiammante.
Mamoru la seguì con lo sguardo vedendola sparire dietro il bancone, e poi oltre la sua visuale. La musica stava pompando un rap molto veloce, che gli impediva di concentrarsi del tutto. Rei iniziava a tenere il ritmo con la mano, battendola sulla coscia.
- Se non fossimo in servizio... - iniziò lei.
- Ma lo siamo, per cui risparmiami i tuoi tentativi. Abbiamo provato, è andata male. Mettici una pietra sopra e sfogati con qualcun altro. Qualche pazzo lo trovi di sicuro.
- Fottiti.
Lui le rispose sorridendo e mandandole un bacio simulato. La cameriera ritornò con i drink.
- Mi hanno chiesto di chiedervi se siete amici di qualcuno in particolare...
- Garnet Laboratories.
- Immaginavo. - esclamò una voce a lato, apparentemente quella di un uomo biondo molto femminile, senza barba, vestito elegantemente, che entrambi non avevano notato prima. - Alzatevi e seguitemi. Lady Minako vi sta aspettando.
- E se io non volessi seguirti?
- Vediamo se sei più veloce tu a prendere la pistola dalla cintura o io a premere il grilletto. - sorrise lo sconosciuto, mostrando che sotto la giacca la sua mano sinistra già impugnava una automatica con il silenziatore.
Il poliziotto si alzò porgendo la mano alla sua compagna, ma una mano femminile e coperta da un guanto oltre il gomito di raso verde le premette sulla spalla obbligandola a non muoversi.
- Tu stai qui, pollastrella. - disse acida una donna sulla quarantina, dai capelli verdi e mossi, il volto aristocratico, accentuato dal vestito lungo, senza maniche e fasciante nei toni del blu e del verde acqua. - Sono sicura che troverai qualcosa da fare, oltre a goderti lo spettacolo. I buttafuori hanno l'ordine di non farti uscire, e per quanto forte, dubito che tu possa avere la meglio su di loro. Per intanto inizia a darmi la piccola pistola che hai con te alla caviglia destra.
- Come...
- Acuta osservatrice. Forza bella. - rispose brusco l'uomo che continuava a mostrare la pistola con il silenziatore. - Inizio a stancarmi.
Con riluttanza Rei porse la piccola quattro colpi alla donna elegante e si sedette di nuovo sul divanetto.
- Brava. Stai lì e non ti succederà nulla.
- Quanto a te, non prometto niente. - mormorò il biondo spintonando in avanti Mamoru, che digrignò i denti, ma non lo diede a vedere, camminando davanti alle due figure, che lo guidarono verso una porta seminascosta poco lontano dal palco dove al momento si esibivano una coppia di ragazze a dir poco assatanate.
Oltre la porta la musica era attutita, le pareti bianche e pitturate di fresco emanavano ancora l'odore tipico di intonaco, nascondendo quasi del tutto la puzza di sigarette che ancora però aleggiava leggera e fastidiosa.
- La terza porta a sinistra, quella rossa. - disse la donna.
Mamoru afferrò la maniglia rotonda, la girò e aprì la porta, che ruotò sui cardini senza alcun rumore. Si aspettava una stanza fumosa, poco illuminata, mentre davanti a lui una stanza pulita e in qualche modo spoglia, solo una scrivania e due sedie davanti ad essa, oltre ad un divanetto sul lato sinistro, sotto un piccolo quadro. La grande sedia in pelle marrone era occupata, ma non poté vedere chi era l'occupante, poiché gli dava le spalle.
- Benvenuto, signor... - iniziò la voce, appartenente ad una persona non più giovane.
- Chiba, signora, Mamoru Chiba. E posso sapere con chi sto parlando?
Ci fu una piccola risata, più di scherno che di divertimento.
- Viene da me, cercandomi, e non sa con chi sta parlando? Alla Garnet ora hanno agenti così stupidi da farsi beccare in così poco tempo e così sprovveduti? Mi sorprende molto, Signor Chiba.
- Francamente non sono della Garnet Laboratories, ma credo che in qualche modo siano stati loro a mandarmi da lei.
La sedia fu voltata, e una signora sulla sessantina, dai capelli ancora biondi ma con ampie striature candide, il corpo ancora seducente ma appesantito dall'età lo guardò fisso negli occhi. Indossava un vestito sui toni dell'arancione, con una pesante e in qualche modo pacchiana cintura in oro realizzata con anelli a forma di cuore. Si alzò, appoggiandosi ad un bastone bianco, in avorio, dal pomolo nero e lucido. Zoppicava vistosamente dalla gamba sinistra.
- Si sieda, Signor Chiba. O posso chiamarla Mamoru?
- Mamoru va benissimo, signora Aino. Raramente mi stupisco, ma per lei farò un'eccezione... - disse rimanendo in piedi.
- Siediti, ti ha detto! - ringhiò il biondo, dandogli uno spintone per farlo cadere sul divano. Accanto a lui si posò lieve la donna dai capelli verdi.
- Non essere scortese con gli ospiti, Haruka. Io mi domando quando imparerai ad essere un po' più femminile, come tua sorella. - ridacchiò Minako, sedendosi su una delle sedie, il bastone davanti a sé. - Dunque, Mamoru, tu cercavi me, ma eri stupito di vedermi, e non sei della Garnet, se mi devo fidare di quello che mi hai detto. Scusa una povera vecchia, ma non capisco molto della tua storia. E non capisco come tu abbia quel nome, se non sei di quei fottuti bastardi.
- Usagi...
- Esatto. Come fai a conoscere quel nome?
- Me lo ha detto lei. Mi ha detto il suo nome. E ho le sue impronte.
Lei rise, divertita. Quindi divenne serissima.
- Non raccontarmi balle. Se tu l'avessi vista, saresti della Garnet. E Haruka odia quelli della Garnet, vero, figliola?
Come risposta la donna mascolina tolse la sicura alla pistola.
- Non sono della Garnet, e l'ho vista. Ho parlato con lei, ha dormito nel mio letto mentre io ero sul divano...
- E poi?
- Sparita, volatilizzata, mentre io sono stato drogato e la mia finestra rotta da qualcuno. E a me piacciono poco quelli che si credono più furbi di me. Mi ruga...
- Capisco... E a me come sei arrivato? Ah, già le impronte... Le stesse hai detto?
- Uguali identiche, come se voi due foste gemelle. Probabilmente il primo errore di Ami.
- Nessun errore. Noi lo siamo. - rispose calma lei. - Vedo nei tuoi occhi curiosità. E' una lunga storia. La vuoi sentire, poliziotto?
- Come?
- Soldi falsi alla porta, la tua compagna con una pistola che solo alcune poliziotte hanno, e il tuo nome e cognome corrispondono a quelli di un poliziotto di Tokio che ha la tua faccia. Michiru ha già controllato. Haruka darà l'ordine ai buttafuori di lasciare andare la tua compagna. Credo che sappia guidare fino a casa, no? Tranquillo, ti riporteremo a Tokio. - sorrise, le spalle curve e gli occhi persi nel vuoto. - Sembri pulito, e io stasera sono stanca di vedere gente divertirsi nel mio locale. Voglio perdermi nei ricordi. Tutto iniziò sessant'anni fa...
   
 
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