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Autore: Amber_ G_ Keldridge    15/03/2013    1 recensioni
Cosa succederebbe se al dio degli inganni venisse data la possibilità di redimersi? E se lui accettasse, seppur con reticenze? Se incontrasse , per uno scherzo del destino, una persona capace di cambiargli la vita? E se quella persona, in qualche modo, avesse a che fare con lui più di quanto egli immagini?
E se tutto diventasse ancora più complicato a causa della minaccia di un nemico?
Il primo ad esser scettico è lo stesso Loki, che dovrà far fronte alle conseguenze dei propri piani di dominio su Midgard, facendo così ammenda dei danni verso la Terra.
Ovviamente, quando viene bandito da Asgard in attesa della decisiva sentenza di Odino, non si aspetta di incrociare una giovane vedova e madre dall'oscuro e triste passato, né di accorgersi che forse non è stato tutto soltanto frutto del semplice caso.
Questa storia è ambientata subito dopo gli eventi in "The Avengers" e non segue la trama di "Thor: The Dark World" etc.
Eventuale OOC: Loki
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thanos, Thor, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Salve a tutti! Eccomi qui, stavolta ho fatto in modo di rifarmi viva più presto del solito e con un nuovo capitolo, in cui tutti si danno un po' più una mossa! Spero sul serio che vi piaccia e che non mi tiriate le uova marce! XD Bene, detto questo vi saluto e vi lascio nelle mai del mio capitolo... Recensite mi raccomando!
Un bacione a tutti! :D
Snow.

POV THOR

Atterrarono sul pavimento dell'osservatorio di Asgard, dove li aspettava Heimdall, fedele come sempre a Thor.
“Heimdall, non abbiamo tempo per fermarci di nuovo ad Asgard, dobbiamo recarci subito presso gli Elfi Oscuri!”. Heimdall, a quelle parole, annuì, mentre osservava con i suoi occhi penetranti Galdor.
“ È un onore avervi qui, maestà.” si rivolse con rispetto all'elfo,il quale rispose con voce pacata, sorridendo leggermente: “L'onore è il mio di poter aiutare il vostro popolo e Thor, il minimo che io possa fare in questa situazione di emergenza.”.
“Heimdall dobbiamo andare ora! Ogni secondo potrebbe fare la differenza!” “Si, mio principe.” rispose il Guardiano, con un cenno di riverenza.
“Thor, stai attento. Gli Elfi Oscuri sono creature infide e dall'animo bollente. È fondamentale che tu faccia pressione con le parole su di loro e non con la forza.” “Grazie del consiglio, Heimdall...” rispose Thor, con un sorriso sincero, e il Guardiano concluse poi: “Buona fortuna. Ad entrambi.”. E detto questo, vennero trascinati via dal raggio trasportatore. Via verso lo Svartálfaheim, dove si trovavano gli Elfi Oscuri e i Nani.

Appena atterrati, Galdor e Thor si guardarono intorno, curiosi e allo stesso tempo con il cuore che batteva a mille.
Era una landa desolata quella, dove il sole mai tramontava e mai sorgeva. Solo notte e tenebra totale. Lì, in quel mondo dimenticato dagli dèi, da qualche parte vi erano il regno dei Nani e degli Elfi Oscuri. I primi, abitavano sotto terra, in miniere o in vere e proprie gallerie scavate nella terra e nella roccia, come vermi o talpe. I secondi, se ne stavano tra le montagne, in villaggi sperduti, e vivevano di caccia e allevamento di bestie particolare, abituate a vivere senza la presenza di luce. Erano animali privi di occhi, ciechi e che si orientavano con l'udito e l'olfatto, nutrendosi di piccole creature che, scavando, trovavano nel sottosuolo, come vermi, lombrichi, formiche, scarafaggi. Il nome di queste creature nessuno lo conosceva. Gli Elfi Oscuri erano un popolo riservato e schivo, e pochi conoscevano le loro usanze, i significati dei loro nomi, le loro leggi.

Dopo aver adattato gli occhi all'oscurità, sia Thor che il compagno riuscirono poco a poco a distinguere, mediante una luce fievole proveniente da chissà dove, il paesaggio che li circondava: erano in una pianura dove nulla cresceva, fredda e nebbiosa. All'orizzonte, potevano osservare sorgere, imponenti e nere come la pece in quello sfondo così spettrale, delle montagne, altissime e così appuntite da sembrare punte di frecce.
“Allora, da quali ci rechiamo per primi?” “Beh, la scelta deve essere tua, Thor. Ma se proprio insisti nell'avere un consiglio da me, direi di recarci prima presso gli Elfi Oscuri, qualcosa mi dice che siano più malleabili dei Nani.”. Thor annuì e disse: “Bene, allora, incamminiamoci. La strada è lunga e il tempo limitato!” “Si!” e, affidandosi all'istinto e prima ancora alle minacciose sagome in lontananza delle montagne, iniziarono il viaggio.

“Galdor....” “Si, Thor?” “Quante probabilità abbiamo di vincere secondo te?” chiese l'Asgardiano, che aveva messo da parte da un pezzo la formalità e l'obbligo di dare del “voi” a Galdor, preferendo un tono più confidenziale e amichevole. “Ah, Thor....Ti ho già detto di aver visto la nostra vittoria nel futuro....” “Si ma....” “Thor, mio caro ragazzo, so cosa vuoi realmente chiedermi. Ma la mia risposta è no, esattamente come qualche ora fa. Non posso rivelarti il nome di chi a te caro morirà nella battaglia. Non posso andare contro le Leggi Elfiche e quelle del Tempo e della Sorte. Non posso, sebbene la mia voglia di dirtelo sia più che grande.” “Però forse potresti disubbidire alle regole per una volta!” “No che non posso! Assolutamente no! Il futuro non posso rivelartelo, se non pochi indizi sibillini. Riceverei una punizione direttamente dal consiglio dei Nove Mondi, da tuo padre in persona!” “Ma....” “Thor, non se ne parla, e non puoi convincermi a sottrarmi a delle leggi che tutti dobbiamo rispettare e temere.... Però, forse, qualcosa posso dirti.” “Che cosa?” “Beh, è capitato a volte, anche tra noi Elfi della Luce, che qualcuno....” “Si? Parla, ti prego!” “....Beh, che qualcuno tornasse.....” “Cosa!? Da dove?” “Ma dalla morte, naturalmente! Può capitare che gli Inferi abbiano talmente tanta pietà per quell'anima e che così si decida di darle una seconda occasione, ecco. Però io non ho mai avuto occasione di assistere a una cosa del genere. L'ultima volta è stato moltissimi secoli fa, prima ancora che io nascessi, ai tempi di mio nonno. Comunque, non è detto che questa non sia solo una vecchia leggenda per piccoli elfi senza sonno. E forse è proprio così.” “Ma...” “Thor, ti prego non forzare le mie conoscenze sulle quali io stesso ho limitato potere. Ti ho già detto abbastanza, e con un'altra mezza parola potrei rischiare di venir punito severamente. Non mi è concesso spingermi più in la di così, e ti supplico di provare a comprendere la mia difficoltà.”. Thor, a quelle parole, tacque. Capiva perfettamente che quella di Galdor fosse una posizione molto scomoda e non voleva di certo farlo finire nei guai. Aveva ragione, non si poteva forzare la conoscenza del futuro, infatti essere al corrente di ciò che stava per accadere avrebbe potuto comportare anche un cambiamento degli eventi, o meglio uno sconvolgimento del tempo e delle sue regole. Non c'era altro da fare se non aspettare, pregare e sperare.
Continuarono il viaggio senza più dire una parola, ognuno perso nei propri pensieri e preoccupazioni.

Dopo ore di cammino, arrivarono finalmente ai piedi della montagna.
Capirono, a malincuore, che la dimora degli Elfi Oscuri si trovava in cima a quel monte appuntito, sul quale ben pochi, o forse nessuno, avevano mai osato scalare.
Iniziarono ad arrampicarsi, e l'Elfo si rivelò molto più forte di quello che poteva apparire in altre circostanze, ma, nonostante la resistenza fisica e la forza di volontà di livelli inimmaginabili, dovettero ammettere che quella scalata sarebbe stata molto faticosa. Le braccia a un certo punto cominciarono procurare dolore per lo sforzo a cui erano sottoposte, le mani, in particolari i palmi, portavano piccoli graffi sanguinanti, e il sudore sulle fronti del dio e dell'Elfo grondava copioso e freddo.
Dopo un tempo interminabile, in un modo o nell'altro si ritrovarono in cima alla montagna, ma ciò che videro li lasciò di stucco e senza parole.
Ad aspettarli vi erano migliaia di cadaveri già in putrefazione, di strani animali e quelli che sembravano Elfi Oscuri. Corpi imputriditi, armi sparse in ogni direzione e desolazione, ecco cosa trovarono Thor e Galdor. Si lanciarono entrambi sguardi increduli e disperati. Quel disastro poteva avere solo un nome. Solo un nome poteva essere stato in grado di tanta violenza: Thanos. Era già stato là, per proporre agli Elfi Oscuri di unirsi a lui, ma evidentemente quelli avevano fieramente rifiutato,e l'orrendo e spregevole mostro li aveva spazzati via. Nessuno era stato risparmiato, nemmeno il loro capo. Lo riconobbero, mentre camminavano tra i corpi, da un copricapo di legno, simile a una corona, ma molto più rozzo e semplice.
“Li ha trucidati, tutti. Non ha mostrato pietà per nessuno. Sono stati coraggiosi a sfidarlo. Troppo coraggiosi, ed imprudenti. E hanno pagato caro questo tentativo di rivalsa.” disse Thor, mestamente, guardando il re degli Elfi Oscuri, il quale giaceva nella polvere, una ferita proprio sopra il cuore, come se gli fosse stato strappato dal petto. Il re era morto nel suo stesso sangue sparso a terra, attorno a lui come tanti fiori scarlatti, il suo letto di morte e di eterno riposo. Era morto con gli occhi rivolti al cielo, e un'espressione corrucciata e di dolore sul viso. Aveva subito la punizione più severa di tutti.
Thor volse poi lo sguardo a Galdor, che ricambiò, gli occhi quasi lucidi e pieni di tristezza. “Galdor, credo che dovremmo.... Seppellire i corpi. Non mi va di lasciarli così. Meritano anche loro una degna sepoltura. Avanti, aiutami a scavare qualche fossa. Non ce ne andremo finchè ogni corpo non avrà un luogo di degno riposo.” “Si, Thor. Sono d'accordo con te.” “Poi andremo presso i Nani, sempre che Thanos non abbia raggiunto anche loro.” “Thor, dobbiamo riuscire assolutamente a trovare più alleati possibili, prima che lui ne trovi altri o massacri altre vite innocenti.”. Thor rispose a quelle parole con un cenno di assenso, lasciando che i suoi occhi parlassero per lui: era d'accordo, anche se il timore che Thanos avesse potuto raggiungere altri mondi era grande e non gli lasciava requie. E qualcosa gli diceva che, nelle viscere di quell'arida terra, da qualche parte nell'oscurità, anche i Nani avevano trovato una fine altrettanto violenta.

In un modo o nell'altro, riuscirono a scendere dalla ripida montagna, come non lo sapevano nemmeno loro. Una volta di nuovo ai piedi del monte, Galdor disse: “Permettimi di mostrarti alcune delle arti magiche che possiedo! Scaverò un tunnel e ...” “Credo che non ce ne sarà bisogno, Galdor. Guarda!” lo interruppe Thor, il quale aveva il viso voltato a sinistra, e lo sguardo fermo, diretto a migliaia di metri di distanza. Ma ciò che Galdor vide, girandosi, non necessitava di una vista da falco: un enorme cratere si estendeva per chilometri e chilometri. Non persero altro tempo e, montati a cavallo, si diressero alla cavità.

Quel cratere era l'incarnazione delle loro paure: Galdor e Thor, sporgendosi oltre il bordo di quel buco, videro un paesaggio del tutto simile a quello visto in cima al monte. Il mondo sotterraneo dei Nani, composto da ponti di legno, ferrovie, e casette sparse qua e la, era stato messo completamente sottosopra, e corpi massacrati costellavano quel luogo di desolazione. Anche lì, nessuno era stato risparmiato, almeno da quello che poterono dedurre Thor e l'Elfo.
“Pagherà per ciò che ha fatto! Quel mostro deve essere fermato! Andiamo, Galdor, non c'è più tempo! Dobbiamo recarci negli atri mondi, immediatamente, e non ci possiamo permettere soste! Non più! E se è arrivato qui, vuol dire che fra una settimana o massimo due raggiungerà la Terra, con chissà quanti altri alleati!” “Si, Thor! Hai ragione! Andiamo!” e Thor non perse tempo. Chiamò a squarciagola Heimdall, che rispose risucchiandoli nel vortice di luce.
Era certo.
Nessuno era più al sicuro, ormai.

POV LOKI

Corse a perdifiato lungo il corridoio, cercando di raggiungere Fury, il quale si trovava ormai a pochi passi dalla sala delle riunioni, dove lo aspettavano gli altri, rimasti lì speranzosi che con il loro capo ci fosse anche Loki.
Quando fu a un passo dalla Spia, Loki esclamò: “Nick! Nick! Ti prego, aspetta un attimo!” e gli si fermò appena alle sue spalle. Fury, si voltò, serio come non mai in volto, e lo sguardo di chi voleva dire “E adesso cosa c'è?”. Loki esitò un attimo, distogliendo i propri occhi da quelli della Spia, e fissando il proprio sguardo a terra: “Io.... Volevo scusarmi per il mio comportamento di prima... E volevo dirti che hai ragione, su tutto. È vero l'esilio mi ha cambiato, ma in meglio, e tutto ciò che voglio è dimostrarvelo.... Posso ancora aiutarvi, o è troppo tardi?” disse infine, concludendo con un sospiro. Poi una mano si posò sulla sua spalla, stringendo la presa leggermente, in modo amichevole: “ Certo che puoi, Loki. Non è mai troppo tardi per per fare la cosa giusta.” disse quindi, e quando Loki alzò lo sguardo notò che sul viso di Fury si era disegnato un lieve sorriso. Sorrise di rimando, un po' rasserenato.
“Andiamo ora, gli altri ci aspettano.”, e insieme, entrarono nella stanza.

Appena furono fecero di nuovo ingresso nella sala riunioni dello S.H.I.E.L.D, tutti si girarono verso di loro. Loki li guardò uno a uno, serio in volto, ma anche leggermente mortificato con suo stesso stupore, poi, schiarendosi la voce,parlò, facendosi avanti rispetto a Fury: “Vi....Vi chiedo perdono per il mio comportamento di poco fa.... È ... È solo che mi sono un attimo come se le mia spalle non potessero sostenere tutta la situazione, e allora.... Per mille tuoni! Non so dove cominciare, io....” “Non preoccuparti, Loki. Anche noi ti chiediamo scusa per come ci siamo comportati. Siamo stati troppo duri, e non riuscivamo a fidarci di te, a credere che tu potessi essere davvero diventato buono. Siamo noi a chiederti di perdonarci.” lo interruppe una fra le persone più impensabili: Natasha. Loki era sbalordito, non pensava che Natasha potesse pronunciare tali parole,lei che, pensava Loki, lo odiava con tutto il cuore, lei che Loki aveva insultato pesantemente e minacciato psicologicamente. Lei che fino a qualche momento fa sembrava non poterlo perdonare. In quel momento, Loki era stato costretto a ricredersi, e di tanto anche. E non potè fare a meno di fissare la ragazza dai fulvi capelli con aria sbigottita, la bocca leggermente aperta per lo stupore, le parole ormai morte in gola.

Dopo alcuni infiniti secondi di profondo silenzio, in cui si sarebbero potuti sentire il battito di tutti i loro cuori, fu Stark a parlare, a disagio in quel silenzio così ingombrante, così greve: “Allora, bel principino, ti sei deciso a perdonarci, mettere una pietra su tutto quello che è successo, e aiutarci?” “Si, Uomo di Metallo....” rispose quindi Loki, dopo aver riacquistato la facoltà di parlare. Mai, in tutta la sua vita, avrebbe mai pensato di poter essere in grado di chiedere scusa, di ammettere i sul serio i propri errori. Mai avrebbe pensato che l'esperienza su Midgard avrebbe reso così caro e prezioso per lui quel pianeta. Mai, in tutta la sua vita, avrebbe considerato o previsto che le sue un tempo vittime sarebbero state sotto la sua protezione, e che lui per loro avrebbe combattuto fino alla morte, e forse anche oltre.
Eppure, eccolo lì a fare tutto quello che per lui, tempo addietro, sarebbe stato impensabile. A rischiare il tutto per tutto, anche se,a rigor di logica, non gli era rimasto molto da perdere. “Bene,allora! Abbiamo molto da fare, signori!” esclamò Fury, attirando l'attenzione di tutti, compreso il pensoso Loki, su di sé.
“Da dove iniziamo però?” chiese Stark, e Loki gli chiese interrompendolo, uscendo dal suo silenzioso stato meditabondo: “Come procede il potenziamento delle tue armi da guerra, Stark? Spero che tu sia a buon punto, perchè fra pochi giorni credo avremo visite...” “Quanto tempo ci rimane secondo te, Loki?” chiese preoccupato Fury. Loki, serio in volto, rispose: “Non sono sicuro, ma credo.... Credo che tra una settimana o massimo due arriveranno sicuramente. Presto Thanos.... Quell'orribile mostro con cui ho barattato purtroppo la vita di noi tutti, presto sarà qui, e le sue intenzioni non sono affatto benevole....” “Che cosa vuole, di preciso?” . Loki, dopo aver taciuto per alcuni istanti, la gola all'improvviso diventata secca, le parole che stentavano ad uscire, intrappolate nella bocca dalla paura, una paura che conosceva bene, finalmente parlò: “Vuole, in primo luogo, me....Per punirmi come si deve per la mia sconfitta...” “Punirti?” lo interruppe Natasha, guardandolo confusa, e lui continuò: “Si. Vedete, quando strinsi un patto con lui e chi stava al suo servizio, fui avvertito che se avessi fallito e se il Tesseract non fosse stato consegnato, avrei conosciuto un dolore che andava oltre ogni altra immaginazione..... E si parla di vero e proprio dolore fisico.... Ma non è questo che mi spaventa! Non è l'aspetto più terrificante! Sta marciando contro la Terra e i Nove Mondi per soggiogarci tutti, farcela pagare per averlo combattuto e sconfitto e quindi messo in ridicolo. E ho paura che se non ci prepariamo bene.... Sarà la fine. Per tutti.” “Allora avrà una bella sorpresa quando arriverà qui! Non troverà un solo mondo a combatterlo, ma tutti! Non gli permetteremo di mettere gli artigli su questo pianeta né su nessun altro! Giusto ragazzi?” esclamò Steve, preso da un improvviso fervore, contrapposto all'apparente calma di pochi istanti prima. Tutti annuirono con decisione e carichi di coraggio.
“Io e Barton andiamo nella palestra, abbiamo un addestramento da conseguire!” disse Natasha, scattata in piedi insieme a Clint e Steve aggiunse: “Io vi seguo!”, uscendo quindi insieme agli altri due.
“Allora io mi aggrego a Stark!” “Oh, bene! Sarà un piacere averlo di nuovo al fianco, insieme al suo geniale intelletto, Bruce!” “Il piacere è mio di combattere con tutti voi, Stark!”. Ma prima che se ne andassero, Stark si girò di nuovo e disse, sorpreso: “Aspettate un secondo! E tu Loki, cosa farai?” “Io... Sarò qui con Fury, in caso abbiate bisogno di altre informazioni! Intanto io parlerò con lui su un eventuale piano di riserva.” rispose Loki a Stark, il quale annuì in segno di assenso e uscì dalla sala insieme a Banner.

Quando tutti se ne furono andati, Loki e la Spia rimasero da soli, guardandosi l'uno con l'altro in silenzio.
“Sai bene che non uscirai vivo da questa guerra, vero Loki?” chiese allora Fury. Loki, a quelle parole, ruppe il contatto con gli occhi di Nick.
Fury, infatti, aveva colpito nel segno: con ogni probabilità, senza i suoi poteri, senza la sua immortalità, valeva meno di zero in confronto a Thanos, e sarebbe di sicuro perito sotto di lui, come un verme. Ma in fin dei conti, se lo meritava: era stato lui a combinare quel disastro, e lui, e soltanto lui, doveva pagare.
“Si... Ho paura di si. E....” “E?” “Beh.... Ho intenzione di consegnarmi spontaneamente a Thanos, baratterò la mia vita in cambio di quella di tutti. Proverò a contrattare con lui per la salvezza di tutti, e soprattutto di Carey.”. A quelle parole, Fury sgranò gli occhi, come incredulo a ciò che aveva sentito. Probabilmente lo credeva pazzo per aver detto una cosa del genere, e, cercando di restare calmo, disse: “Ma Loki...” “So di non poter combattere contro di lui, e solo provarci sarebbe inutile! Devo agire diplomaticamente,e questa è l'unica via!” “Loki, non puoi contrattare con un essere simile! Ti ucciderà senza sentire tante condizioni!” “Lo so, ma devo rischiare! Non posso essere utile a nulla, non ho i miei poteri, sono esiliato da quella che credevo casa mia, la donna che amo, e l'unica che mai mi abbia amato, mi ha lasciato, e tutto ciò per colpa mia! Il minimo che io possa fare è cercare di trovare in accordo con Thanos!” “Loki, è una pazzia! Ma che dico, è suicidio, vano ed inutile per giunta!” “Lo so, e sono abbastanza pazzo da non arretrare di fronte a questa folle, disperata, idea!”.
Fury restò in silenzio, e solo dopo alcuni minuti, in cui tirò diversi sospiri di preoccupazione, parlò di nuovo: “Sai bene quanto me che Thor non permetterà mai che tu faccia una cosa del genere! Ti ama più di quanto tu possa pensare, anche se non ci credi!” “Nessuno ha mai però detto di doverlo dire per forza a Thor! Ed è per questo che non gli rivelerò il mio piano! Una cosa così lo distrarrebbe dalla battaglia,e sarebbe a quel punto la fine per tutti! Meglio che muoia io, piuttosto che tante altre vite innocenti sacrificate a causa dei miei stessi stupidi errori!”. Fury sospirò di nuovo: “Ascolta...” disse poi “Non ti chiedo di non farlo, anche perchè sei tanto testardo quanto lo è Thor, ma almeno pensaci! È una cosa rischiosa e potrebbe non portare a nulla! Se muori te, perderemo l'unico che sappia l'indispensabile riguardo a Thanos, oltre che un valido alleato! Come...” “Non temere, dirò ogni cosa che c'è da sapere su Thanos prima che inizi tutto!” “Ma....” “Agente Fury, so che non è facile darmi fiducia, ma almeno per questa volta.... Solo per questa volta, ti imploro di darmene!” lo zittì infine Loki, ottenendo il silenzio.
La Spia annuì, mestamente, guardandolo negli occhi: aveva capito che non sarebbe mai riuscito a distoglierlo dall'idea di sacrificarsi a quel modo inutilmente. Lo sapevano entrambi.

“Loki, in caso che tu.... Vuoi che la ragazza...” “Assolutamente no! Carey non dovrà mai sapere nulla, per il suo bene e perchè la mia anima possa riposare in pace negli Inferi, senza il rimorso di un cuore infranto più di una volta! Ha già... Sofferto abbastanza a causa mia! Non voglio infliggerle altri dolori che non merita!” “Bene, allora. Andiamo a controllare cosa combinano Banner è l'altro squinternato?” disse poi Fury, mettendo fine a quel discorso. Loki sorrise mestamente e seguì la Spia fuori nel corridoio.


“Allora, come procede il lavoro, Stark? Banner?” disse Fury, entrato nel laboratorio dove se ne stavano rinchiusi i due scienziati, parlando e riflettendo su formule e quant'altro.
“Oh, bene, anzi benissimo, Fury!” “Davvero Stark? Cosa avete scoperto quindi?” “Oh nulla! Solo che i prototipi delle mie armi potenziate di circa il settanta percento , una volta finito il progetto, con una produzione intensiva, saranno pronte fra massimo cinque giorni!” “Cinque giorni?! Non puoi garantirmi qualcosa di meglio e più rapido?” “Ehm, Capo, ti faccio presente che se le armi venissero potenziate al cento per cento della città non rimarrebbe nulla,e quando intendo nulla, voglio dire che le sole cose a essere presenti saranno le radiazioni, pericolose quanto basta a sterminare chiunque si avvicini nel raggio di dieci metri! Perciò, ho pensato che, per evitare ulteriori danni a una New York convalescente dall'ultimo attacco dei simpatici alieni suoi ex amici” disse Stark, indicando Loki, “avrei pensato ad attirare l'attacco da un'altra parte, ed è per questo che ora chiedo: dove potremmo trasferire l'attacco di quei mostri senza provocare comunque danni irreversibili?” “ Beh, questa sì che è una domanda difficile...” rispose pensoso Fury.
“Quando Loki hai mandato il Distruttore, dove l'hai diretto precisamente?” “Non so, mi sembra Nuovo Messico, ma la località precisa mi sfugge...” “Puente Antiguo è il nome della cittadina. Ma non credo vorrai coinvolgere questa piccola città in una battaglia di tali proporzioni?” “No, no! Il punto è che... Il Nuovo Messico sarebbe un territorio adatto! Se ci indirizzassimo verso la zona desertica e inabitata, sarebbe perfetto come terreno di guerra!” “E la fauna? La flora?” “Gli animali hanno uno spirito dell'autoconservazione che li spinge ad abbandonare un luogo se si sentono minacciati, e non ci sarebbe quindi alcun rischio per niente e nessuno!” replicò Stark a Fury, che non sembrava molto convinto: “Però come faremo ad attirare Thanos e il suo esercito?” “Non servirà doverli attirare. Basterà che localizzi me. Sono io una delle ragioni principali del suo attacco alla Terra, e come prima cosa vorrà sicuramente trovarmi e punirmi severamente. Possiede poteri inimmaginabili, e tra questi la lettura della mente e il poter captare il punto esatto del suo bersaglio.” “ E come fai a sapere che una volta che ti avrà trovato non ti ucciderà all'istante?” interruppe Loki Banner. Loki fece un mezzo sorriso, non allegro, ma mesto: “Perchè prima vorrà imprigionarmi, torturarmi, e solo quando implorerò la sua pietà, mi ucciderà, in maniera rapida e senza sbattere ciglio.” “E pretendi che lui ti prenda e ti porti via senza che noi facciamo nulla per impedirglielo?” “Ho un piano, Stark. Non dimenticare che, sebbene privo di poteri, resto il solo e unico dio degli inganni, delle malefatte e dei piani machiavellici. Ho un disegno ben delineato in testa, e spero funzioni.” “ E non è che magari puoi rendercene partecipi?” esclamò Stark, leggermente innervosito dal linguaggio sibillino di Loki, il quale volse lo sguardo a Fury, che ricambiò eloquentemente, come a vole dire: Ripensa a ciò che ti ho detto, non fare quella pazzia! Ma Loki era testardo, e non ascoltò quell'ennesimo consiglio: “No, Stark, non posso. L'unica cosa che posso dire, è solo di fidarvi di me. Non farei nulla per mettere a repentaglio la vita degli altri, posso assicurarlo.” e Banner, dopo aver taciuto un attimo, disse serio: “Dimmi che almeno Thor sa cosa frulla nel tuo cervello!” “No, Thor è il primo a non dover sapere il piano,o me lo manderà a monte come al solito!” “Va bene, vada per il fratellone iperprotettivo, ma ti prego di' almeno a noi cosa hai in mente!” sbottò Stark.
Loki tacque. Nessuno gli garantiva che poi Stark non lo avrebbe riferito a Thor. Ma, riflettendo meglio, non poteva agire senza consultarsi prima con gli altri,a parte Thor. Sospirò e infine, vuotò il sacco. Raccontò del suo piano a Stark e Banner, che lo guardavano senza dire una parola, stupiti e increduli. Quando Loki ebbe finito il discorso, Stark disse a Fury, con fare supponente: “Perchè ho l'impressione che tu, Nick, ne fossi al pieno corrente. Correggimi se sbaglio!” e, arrivando di fronte alla Spia, incrociò le braccia, trafiggendolo con lo sguardo.
Fury guardò sia Banner che Stark mantenendo perfettamente un comportamento calmo, poi, sospirando, parlò: “Si, è vero, lo sapevo. Loki me lo aveva detto un'ora fa, quando voi eravate andati via per lavorare ai prototipi, e mi aveva detto anche della sua intenzione di non dire nulla a nessuno di voi.”. A quel punto, l'attenzione di Tony e Bruce si trasferì su Loki, due sguardi inquisitori e severi: “ Loki, non puoi pensare di agire all'oscuro di tutti e tentare di tenerci nascosta una cosa del genere! E poi, questa storia del patto con Thanos, è assurda! Non capisci? Quello ti farà a pezzi appena ti vedrà, te lo dico io!” tuonò Stark, ma Loki, senza essere affatto scoraggiato, ribatté: “ È l'unico modo, Stark! Non capisci? Non potrei battermi con Thanos in ogni caso, non ho poteri, non ho l'immortalità, non ho la forza che avevo prima!” “A volte basta la sola volontà per attingere forza!” “Ma non è questo il caso! Almeno se morirò andrò nell'Oltretomba contento di aver cercato di fare qualcosa di utile!” “Ma non servi ai morti! Tu servi ai vivi, e se Thor, come certamente accadrà, dovesse scoprire il tuo trapasso perderemo anche lui! Non capisci?! La tua caduta è collegata a quella di noi tutti! Qui è come giocare a domino, bello mio, e se cade un tassello, cadono tutti gli altri, non dimenticarlo!” gridò Stark, sbattendo sulla scrivania il pugno completamente chiuso. Loki tacque, guardando il miliardario con meraviglia e confusione. Non sapeva per cosa essere più esterrefatto, se per la foga di Stark o per le sue parole.
“Stark! Se Loki ha preso una decisione è bene che...” “Allora tu Fury sei contento se lui si fa ammazzare inutilmente, come un agnello al macello in vista della Pasqua? Spiegami il tuo punto di vista, perchè io sinceramente stento a comprenderlo!” “ È una scelta sua, Stark, e noi possiamo dargli consigli, ma sta a lui scegliere come battersi, non possiamo imporci!” “Hey, pronto??? Qui si tratta di tutto il pianeta Terra! Non New York, non Stoccarda, né Tokyo! Tutto il mondo, ci senti?? Se il Principino Bambi delle Alte Foreste di Pazzigard salta in aria il boom lo facciamo tutti! Ma che cosa vi prende a tutti! È una pazzia l'idea di Loki, e se lui va fuori scena, per usare un eufemismo, perderemo la nostra Torre della scacchiera! E allora sarà la fine! Ma che diavolo vi dice il cervello?! E tu Banner non hai da dire nulla a riguardo?” si rivolse poi Stark a Banner, facendo sobbalzare quello dalla sedia sulla quale si trovava, assorto come se stesse pensando ad altro. “Beh... Ehm... Forse.... Dovremmo fidarci di Loki.... Ammetto che l'idea sia alquanto azzardata e rischiosa, ma …...” “Cosa?! Ma dico, sei impazzito anche te? Cos'è, l'effetto dei raggi gamma a scoppio ritardato?!” “ Volevo solo dire, se tu mi lasciassi parlare senza offendere, che forse dovremmo lasciare a Loki un po' più di carta bianca in questa faccenda....” “Carta bianca?! Ma dove credete di essere, a un corso di disegno e pittura per principianti?! Carta bianca! Dovremmo lasciare carta bianca a uno che vuole farsi ammazzare! È come trovarsi vicino a uno che vuole buttarsi da un ponte e dirgli “Bene, allora dammi la mano, ti aiuto a scavalcare il reggimano!”! Ma che diavolo vuol dire lasciargli carta bianca?!” “ Penso che se Thanos dovesse dare segni di voler attaccare Loki noi saremo lì a impedire che succeda l'irreparabile! Ecco cosa intendevo! Non voglio di certo stare a guardare mentre quel mostro tortura Loki fino alla morte!” lo interruppe Banner, con voce ferma. Loki era confuso da tutte quelle chiacchiere. Si perdevano in salamelecchi, sprecando tempo prezioso.
“Ora basta, tutti!” esclamò, irritato. Banner, Stark e Fury si voltarono verso di lui. Loki continuò, alterato: “Sentite, facciamo così: io parlerò di questa storia a Thor, va bene? Appena tornerà chiederò a lui cosa ne pensa!” “E come la metti con il fatto che potrebbe tornare anche allo scoccare della battaglia?” chiese Fury. Loki ci pensò un attimo. In effetti non lo aveva considerato, e decisioni del genere non andavano prese con leggerezza né tanto meno all'ultimo momento, e la possibilità che Thor potesse tornare a inizio battaglia era abbastanza alta, anche se non completamente probabile. E come l'avrebbe messa con il fatto che lui e Thor si erano lasciati non proprio pacificamente? Era un'altra cosa ancora da sistemare, non poteva di certo combattere al fianco di qualcuno che odiava. E poi, aveva la sensazione, una di quelle che si avvertono nello stomaco, nell'incavo del petto, nella gola, come se qualcosa nei confronti di Thor fosse cambiato in lui. Si accorse che quell'odio bruciante come una ferita aperta dentro di lui non era più così vivo, così forte da lasciarlo sempre senza fiato come prima, quando a volte permetteva a esso di esplodere, trasformandosi in rabbia concreta, rabbia che distrugge tutto quello che tocca. Non era più odio. Era... qualcos'altro. Qualcosa... Di amaro. Di, in un certo senso, malinconico. Era un desiderio, quasi sconfinato, talmente grande e pesante da trasformarsi in bisogno, necessità. Era il bisogno di pronunciare la parola perdono, parola che da troppo tempo aveva negato a sé stesso e a chi gli stava accanto, quando era ancora convinto di avere ragione su ogni cosa, quando si era sentito ingannato, ferito, tradito. Quando aveva voltato le spalle a tutti, senza guardarsi indietro, salvo alcune volte in cui, da solo, con la sola propria compagnia, i suoi pensieri vagavano, tornando, talvolta, a ciò che sempre aveva pensato di essere e che poi si era rivelato una menzogna dorata, quando si era reso conto che non tutto ciò che è d'oro è necessariamente reale.
Si rese conto anche, con sorpresa di sé stesso, di voler abbracciare Thor, stringerlo a sé come quando erano bambini, e ragazzi; come quando lui si rifugiava tra le forti braccia di suo fratello, e si sentiva protetto. Sì, voleva anche chiamarlo di nuovo, ancora una volta, e ancora altre cento, fratello.
Si rese conto che tutto quello che era successo, il suo animo ferito, il suo oscuro passato, tutte le menzogne, non erano riusciti a carpire l'ultimo brandello di affetto nei confronti dell'energumeno dai capelli dorati che tanti aveva odiato, che tanto, nella sua cella ad Asgard, qualche mese prima, aveva maledetto per la sua condizione e il suo stato di miseria e sconfitta cocente.
No, nonostante tutto, nel suo cuore c'era ancora una parte che rispondeva al nome Thor, collegandosi all'idea fraterna di esso.

Sì, sapeva cosa voleva fare, cosa andava fatto, e cosa sarebbe stato fatto.

“Andrò io da lui!”.

POV CAREY

La mattina del giorno seguente alla chiamata di sua madre, Carey si svegliò presto, per preparare i bagagli suoi e di Jonathan. Mentre rovistava fra le sue cose, trovò qualcosa che le fece venire in mente tristi ricordi: si trattava di un foglio sul quale Loki aveva scritto una poesia per lei. Titubante, avvicinò il foglio, e, pur non volendo, rilesse ogni singola parola, mentre, una lettera dopo l'altra, il cuore le si stritolava in petto.

Gli occhi come due stanze ricolme d'oro prezioso,
perle dal biancore di pallida Luna
tra due petali vellutati di rosa primaverile,
corpo di giovane ninfa splendida,
innocente fanciulla dal cuore di donna,
coraggio eguagliabile a quello di una regina guerriera,
animo dolce e amabile,
come una rosa tra i rovi,
tu, tenera Valchiria,
sei fiorita in bellezza e in virtù.
Un angelo caduto in terra,
in te ho trovato la mia roccia sostenitrice,
mi hai risollevato dalla polvere, hai fatto di me
tutto quello che mai avrei immaginato poter essere,
ed è con rammarico di non poter esprimere appieno i miei sentimenti
mediante semplici parole,
che ti dedico questa poesia,
mia dolce Carey,
mio sole,mio cielo.
Mio amore immortale.
Ti amo.


Lesse le ultime due parole con un nodo allo stomaco, mentre i singhiozzi le salivano in gola, come quella sera che lui se ne era andato.
Quanto era stata stupida a sottovalutare le parole di quella poesia, convinta che fossero solo semplici parole scritte per dirle quanto lui la amava. In realtà, in quella poesia, vi era molto di più. Vi erano le parole di un uomo, o di un dio, o di entrambi, che volevano trasmettere quanto grande fosse stato il cambiamento che lei aveva portato. Era impossibile che in parole come quelle scritte sul pezzo di carta che Carey teneva in mano vi fosse malvagità o falsità. Il sentimento che Loki provava per lei era davvero puro, era reale, lui non l'aveva usata, mai. Tutto quello che c'era stato tra di loro era reale, non frutto di un qualche opportunismo.
Era il pazzo che aveva distrutto la sua felicità, che aveva portato via a Jonathan suo padre, era a causa sua che Carey si ritrovava vedova. Si, Loki aveva colpa di tutto questo. Ma era anche colui che, sebbene avesse omesso la propria vera identità, aveva riportato per poco tempo nella vita di Carey e suo figlio una serenità, e anche una gioia, che si pensava non sarebbero mai più state presenti nella loro casa. Aveva riportato l'amore. Si, Loki era anche l' “uomo” che aveva risvegliato in lei la volontà di amare qualcuno al di fuori di suo figlio.
Loki era tutto questo.
Era vero, l'aveva ferita non dicendole la verità, ma quanto lei aveva ferito lui?
Ricordò i suoi occhi, mentre si trovava sulla soglia di casa, quando lei lo aveva cacciato. Uno sguardo ferito, rassegnato. Occhi ricolmi di dolore e speranze infrante. Il cuore di Loki era probabilmente spezzato quanto lo era quello di Carey, e lei se ne era resa conto solo in quel momento.
Nonostante tutto quello che era successo, per quanto la situazione fosse ormai disperata e forse irrecuperabile, lei lo amava ancora. Si, lo amava più che mai. Le aveva fatto del male, ma questo era inferiore al bene che anche le aveva arrecato.
E realizzò quanto in realtà lei avesse bisogno di lui. La sua vita, si rese conto, non sarebbe mai stata completa senza Loki. Aveva bisogno di rivedere di nuovo i suoi occhi di giada, belli e profondi, di sentire la sua vellutata voce risuonarle nelle orecchie, di sentire di nuovo la sua perfetta pelle sotto le proprie dita in una dolce carezza, percorrere le forme del suo viso con le labbra in dolci baci, e, soprattutto, desiderava di nuovo vederlo giocare con Jonathan, osservare come i suoi occhi guardavano con una strana espressione, tra il dolce e l'amaro, il bambino. Voleva sentire di nuovo la sua presenza in quella casa che sembrava ormai così vuota senza di lui.
Voleva che Loki tornasse. Niente di quello che era successo aveva più senso, niente poteva impedirle di amarlo, nemmeno quando lui le aveva mentito, ridotto la vita a brandelli, forse si era approfittato della sua ingenuità. Ma Carey sapeva, sapeva che il vero Loki era quello che lei aveva conosciuto, non quello che i telegiornali, i quotidiani del mondo intero, descrivevano, definendolo un pericolo, un mostro e un pazzo. Come disse Nietzsche, “tutto ciò che viene fatto per amore è sempre al di là del bene e del male”, e in quel caso, lei perdonava Loki, sapendo che il suo amore per lui era più grande dell'odio e del risentimento, più grande e più forte di ogni menzogna che lui le aveva raccontato. Forse, le aveva nascosto la verità per il semplice fatto che se l'avesse fatto, l'avrebbe persa per sempre. E anche se all'inizio tale supposizione si era rivelata esatta, ora qualcosa era cambiato, o meglio, riaffiorato.
Si, era una pazza ad amare ancora Loki, ma si dice che solo i pazzi sappiano davvero cosa sia l'amore e cosa voglia dire amare. E lei, sentendosi davvero folle, aveva scoperto che l'amore e il perdono, l'odio e poi la compassione, erano alla base dell'amore fra lei e quel pazzo di un dio, come si era definito lui stesso. A pensarci bene, non a caso in spagnolo l'aggettivo loco significava proprio pazzo, anche se forse la lingua nordica o come si chiamava non aveva alcun legame con la radice spagnola, per quel poco che Carey potesse sapere di lingue straniere o antiche.

Le venne poi in mente quella volta che, quasi una settimana prima, Loki e lei si trovavano in salotto.


Il film era finito da poco.
Lei e Loki lo avevano guardato dopo aver messo a dormire Jonathan e, per tutta la durata del lungometraggio, Carey era restata tra le braccia di Loki, mentre lui guardava con interesse lo schermo.
Alla fine, lui le aveva chiesto: “Come si intitola quella melodia che intonavano quei due giovani?” “Come what may *, credo.” “Le parole.....Quelle pronunciate da lei....Sono bellissime...” “Si, è vero....” “Vorrei saper intonare melodie come quel ragazzo.... Vorrei saper parlare dei miei sentimenti mediante il canto....” “Tutti possono cantare Loki, anche tu....” “Non credo di poter essere in grado....” “Secondo me si....” e Loki a quelle sue parole le aveva sorriso, uno dei suoi mezzi sorrisi mesti.
“Ballare?” “Come scusa?” le chiese, con il volto di chi pensava di aver capito male, “Sai ballare?” “Beh, un po' si....” “Davvero? Io non ho mai imparato.... Andrew aveva provato a insegnarmi qualche passo, ma sono sempre stata una frana e...” “Se vuoi, ti insegno io! Dai alzati,ti faccio vedere come io ho imparato a ballare!” “Loki, io non...” “Via, Carey! Siamo solo io e te! Tu non sai ballare e io non so cantare, ci completiamo no? Su, pigrona!” e, alzatosi dal divano, la trascinò delicatamente al centro della stanza. “Avanti, metti la mano destra sulla mia spalla e con l'altra tieni la mia di mano... È facile, vedrai!” e lei, quando ebbe fatto come le aveva detto lui, sentì la sua mano calda e affusolata posata delicatamente sui suoi fianchi. “Ora, segui i miei passi, e cerca di armonizzare i tuoi movimenti con i miei....” e le sorrise dolcemente, incoraggiandola. Iniziarono a ballare, in una specie di valzer, elegante, e le sembrò di stare su di una nuvola. Volteggiavano per la stanza come dei petali di fiori trascinati nel vento primaverile, e a un tratto, Carey iniziò a canticchiare, la voce melodiosa e cristallina.

Never knew I could feel like this
 Like I've never seen the sky before
Want to vanish inside your kiss
Every day I'm loving you more and more
Listen to my heart, can you hear it sing
Telling me to give you everything,
Seasons may change, winter to spring,
But I love you until the end of time,
Come what may
Come what may
I will love you until my dying day....


Continuarono a volteggiare, mentre lei teneva la testa poggiata sulla spalla di Loki.
All'improvviso, Carey sentì una voce cantare. Era quella di Loki, calda, piacevole come un mantello di velluto che scende sul corpo, carezzandolo. Una voce morbida, che Carey sentiva vibrare fin nel profondo del suo cuore.


Suddenly the world seems such a perfect place
Suddenly it moves with such a perfect grace
Suddenly my life doesn't seem such a waste
It all revolves around you


e Carey si unì a lui, guardandolo con amore e ammirazione negli occhi

And there's no mountain too high
No river to wide
Sing out this song and I'll be there by your side
Storms clouds may gather
And stars may collide
But I love you until the end of time...


Le loro voci si fecero più alte, e si sorrisero

Come what may
Come what may
I will love you until my dying day
Oh, come what may, come what may
I will love you,
I will love you,
Suddenly the world seems such a perfect place,
Come what may
Come what may
I will love you until my diying day
I will love you until my dying day!

Smisero di ballare. Carey non riusciva a smettere di sorridere, tutto era sembrato così magico, come un sogno. Loki la guardava con una espressione indescrivibile: sembrava emozionato, commosso, felice. Nei suoi occhi splendeva un bagliore nuovo, che lei mai aveva visto.
“Visto? Hai imparato a cantare!” “E tu a ballare!” le disse lui, prima di baciarla, abbracciandola poi stretta, tra le sue braccia delicate ma anche tanto forti. Si sentiva protetta, si sentiva bene, felice e di nuovo... completa. Niente e nessuno le avrebbe più tolto quella felicità. Niente poteva accadere che cambiasse quello stato di grazia in cui lei si trovava.
“Vieni, ti accompagno a letto, sei stanca e devi riposarti.” le disse lui sentendola a un tratto sbadigliare. Era vero, aveva sonno, ma si trattava di una sonnolenza dovuta a come si sentiva rilassata e in pace.
La prese in braccio, portandola fino alla porta della sua camera.
Si salutarono con un bacio, poi lei entrò nella stanza e disse: “Loki... Posso... Posso chiederti di restare con me...” “Carey io...” “Non fraintendermi, voglio solo che tu stia accanto a me e mi tenga stretta fra le tue braccia... Ti prego...”. Loki la osservò, gli occhi meditabondi. Poi, sussurrò: “Va bene.... Starò con te fino a quando non ti sarai addormentata.” “Ok...” e Carey sorrise.
Quella notte dormì bene, come se qualcuno la cullasse, tanto era bella la sensazione delle braccia di Loki attorno al suo ventre .
No, niente poteva separarli.



Già, niente avrebbe dovuto separarli, ma le cose avevano poi preso un corso diverso.
Ma Carey era pronta a iniziare tutto di nuovo. Non voleva più odiarlo. Voleva amarlo, come prima. E poco importava quello che era successo. L'amore non conosceva regole, né limiti. Come recitava la canzone, lo avrebbe amato fino al giorno della propria morte. E anche oltre. Gli avrebbe dimostrato che l'odio poteva essere cancellato da un sentimento puro come l'amore.

Piegò il foglio con la poesia fino a rimpicciolirlo abbastanza da farlo entrare nella tasca della felpa che indossava, e finì di preparare le valigie, mentre nella testa domande non le davano alcuna tregua.
Come e dove avrebbe trovato Loki? E soprattutto, avrebbe parlato di lui con i suoi genitori? Ma cosa avrebbe detto? Che era innamorata dello stesso individuo che le aveva distrutto la vita? Si diresse alla camera di Jonathan, e lo prese in braccio, dato che già era sveglio. Arrivata in cucina, lo nutrì, mentre sorseggiava una tazza di tè. Decise di non parlare di Loki ai suoi, non voleva dare loro preoccupazioni, né aveva voglia di raccontare per filo e per segno la storia dall'inizio alla fine. Accese un attimo la tivù della cucina, e si sintonizzò sul canale dove trasmettevano il telegiornale.

È appena arrivata una notizia sconvolgente e terribile dagli scienziati: è stata avvistata questa mattina poco prima delle cinque un gruppo di quelle che sembrerebbero migliaia e più di meteoriti, e sembrano essere dirette verso la Terra. Ecco cosa hanno detto i ricercatori:
« Secondo i calcoli, un gruppo di quelle che sembrano meteoriti, estremamente numeroso ed anomalo, formato da migliaia di elementi, si sta dirigendo a velocità stabile verso il nostro pianeta. L'impatto, che secondo noi potrebbe essere alquanto dannoso, dovrebbe essere previsto tra due settimane, massimo tre. Però non siamo ancora sicuri se siano davvero meteoriti oppure... qualcosa di alieno....» «Pensa che possa essere qualcosa di simile, o che abbia comunque a che fare, con l'attacco a New York di mesi fa?» «Non so cosa dirle.... Spero di no, speriamo tutti che non sia così.» «Cosa consiglia di fare nel frattempo?» «Solo una cosa: mantenere la calma, e niente panico. Se ci dovesse essere un pericolo, il nostro staff e il governo stesso provvederanno a far sì che nulla di male accada alla Terra né ai suoi abitanti.» «E se non bastasse?» «Abbiamo i Vendicatori. Tutti ci fidiamo di loro e sono certo che non mancheranno di rispondere al nostro appello d'aiuto. Se avremo bisogno, loro verranno.»
.
Carey spense la televisione, una espressione sconvolta disegnata sul viso. Quando si fu un po' ripresa da quello stato sconvolto, guardando l'orologio si accorse che era in ritardo per partire e andare dai suoi genitori. Nel tragitto avrebbe pensato a un modo per ritrovare Loki, per avvertirlo anche di ciò che aveva appena sentito alla televisione. E,sopratutto, dirgli che le dispiaceva e che lo amava ancora da impazzire, che non le importava più nulla di ciò che era successo tra di loro, di voler ricominciare da zero.
Quando ebbe fatto sedere Jonathan sul seggiolino sul sedile posteriore dell'auto, e caricati i bagagli, Carey partì, scossa e un po' pallida.

Mentre guidava e rimuginava, sentì all'improvviso suo figlio dire qualcosa, ma dato che si era prima persa nei pensieri propri, disse al bambino dolcemente,aggrottando la fronte: “Cos'hai detto, amore?”. E detto questo guardò nello specchietto retrovisore, osservano il figlioletto cercare di riformulare la parola che aveva pronunciato anche prima. Ci riuscì: “Lo-ki.”. Aveva di nuovo detto il nome di Loki, e Carey provò una strana sensazione nel petto, amarezza, tenerezza, forse anche un po' gioia, e quasi le vennero le lacrime agli occhi, mentre guardava quel bambino innocente, dagli occhi grandi e interrogativi, dorati come i suoi. Carey non riuscì a trattenere un sorriso, e rispose ancora più dolcemente al bambino, che con gli occhi sembrava voler dire "Perchè Loki non è più con noi, dov'è?" : “Loki, amore, è andato via per un po'. Ma lo troveremo, tesoro, lo prometto.” e Jonathan, come se avesse compreso perfettamente quello che le aveva detto la madre, sorrise contento.
Era ufficiale e chiaro come il sole nel cielo: sia Carey che suo figlio avevano bisogno di Loki.

N.D.A


*La canzone “Come what may”, per chi non lo sapesse, è tratta dal film Moulin Rouge, lo stesso che Loki e Carey hanno guardato.

  
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