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Autore: Changing    23/03/2013    1 recensioni
Decidere liberamente del proprio futuro, anche se può sembrare difficile, non è sempre concesso a tutti.
C'è chi deve lottare per conquistarsi tale liberta e c'è chi, come Draco, trova comodo lasciare che gli altri prendano le decisioni più importanti. Ma ci sono scelte che si possono fare solo con la propria testa ed il proprio cuore ed il giovane Malfoy lo inizierà a scoprire, lentamente, grazie ad Astoria, che gli è sempre rimasta accanto nel bene e nel male.
Vincitrice del premio "Miglior coppia" e quarta classificata al contest Disney & songs di GiuliHermy96
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Astoria
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 2
Alba amara



La sala esplose in uno scroscio di applausi, ma Draco non udì alcun rumore, fuorché le parole “nozze” e “primogenita” riecheggiare nella sua testa. Quand'era stato deciso tutto questo?
Se Nott non gli avesse dato una poderosa pacca sulla spalla e non gli avesse strofinato le nocche sulla testa, non si sarebbe nemmeno accorto che tutti gli occhi erano puntati su di lui e che Daphne lo attendeva sulla scalinata insieme ai loro genitori. Alcuni dei Mangiamorte più giovani cominciarono a spingerlo verso le scale e lui non ebbe la forza morale per ribellarsi, ancora sorpreso da quella rivelazione improvvisa. Mentre camminava si guardò alle spalle. Astoria se ne stava in fondo alla sala, con uno sguardo smarrito quanto il suo.
Quando si trovò al fianco di Daphne, Draco si allontanò di un passo. Molti ancora applaudivano, altri fischiavano come se stessero assistendo ad uno show di cabaret. “Cosa c'è di tanto divertente in questa situazione?” pensò il ragazzo: “Stanno solo costringendo due persone a firmare un contratto”.
- Da questa sera il vostro fidanzamento è ufficiale – Disse Dionysus con aria compiaciuta e soddisfatta. Draco non sapeva che vantaggio ne avrebbe tratto l'uomo da quell'unione, ma in quel momento non gli interessava minimamente.
Sapeva di dover dire qualcosa, di rallegrarsi, di ribellarsi, o quanto meno di mostrare interesse, ma nel momento in cui provò con lo sguardo a chiedere spiegazioni ai suoi genitori, uno lo ignorò, liquidandolo con un'espressione austera, mentre l'altra cercò di comunicargli la sua comprensione, la stessa di chi ha passato esperienze simili ma sa di doversi sottomettere al bene della famiglia.
Cosa sarebbe successo se Draco avesse detto che quel matrimonio non poteva aver luogo? I suoi genitori lo avrebbero odiato per sempre, diseredato, li avrebbe delusi, avrebbe deluso chiunque in quella sala... ma Astoria?
Proprio in quel momento si udirono dei lunghi e acuti fischi seguiti da forti scoppi. Dalle immense vetrate della sala penetrarono mille luci colorate e tutti gli ospiti si accalcarono sui vetri, mentre altri preferirono uscire in giardino. La pioggia di fuochi programmata per la serata aveva avuto inizio.
In quella confusione, il ragazzo cercò Astoria e la vide allontanarsi e prendere una piccola scalinata secondaria. Draco non ebbe bisogno di pensare per sapere dove stesse andando. Lui salì la scala principale, per evitare di dover passare attraverso la calca.
- Draco – Lo chiamò Daphne:- Ti va di andare a vedere i fuochi d'artificio? -
- Non ora – rispose lui sbrigativo. Corse su per le scale e fece altri due piani di corsa e finalmente arrivò nella sala del planetario, un immensa stanza dal soffitto a volta nel quale, anche di giorno, si potevano studiare le costellazioni che si trovavano in cielo in quel momento (grazie ovviamente ad un incantesimo). La stanza dava a sua volta su un ampia balconata, grande quasi quanto la sala da pranzo.
Tutto, nella vita di Draco, era sempre stato deciso dagli altri: la sua istruzione, le sue amicizie, il suo futuro. Lui aveva sempre accondisceso a tutto ciò senza porsi alcun problema, poiché era convinto che fossero le scelte giuste, dato che rispecchiavano i principi con i quali era stato cresciuto. Dopotutto non conosceva altro e vivere in quel modo, riconobbe, era stato davvero comodo. Solo ora che aveva assaporato per la prima volta, sebbene in minima parte, l'ebrezza di poter decidere da sé, metteva in dubbio le decisioni dei suoi genitori.
Avrebbero dovuto avvisarmi” pensò.
Ma sposandoti con una secondogenita non erediteresti neanche uno stelo d'erba del patrimonio dei Grengrass. È per il bene della tua famiglia
Ma sono troppo giovane per pensare al matrimonio
Questo dibattito, familiare a tutti quelli che nella vita abbiano dovuto compiere una scelta significativa, andò avanti finché lui non si trovò a pochi passi da Astoria, chinata sulla ringhiera su cui aveva appoggiato i gomiti.
- Io non ne sapevo niente... - Mormorò il ragazzo.
- Lo so – Rispose lei con amarezza.
Per qualche minuto si udirono solamente gli scoppi dello spettacolo pirotecnico.
- Che cosa farai, adesso? - Gli chiese d'un tratto la ragazza. Nonostante quella domanda non prese Draco alla sprovvista, lui non sapeva ugualmente cosa rispondere.
- Io... non lo so – Lo sguardo di Astoria, prima disilluso, si fece duro e sfuggente.
- Bene – Aggiunse solo; poi si allontanò, dirigendosi verso l'entrata della villa.
- Aspetta... - Draco la richiamò con poca convinzione:- tu non sai... io non ho scelta – Astoria si fermò.
- Si ha sempre un'altra scelta! - La ragazza non stava urlando, ma la sua voce era talmente carica di intensità da superare lo scoppio dei fuochi:- Non c'è niente che ti impedisca veramente di rifiutare la proposta. I tuoi genitori non possono costringerti -
- Tu non capisci! - La scomodità di quella situazione lo stava facendo impazzire, per così dire. Si sa quanto il ragazzo non sia mai stato abile nel sopportare il dolore, di qualunque tipo esso sia. Astoria lo guardava tristemente basita, mentre i suoi occhi dardeggiavano di delusione e risentimento, ma rispose con inaspettata calma, afflitta, come stanca dopo una lunga battaglia.
- Già, io non capisco. Non capisco come si possa preferire la schiavitù alla libertà – Quella voce, che a Draco sembrò all'improvviso quella di qualcun altro, serrò il petto del ragazzo in una morsa, finché, dopo una breve pausa, la ragazza ricominciò a parlare:- Ho sempre pensato che tu fossi diverso da loro – Disse indicando con un cenno del capo gli ultimi nobili radunati in giardino:- Ma forse è davvero questo quello che vuoi: lusso, denaro, potere. – Poi la sua voce si fece improvvisamente bassa e parlò come rivolta a se stessa:- Sono stata una sciocca a credere di poterti cambiare, che un giorno il tuo lato gentile avrebbe prevalso su tutto il resto... Anche se gli ostacoli erano alti, pensavo che almeno questo sarebbe stato nostro - Astoria si voltò di nuovo:- Addio Draco -
Malfoy lasciò che la ragazza se ne andasse, guardandola impotente scomparire dietro la porta. Lo spettacolo pirotecnico continuava alle sue spalle, ma di quelle mille luci lui vedeva solo le ombre degli oggetti che lo circondavano.
Era rimasto solo, un'altra volta. Era riuscito a rovinare l'unica cosa bella che gli fosse capitata negli ultimi tempi. L'unica cosa che finalmente aveva potuto definire sua.
Dopotutto, pensò, le cose erano solo tornate come prima. Per cosa si stava turbando tanto? Scritto davanti a lui aveva un futuro sicuro, una bella moglie e una ricca eredità. Chiunque avrebbe invidiato le sue condizioni. Eppure, nonostante tutte queste piacevoli rassicurazioni, Draco non era felice.
Il ragazzo lasciò quella balconata e, scusandosi con i genitori per un malessere improvviso, tornò nella sua camera. Quando era sceso al piano di sotto, non aveva più visto Astoria. Per distrarsi da quello sgradevole senso di vuoto, aveva provato ad intrattenersi con Daphne, ma più il tempo passava, meno voglia aveva di continuare ad indossare la maschera di uomo consenziente. Così si era rifugiato in camera sua.
Disteso sul suo letto, Draco passava con una rapidità disarmante dal rimpianto, all'indifferenza e dall'autocommiserazione al risentimento. Maledetta la notte in cui si era abbandonato ai sentimentalismi come uno sciocco. Maledetta la sera in cui aveva incontrato Astoria. Draco ricordava quel giorno come fosse ieri.
Sua madre gli aveva fatto cucire su misura un elegante abito formale, così accurato che avrebbe stonato su qualsiasi bambino di otto anni. Tuttavia, il piccolo Malfoy era stato così educato e abituato a queste convenzionalità che riusciva ad indossare quell'abito con una naturalezza quasi ridicola.
Quando gli Elfi Domestici l'ebbero finito di vestire, Narcissa lo guardò colma di orgoglio e lo riempì di svariati complimenti affettuosi e gesti materni. Il bambino si guardava allo specchio con aria soddisfatta. Poi un servo venne ad avvisarli che i loro ospiti erano arrivati e li attendevano nel salotto al pianterreno, dove li stava accogliendo Lucius. Draco fece il suo ingresso nella stanza accompagnato dalla madre e venne presentato da questa alla famiglia Greengrass.
Draco si dispiacque che non vi fosse alcun bambino maschio, poiché le giovani eredi erano solo due bambine, ma se ne fece una ragione e sperò in cuor suo che la serata non durasse troppo a lungo. Non avrebbe potuto fare molto in compagnia di due femmine. In seguito si accomodarono tutti in sala da pranzo.
Tra una portata e l'altra, Draco ebbe modo di scambiare qualche parola con la maggiore delle due sorelle, Daphne, la quale però – pensò il bambino– parlava in un modo un po' strano. Gli ricordava lui quando, ai suoi primi, goffi tentativi, recitava a memoria le poesie che sua madre lo costringeva ad imparare.
L'altra bambina, invece, si limitava a mangiare quel che le veniva servito, senza parlare, e per questo suo comportamento subì i frequenti rimproveri dei suoi genitori. Draco pensò che la piccola Miss Greengrass fosse davvero insolita.
La serata procedette con la massima piacevolezza che un clima formale può concedere, e così anche la conversazione tra gli adulti.
- Sono sicura – diceva la signora Greengrass, dalla quale le figlie avevano ereditato la loro bellezza:- che i nostri figli saranno un magnifico acquisto per la Casa di Salazar. Sia la mia Daphne che Astoria sono già in grado di eseguire alcuni incantesimi basilari -
- Abbiamo al nostro servizio alcuni dei migliori insegnanti privati della contea – intervenne l'imponente marito.
- Anche il nostro Draco, secondo i suoi maestri, si sta dimostrando un magnifico studente – Draco si infiammò di orgoglio sentendo suo padre fargli un complimento.
- Perché non ci dai una dimostrazione, eh giovanotto? - Gli chiese il signor Greengrass.
- Forza tesoro, prendi la tua bacchetta – Gli intimò sua madre, alludendo allo strumento ideato appositamente per i bambini, dato che una bacchetta personale vera e propria veniva acquistata solitamente intorno agli undici anni, quando i poteri magici si erano già stabilizzati. Il bambino era felice di poter dar prova delle proprie abilità. Si era esercitato tutta la settimana per quell'occasione e non vedeva l'ora di eseguire un incantesimo davanti a tutti, tanto che aveva portato con sé la bacchetta per bambini. La estrasse dalla tasca e la puntò contro una grossa caraffa d'argento.
- Wingardium leviosa - enunciò con aria solenne. La caraffa si alzò incera e, tra il compiacimento dei convitati, cominciò a levitare, alzandosi di circa trenta centimetri.
- Oh, come sei bravo, sono sicura che potresti insegnarmi un sacco di cose! – cinguettò Daphne con voce languida, facendo gonfiare ancora di più il petto di Draco. L'unica che non sembrava entusiasmarsi per quel prodigio era Astoria, che osservava muta ma con attenzione e interesse quella scena.
Il rampollo della famiglia Malfoy non avrebbe potuto essere più felice. Proprio quando stava per far scendere la caraffa, qualcosa andò storto. Preso a bearsi delle numerose lodi, si era distratto e l'aveva colpito un impeto di magia involontaria, molto comune nei bambini. Con suo grande orrore, la brocca cadde con un tonfo sordo sul tavolo e rovesciò sulla tovaglia di seta bianca e sull'abito chiaro del signor Greengrass il vino rosso che conteneva.
- Maledizione ragazzino, guada cos'hai combinato! - Ruggì l'uomo. Le mani di Draco tremarono. Si guardò intorno, in cerca di uno sguardo rassicurante, ma trovò solo il disappunto di suo padre e la fredda compassione di sua madre.
- Vai in camera tua – Ringhiò suo padre a denti stretti, mentre Narcissa, costernata, si sbrigava a richiamare i domestici e la signora Greengrass cercava di far calmare suo marito:- Subito! - Aggiunse vedendo il bambino esitante.
Draco si alzò e corse fuori dalla stanza, ma non andò in camera sua, a chiudersi tra quelle mura scure, uscì fuori all'aria aperta. Faceva fresco e le sue guance si arrossarono, mentre gli occhi gli si riempirono di lacrime. Si era esercitato con tanto impegno, e come risultato aveva ottenuto solo una figuraccia. Non sapeva se fosse di più la rabbia o la vergogna. Poi il suo sguardo si posò su un'aiuola di fiori bianchi che costeggiava le siepi del suo giardino e lo colse un pensiero che, prima ancora che potesse concretizzarsi, si tramutò in realtà. Draco cominciò a saltarvi sopra, calciando via zolle di terra, strappando le corolle e spezzando gli steli. Quando finalmente si fermò, quel piccolo angolo idilliaco si era trasformato in uno scenario di distruzione, o almeno così gli parve. Rimase a fissarlo per un po', mentre i suoi respiri si condensavano in inconsistenti nuvolette di fumo. Piano piano, la sua rabbia scivolò via, lasciandogli nel petto solo un velo di tristezza.
Ancora una volta, fu preso da un ondata di magia involontaria - o almeno così volle credere - e, come se avesse pronunciato un incantesimo, i petali spezzati tornarono dolcemente al loro fiore, mentre le foglie si raddrizzarono sui gambi e ripresero nuova vita.
- Sei bravo – Una voce sconosciuta alle sue spalle lo fece sobbalzare. La più piccola delle sorelle Greengrass lo guardava con occhi brillanti di curiosità, sebbene la sua espressione fosse insolitamente seria per una bambina di sei anni
Draco emise una sorta di sbuffo arrogante.
- Una cosa da niente – Rispose con aria di superiorità. Quella lì aveva davvero una faccia strana.
- Non devi piangere, sai. Papà si arrabbia spesso anche con me. Mia nonna mi diceva sempre che a volte le persone lanciano pietre anche contro le cose che brillano – Gli disse lei. Il bambino si affrettò ad asciugarsi gli occhi.
- Io non stavo piangendo! -
- Sì invece -
- No, non è vero -
- Sì -
- Noo! -
- Perché dici bugie? - Draco era esasperato.
- Mi stai davvero seccando, mocciosa – Per tutta risposta lei scrollò le spalle e, superandolo, si avvicinò ai fiori e si inginocchiò per accarezzarli.
- Comunque per me sei stato bravo – E, per la prima volta, Draco la vide sorridere. Quella sincerità, che lui udì quasi come solenne, gli sembrò diversa da qualunque altro complimento avesse ricevuto prima e lui stesso si sorprese di aver risposto:- Grazie – anziché: “lo so”, come invece avrebbe voluto.
Era forse la sincerità una strana, infantile, malattia contagiosa?


...

Quei pochi giorni che lo separavano dal suo ritorno ad Hogwarts scorrevano lenti e nell'ozio, finché, la notte del 3 gennaio, non ritornò il Signore Oscuro e con lui anche quel soffocante clima di pesante terrore. Draco fu così inviato da una parte all'altra dell'Inghilterra per accompagnare i Mangiamorte in varie missioni, di non molta importanza per essere così brevi, ma nelle quali non riuscì a distinguersi in nessun modo. Non che lui ne avesse un gran desiderio.
Il ragazzo annaspò in questo modo, sopportando in silenzio e rimanendo nell'ombra, fino al 7 gennaio, il giorno della partenza. Se almeno avesse avuto la sicurezza di poter parlare con Astoria si sarebbe sentito meglio, ma avrebbe preferito non rivederla piuttosto che dover rispondere all'indifferenza che gli avrebbe dimostrato. Con chiunque altro sarebbe stato tutto più semplice, ma, dopo quella sera, aveva cominciato a dubitare di qualunque cosa, sopratutto di se stesso.
Lucius e Narcissa lo accompagnarono alla stazione. Nessuno aveva più detto nulla riguardo alle future nozze di Draco, nessun dettaglio o precisazione. D'altro canto neanche lui se la sentiva ancora di affrontare il discorso con i suoi genitori.
I bagagli vennero caricati sul treno e proprio un attimo dopo che ebbe salutato i signori Malfoy, Draco vide Astoria. Avrebbe voluto avvicinarlesi, ma non avrebbe saputo cosa dire. Lei non l'aveva ancora notato, ma il ragazzo si accorse che aveva uno strano sguardo. Si guardava intorno furtivamente e teneva stretta a se la sua borsa di pelle scura. Ma la cosa che più lo insospettì fu che, invece di salire sull'espresso, si allontanò mentre i suoi genitori erano distratti.
Senza pensarci due volte, Draco la seguì. Astoria svicolò rapida e inosservata tra i maghi che affollavano la banchina - troppo affaccendati e frettolosi per poterla notare – finché non l'ebbe attraversata tutta. Scese gli scalini che la terminavano e svoltò a sinistra, nella direzione opposta alle rotaie. Qualche metro più avanti si apriva la dolce campagna inglese.
Malfoy non fece in tempo a fare qualche passo che la ragazza si accorse di essere seguita. Astoria si voltò di scatto con la bacchetta tesa, pronta a scagliare uno schiantesimo, ma si fermò appena in tempo.
- Draco... Che ci fai qui? - Chiese cercando di contenere la sorpresa.
- Questo te lo dovrei chiedere io. Si può sapere dove diavolo stai andando? - La ragazza esitò prima di rispondere, ma non fece trasparire alcuna insicurezza.
- Parto – Disse semplicemente.
- E... dove? Perché? -
- Mio padre vuole che mi unisca ai Mangiamorte, così ho deciso di nascondermi in un posto sicuro. Non chiedermi dove... – Aggiunse poi, anticipando il ragazzo:-... non te lo direi comunque -
- ...Quando tornerai? - Sì, la sincerità del cuore era una malattia contagiosa.
- Non lo so – Rispose lei, non potendo nascondere un velo di malinconia.
Fra i due scese il silenzio per qualche istante. Astoria stava per andarsene e Draco non l'avrebbe rivista per chissà quanto tempo. Stava per andare incontro ad un nuovo, profondo oblio, poiché questa volta avrebbe dovuto cavarsela con le sue sole forze.
Lentamente le si avvicinò, passo dopo passo, così piano che la ragazza quasi non se ne accorse, dal momento che il suo sguardo era rivolto in basso. Quando le fu vicino, Draco la strinse a sé, cogliendola di sorpresa. Mai come in quel momento aveva avuto paura che lei potesse allontanarsi da lui e sciogliersi dal suo abbraccio. Non voleva perdere quel contatto con la sua pelle calda, non voleva che Astoria se ne andasse, aveva paura che non ce l'avrebbe fatta da solo. Ma quelli erano pensieri troppo degradanti per un uomo da pronunciare, lo sarebbero stati anche per il più puro. Così, l'unica cosa che riuscì a dire fu:
- Mi dispiace – la voce gli tremò leggermente, ma non gliene importò molto.
Solo allora Astoria, che fino a quel momento era rimasta immobile per lo stupore, ricambiò il suo abbraccio con delicatezza.
Quel momento durò solo pochi istanti, perché lei lo allontanò da sé; non con un gesto brusco o secco, ma con garbo.
- Anche a me... Ma non voglio che tu pensi che le cose tra di noi siano cambiate –
- No... già. Credi... Quindi non hai idea di quanto starai via? - Chiese.
- Ancora non lo so, quando questa guerra sarà finita, forse -
- Pensi che le cose torneranno mai come prima? - Ormai aveva detto cose più imbarazzanti, tanto valeva dare voce a tutti i suoi dubbi. Non l'avrebbe rivista comunque per un lungo periodo di tempo. Astoria alzò le spalle.
- È difficile dirlo, il tempo non lascia nulla invariato – Draco fu deluso da quella risposta e si sentì uno stupido per aver fatto una domanda simile:- Di certo, quando avrai capito cosa vuoi veramente sarà tutto più facile, e così anche per me -
Un forte squillo proveniente dalla stazione, fece ricordare al ragazzo che aveva un treno da prendere.
- Vai ora, o farai tardi... Quando sarai pronto, se mai lo sarai, sono sicura che ci rincontreremo. Ciao, Draco – E così dicendo, temendo che un attimo di esitazione in più le avrebbe impedito di partire per sempre, la ragazza si chinò a terra per raccogliere un oggetto che Draco non aveva notato prima. Ma prima che il ragazzo potesse fermarla, lei era già scomparsa attraverso una Passaporta.
Dove prima stava la figura di Astoria, ora vi era solo il vuoto. Passò qualche secondo, nel quale egli rimase ad osservare quel punto, sperando che lei riapparisse dal nulla, anche se in fondo sapeva che ciò era impossibile. Quando sentì il secondo acuto fischio proveniente dalla stazione, il ragazzo si voltò e si avviò con passo lento verso l'espresso scarlatto.
Ora, nel cuore di Draco, c'era la pesante consapevolezza che avrebbe dovuto affrontare molte altre battaglie, oltre a quella che incombeva sull'intero mondo magico. Battaglie che solo lui poteva combattere, quei dissidi che nascono dal dover fare una scelta.
Quello a cui stava andando incontro sarebbe stato il periodo più difficile della sua vita. Si sarebbe trovato debole, come in passato, ma ora aveva un motivo in più per lottare: essere degno di ciò che più desiderava.





Bene, spero che questa piccola long vi sia piaciuta. Cosa ne pensate?
Io l'ho guardata molto di traverso quendo l'ho riletta, ma dopotutto sono affezionata a tutto quello che dalla mia immaginazione scivola sulla mia mano, anche le cose più infantili.
A presto,
Changing
  
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