So che gli scrittori
della sezione Harry Potter sono fra i più coscienziosi e
attenti di EFP, bravissimi.
Non sarà facile
farvi piacere quindi la ff di un scrittrice di storie ispirate a manga.
Spero che J. K.
Rowling mi perdoni.
Silent
Una
magra figura, avvolta in un
mantello nero, sedeva su una
vecchia poltrona, davanti a un fuoco, che ardeva in un elegante ma
polveroso
caminetto d’altri tempi.
Sulle sue ginocchia, accovacciata al suo petto, sedeva una
ragazzina, all’apparenza addormentata.
La voce dell’oscura figura era un debole ma chiaro sibilo.
La ragazzina aprì gli occhi di scatto, visibilmente
scocciata.
“Ci sto provando, a dormire, almeno.
Domani ho il
G.U.F.O. di Storia della Magia, e non voglio addormentarmi sul banco,
Tom.”
Silenzio.
“Mi
hai chiamato di
nuovo Tom.” Scandì gelidamente la figura.
“Beh, sì.”
“Io non sono Tom.”
“Tu sei anche Tom. Ne abbiamo
già parlato.”
“Io sono Lord Voldermort.”
“Non ti chiamerò mai così!
Scordatelo!”
La studentessa si stava scaldando. Al contrario, lui rimase
immobile, sulla poltrona, senza mostrare una qualunque espressione.
“Non mi piace cosa rappresenta quel nome, non
capisci?”
“Cosa.”
“La morte.”
Silenzio.
“Perché
me
lo hai lasciato fare?" Domandò sussurrando la ragazzina, la
testa abbassata. A
causa della discussione di prima, era ormai a cavalcioni sulle
ginocchia di
Lord Voldermort, avendo abbandonato la comoda posizione.
Lui non rispose.
“Sai di cosa sto parlando! Perché mi lasci vedere
con
Harry?”
Voldermort si regalò qualche minuto prima di risponderle.
“Non dovrei?”
Lei alzò la testa, incontrando gli occhi della figura. Come
ogni volta che succedeva, sussultò un poco. Quelle iridi.
Così rosse, così
sottili, così anormali. Così serpentine. Color
del sangue appena versato. Così
diverse da quelle scure e affascinanti di Tom…
“Smettila di pensare a Tom Orvoloson Riddle. Lui è
morto.”
“Non è vero…”
piagnucolò la ragazzina.
“Non tornerà più. Ti sei innamorata di
un fantasma.”
“Non è vero, non è vero! Stai
zitto!” si infervorò
lei.
Evidentemente, Lord Voldermort aveva tastato un punto dolente. La
ragazzina si tappò le orecchie con entrambe le mani, e
strizzò gli occhi.
Sconfitta, abbassò la testa, appoggiandola al petto della
figura.
Lui non smise di fissare d’innanzi a sé.
Silenzio.
Respirando
piano, la ragazzina
si calmò. Tirò di nuovo su il
capo, il viso tirato in un triste sorriso.
“Se come dici tu, Tom è morto, perché
torniamo ogni volta
nella sua vecchia casa?” Domandò piano.
“Un edificio come un altro.”
“Non c’è niente che abbia valore per te,
vero?”
La frase era intrisa di una ironica infelicità.
La ragazzina prese a giocherellare con le dita di Lord
Voldermort. Premette il proprio palmo con quello della figura, e
fissò quella
congiunzione. La mano bianca, funebre, con lunghissime dita senza
unghie di
Voldermort, contro la sua, piccola, ambrata, calda. Viva.
Silenzio.
“Non
mi hai ancora
risposto. Perché hai lasciato che mi
mettessi con Harry?”
“L’ho trovato un altro pretesto per
farmi…ingelosire.”
“E non ha funzionato, come al solito.”
Sospirò lei.
Si accoccolò di nuovo contro il petto di Voldermort.
Silenzio.
Non
mostrò alcuna
espressione, ma Lord Voldermort si
sorprese quanto la sentì gioire sommessamente. Non ci fu
bisogno, ovviamente,
di chiederle che avesse.
Ci pensò subito lei a schiarirgli
le
idee.
“Sai a cosa sto pensando? Alla prima volta che ci siamo
incontrati. Quando hai iniziato a rispondermi attraverso quel diario.
Oggi mi
viene da ridere pensando che tutti credevano che mi comandassi, quando
in
realtà facevo tutto coscientemente.
Sai, credo che mi sia innamorata allora di te. Certo, avrei
dovuto odiarti visto che hai cercato di uccidermi, e ne avevi tutte le
intenzioni, se non fosse arrivato Harry.
Non ti sei mai chiesto perché, invece, continuo a stare con
te?”
Lui non le rispose, ma anche se avesse voluto, non ne avrebbe
avuto il tempo.
“Perché ti ho sentito, quando mi stavi
risucchiando
lentamente la vita. Ho sentito i tuoi sussurri. Hai detto che ti
dispiaceva
uccidermi, ma non c’era altra soluzione, che ero carina ed
ero anche l’unica
che ti capissi veramente. Ero ancora cosciente, quando hai spiegato
questo.”
La ragazzina era sempre rimasta segretamente convinta che a
parlare, quel giorno, fosse stato Tom Riddle e basta, solo Tom, senza
Voldermort.
Alzò leggermente la testa, quel tanto che bastava a scorgere
il viso del suo uomo.
Se questo avesse
avuto vene, l’affluire di sangue gli avrebbe imporporato le
guance.
Le labbra della ragazzina si inclinarono in un dolcissimo sorriso.
“Ti amo.”
Anche
stavolta lui
evitò di rispondere, ma abbassò lo
sguardo sulla ragazzina accovacciata su di lui. Questa scorse
chiaramente una
scintilla illuminargli i serpentini occhi. Una scintilla per cui i
mangiamorte
avrebbero, che novità, ucciso e
torturato l’intera popolazione mondiale.
Una scintilla che era un sì, anch’io,
e lei lo sapeva
benissimo.
Una scintilla che lo rendeva più umano. Ed era sua, questa
scintilla, esclusivamente sua.
Gongolante, la ragazzina chiuse finalmente le palpebre,
pronta a una vera dormita, con il cuore in pace, strofinando la guancia
sul
petto di lord Voldermort.
Silenzio.
“Ginevra.
Ti
proibisco di vederti con Potter, domani.” Ordinò
freddamente Lord Voldermort, senza apparente
emozione.
Rintanata fra le braccia del mago più oscuro che la storia
ricordi, Ginny Weasley ridacchiò piano.
Our
Sweet,
Sweet Silent.
…io
vi avevo
avvertito della schifezza.