Capitolo
5
Erano
quasi le undici di sera quando Sheila finalmente rientrò a
casa.
Dopo
la fine dell’orario di visita infatti, era andata a fare una
lunga passeggiata in
macchina in modo da mettere un po’ d’ordine nei
suoi pensieri.
Effettivamente aveva
trascorso almeno un
paio d’ore al volante, immersa com’era nel tortuoso
giochetto del senno di poi
e dei se fosse, per cui non si era
resa conto dell’ora. Tant’è vero che trovò le sorelle
in ansiosa attesa, poiché era
strano da parte sua che non avesse telefonato per avvertirle, senza
contare che
erano decisamente curiose di sapere che tipo di conversazione avesse
avuto con
Matthew. Sì, in effetti si erano abbastanza tranquillizzate
nel vederlo, però parevano
ancora un po’ scosse da quella sequela di avvenimenti.
Sheila
dal suo canto, dopo aver lasciato l’ospedale, aveva faticato
quanto basta a
dare una definizione precisa di come si sentisse in quel momento. Da un
punto
di vista strettamente egoistico, e tralasciando lo stato di salute in
cui
versava, c’era da ammettere che fosse una fortuna che ora
Matthew fosse così a
sua disposizione. L’aveva finalmente ritrovato, sebbene fosse
stato necessario
un evento di tale drammatico impatto per far sì che
ciò avvenisse. Inoltre, il
fatto che al momento non potesse recriminare nei suoi confronti, era un
vantaggio prezioso, tanto, che con l’andare del tempo forse
avrebbero potuto addirittura recuperare in pieno il loro
rapporto. Però
aveva delle remore, avvertiva chiaramente una
voce dentro di lei che urlava forte che ciò che
si proponeva di fare,
era estremamente ingiusto.
Lo
trovava inconcepibile, no, non poteva approfittarsi in quel modo del
suo stato
di vulnerabilità. Matthew era terribilmente indifeso in
questo momento, troppo suscettibile
a qualsiasi sollecitazione da parte sua e lei avrebbe potuto farne quel
che
voleva. Non le piaceva affatto l’idea di poterlo manipolare
in quel modo.
L’aveva già fatto in precedenza e non intendeva
ripetersi.
Il
punto era proprio questo, a dare retta al suo senso di
lealtà, avrebbe dovuto
lasciarlo stare e al massimo aiutarlo a recuperare i ricordi perduti.
Certo, se
non ci fosse stato di mezzo l’amore, sarebbe
stato tutto molto più semplice. Ma
siccome quel pomeriggio aveva afferrato realmente la portata di quanto
ancora
ne fosse innamorata, o per meglio dire, finalmente l’aveva
accettato appieno
senza più sottrarsi, c’era da fare i conti con i
suoi sentimenti.
Si
sentiva agitata, un attimo esaltata e quello successivo tremendamente
triste,
una combinazione disordinata di sensazioni che culminavano nella
consapevolezza
di non sapere proprio come comportarsi. Rimuginò amaramente
sul fatto che gli
avvenimenti or ora accorsi non erano altro che l’edizione
aggiornata di quel
che era stato li loro fidanzamento. E cioè, che si era nuovamente trovata, non
volendo stavolta, in
una condizione di ambiguità. Con
una
sola differenza: adesso la verità, oltre che essere un
opzione che lei avrebbe
potuto dichiarare o no, era anche un’alternativa che giaceva
sepolta da qualche
parte nell’inconscio di Matthew.
E
volendo cavillare ancora, spingendosi ai limiti estremi delle varie
eventualità, seppure lei gli avesse raccontato tutta la
storia del loro passato
comune, non tralasciando nulla, specialmente il suo ruolo di ladra, lui
in
questo momento quanto ne avrebbe capito?
Ne
concluse che questa possibilità era solo un modo come un
altro per sgravarsi la
coscienza. Ora come ora, l’unica cosa che poteva fare era di
stargli vicino e,
solo una volta che avesse superato l’amnesia, avrebbe potuto
parlargli a cuore
aperto di quanto era successo. Ma per il momento, a partire da oggi,
l’imperativo era quello di pensare solo al suo benessere,
mettendo in secondo
piano quello che era successo e quelli che potevano essere i suoi
dilemmi in
proposito.
Ancora
assorta fece il suo ingresso nel soggiorno dove Tati e Kelly la stavano
aspettando per cenare. Quella piccola attenzione la toccò
profondamente, ancora
una volta, in sordina, le sue sorelle avevano capito che non era il
caso di
fare tante chiacchiere attorno alla questione, quanto, piuttosto,
semplicemente
farle capire che le erano vicine e che comunque sarebbero state sempre
dalla
sua parte. Così, mentre mangiavano, si limitarono a parlare
del più e del meno,
attendendo che fosse lei ad aprire il discorso. Ma, visto che pareva
non ne
avesse affatto l’intenzione, una
volta finito
e sedute sul divano,
Tati non seppe più
trattenersi.
“Allora
Sheila, cosa pensi di fare?”
“Quello
che posso.” Replicò debolmente dopo alcuni istanti
di prolungato silenzio. “L’avete
visto anche voi, no? Sotto alcuni
punti di vista non sembra affatto cambiato, anzi, ad un certo punto mi
è
sembrato addirittura che avessimo
fatto
un balzo indietro nel passato e che da
un momento all’altro mi avrebbe chiesto un
caffè.”
“E’
vero.” Annuì Kelly, ché innanzi
all’aria affitta di Sheila stava iniziando a
preoccuparsi per i risvolti imprevisti di quelle circostanze.
”Eppure non
dobbiamo dimenticarci il motivo per cui è in quel luogo.
Certo meglio così che
trovarlo in preda alla depressione, questo è sicuro. Ma non
dobbiamo farci
ingannare da questo trucco.”
“Che
cosa intendi dire?” Chiese Tati, visto che Sheila stava
deliberatamente facendo cadere
l’allusione, avendo intuito dove volesse
andare a parare sua sorella.
“Sai
sorellina, capita che a volte si rida per non piangere. E credo che non
ci sia
niente di più brutto che perdere i propri ricordi. Il
passato di una persona è
in un certo senso il proprio patrimonio personale e non sapere chi sei
e da dove
vieni, deve essere terribile.“ Spiegò pacata a
beneficio d’entrambe, quindi fece
una pausa e guardò Sheila.
“Credo
di capire come ti senti cara, ma questo è esattamente il
momento meno adatto
per farti il processo alle intenzioni. Ora puoi solo fare quello che ti
dice il
cuore e stare a vedere. E se senti tutto ciò come un obbligo
e pensi di non
farcela, lascia stare. Oppure, se intendi andare avanti ad oltranza,
ricordati
solo che noi ti appoggeremo in ogni caso.”
L’assicurò
comprensiva con fare premuroso.
“Grazie
ragazze, non so cosa farei senza di voi.” Fu tutto quello che
Sheila riuscì a
dire con un filo di
voce. Poi, per
superare quel momento di commozione, la più piccola ritenne
che fosse opportuno
stuzzicarla un po’, altrimenti non sarebbero uscite
facilmente da
quell’impasse.
“Mio
dio, non oso pensare alle cretinate che ti avrà detto quello
scemo! Voglio
dire, se da sano come un pesce riusciva ad essere così
stupido, mi posso solo
immaginare che sarà stato capace di combinare
stavolta!”
“Tati!”
Protestò la sorella urtata, solo per vedersi rispondere con
una smorfia
divertita e una linguaccia.
“L’ho
detto apposta! Bah, figuriamoci
se non
lo difendevi a spada tratta. Bene, è un sollievo sapere
finalmente perché hai
continuato a fare la zitellona acida per tutto questo tempo!”
Affermò ghignando
impertinente.
“Sai
che quando dici certe scemenze mi pento amaramente di non averti
sculacciata
quando era il momento?” Ribatté ricambiandole la
boccaccia.
“Di
che avete parlato?” Le interruppe Kelly sperando di sedarle, buttando lì
quella domanda come se niente
fosse.
“Di
tutto e di niente, per fortuna Matthew non ha perso
l’abilità alla chiacchiera
facile. Potrebbe portare una conversazione avanti da solo
volendo.” Rispose
sorridendo al pensiero delle confidenze spontanee cui era stata fatta
oggetto
fin da subito. Tanto che fu in grado di raccontare loro molti
particolari, ivi
compreso quello riguardante la povera Alice, che ormai era praticamente
obbligata a
portargli del cibo da fuori,
giacché al
signorino non risultava
gradita la cucina dell’ospedale.
“E’
proprio per questo che tu da domani in poi sei in vacanza.”
Le annunciò Tati
con fare lezioso e ironico. “Non vorrai mica che Asatani si
prenda più spazio
del dovuto? Sei o non sei la sua fidanzatina? Quindi da oggi in poi il
pranzo glielo
prepari tu con le tue mani di fata.”
“Ma
mica posso mollare tutto all’improvviso per fare la
crocerossina?” Obiettò
punta sul vivo irrigidendosi. Per la verità ci aveva
pensato, altroché se
l’aveva fatto, fantasticandoci sopra mentre tornava a casa e
immaginandosi,
come se ce le avesse avute innanzi agli occhi alla stregua di un
filmaccio
romantico di serie B, le scene del loro progressivo e tenace
reinnamoramento. Ed
esattamente per
questo si era imposta di metterci un freno, quella galoppata di
fantasia era
sintomo che stava correndo troppo, col rischio di accelerare a
dismisura gli
eventi fino a che tutto non si sarebbe irrimediabilmente ingarbugliato
come
nelle peggiori farse. Dopotutto, fino a ieri versava in uno stato
d’ignoranza
intonsa, per quel che ne avrebbe potuto sapere infatti, Matthew avrebbe
potuto
persino essere diventato un fioraio con le mèches e la
parlata blesa! E, ad un solo giorno di distanza, tutti
quei vaneggiamenti erano il chiaro segno che doveva restare con i piedi
per
terra. No, non era
ancora pronta
accidenti, né sentimentalmente, né
psicologicamente!
Ma
sua sorella non la pensava allo stesso modo.
“Oh
sì che puoi, ché tanto lo sappiamo benissimo che
non vedi l’ora! Questa è
proprio una situazione da Addio alle armi,
che cosa melodrammatica!”
“Piantala
Tati, non ho nessuna intenzione di fare la sua ancella.
Andrò a trovarlo sì,
sicuramente, ma da qui a mettermi di pianta stabile al suo capezzale,
ce ne
passa.” Fece
sbrigativa, ma senza
riuscire a guardare direttamente in
faccia
nessuna delle due.
“Sai
Sheila.” Proruppe Kelly picchiettando con le unghie laccate
di rosso sul bracciolo
della poltrona. “Guarda che non ci sarebbe nulla di male. A
me questo tuo
atteggiamento mi sa tanto di partito preso, non ti vergognerai
mica?” Chiese
sapendo benissimo che in quel modo l’avrebbe chiusa in un
vicolo cieco.
“Ci
mancherebbe altro!” Sbottò spontaneamente,
talmente tanto, che subito si rese
conto di essersi data la zappa sui piedi.
“Perfetto! Allora
vai e costringilo a compiere
atti di disperata passione per te, con e senza stampelle!”
L’esortò Tati
irriverente, beccandosi
una cuscinata.
A
dispetto di sé stessa Sheila si sentì molto
sollevata, l’avevano fregata, non
c’era che dire, però adesso non aveva
più scuse. In un certo senso era proprio
quel che ci voleva, visto
che era
tremendamente orgogliosa e che da sola appariva piuttosto restia a
lanciarsi.
Costringendola invece, il risultato era garantito. Ad ogni modo
cercò comunque
di darsi un tono.
“Spiritosa,
parli solo perché non sai di essere l’ultima
bambolina di una matrioska di
bonazze!” Le riferì scoppiando a ridere,
immediatamente seguita a ruota dalle
sorelle.
“Sono
contenta che alla fine Matthew sia rispuntato fuori“, fece
Kelly quando si fu
ripresa da quell’attacco estemporaneo
d’ilarità, “sembra quasi di essere
tornati ai vecchi tempi e
non vi
nascondo che avevo nostalgia di quest’atmosfera. Per non
menzionare il fatto che
il signor Marloss stava letteralmente impazzendo per stare appresso
alle tue
pretese.”
“Che
cosa?! Tu lo sapevi?” Si sbalordì Sheila
fissandola con tanto d’occhi e arrossendo
visibilmente.
“Ma
ti pare? Quando mai sei stata brava a tenere un segreto? Le tue
emozioni ti si
leggono in faccia sorellina.” Fu
la
replica sorniona che ne ricevette, alla quale si aggiunsero subito gli
sberleffi di Tati.
“Come
si sa che ormai sei più che pronta a travestirti da
infermiera e far capire al
tuo bello che l’amore platonico è una fase da
superare quanto prima!”
“Ora
piantatela tutte e due, chiaro?” Proruppe impacciata,
irrigidendosi per la
vergogna. Ma che diavolo, pareva avessero frugato tra i suoi pensieri
più
nascosti!
“Povero
Matthew, deve essere terrificante chiedersi se sei stata viuuulentemente
sua e non
ricordarsene!”
“Time
out!” Esclamò Kelly tentando di non scoppiare a
ridere dinnanzi all’espressione
completamente scandalizzata di Sheila.
“Per
stasera penso che sia sufficiente signorine.“
Così
fu che l’indomani a metà mattina Sheila si
recò in ospedale portando con sé un gran
quantitativo di cose appetitose preparate apposta per
quell’incontentabile buona
forchetta. Nonostante tutto si sentiva allegra ed era impaziente di
rivederlo,
ma nel momento in cui stava
per entrare
nella sua stanza, si bloccò all’improvviso
accorgendosi che Alice Asatani era
all’interno. Contrariata si arrestò sulla porta in
attesa, origliando la loro
conversazione.
“Cosicché
sarei originario dell’isola di Kyushu?” Le stava
chiedendo Matthew sorpreso e
la replica mordace della poliziotta non si fece attendere.
“Già,
altrimenti come te lo spieghi quell’accento terribile che ti
ritrovi?”
“Beh
a questo proprio non ci avevo pensato. Sono un isolano allora, un
figlio del
mare. Spero solo di saper nuotare, altrimenti sai che figura di
merda?”
“Non
ti preoccupare oh figlio di Nettuno, non sei un campione olimpico, ma
non fai
neanche tanto schifo come nuotatore.” Replicò
sarcastica Alice pensando per un
attimo a tutti i bagni involontari che s’era fatto quando
prestavano servizio
insieme.
“Ha
parlato l’esperta, sai come dice la canzone? Nettuno
mi può giudicare, nemmeno tu!“
“Sì,
e la verità ti fa male lo so! Stai guardando troppa tv
idiota in questo periodo
vecchio mio.”
“E
diversamente? Seppure volessi uscire, dovrei ficcami su una sedia a
rotelle e
pretendere che qualcuno mi porti in giro. Sai che spasso...” Fece sarcastico.
“Vorrà
dire che domani ti porterò qualcosa di nuovo da leggere,
magari qualche giallo,
ad un piedipiatti come te dovrebbero piacere.”
“Se
lo dici tu. Anzi volevo chiederti un'altra cosa. Spesso ho una voglia
matta di
fare qualcosa, ma precisamente non saprei dirti di che si tratta. Un
bisogno
di... Non so, come mangiare, ma non si tratta di cibo.”
Sbuffò incapace di
esprimersi adeguatamente e di farsi capire come avrebbe voluto. “E’
come se volessi ficcarmi una caramella in
bocca, ma non è neppure quello. Insomma, quel che voglio
chiederti è: c’era
qualcosa che prima facevo spesso e ora no?”
“Probabilmente
si tratta di queste. “ Replicò avendo
un’intuizione improvvisa e tirando fuori un
pacchetto di sigarette. “Sei un fumatore accanito e, anche se
per un certo
lasso di tempo hai smesso, l’ultima volta che ci siamo visti
avevi ripreso alla
grande. Te ne svampavi una dietro l’altra.”
“Addirittura?
Allora non c’è dubbio, è voglia di
fumare. Me ne dai una?”
“Ma
non so...” Fece
Alice incerta, mentre
lui la guardava con gli occhioni sbarrati come la piccola fiammiferaia.
“Io
direi proprio di no!” Esclamò Sheila facendo il
suo ingesso e fulminandoli
entrambi con un’occhiataccia.
“Buongiorno
tesoro mio!“ Esclamò Matthew non celando affatto
l’ammirazione con cui la
guardava. “Alice, tu già
conosci la mia
fidanzata, vero?” Domandò
tutto allegro.
“Oh,
oh! “ Replicò Asatani guardando Sheila beffarda.
“Altrochè se la conosco. Bene,
bene ragazzi, a quanto pare mi sono persa un passaggio!”
“Qualcosa
da dire?” Reagì Sheila
molto fredda e,
se fosse stato possibile, ancora più ostile.
“Ma
figurati, devo ammettere che ci stai dentro alla grande. Complimenti,
bel modo
di comportarsi, stai dando il meglio di te!”
Prima
che Sheila potesse ribattere a quella frecciata sprezzante, Matthew
s’intromise
abbastanza perplesso.
“Qui
c’è un atmosfera che non mi piace affatto, che sta
succedendo?”
“Lascia
stare, questa è una questione tra me e lei.”
Rispose l’investigatrice furente.
“Porca
miseria, non mi pare proprio il caso.“ Fece lui disorientato,
poi, come se uno
spiraglio di comprensione gli fosse balenato alla ragione, chiese
all’improvviso: “Dì un po’
Alice, ma non è che io e te abbiamo...
ehm... l’abbiamo fatto?”
“Ma
è un chiodo fisso?!” Sbraitò Sheila
infuriata dirottando tutta la sua rabbia da
lei a lui.
“E
ti pare che se pure fosse stato, te l’avrei detto davanti a
lei!?” Rispose
contemporaneamente Asatani furibonda al pari dell’altra.
Spaventato
da quelle reazioni in contemporanea Matthew, se avesse potuto, se la
sarebbe
squagliata all’istante. Ma visto che non poteva,
provò ad arginare il disastro
a cui aveva appena dato vita.
“Scusatemi,
solo che a quanto vedo alla tv e da come sento parlare la gente qui
dentro,
questo è un evento cardine nella vita della gente. In
definitiva, è il primo
motivo plausibile che mi è venuto in mente vedendovi
così incazzate.“
“Sentimi
bene macho man, togliti certe idee
dalla testa, che io non ci penso proprio.”
Strepitò Alice scattando in piedi
esasperata. “Quanto a te“, aggiunse voltandosi
verso l’altra, “stai molto
attenta a quello che fai, chiaro?”
Detto
questo se ne andò senza neppure salutare.
“Beato
chi ci capisce qualcosa.” Borbottò Matthew
grattandosi il capo tentennante, poi
guardò Sheila e la sua palese collera
lo
fece rattrappire sul cuscino. Stava sperimentando una situazione che in
precedentemente
aveva vissuto spessissimo e, ora come allora, non sapeva come andare
avanti.
“
Ehi... “ cominciò un po’ intimorito.
“Silenzio!”
Sheila gli voltava
le spalle con
ostentazione.
“E
dai, non l’ho fatto apposta, che ne potevo sapere?”
Provò nuovamente con tono
da penitente.
“Tutte
scuse, ieri era per non farmi intristire, oggi per
cos’altro?“ Inveì girandosi
di scatto e puntando l’indice accusatore.
“Mammamia!
Perdonami, ho detto la cosa sbagliata al momento sbagliato.”
Dichiarò con
umiltà sperando che potesse essere sufficiente.
“Sei
sempre stato un artista in questo!“ Sheila non aveva nessuna
intenzione di
mollare l’osso.
“Okay,
hai ragione, ma ti ho chiesto scusa.” Fece ragionevole, ma
cominciando ad
innervosirsi visibilmente.
“E
pensi che questo sia abbastanza?” Chiese altera esigendo
istantanee genuflessioni
e capo cosparso di cenere.
“E
che dovrei fare, ammazzarmi?!” Diede in escandescenze
incredulo e
definitivamente spazientito.
“Sai
che c’è di nuovo? Visto che sembri gradire
così tanto la compagnia di quella
gallina, io me ne vado!”
Et voilà, la frittata era
irrevocabilmente fatta, solo che
stavolta l’esito non fu quello che Sheila aveva sempre
sperimentato.
“Ehi
bella adesso stai esagerando! Se vuoi restare, mi fa piacere. Ma se hai
intenzione di continuare con questo tono, t’avverto che mi
stai rompendo le
palle!” Scattò seccato, era la prima volta che
aveva a che fare con la
smisurata gelosia di Sheila, ma a differenza che nel passato, stavolta
le stava
rispondendo per le rime.
“Ma
bene, di meglio in meglio! Io me ne vado e non azzardarti a seguirmi,
chiaro? imbecille!”
Strepitò lasciando la stanza, più
sorpresa dalla presa di posizione, che
dal tono e dal linguaggio.
E
mentre si allontanava rapida non riusciva a capacitarsi di come la
situazione
potesse esserle sfuggita di mano in quel modo. Non era andata
là col proposito
di litigare, eppure avevano aperto e chiuso quella zuffa nel loro modo
consueto,
poiché, quanto alle discussioni e ai litigi, erano stati dei
veri
professionisti del settore. Salvo che per il particolare che non era
mai stata
mandata a quel paese in quel modo diretto e repentino.
Matthew,
per parte sua, era rimasto di stucco. Non si aspettava affatto una
veemenza
simile da un’apparenza tanto femminea, ad ogni modo, non
aveva nessuna
intenzione di rimanere come un baccalà a prendersi tutte
quelle offese senza
reagire. Così prese dal comodino le sigarette che Alice
aveva dimenticato e ne
se le ficcò in una tasca,
avendo cura di
mettersene una sull’orecchio.
Dopodichè
fece forza sul braccio e la gamba sana e si sollevò sul
letto. Fortunatamente
gli arti lesionati erano il destro e la sinistra, per cui con
l’aiuto di una stampella
poteva fare dei piccoli spostamenti. In questo modo, anche se con molta
fatica,
riuscì ad arrivare fuori al balcone,
s’appoggiò alla balaustra e si accese la
cicca in attesa che Sheila facesse la sua comparsa davanti allo spiazzo
dell’ospedale.
Appena la vide la chiamò a gran voce e, quando questa si
voltò, facendole fece
ciao, ciao con la mano, aspirò un voluttuoso tiro e
urlò:
“Come accidenti vuoi
che ti segua
conciato così, eh? Cretina!”
Davanti
a questo show a Sheila andò definitivamente il sangue agli
occhi, rapidamente fece
dietrofront e come se avesse avuto il diavolo alle calcagna corse di
nuovo su.
Uscì fuori al balcone come una furia
e, davanti
al sogghigno indolente col quale fui accolta, perse completamente
quell’ultimo
residuo di tolleranza che ancora albergava in lei. Fu un gesto quasi obbligato quello di
assestargli un sonoro
ceffone. Manrovescio
che compromise il
già precario equilibrio sul quale l’uomo si
sosteneva, e fu solo la prontezza
di riflessi della ragazza che gli evitò di finire
rovinosamente a gambe
all’aria.
“Bene,
uno a uno, palla al centro.” Annunciò Matthew
muovendo la mascella dolorante. “Mi
dispiace, ok? Cercherò di non dire altre
scemenze.” Aggiunse a disagio mentre
cercava un modo qualsiasi per reggersi a lei, ma contemporaneamente,
che gli
evitasse di toccarla. Una cosa impossibile, ma con quegli sganassoni
che tirava
era meglio fare un tentativo!
“Anche
a me.“ Rispose l’altra già pentita di
avergli mollato quella sventola e all'oscuro
di quel che volesse fare Matthew contorcendosi a quel modo.
“Mi prometti che
d’ora in poi modererai il linguaggio?”
“Lo
giuro. Guarda, potessi mettermi la mano sul cuore lo farei.”
Rispose solenne e
poi si azzittì nel timore di compromettersi
un’altra volta.
“Senti
ho un’idea.” Annunciò
infine Sheila
decidendo di piantarla lì, almeno per il momento,
giacché in quel modo non
sarebbero arrivati da nessuna parte. “Adesso ti appoggi al
muro per un attimo
mentre vado dentro a prendere un paio di sedie. Ci sediamo qui fuori,
ché un
po’ di sole non può farti altro che bene.
E se mi assicuri che te ne starai buono, buono, ti
racconto
qualcosa sul tuo
passato, in modo da
evitare altri exploit come quelli di oggi, intesi?”
“Va
bene.“ Replicò sollevato.
Quando
Sheila tornò con le sedie, di cui una imbottita destinata
giustappunto ai
malati, e notò che s’era acceso un’altra
sigaretta, lo apostrofò in malo modo.
“Una
volta sono riuscita a farti togliere il vizio, lo sai?”
“Sul
serio? A suon di mazzate sul capoccione scommetto!”
Affermò esplodendo in una
fragorosa risata. Poi guardandola interessato diede voce alla
curiosità che fin
dal giorno prima aveva preso a punzecchiarlo. “Piuttosto, ma
io dove diavolo ti
ho pescata?”