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Autore: Aurelia major    16/10/2007    2 recensioni
[ Occhi di GAtto ]La famigerata banda di ladre è ormai un ricordo, da tempo infatti le tre sorelle hanno cambiato vita, lasciandosi alle spalle persone ed eventi. Ma un imprevisto rimette in gioco tutto, soprattutto i sentimenti che la protagonista pensava assopiti...
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

 

 

 

 

Erano quasi le undici di sera quando Sheila finalmente rientrò a casa.

Dopo la fine dell’orario di visita infatti, era andata a fare una lunga passeggiata in macchina in modo da mettere un po’ d’ordine nei suoi pensieri. Effettivamente  aveva trascorso almeno un paio d’ore al volante, immersa com’era nel tortuoso giochetto del senno di poi e dei se fosse, per cui non si era resa conto dell’ora. Tant’è vero che  trovò le sorelle in ansiosa attesa, poiché era strano da parte sua che non avesse telefonato per avvertirle, senza contare che erano decisamente curiose di sapere che tipo di conversazione avesse avuto con Matthew. Sì, in effetti si erano abbastanza tranquillizzate nel vederlo, però parevano ancora un po’ scosse da quella sequela di avvenimenti.

Sheila dal suo canto, dopo aver lasciato l’ospedale, aveva faticato quanto basta a dare una definizione precisa di come si sentisse in quel momento. Da un punto di vista strettamente egoistico, e tralasciando lo stato di salute in cui versava, c’era da ammettere che fosse una fortuna che ora Matthew fosse così a sua disposizione. L’aveva finalmente ritrovato, sebbene fosse stato necessario un evento di tale drammatico impatto per far sì che ciò avvenisse. Inoltre, il fatto che al momento non potesse recriminare nei suoi confronti, era un vantaggio prezioso, tanto, che con l’andare del tempo  forse  avrebbero potuto addirittura recuperare in pieno il loro rapporto. Però aveva delle remore, avvertiva chiaramente  una  voce dentro di lei che urlava forte che ciò che si proponeva di fare, era estremamente ingiusto.

Lo trovava inconcepibile, no, non poteva approfittarsi in quel modo del suo stato di vulnerabilità. Matthew era terribilmente indifeso in questo momento, troppo suscettibile a qualsiasi sollecitazione da parte sua e lei avrebbe potuto farne quel che voleva. Non le piaceva affatto l’idea di poterlo manipolare in quel modo. L’aveva già fatto in precedenza e non intendeva ripetersi.

Il punto era proprio questo, a dare retta al suo senso di lealtà, avrebbe dovuto lasciarlo stare e al massimo aiutarlo a recuperare i ricordi perduti. Certo, se non ci fosse stato di mezzo l’amore,  sarebbe stato tutto molto più semplice. Ma siccome quel pomeriggio aveva afferrato realmente la portata di quanto ancora ne fosse innamorata, o per meglio dire, finalmente l’aveva accettato appieno senza più sottrarsi, c’era da fare i conti con i suoi sentimenti.

Si sentiva agitata, un attimo esaltata e quello successivo tremendamente triste, una combinazione disordinata di sensazioni che culminavano nella consapevolezza di non sapere proprio come comportarsi. Rimuginò amaramente sul fatto che gli avvenimenti or ora accorsi non erano altro che l’edizione aggiornata di quel che era stato li loro fidanzamento. E cioè, che si era  nuovamente trovata, non volendo stavolta, in una condizione di ambiguità.  Con una sola differenza: adesso la verità, oltre che essere un opzione che lei avrebbe potuto dichiarare o no, era anche un’alternativa che giaceva sepolta da qualche parte nell’inconscio di Matthew.

E volendo cavillare ancora, spingendosi ai limiti estremi delle varie eventualità, seppure lei gli avesse raccontato tutta la storia del loro passato comune, non tralasciando nulla, specialmente il suo ruolo di ladra, lui in questo momento quanto ne avrebbe capito?

Ne concluse che questa possibilità era solo un modo come un altro per sgravarsi la coscienza. Ora come ora, l’unica cosa che poteva fare era di stargli vicino e, solo una volta che avesse superato l’amnesia, avrebbe potuto parlargli a cuore aperto di quanto era successo. Ma per il momento, a partire da oggi, l’imperativo era quello di pensare solo al suo benessere, mettendo in secondo piano quello che era successo e quelli che potevano essere i suoi dilemmi in proposito.

Ancora assorta fece il suo ingresso nel soggiorno dove Tati e Kelly la stavano aspettando per cenare. Quella piccola attenzione la toccò profondamente, ancora una volta, in sordina, le sue sorelle avevano capito che non era il caso di fare tante chiacchiere attorno alla questione, quanto, piuttosto, semplicemente farle capire che le erano vicine e che comunque sarebbero state sempre dalla sua parte. Così, mentre mangiavano, si limitarono a parlare del più e del meno, attendendo che fosse lei ad aprire il discorso. Ma, visto che pareva non ne avesse affatto l’intenzione,  una volta finito  e sedute sul divano, Tati non seppe più trattenersi.

“Allora Sheila, cosa pensi di fare?”

“Quello che posso.” Replicò debolmente dopo alcuni istanti di prolungato silenzio.  “L’avete visto anche voi, no? Sotto alcuni punti di vista non sembra affatto cambiato, anzi, ad un certo punto mi è sembrato addirittura che avessimo  fatto un balzo indietro nel passato e che  da un momento all’altro mi avrebbe chiesto un caffè.”

“E’ vero.” Annuì Kelly, ché innanzi all’aria affitta di Sheila stava iniziando a preoccuparsi per i risvolti imprevisti di quelle circostanze. ”Eppure non dobbiamo dimenticarci il motivo per cui è in quel luogo. Certo meglio così che trovarlo in preda alla depressione, questo è sicuro. Ma non dobbiamo farci ingannare da questo trucco.”

“Che cosa intendi dire?” Chiese Tati, visto che Sheila stava deliberatamente facendo  cadere l’allusione, avendo intuito dove volesse andare a parare sua sorella.

“Sai sorellina, capita che a volte si rida per non piangere. E credo che non ci sia niente di più brutto che perdere i propri ricordi. Il passato di una persona è in un certo senso il proprio patrimonio personale e non sapere chi sei e da dove vieni, deve essere terribile.“ Spiegò pacata a beneficio d’entrambe, quindi fece una pausa e guardò Sheila.

“Credo di capire come ti senti cara, ma questo è esattamente il momento meno adatto per farti il processo alle intenzioni. Ora puoi solo fare quello che ti dice il cuore e stare a vedere. E se senti tutto ciò come un obbligo e pensi di non farcela, lascia stare. Oppure, se intendi andare avanti ad oltranza, ricordati solo che noi ti appoggeremo in ogni caso.”

L’assicurò comprensiva con fare premuroso.

“Grazie ragazze, non so cosa farei senza di voi.” Fu tutto quello che Sheila riuscì a dire  con un filo di voce. Poi, per superare quel momento di commozione, la più piccola ritenne che fosse opportuno stuzzicarla un po’, altrimenti non sarebbero uscite facilmente da quell’impasse.

“Mio dio, non oso pensare alle cretinate che ti avrà detto quello scemo! Voglio dire, se da sano come un pesce riusciva ad essere così stupido, mi posso solo immaginare che sarà stato capace di combinare stavolta!”

“Tati!” Protestò la sorella urtata, solo per vedersi rispondere con una smorfia divertita e una linguaccia.

“L’ho detto apposta! Bah,  figuriamoci se non lo difendevi a spada tratta. Bene, è un sollievo sapere finalmente perché hai continuato a fare la zitellona acida per tutto questo tempo!” Affermò ghignando impertinente.

“Sai che quando dici certe scemenze mi pento amaramente di non averti sculacciata quando era il momento?” Ribatté ricambiandole la boccaccia.

“Di che avete parlato?” Le interruppe Kelly sperando di sedarle,  buttando lì quella domanda come se niente fosse.

“Di tutto e di niente, per fortuna Matthew non ha perso l’abilità alla chiacchiera facile. Potrebbe portare una conversazione avanti da solo volendo.” Rispose sorridendo al pensiero delle confidenze spontanee cui era stata fatta oggetto fin da subito. Tanto che fu in grado di raccontare loro molti particolari, ivi compreso quello riguardante la povera Alice, che ormai era praticamente obbligata  a portargli del cibo da fuori, giacché  al signorino non risultava gradita la cucina dell’ospedale.

“E’ proprio per questo che tu da domani in poi sei in vacanza.” Le annunciò Tati con fare lezioso e ironico. “Non vorrai mica che Asatani si prenda più spazio del dovuto? Sei o non sei la sua fidanzatina? Quindi da oggi in poi il pranzo glielo prepari tu con le tue mani di fata.”

“Ma mica posso mollare tutto all’improvviso per fare la crocerossina?” Obiettò punta sul vivo irrigidendosi. Per la verità ci aveva pensato, altroché se l’aveva fatto, fantasticandoci sopra mentre tornava a casa e immaginandosi, come se ce le avesse avute innanzi agli occhi alla stregua di un filmaccio romantico di serie B, le scene del loro progressivo e tenace reinnamoramento.   Ed esattamente per questo si era imposta di metterci un freno, quella galoppata di fantasia era sintomo che stava correndo troppo, col rischio di accelerare a dismisura gli eventi fino a che tutto non si sarebbe irrimediabilmente ingarbugliato come nelle peggiori farse. Dopotutto, fino a ieri versava in uno stato d’ignoranza intonsa, per quel che ne avrebbe potuto sapere infatti, Matthew avrebbe potuto persino essere diventato un fioraio con le mèches e la parlata blesa! E, ad un solo giorno di distanza, tutti quei vaneggiamenti erano il chiaro segno che doveva restare con i piedi per terra. No,  non era ancora pronta accidenti, né sentimentalmente, né psicologicamente!

Ma sua sorella non la pensava allo stesso modo.

“Oh sì che puoi, ché tanto lo sappiamo benissimo che non vedi l’ora! Questa è proprio una situazione da Addio alle armi, che cosa melodrammatica!”

“Piantala Tati, non ho nessuna intenzione di fare la sua ancella. Andrò a trovarlo sì, sicuramente, ma da qui a mettermi di pianta stabile al suo capezzale, ce ne passa.”  Fece sbrigativa, ma senza riuscire a guardare direttamente  in faccia nessuna delle due.

“Sai Sheila.” Proruppe Kelly picchiettando con le unghie laccate di rosso sul bracciolo della poltrona. “Guarda che non ci sarebbe nulla di male. A me questo tuo atteggiamento mi sa tanto di partito preso, non ti vergognerai mica?” Chiese sapendo benissimo che in quel modo l’avrebbe chiusa in un vicolo cieco.

“Ci mancherebbe altro!” Sbottò spontaneamente, talmente tanto, che subito si rese conto di essersi data la zappa sui piedi.

 “Perfetto! Allora vai e costringilo a compiere atti di disperata passione per te, con e senza stampelle!” L’esortò Tati irriverente,  beccandosi una cuscinata.

A dispetto di sé stessa Sheila si sentì molto sollevata, l’avevano fregata, non c’era che dire, però adesso non aveva più scuse. In un certo senso era proprio quel che ci voleva,  visto che era tremendamente orgogliosa e che da sola appariva piuttosto restia a lanciarsi. Costringendola invece, il risultato era garantito. Ad ogni modo cercò comunque di darsi un tono. 

“Spiritosa, parli solo perché non sai di essere l’ultima bambolina di una matrioska di bonazze!” Le riferì scoppiando a ridere, immediatamente seguita a ruota dalle sorelle.

“Sono contenta che alla fine Matthew sia rispuntato fuori“, fece Kelly quando si fu ripresa da quell’attacco estemporaneo d’ilarità, “sembra quasi di essere tornati ai vecchi tempi  e non vi nascondo che avevo nostalgia di quest’atmosfera. Per non menzionare il fatto che il signor Marloss stava letteralmente impazzendo per stare appresso alle tue pretese.”

“Che cosa?! Tu lo sapevi?” Si sbalordì Sheila fissandola con tanto d’occhi e arrossendo visibilmente.

“Ma ti pare? Quando mai sei stata brava a tenere un segreto? Le tue emozioni ti si leggono in faccia sorellina.”  Fu la replica sorniona che ne ricevette, alla quale si aggiunsero subito gli sberleffi di Tati.

“Come si sa che ormai sei più che pronta a travestirti da infermiera e far capire al tuo bello che l’amore platonico è una fase da superare quanto prima!”

“Ora piantatela tutte e due, chiaro?” Proruppe impacciata, irrigidendosi per la vergogna. Ma che diavolo, pareva avessero frugato tra i suoi pensieri più nascosti!

“Povero Matthew, deve essere terrificante chiedersi se sei stata viuuulentemente sua  e non ricordarsene!”

“Time out!” Esclamò Kelly tentando di non scoppiare a ridere dinnanzi all’espressione completamente scandalizzata di Sheila.  “Per stasera penso che sia sufficiente signorine.“

Così fu che l’indomani a metà mattina Sheila si recò in ospedale portando con sé un gran quantitativo di cose appetitose preparate apposta per quell’incontentabile buona forchetta. Nonostante tutto si sentiva allegra ed era impaziente di rivederlo, ma nel momento in cui  stava per entrare nella sua stanza, si bloccò all’improvviso accorgendosi che Alice Asatani era all’interno. Contrariata si arrestò sulla porta in attesa, origliando la loro conversazione.

“Cosicché sarei originario dell’isola di Kyushu?” Le stava chiedendo Matthew sorpreso e la replica mordace della poliziotta non si fece attendere.

“Già, altrimenti come te lo spieghi quell’accento terribile che ti ritrovi?”

“Beh a questo proprio non ci avevo pensato. Sono un isolano allora, un figlio del mare. Spero solo di saper nuotare, altrimenti sai che figura di merda?”

“Non ti preoccupare oh figlio di Nettuno, non sei un campione olimpico, ma non fai neanche tanto schifo come nuotatore.” Replicò sarcastica Alice pensando per un attimo a tutti i bagni involontari che s’era fatto quando prestavano servizio insieme.

“Ha parlato l’esperta, sai come dice la canzone? Nettuno mi può giudicare, nemmeno tu!

“Sì, e la verità ti fa male lo so! Stai guardando troppa tv idiota in questo periodo vecchio mio.”

“E diversamente? Seppure volessi uscire, dovrei ficcami su una sedia a rotelle e pretendere che qualcuno mi porti in giro. Sai che spasso...”  Fece sarcastico.

“Vorrà dire che domani ti porterò qualcosa di nuovo da leggere, magari qualche giallo, ad un piedipiatti come te dovrebbero piacere.”

“Se lo dici tu. Anzi volevo chiederti un'altra cosa. Spesso ho una voglia matta di fare qualcosa, ma precisamente non saprei dirti di che si tratta. Un bisogno di... Non so, come mangiare, ma non si tratta di cibo.” Sbuffò incapace di esprimersi adeguatamente e di farsi capire come avrebbe voluto.  “E’ come se volessi ficcarmi una caramella in bocca, ma non è neppure quello. Insomma, quel che voglio chiederti è: c’era qualcosa che prima facevo spesso e ora no?”

“Probabilmente si tratta di queste. “ Replicò avendo un’intuizione improvvisa e tirando fuori un pacchetto di sigarette. “Sei un fumatore accanito e, anche se per un certo lasso di tempo hai smesso, l’ultima volta che ci siamo visti avevi ripreso alla grande. Te ne svampavi una dietro l’altra.”

“Addirittura? Allora non c’è dubbio, è voglia di fumare. Me ne dai una?”

“Ma non so...”  Fece Alice incerta, mentre lui la guardava con gli occhioni sbarrati come la piccola fiammiferaia.

“Io direi proprio di no!” Esclamò Sheila facendo il suo ingesso e fulminandoli entrambi con un’occhiataccia.

“Buongiorno tesoro mio!“ Esclamò Matthew non celando affatto l’ammirazione con cui la guardava. “Alice, tu già  conosci la mia fidanzata, vero?”  Domandò tutto allegro.

“Oh, oh! “ Replicò Asatani guardando Sheila beffarda. “Altrochè se la conosco. Bene, bene ragazzi, a quanto pare mi sono persa un passaggio!”

“Qualcosa da dire?” Reagì  Sheila molto fredda e, se fosse stato possibile, ancora più ostile.

“Ma figurati, devo ammettere che ci stai dentro alla grande. Complimenti, bel modo di comportarsi, stai dando il meglio di te!”

Prima che Sheila potesse ribattere a quella frecciata sprezzante, Matthew s’intromise abbastanza perplesso.

“Qui c’è un atmosfera che non mi piace affatto, che sta succedendo?”

“Lascia stare, questa è una questione tra me e lei.” Rispose l’investigatrice furente.

“Porca miseria, non mi pare proprio il caso.“ Fece lui disorientato, poi, come se uno spiraglio di comprensione gli fosse balenato alla ragione, chiese all’improvviso: “Dì un po’ Alice, ma non è che io e te  abbiamo... ehm... l’abbiamo fatto?”

“Ma è un chiodo fisso?!” Sbraitò Sheila infuriata dirottando tutta la sua rabbia da lei a lui.

“E ti pare che se pure fosse stato, te l’avrei detto davanti a lei!?” Rispose contemporaneamente Asatani furibonda al pari dell’altra.

Spaventato da quelle reazioni in contemporanea Matthew, se avesse potuto, se la sarebbe squagliata all’istante. Ma visto che non poteva, provò ad arginare il disastro a cui aveva appena dato vita.

“Scusatemi, solo che a quanto vedo alla tv e da come sento parlare la gente qui dentro, questo è un evento cardine nella vita della gente. In definitiva, è il primo motivo plausibile che mi è venuto in mente vedendovi così incazzate.“

“Sentimi bene macho man, togliti certe idee dalla testa, che io non ci penso proprio.” Strepitò Alice scattando in piedi esasperata. “Quanto a te“, aggiunse voltandosi verso l’altra, “stai molto attenta a quello che fai, chiaro?”

Detto questo se ne andò senza neppure salutare.

“Beato chi ci capisce qualcosa.” Borbottò Matthew grattandosi il capo tentennante, poi guardò Sheila e la sua palese collera  lo fece rattrappire sul cuscino. Stava sperimentando una situazione che in precedentemente aveva vissuto spessissimo e, ora come allora, non sapeva come andare avanti.

“ Ehi... “ cominciò un po’ intimorito.

“Silenzio!”  Sheila gli voltava le spalle con ostentazione.

“E dai, non l’ho fatto apposta, che ne potevo sapere?” Provò nuovamente con tono da penitente.

“Tutte scuse, ieri era per non farmi intristire, oggi per cos’altro?“ Inveì girandosi di scatto e puntando l’indice accusatore.

“Mammamia! Perdonami, ho detto la cosa sbagliata al momento sbagliato.” Dichiarò con umiltà sperando che potesse essere sufficiente.

“Sei sempre stato un artista in questo!“ Sheila non aveva nessuna intenzione di mollare l’osso.

“Okay, hai ragione, ma ti ho chiesto scusa.” Fece ragionevole, ma cominciando ad innervosirsi visibilmente.

“E pensi che questo sia abbastanza?” Chiese altera esigendo istantanee genuflessioni e capo cosparso di cenere.

“E che dovrei fare, ammazzarmi?!” Diede in escandescenze incredulo e definitivamente spazientito.

“Sai che c’è di nuovo? Visto che sembri gradire così tanto la compagnia di quella gallina, io me ne vado!”

Et voilà, la frittata era irrevocabilmente fatta, solo che stavolta l’esito non fu quello che Sheila aveva sempre sperimentato.

“Ehi bella adesso stai esagerando! Se vuoi restare, mi fa piacere. Ma se hai intenzione di continuare con questo tono, t’avverto che mi stai rompendo le palle!” Scattò seccato, era la prima volta che aveva a che fare con la smisurata gelosia di Sheila, ma a differenza che nel passato, stavolta le stava rispondendo per le rime.

“Ma bene, di meglio in meglio! Io me ne vado e non azzardarti a seguirmi, chiaro?   imbecille!”  Strepitò lasciando la stanza, più sorpresa dalla presa di posizione, che dal tono e dal linguaggio.

E mentre si allontanava rapida non riusciva a capacitarsi di come la situazione potesse esserle sfuggita di mano in quel modo. Non era andata là col proposito di litigare, eppure avevano aperto e chiuso quella zuffa nel loro modo consueto, poiché, quanto alle discussioni e ai litigi, erano stati dei veri professionisti del settore. Salvo che per il particolare che non era mai stata mandata a quel paese in quel modo diretto e repentino.

Matthew, per parte sua, era rimasto di stucco. Non si aspettava affatto una veemenza simile da un’apparenza tanto femminea, ad ogni modo, non aveva nessuna intenzione di rimanere come un baccalà a prendersi tutte quelle offese senza reagire. Così prese dal comodino le sigarette che Alice aveva dimenticato e ne se le ficcò in una tasca,  avendo cura di mettersene una  sull’orecchio. Dopodichè fece forza sul braccio e la gamba sana e si sollevò sul letto. Fortunatamente gli arti lesionati erano il destro e la sinistra, per cui con l’aiuto di una stampella poteva fare dei piccoli spostamenti. In questo modo, anche se con molta fatica, riuscì ad arrivare fuori al balcone, s’appoggiò alla balaustra e si accese la cicca in attesa che Sheila facesse la sua comparsa davanti allo spiazzo dell’ospedale. Appena la vide la chiamò a gran voce e, quando questa si voltò, facendole fece ciao, ciao con la mano, aspirò un voluttuoso tiro e urlò:

“Come accidenti vuoi che ti segua conciato così, eh?  Cretina!”

Davanti a questo show a Sheila andò definitivamente il sangue agli occhi, rapidamente fece dietrofront e come se avesse avuto il diavolo alle calcagna corse di nuovo su. Uscì fuori al balcone come una furia  e, davanti al sogghigno indolente col quale fui accolta, perse completamente quell’ultimo residuo di tolleranza che ancora albergava in lei. Fu un gesto quasi  obbligato quello di assestargli un sonoro ceffone.  Manrovescio che compromise il già precario equilibrio sul quale l’uomo si sosteneva, e fu solo la prontezza di riflessi della ragazza che gli evitò di finire rovinosamente a gambe all’aria.

“Bene, uno a uno, palla al centro.” Annunciò Matthew muovendo la mascella dolorante. “Mi dispiace, ok? Cercherò di non dire altre scemenze.” Aggiunse a disagio mentre cercava un modo qualsiasi per reggersi a lei, ma contemporaneamente, che gli evitasse di toccarla. Una cosa impossibile, ma con quegli sganassoni che tirava era meglio fare un tentativo!

“Anche a me.“ Rispose l’altra già pentita di avergli mollato quella sventola e all'oscuro di quel che volesse fare Matthew contorcendosi a quel modo. “Mi prometti che d’ora in poi modererai il linguaggio?”

“Lo giuro. Guarda, potessi mettermi la mano sul cuore lo farei.” Rispose solenne e poi si azzittì nel timore di compromettersi un’altra volta.

“Senti ho un’idea.”  Annunciò infine Sheila decidendo di piantarla lì, almeno per il momento, giacché in quel modo non sarebbero arrivati da nessuna parte. “Adesso ti appoggi al muro per un attimo mentre vado dentro a prendere un paio di sedie. Ci sediamo qui fuori, ché un po’ di sole non può farti altro che bene.  E se mi assicuri che te ne starai buono, buono, ti racconto qualcosa  sul tuo passato, in modo da evitare altri exploit come quelli di oggi, intesi?”

“Va bene.“ Replicò sollevato.

Quando Sheila tornò con le sedie, di cui una imbottita destinata giustappunto ai malati, e notò che s’era acceso un’altra sigaretta, lo apostrofò in malo modo.

“Una volta sono riuscita a farti togliere il vizio, lo sai?”

“Sul serio? A suon di mazzate sul capoccione scommetto!” Affermò esplodendo in una fragorosa risata. Poi guardandola interessato diede voce alla curiosità che fin dal giorno prima aveva preso a punzecchiarlo. “Piuttosto, ma io dove diavolo ti ho pescata?”

 

   
 
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