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Autore: Trick    30/03/2013    1 recensioni
«Il mondo non è diviso in brava gente e Mangiamorte».
Raccolta di drabble, flash-fic e one-shot di mediocre pretesa spudoratamente a caso.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Auguri
Ted Tonks, Bellatrix Lestrange
137 parole

Una volta, due volte, tre volte.
Era dannatamente semplice premere il proprio stivale sul suo petto. Gemeva fra i denti e serrava le dita attorno ai fili d'erba dal dolore, ma i suoi occhi erano ancora fissi sul suo volto. Bellatrix odiava il modo in cui quel Sanguesporco la stava guardando.
«Vinco io, alla fine».
La voce di Ted Tonks aveva il sapore della beffa di un bambino.
Un altro calcio. Altri due. Altre tre.
Dalla gola dell'uomo emerse un flebile verso strozzato.
«Tu muori. Tu perdi».
Sul suo viso insanguinato comparve un sorriso debole, tremulo, spavaldo.
«I miei a-auguri di b-buona fortuna alla nobile casata dei Black... possa c-conservare in eterno la sua purezza» sputò sarcastico. «A m-miglia da qui, mia figlia dà alla luce il figlio di un Lupo Mannaro. Io muoio, ma tu perdi».


*
Immagine
Alastor Moody, Ninfadora Tonks
131 parole

Con il trascorrere degli anni Alastor si era reso conto che lei non era fatta che di vento. Era come la brezza di un giorno di maggio, come il rumore delle onde infrante sugli scogli, era fatta un po' com'era fatta l'aria, leggera e cristallina – intoccabile.
Ma alla fine l'aveva toccata fino a perdere il fiato, e per ogni respiro preso si era maledetto mille volte tanto. Era una donna fatta di vento, Tonks, ed era destino che lui dovesse lasciarla volare.
«Che faccia cupa» lo prende in giro con frizzante allegria. La fede nuziale che scintilla al suo dito è un rimpianto su cui Alastor non vuole concentrarsi. «A cosa stai pensando?».
«Questa sera il vento soffia troppo forte. Qualcuno di noi rischia di perdere il controllo della scopa».


*
Tutto è lecito in amore e in guerra
Percy/Fleur
146 parole

Nel silenzio sporco del suo appartamento la candida accusa di Fleur risuona come un terremoto.
«Non verrai a Oguòrts, vero?».
Percy afferra gli occhiali dal comodino con stizza improvvisa, si alza e afferra la camicia del pigiama celeste. Vorrebbe che il bellissimo sguardo di Fleur si spostasse dalla sua schiena nuda – colpevole – che la piantasse di aggredirlo di ferirlo, di fissarlo... ma lei resta lì, nuda e immobile nel suo letto come un angelo di pietra.
«Non hanno bisogno di me».
«Oui, forse. Ma tu hai bisogno di loro».
Si passa le mani fra i capelli rossi e scuote agitato il capo. Gli sta venendo l'emicrania. Poi caccia uno sbuffo che sa di fiele e rancore e sbotta:
«Beh, mi auguro allora che tu sia pronta a spiegare a mio fratello... questo».
Fleur si ritrae come davanti al suono secco di una frusta, ma il suo volto resta impassibile.
«Questa è guerra, non amour».
Lui ridacchia con boria e si appoggia distrattamente al davanzale della finestra. Alla luce della luna, Fleur è l'unica cosa che sembra poter ancora brillare.
«Non ha mai fatto differenza».


*
Alice Longbottom/Rodolphus Lestrange
(one-sided)
128 parole

I suoi riccioli biondi ti ricordavano il grano e le brughiere del nord. Aveva il sorriso dei ruscelli e gli occhi vivi e brillanti di risate e usignoli, e c'era la primavera nel modo in cui danzava a pieni nudi nell'erba del parco di Hogwarts.
Fianco a fianco della ragazza alla quale eri già stato promesso, la guardavi da lontano, di soppiatto, di nascosto... rubavi ognuno dei suoi sorrisi.
Le rubavi l'estate con gli occhi, ed ora che puoi farlo davvero, Rodolphus, fallo e basta.
«Crucio».
Guardala gridare, guardare contorcersi ai tuoi piedi come un agnello con la gola recisa, guarda i suoi occhi straziati, guarda il suo dolore, guarda la nebbia farsi strada nella sua mente... guardala, Rodolphus, e dimmi che non ti fa un male cane.



*
Invenzione
Alastor Moody, Ninfadora Tonks
162 parole

«È pericoloso».
Tonks sbuffa come un'adolescente e alza gli occhi al soffitto. Moody vorrebbe tanto poterla strangolare, afferrarla per la nuca e sbatterle la fronte contro lo spigolo del tavolo della Tana fino a farle entrare un poco di senno in testa. Ma non lo fa. Resta immobile con le braccia incrociate e lo sguardo astioso.
«È geniale. E tu lo sai».
Vorrebbe prenderla a sberle – lei, i suoi capelli rosa e quella dannata fede che brilla al suo anulare.
«Troppi rischi».
«E poche alternative».
Digrigna i denti, ma sa che lei ha ragione. Sa che sono tutti incastrati, circondati, soffocati... a un passo dal cadere nel precipizio, uno dopo l'altro, insieme a ognuna delle buone convinzioni che si portano sulle spalle.
«Sette diversi Potter...» ripete con una smorfia divertita. «Buon Dio, Tonks... è l'idea più stupida che tu abbia mai avuto».
«Funzionerà. Fidati di me».
È davvero un'idea geniale – una di quelle che ti fregano proprio sul più bello.



*
Immagine
Remus Lupin
215 parole

È così magro che potrebbe contare ognuna delle proprie costole, ma non sa dove siano finite. Suppone siano lì, da qualche parte fra il collo e la cintola, ma conserva il timore che possa arrivare un'alba alla quale non tutte le propria ossa fanno ritorno.
L'alba fatale non è quella, tuttavia, e Remus le ossa le ha ancora tutte al loro posto – ne è certo, perché fanno un male infernale, e niente di ciò che non esiste potrebbe fare tanto male.
Scalare una montagna sarebbe più facile che rialzarsi in quel momento. Potrebbe restare semplicemente lì, nella polvere e nel sangue, affogando fra i brandelli della dignità che la luna si tiene stretta al petto a ogni plenilunio.
Eppure si rialza, Remus. Ha tredici anni, le ossa sporgenti, il colorito pallido... e si rialza.
Si rialza ogni volta con il pensiero che lo stanno aspettando accucciati nell'Infermeria, immobili e silenziosi sotto il Mantello dell'Invisibilità. James gli scompiglierà i capelli, Sirius lo prenderà in giro, Peter rovescerà sul suo letto una borsa piena di dolciumi e schifezze già mangiucchiate... e lui tornerà a essere Remus, solo Remus, solo il ragazzino con le ossa sporgenti – e la Bestia rimarrà lontana per altri ventotto giorni.
Se Remus ci credesse di più, potrebbe rialzarsi più in fretta.



   
 
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