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Autore: daemonlord89    31/03/2013    1 recensioni
Quando Jeremy riceve in eredità da suo zio una magnifica villa a Dover non riesce a crederci. Ma il dono è accompagnato da un misterioso messaggio, che lo zio ha voluto far pervenire solamente a lui, in privato. Qual è il significato della scritta sul biglietto di carta?
Un'avventura che porterà nel meraviglioso mondo del mare, per scoprire uno dei più grandi segreti che esso protegge.
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le Cronache degli Abissi'
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Capitolo ottavo
Esplorazione

 

La formazione rocciosa individuata grazie ad Internet non era molto lontana dalla costa e, quando i quattro giunsero vicino ad essa, il sole non era ancora sorto, anche se in lontananza il suo alone luminoso era già visibile.
“Ok, fermiamoci!” annunciò Jeremy, controllando le mappe “Non dobbiamo rischiare troppo, cominciano già a vedersi i primi scogli, non possiamo permetterci di subire danni.”
Il viaggio era andato bene e il krill non aveva creato problemi, come Annika aveva promesso. La donna aveva fatto davvero un ottimo lavoro, con il motore.
Fermarono la barca e gettarono l'ancora.
“Che dice l'ecoscandaglio?” domandò Andreas a Nathan, che stava controllando gli strumenti. La mappa virtuale del fondale mostrava un ammasso di puntini neri, tutti attaccati.
“Mah, c'è krill. Solo maledetto krill. Purtroppo la situazione è confusa e, da qui, non posso dirti nulla. Dovrai immergerti tu.”
“Schön. Allora mi preparo!”
“D'accordo. Allora, signori, come ci dividiamo?”

La domanda nasceva dall'idea che avevano avuto poco prima. Andreas aveva delle tute di riserva e, anche se non calzavano perfettamente, tutti avrebbero potuto utilizzarle. Avevano deciso, dunque, di dividersi in due gruppi da due persone, in modo da controllare sia il fondale che l'isola vera e propria. Andreas sarebbe stato, ovviamente, assegnato all'immersione. Uno degli altri avrebbe dovuto rimanere sulla
Dalia per controllare il monitor, mentre gli altri due si sarebbero avvicinati a nuoto alla costa, per esplorare in cerca di qualche indizio riguardante l'esistenza del flauto.
“Mah, l'isola non è esattamente accessibile, bisognerà faticare e sfruttare abilità fisiche che, forse, voi uomini possedete maggiormente.” propose Annika.
“Ok. Jim, a te va bene?” chiese Nathan.
“Più che bene.”
Si misero la muta. A Jeremy andava stretta, mentre era leggermente larga sulle spalle di Falker. Andreas rise, la sua voce distorta dalla maschera.
“Siete bellissimi!”
“Oh, crepa!”
Risero tutti, mentre finalmente il sole faceva capolino all'orizzonte, riscaldando un po' l'ambiente. Ad un segnale, i tre si gettarono in acqua, chiedendosi che cosa avrebbero trovato.

 

Agli occhi di Jim, il mare era una bolgia infernale. Milioni, miliardi di animaletti non più grandi di un'unghia gli offuscavano la visuale. Solo facendosi strada a bracciate riusciva a vedere dove stava andando. Notando la gamba di Nathan poco più in là, la toccò per chiamarlo. Questi si voltò nella sua direazione, e Jeremy gli fece capire a gesti che avrebbero avuto più fortuna se si fossero tenuti per mano, in modo da non perdersi. Il biologo annuì e procedettero insieme verso l'isola.
Quando emersero, notarono di essere arrivati a destinazione: davanti a loro una striscia di sabbia delimitava il perimetro della terraferma. Si issarono sulle rocce e si tolsero il casco. Jeremy guardò in direzione della barca, per fare segno ad Annika che erano sani e salvi. L'amica rispose con un pollice alzato.
“Ottimo. Wow, Nate, hai visto quanto krill?”
“Assurdo.” Nathan scosse il capo “Non credo di aver mai visto una tale quantità di zooplancton tutta concentrata in un punto. Mi chiedo come farà Andreas a vedere qualcosa.”
“Già, è anche la mia paura. Beh, per ora non possiamo stare a pensarci troppo, non servirebbe a nulla. Ci conviene fare ciò per cui siamo qui.”
“Giusto.”

L'isola era davvero vicina all'impraticabilità. Se Amos non avesse lasciato quell'appunto sul diario chiunque l'avrebbe vista come uno scoglio disabitato e del tutto inservibile. Non cresceva vegetazione e la fauna si limitava a dei piccoli granchi, che zampettavano spaventati ad ogni passo dei due uomini.

Dopo aver camminato per qualche decina di metri, si resero conto che non c'era modo di circumnavigare l'isola senza passare per il centro. Il problema era che il centro era costituito da una corona di rocce aguzze.
“E ora?”
“Mmm. Guarda là.” Nathan indicò un tratto pianeggiante che avrebbero potuto raggiungere facendosi strada agilmente tra gli scogli e saltando per coprire l'ultimo tratto in volo.
“Ok, andiamo.”

Quando arrivarono a toccare il suolo, Jim baciò la terra. Durante il salto era quasi scivolato e si era visto atterrare sulla punta di una roccia. Nathan lo aiutò a mettersi in piedi prendendogli l'avambraccio e aspettarono qualche secondo perché le sue gambe smettessero di tremare. Dopodiché, continuarono lungo la strada; questa girava attorno ad uno scoglio centrale, più grande degli altri. Seguirono il perimetro fino a che non si trovarono al punto di partenza. Avevano girato intorno a tutta l'isola e non avevano trovato niente di strano.
Jeremy cominciava a pensare che suo zio si fosse davvero inventato tutto, quando qualcosa attirò la sua attenzione.
“Nate, vieni.”
Si portarono vicino alla parete dello scoglio centrale.
“Che c'è? Non vedo niente.”
“Aspetta. Vediamo se ho ragione.”
Jim aveva notato una piccola fessura nella roccia, quasi invisibile. Era abbastanza grande per infilarci le dita, perciò lo fece e provò a tirare. Con stupore, notò che una sezione dello scoglio si stava alzando, per rivelare un passaggio nascosto al suo interno.
“Wow!” commentò Falker. La strada che si era aperta era una passerella di legno, che scendeva nelle profondità della roccia, scavata all'interno.
I due si guardarono e annuirono, pronti ad esplorare.

 

Nella caverna, chiaramente artificiale, non c'era un rumore. Il vento sembrava essersi interrotto e anche il suono delle onde si era ridotto a poco più che un'eco lontana.
Scesero con cautela, aiutandosi con un corrimano composto da una corda fatta passare per diversi anelli, fissati alla parete. La passerella scendeva a spirale e terminava in piano, diventando un vero e proprio ponte. Passando su un baratro, infatti, portava ad una piattaforma di pietra sulla quale era costruita una capanna.
“Non ci credo.” Jeremy sgranò gli occhi, poiché davvero faceva fatica a concepire ciò che vedeva.
“Una casa, costruita all'interno dello scoglio?” si domandò Nathan.
“La cosa è sempre più assurda.”

Varcarono la soglia della casa ed entrarono in quella che sembrava essere l'unica stanza che la componeva. Un tavolo occupava il centro, mentre nella zona destra era appoggiato un materasso vecchio e consunto, che fungeva da letto. Alle pareti erano appesi dei quadri che né Jim né Nathan avevano mai visto. Sembravano quasi disegnati dall'abitante della capanna e raffiguravano scene peculiari: uomini-pesce che sembravano vivere sul fondale dell'oceano, in vere e proprie case costruite in pietra.
“Guarda, Jim.” Nathan si era abbassato a raccogliere qualcosa. Quando Jeremy vide cos'era, al suo cuore mancò un battito. Si trattava di una custodia in pelle, lunga e sottile, decorata con simboli strani e apparentemente senza senso. La custodia era stata chiusa da un piccolo lucchetto in bronzo, che però qualcuno aveva divelto. Alla luce di quella rivelazione, entrambi gli uomini notarono che tutta la stanza presentava quelli che ad un primo sguardo sembravano sintomi di disordine, ma che altro non erano che segni di lotta.
“Oh, cielo. Cos'è successo qui?” domandò Jeremy.
“Sembra un'aggressione.”
“Ma da parte di chi? E ai danni di chi?”
“Queste sono due belle domande. E della custodia, che dici? Hai pensato anche tu a ciò che ho pensato io?”
“Sarebbe impossibile non farlo.”

Chiunque fosse entrato in quella casa, l'aveva fatto per un motivo ben preciso, entrambi lo compresero. Cercare il flauto.
E quella custodia vuota era la prova che l'aveva trovato.

   
 
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