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Autore: _Carrotscupcake_    03/04/2013    7 recensioni
Louis Tomlinson è un ragazzo allegro, vitale, simpatico e carino.
La sua vita potrebbe sembrare assolutamente perfetta. Lui è un cantante, la sua brillante carriera con One Direction è solo all'inizio, lavora con i suoi migliori amici, è l'idolo e il ragazzo ideale di così tante fans, ha una bellissima ragazza e vive con il suo migliore amico Harry Styles...
Si, vive con il suo migliore amico Harry Styles...
E' forse questo che blocca il disco di tutta quella perfezione??
Bhè, per adesso diciamo che certamente rende la vita di Louis unica, poi si vedrà...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Louis fu svegliato da un soffio caldo dietro i collo gelato, che gli fece rabbrividire la  pelle, e quando sentì la labbra di suo marito avvicinarsi fino a toccarlo con un bacio i brividi attraversarono tutta la spina dorsale, costringendolo a ritrarsi leggermente, anche se non avrebbe mai voluto, e a rannicchiarsi su se stesso.
Serrò gli occhi, emettendo un flebile lamento e tirò a se il lenzuolo.
Harry ignorò qualsiasi suo tentativo di rimanere aggrappato al suo sonno, continuando a tormentargli il collo con baci fugaci, che non facevano altro che accendere in lui il desiderio di abbandonare al morbido cuscino per averne di più.
Harry aveva sempre saputo che il modo migliore per svegliare Louis era lasciarsi desiderare, ma questa volta lui sembrava più determinato del solito a rimanere con gli occhi chiusi, e questa cosa lo divertiva, perché gli stava ponendo una sfida, e sapeva benissimo che non sarebbe stato difficile metterlo ai suoi piedi.
Si alzò leggermente strisciò il suo naso sulla morbida guancia dell’altro, arrivo a sfiorarne il lobo e poi sussurrò al suo orecchio, con voce strisciante. << Amooooore, devi alzarti adesso.. >>
Louis si morse le labbra e serrò ancora di più gli occhi fino quasi a farsi male, non poteva sempre vincere lui, questa mattina voleva dormire, e avrebbe resistito, almeno per un altro po’.
Vedendo che non si muoveva, Harry corrugò la fronte indispettito e si stese affianco a lui, sotto alle spesse coperte, grazie al cielo aveva ancora tutti i vestiti addosso altrimenti sarebbe stata sicuramente la fine per i bei sogni di Louis.
Comunque non fu per niente facile resistere quando sentì Harry intrecciare le gambe alle sue, spingerlo verso di se, e muoversi leggermente facendo strisciare il corpo contro il suo, in modo che le magliette si alzassero entrambe quanto bastava per far sì che le loro pelli si toccassero.
Louis si sentì il cervello scoppiare, proprio come gli succedeva fin dalla prima volta, e il desiderio scorrere amaro nelle vene, ma non voleva dargliela vinta, strinse i pugni, infilandosi le unghie dentro la carne, dimenticandosi che ogni volta il dolore lo faceva eccitare ancora di più.
Ci volle una forza di volontà che neanche conosceva di avere per staccarsi da lui, ma quando ci riuscì, Louis socchiuse gli occhi, e increspò le labbra in uno sorriso selvaggio e sprezzante, che sperava avrebbe mandato Harry su tutte le furie, gli piaceva quando era nervoso per colpa sua, quando cercava in ogni modo di controllarlo, cosa che non sapeva di riuscire a fare perfettamente senza nemmeno il bisogno di provarci, e quando temeva irrazionalmente di perderlo, adorava tutte le attenzioni che aveva da lui in continuazione, ed Harry lo sapeva benissimo, sapeva che ne aveva bisogno, perché lui sì che era davvero geloso, e non si era mai sentito di essere all’altezza di quell’essere perfetto che aveva al suo fianco.
<< Niente da fare Hazza.. >>
<< D’accordo, allora mi costringi ad usare le maniere forti. >>
Harry si alzò a sedere, e Louis rimase lì ad aspettare che sfoderasse la sua arma vincente, ma lui non fece niente per un po’.
<< Daaaarcy >> chiamò infine. << Perché non sali a fare gli auguri a papà? >>
“Oh cazzo, fine del sonno.”
<< Hai vinto stronzo. >> sibilò Louis tra i denti stretti, mettendosi a sedere. << Non ti vergogni di usare nostra figlia? >>
<< Buon compleanno, amore. >>
Louis non rispose, ma sospirò godendosi quell’ultimo momento di silenzio prima dell’arrivo del suo uragano personalizzato, che era il più distruttivo della Gran Bretagna, anzi di tutto il mondo, dato che non è che poi ci siano uragani in Gran Bretagna, se non conti un mucchio di bambini troppo rumorosi.
Il suo uragano si chiamava Darcy, e aveva la pelle tanto bianca è luminosa da ricordare la superfice lunare, puntellata di lentiggini color cappuccino, i capelli ricci e rossi come nessun’altra bambina al mondo li aveva, non erano rossi come le carote, ma di più rossi come il fuoco e sembrava si muovessero continuamente come scossi da un vento inesistente, i suoi occhi, che erano enormi e azzurri, somigliavano in maniera impressionante a quelli di Louis, tanto che a volte lui faticava a credere che tra loro non ci fosse nessuna parentela di sangue.
Anche la voce, purtroppo per i suoi poveri genitori, sapeva essere altrettanto acuta e assillante come quella del padre, e quando voleva urlare faceva tremare ogni singola stanza della loro casa.
<< Auguri papààààà! >>
Ecco. Come per esempio in quel momento.
Darcy stava ancora salendo le scale, ma i due sentirono la sua voce come se fosse già dentro la loro testa. Harry si tappò le orecchie immediatamente, provocando il sorriso di Louis.
Si ricordava bene come l’aveva sempre fatto quando lui gli urlava nelle orecchie, sospettava che gli dessero fastidio i rumori forti, ma che non l’avesse mai confessato, perché con uno come Louis affianco tutta la tua vita è un rumore forte.
E proprio mentre pensava ai rumori forti, Darcy entrò nella camera, fiondandosi con tutta la sua forza sul letto matrimoniale, infilandosi in mezzo ai suoi genitori, e facendo ballonzolare tutto il letto come se fossero su una nave in mezzo alla tempesta.
Louis la attirò a se e le scompigliò i ricci che, proprio come succedeva con quelli di Harry, ritornarono subito a posto.
<< Auguri papà! >> ripeté la piccola, sta volta senza urlare troppo.
<< Papà si sta facendo vecchio.. >> sospirò Louis.
<< Macché, tu sarai sempre più piccolo di me, ricordi? >> replicò lei.
Già, era così che gli aveva detto una volta Harry, aveva detto che doveva costantemente prendersi cura di due bambini, e che sicuramente tra i due la più grande era Darcy, ma non l’aveva fatto suonare come un rimprovero, ma come una cosa di cui fosse grato, e Louis in quel momento ebbe la sensazione di avere un ruolo nella vita di Harry, ebbe la percezione che l’avesse sempre amato per essere il suo costante sorriso, e giurò che non avrebbe mai permesso che Harry smettesse di sorridere, perché non avrebbe sopportato di perdere questa piccola cosa di lui, meravigliosa come tutte le altre, che in qualche modo gli apparteneva.
<< Io e Darcy ti abbiamo preparato la colazione! >> Harry sorrise, prendendo un vassoio poggiato sul comodino, che fino a quel momento Louis non aveva notato.
<< Davvero? >> Louis sbirciò nel vassoio, era pieno di tutte le cose che preferiva, soprattutto di quelle buone ciambelle che Harry gli aveva preparato per la prima volta tanto tempo fa, ancora prima che tutto il mondo sapesse la verità su di loro, prima di perdere i loro manager e di dover ricominciare tutto d’accapo.
Se l’erano cavata piuttosto bene, a pensarci, loro cinque assieme, avevano iniziato a scrivere addirittura le loro canzoni, non avevano avuto più manager da allora, fare da soli era stato durissimo all’inizio, ma Liam aveva preso in mano la situazione e come sempre aveva tirato tutti fuori dai casini.
Molte fan erano andate via, ma se ne erano aggiunti altri, e soprattutto c’erano ancora molte di quelle che erano fan già da prima del coming out, ed erano rimaste, perché in effetti l’avevano sempre saputo, oppure non era mai contato più di tanto.
Quando i One Direction dicevano di avere le fan migliori del mondo, lo avevano sempre detto e lo pensavano sul serio, era a loro che si riferivano.
<< Davverissimo, ma ho fatto tutto io, papà ha solo aiutato. >>
Louis sorrise, e quando si rivolse ad Harry notò che lo stava guardando, e stava sorridendo anche lui, quindi capì che tutta quella bontà che aveva davanti era opera delle mani perfette di suo marito, ma che non avrebbe mai dovuto accennare nemmeno per sogno a sua figlia di averlo sospettato, altrimenti lui l’avrebbe ucciso, secondo lui Harry la coccolava troppo, ed era strano perché tra i due era proprio Harry il genitore severo.
<< Brava la mia signorina! Allora assaggiamo.. >>
Prese in mano una ciambella e iniziò a trangugiarla con gusto, con il tempo Harry aveva deciso di dedicarsi sempre di più a questo suo talento, aveva smesso di improvvisare e adesso conosceva tantissime ricette, tutte conservate nella sua testa, ed era diventato talmente bravo che sembrava impossibile che fosse lo stesso Harry che non potevi lasciare a cucinare neanche una pizza precotta senza il rischio di bruciare la casa, e comunque questa era un’altra cosa che Darcy non poteva sapere.
Louis sapeva che Harry era stato molto attento ad essere sempre la mammina perfetta con lei, era ossessionato dall’idea che non avrebbero mai dovuto adottarla e che non avere una figura materna le avrebbe fatto male, perché era una bambina e aveva bisogno di un modello da seguire, e quindi si era addirittura comprato un grembiulino rosa.
Louis pensava che fosse una stupidaggine, pensava che la piccola stesse crescendo benissimo, anche perché non avrebbe potuto pensare altrimenti siccome stravedeva per lei. Gliel’aveva detto una volta, quando si era reso conto che Harry stava cercando di reprimere tutto ciò che c’era di maschile in lui fino ad entrare in paranoia, gli aveva giurato che Darcy sarebbe stata felice comunque perché aveva due genitori che l’amavano e si amavano, e che tutto quello di cui ha bisogno un bambino per essere felice è l’amore, e che ormai le etichette di madre e di padre non esistono più, e lui non ci aveva mai creduto, e che non è detto che siano gli uomini ad andare a lavorare e le donne a casa con il grembiulino rosa, almeno non nel ventunesimo secolo.
Harry alla fine si era convinto ed era uscito da quella paranoia, ma aveva conservato il grembiulino, e Louis ne era stato segretamente felice, perché adorava vederlo camminare per casa tutto rosa accesso, con quell’odore di buona cucina addosso e una mollettina che gli teneva il ciuffo per permettergli di cucinare. Quando lo faceva, a Louis veniva prima una gran voglia di ridere, e poi di togliergli tutte quelle ridicole cose di dosso e fare l’amore con lui sul marmo del lavabo, ed era successo una volta, per fortuna Darcy era a giocare da Taylor.
Dopo aver finito la terza ciambella decise di lasciarne una per Harry e Darcy e passare avanti, c’era davvero di tutto lì dentro, dai dolci di cannella al cheesecake, dalle uova con il bacon alle salsicce in agrodolce, c’era persino il porridge!
<< Ma…Ma quanto ci avete messo? >> chiese Louis.
<< Non molto. >> Harry fece le spallucce.
<< Non è vero, mente, mi ha tirato fuori dal letto prestissimo! >> precisò Darcy.
<< Piccola, non si dice mai quanto è costato fare un regalo, se è un regalo è un regalo. >> la rimproverò Harry.
<< Ma mi hai detto che non devo dire bugie! >> si lagnò lei, facendo volare un ciuffo di capelli rossi con uno sbuffo, e facendo quindi sciogliere entrambi i genitori in un sorriso da ebeti: era così bella, e in un certo senso era la loro creatura, la stavano educando al meglio che potevano, ed era emozionante pensare che qualsiasi cosa sarebbe stata in futuro almeno una piccola parte di merito sarebbe stato loro.
<< Questa è un’eccezione amore. >>
Harry le sistemò i capelli dietro alle orecchie, ma lei lo allontanò subito, e li liberò per lasciarli come sempre liberi di ondeggiare.
<< Comunque sia è tutto perfetto, grazie. >> commentò Louis.
<< Non devi ringraziare, ma devi fare presto a mangiare, perché abbiamo una sorpresa per te. >>
<< Oh, ditemi che per la sorpresa non dovrò alzarmi dal letto. >>
<< Si che dovrai, e anche prepararti per uscire di casa. >>
Alle parole di Harry l’altro emise un leggero lamento e si buttò di nuovo sotto le coperte, cosa che fece ridere Darcy, che si infilò anche lei sotto al letto trascinando il padre con lui.
Amavano fare questa cosa tutti e tre, era un gioco che aveva inventato Louis, fingevano di trovarsi intrappolati nel profondo del mare e di dover cercare in tutti i modi di risalire, uno alla volta dovevano impersonare uno squalo che li teneva sotto, e Louis aveva pensato che il momento preferito di Darcy mentre giocavano fosse quando toccava a lei.
Cercavano di spiegarle che doveva evitare, ma continuava a prendere a morsi e a pugni i genitori e a volte gli faceva anche male, e pareva si divertisse parecchio, tanto che i due avevano temuto che fosse così violenta anche quando giocava con i suoi compagni, ma a sentire le sue mastre d’asilo era un angioletto, e nemmeno Taylor si era mai lamentato di averla intorno, anche se forse era solo perché lui era un maschio e aveva dodici anni, e a quest’età i maschi sono violenti.
Comunque qualche pugno e un po’ di solletico dopo uscirono tutti e tre indenni dalle coperte e fu il momento di andarsi a preparare anche per Louis, mentre gli altri che erano già perfettamente pronti per uscire scersero di sotto per giocare.
Per prima cosa Louis, dopo essere riuscito ad alzarsi dal letto e dopo essersi dovutamente stiracchiato si mise in piedi barcollando faticosamente, e infine raggiunse la doccia.
Mise l’acqua più fredda che poteva, strano dal momento che era una mattinata di dicembre anche più fredda del solito, poiché il giorno prima, come non succedeva spesso vicino Londra, aveva nevicato.
Lui però aveva bisogno solo di svegliarsi per un momento, poi gradualmente alzò la temperatura, e alla fine ci mise un po’ più del tempo previsto, e quando uscì dal bagno Harry era seduto sul loro letto, ad aspettarlo pazientemente.
<< Non stare con i vestiti sul letto.. >> si lamentò Louis.
<< Ma se ci siamo stati sia io che Darcy poco fa! >> ribatté Harry rivolgendogli un mezzo sorriso.
<< Ma ero troppo intontito dal sonno e dalle vostre coccole per accorgermene. >>
<< Beh, se è necessario a farmi rimanere sul letto sono pronto a tutte le coccole del mondo. >> gattonò fino all’estremità del letto e lo prese per entrambe le mani, per portarlo verso di lui, poi si mise in piedi sulle ginocchia.
Louis si era lasciato spingere verso di lui fino a trovarsi attaccato al letto, e adesso lo aveva di fronte, per una volta le loro teste erano alla stessa altezza, così strisciò il naso contro il suo guardando diritto nei brillanti occhi verdi, senza chiudere mai i suoi fino a quando Harry non congiunse le loro labbra, premendo con delicatezza contro la sua bocca.
Louis si godette quel secondo di innocenza, e lasciò per un momento le labbra serrate intrecciando le sue mani a quelle di Harry come fossero solo due bambini intenti a scoprirsi l’un l’altro, poi schiuse le labbra, lasciando finalmente spazio alla lingua di Harry e permettendo alla bocca di accogliere il suo sapore.
Lo baciò lentamente ed approfonditamente, tenendo ancora le mani nelle sue, e come al solito il pavimento sotto ai suoi piedi scomparve, e l’aria si fece ovattata e rovente, i rumori tutti attorno sparirono, anche se non poteva vederlo sapeva che le guance di Harry stavano diventando rosse, sempre più rosse ogni volta che il bacio diventava più intenso e veloce, sempre più rosse ogni volta che faceva pressione con il corpo contro il suo, ancora più rosse quando cominciò a mordergli le labbra e staccò le mani dalle sue e le lasciò scivolare sulla sua maglietta, o quando alzandola leggermente accarezzò la sua pelle piacevolmente calda è sudata, percorrendo le linee precise dei suoi addominali, e poi più giù fino all’ombelico perfettamente tondo e poi ancora di più, fino a sentire la cintura gelata.
Mentre ancora lo baciava, mentre ancora immaginava il rossore delle sue guance, Louis superò anche la cintura, muovendosi lentamente su di lui, facendolo gemere sommessamente, il suono della sua voce era così meraviglioso, come il suo profumo e il calore che emanava il suo corpo che fremeva per l’eccitazione.
E poi Louis, molto più velocemente di quanto avrebbe voluto, ritirò la bocca, tenendo ancora gli occhi chiusi, poi allontanò i loro corpi, e gli occhi erano ancora chiusi, infine allontanò le mani, e fu in quel momento che aprì gli occhi.
Sapeva già cosa avrebbe avuto davanti, ma come sempre quella visione superò ogni sua immaginazione.
I suoi occhi lucidi brillavano di un verde inumano, anche più chiaro del solito, incorniciati da folte ciglia nere scurissime e umide, profondi, infiniti, che si specchiavano nei suoi, rendendo infinito anche Louis.
I capelli ricci gli scendevano indisciplinati sul viso, eppure avevano un ordine tutto loro, capaci in qualche modo innaturale di esaltare le parti più belle del suo volto, dandone forma, movimento, vita, e così anche Louis si sentiva vivo.
Le labbra erano rosse come il fuoco, appiccicose e umide, quasi tremanti, Louis riusciva a vedere il segno del suo bacio che continuava a rifiorire eternamente su di esse.
E poi c’erano quelle guance, più rosse di quanto Louis avesse immaginato, così meravigliose da fare paura, tonde e morbide persino alla vista, rendevano Harry simile ad un bambino, sarebbe sempre stato così perfetto, come se il tempo per lui si fosse fermato, e la sua bellezza non avrebbe mai avuto una fine, la sua bellezza non sarebbe mai invecchiata.
<< Dio quanto sei bello. >> sussurrò Louis.
Harry sorrise, rendendosi ancora più bello, sembrava incapace di staccare gli occhi dall’altro.
<< Louis ti amo, è incredibile ti amo di più ogni giorno che passa, ti amo in maniera travolgente e logorante, non mi sembra mai abbastanza, ho bisogno di guardarti e di averti al mio fianco per sempre, la mia vita ruota attorno a te, e lo ha sempre fatto da quando ti ho incontrato, sei la persona più incredibile che abbia mai conosciuto, cavolo ti amo, ti amo da impazzire, lo sai? >>
<< Ti amo anche io. >> Louis rispose.
E poi stettero così per qualche momento in silenzio, con i sorrisi stampati sulle labbra, e l’azzurro degli occhi di Louis non faceva altro che perdersi nel verde di quelli di Harry, e così accadeva per Harry stesso che guardava Louis.
Quest’ultimo poi, emise un lungo e rumoroso respiro, prima di riuscire a distogliere finalmente lo sguardo e avvicinarsi all’armadio.
<< Ma Darcy? >> chiese distrattamente Louis, mentre frugava qualcosa da mettersi, non era preoccupato per la figlia, perché sapeva che Harry non l’avrebbe mai abbandonata a sola a gironzolare per casa.
<< L’ho lasciata giù a dormire davanti ai cartoni animati, se si sveglia la sentirò dalla radio. >>
<< Oddio Harry, Darcy ha cinque anni ormai, non ti sembra il caso di gettare questi aggeggi infernali? >>
<< Mi sento più sicuro se so sempre cosa sta facendo.. >>
<< D’accordo.. >>  disse dal momento che non aveva alcuna intenzione di continuare la discussione, e si limitò, indeciso come al solito, a prendere una maglia a caso e poi a fissarla non del tutto convinto.
<< Non stiamo andando in un posto elegante vero? >> chiese dopo un po’.
<< No, ma.. Mettiti quella maglietta nera che mi piace tanto, e sopra ti serve un maglione pesante perché nevica. >> rispose Harry.
<< Nevica ancora? >> Louis si diede alla ricerca, nel suo armadio disordinatissimo di quella maglietta che gli aveva suggerito Harry e di un maglione abbastanza pesante.
<< Ah, ah… >> annuì Harry mentre si alzava verso il suo armadio, senza tutte le incertezze di Louis arrivò diritto al punto prese uno dei suoi maglioni e si avvicinò verso Louis. << Se non trovi niente puoi mettere il mio. >> poi guardò anche lui nell’armadio del più grande, e individuò subito la maglietta in mezzo a tutte le altre. << Ed ecco la maglietta, che cercavi. >> la prese e gliela porse assieme al suo maglione.
<< Oh grazie. >> Louis gli regalò un veloce bacio a stampo e poi infilò tutto quello che gli aveva dato senza nemmeno guardarlo, intanto Harry tornò sul letto.
<< Ha chiamato mia madre oggi.. >>
<< Mmm..? >> Louis non disse niente, ma gli fece capire che stava ascoltando.
<< Voleva solo che avvertissi Jay che sta sera i dolci li portano loro, non deve preoccuparsi.. >>
<< Sai com’è mamma, lei cucinerà comunque tutto, e dato che tu fai il primo e Anne il dolce, finirà che avremo due primi e due dolci, non che mi dispiaccia in effetti… >>
<< Quello che avanza possiamo portarlo domani da mia madre. >>
<< Tanto non avanzerà niente… >> in effetti dicevano sempre così quando si trattava di mangiare nei giorni di festa, era sempre tutto troppo, e tutti si rifiutavano di credere che avrebbero mangiato così tanto, così si facevano grandi progetti per tutto quello che si sarebbe portato a casa e secondo loro sarebbe bastato per farli mangiare per tre mesi, ma poi non avanzava mai neanche una briciola di pane.
<< Quest’anno ci saranno anche Gemma, Jason e Hope.. >>
<< Ma che bello! Ti prego.. Dimmi che ci saranno anche loro il 26 da tuo padre, ti prego! >> ma Louis sapeva già quale sarebbe stata la risposta.
<< Lo sai che Santo Stefano per papà è la festa che dedica a noi.. >> si lagnò.
<< Eh, grazie tante! >> sorrise sprezzante Louis.
<< Avanti non dire così, è mio padre.. E’ stato difficile per lui accettare il nostro matrimonio e la bambina, dobbiamo avere pazienza con lui, dopo tutto lo vediamo praticamente solo una volta all’anno.. >> disse Harry in tono conciliante.
<< Dici così perché non è te o la piccola che odia, ma me.. >>
<< Lui non ti odia. >>
<< Andiamo Harry, poi dici a tua figlia che non deve dire bugie! >>
<< Nostra figlia Louis! E comunque lui ha capito che per accettare suo figlio deve accettare anche te, quindi anche se ti odia un giorno con lui non ti ucciderà, per favore.. >>
<< D’accordo Harry, ma solo perché ti amo tantissimo e lui è tuo padre. >>
<< Grazie, ti amo anche io. Pronto a scendere? >> tagliò corto Harry prima che cambiasse idea.
Louis annuì, tirandosi su in fretta e furia la zip dei pantaloni.
Scesero le scale due gradini alla volta, e il festeggiato con tutta questa frenesia stava diventando sempre più curioso di sapere quale fosse la sua sorpresa.
Harry si mise un giubbotto pesante, e incappucciò bene Darcy, con i paraorecchie, una sciarpa, i guantini e il suo giubbotto viola, il più pesante che aveva, tanto che a stento si vedeva la sua faccia.
La piccola incominciò subito a lagnarsi, non piangeva, ma si lamentava in maniera rumorosa per attirare l’attenzione dei genitori, e Louis non poteva biasimarla perché con tutte quelle cose addosso stava soffocando.
<< Peste, devi coprirti per bene fuori nevica. >> l’apostrofò Harry con un tono dolcemente severo, secondo Louis solo lui era capace di fare una voce del genere, come era possibile che riuscisse a sembrare nella stessa frase terribilmente innervosito e terribilmente affettuoso?
<< Noo, papà, noo.. >> continuò a lagnarsi lei totalmente incurante.
Louis si avvicinò posandosi l’indice sulla bocca per zittirla, e lei capì cosa voleva fare e stette subito zitta e gli rivolse un sorriso furbo, uno di quelli che lo facevano impazzire e che gli ricordavano quando la figlia gli assomigliasse e quanto stesse prendendo da lui tutte le cose che lo rendevano speciale agli occhi di Harry.
<< Harry, perché non vai a prendermi il giubbotto più pesante, si congela.. >> disse lui.
<< Perché non ci vai tu? >>
<< E’ il mio compleanno, edddddai.. >> gli fece gli occhi dolci, tra di loro questa tecnica era infallibile, perché entrambi sapevano bene che non potevano resistere, e che avrebbero fatto qualsiasi cosa per l’altro, dal salire un paio di scale anche se si scocciavano, al dare la propria vita.
<< D’accordo, solo perché è il tuo compleanno. >>
Louis aspettò di sentire i passi del riccio salire le scale, e poi si avvicinò a Darcy con aria sospetta.
<< Facciamo così, mi prendo la sciarpa senza dirlo a papà e tu ti tieni i paraorecchie e i guanti senza fare storie, affare fatto? >>
La piccola annuì, facendo volare i boccoli rossi tanto da sembrare una fiamma che nasce sulla neve della sua bella pelle bianca e che brucia tutto ciò che intorno senza che però si consumi, persino i paraorecchie azzurrini sembravano come l’acqua in mezzo a un fuoco troppo forte per essere spento.
<< Facciamo presto, prima che arriva. >>
La piccola non se lo fece ripetere due volte, e si sfilò velocemente la sciarpa di lana e la lanciò al padre senza dire una parola, ma con gli occhi ancora brillanti di quell’acuta furbizia, e della soddisfazione di aver eluso il tentativo di soffocamento, e di essere riuscita a scappare ad un ordine del padre.
<< Signorina, non crogiolarti troppo, è l’ultima volta che ti copro, non devi mai disubbidire a tuo padre. >>
<< Cosa vuol dire “crosolatri”? >> aggrottò le sopracciglia, che erano almeno tanto rosse quanto i suoi capelli.
Louis stava per rispondere quando sentì Harry da dietro che gli sfilava in giubbino per sostituirlo con quello più pesante, pensò che grazie a questa sua marachella per sua figlia sarebbe morto di caldo, ma per lei questo ed altro, sorrise tra se e se.
Ma poi sentì Harry attirarlo ancora di più verso di se e coprirsi gli occhi con una benda.
<< C-Cosa stai facendo? >>
L’unica volta che gli aveva coperto gli occhi con una benda era stato quando gli aveva chiesto di sposarlo.
Louis non si sarebbe mai dimenticato quel giorno, sette anni prima, quando al ritorno dalla spesa si era trovato il riccio davanti, sorridente come non mai, che gli disse che aveva una sorpresa per lui, ma che doveva bendarlo.
E lui fu molto felice di lasciarsi bendare, e disse che era nelle sue mani e che poteva fare di lui quello che voleva, ma lui non fece niente tranne che prenderlo per mano, e spiegargli che c’era un regalo per lui in ogni stanza della casa, e che lui avrebbe dovuto trovarlo senza mai togliersi la benda, ma ogni volta che lo avrebbe trovato avrebbe potuto sfilare a Harry un indumento a sua scelta.
Louis era scoppiato a ridere e aveva pensato che quella fosse una follia, ma in effetti sembrava tutto così eccitante che non poté resistere dall’iniziare a giocare, anche se non sapeva cosa si sarebbe aspettato alla fine.
Per prima cosa entrarono in cucina, Louis toccò alla cieca ogni parte della stanza fino a che, proprio al centro del tavolo non trovò una torta, per farlo però infilò completamente le mani nella panna, e allora gli venne un attacco incredibile di ridarella cercò il viso di Harry e gli passò le mani tra i capelli riempiendolo di panna, ma improvvisamente lui lo zittì con un bacio, e poi posandogli tra le labbra un pezzo di torta, ne ricordava benissimo il sapore con il pandispagna al cioccolato la crema di cioccolato fondente e le fragole, e poi un altro bacio e altra torta, e ancora una volta un bacio finché la torta non era finita e le sue labbra erano quasi consumate dai baci.
Allora Louis aveva deciso di sfilargli il cardigan e l’aveva fatto con calma, nonostante sentisse la pressante agitazione dell’altro incalzare sempre di più, sbottonando un bottone dopo l’altro per godersi quel momento che era un misto tra uno dei più folli e uno dei più divertenti della sua vita.
Poi c’era stato il salotto dove aveva trovato un orologio sotto i cuscini del divano, e Harry gli aveva sussurrato all’orecchio che dietro c’era un incisione con dei numeri “08-02-09” e Louis si ricordava benissimo che quella era la data della prima volta in cui si erano trovati nello stesso posto, anche senza saperlo, al concerto dei The Script e si ricordava anche quanto questa cosa avesse sempre emozionato Harry, che diceva che incontrarlo era scritto nel suo destino, e lo diceva da molto tempo prima di quando Louis aveva accettato che tra loro ci fosse molto di più di una semplice amicizia, perché Harry era sempre stato incredibilmente fiero di amarlo.
E’ così quella situazione diventò oltre che incredibilmente eccitante, anche incredibilmente romantica, come erano sempre tutte le cose quando si trattava del suo piccolo Harry, che restava sempre oltre che il suo amante, il suo migliore amico, Louis si lasciò sfuggire qualche lacrima, che però per fortuna fu catturata dalla benda stretta sui suoi occhi, poi cercò Harry seduto sul divano e appoggiò la testa contro il suo petto, per sentire il suo cuore battere, e quanto l’aveva amato in quell’istante non si può nemmeno raccontare, sincronizzò i suoi respiri con quelli dell’amante e poi infilò la testa nell’incavo del suo collo per baciarlo.
Rimase lì per un po’ ed Harry lo lasciò fare, finché non si abbassò percorrendo tutto il suo corpo con le mani, per sfilargli i pantaloni.
Poi fu il turno del bagno, dove per cercare Louis si infilò persino nella doccia e per sbaglio aprì l’acqua bagnandosi completamente, ma non se ne curò molto e continuò la ricerca, scoprì che accanto ai loro accappatoi ce ne era uno nuovo.
Harry gli spiegò che l’accappatoio nuovo non era per lui, ma l’aveva comprato per se stesso, gli spiegò che voleva regalargli il suo, perché aveva sempre detto che odiava farsi la doccia la mattina dopo aver dormito con lui perché amava avere addosso il suo odore, e così aveva pensato che regalandogli il suo accappatoio sarebbe bastato indossarlo dopo la doccia per sentirlo di nuovo.
Dopo questo Louis prese Harry per la maglia e lo buttò sotto la doccia, aprì di nuovo l’acqua che questa volta bagnò entrambi, e lo baciò sotto il getto gelato, poi gli tolse la maglia e si lasciò condurre in camera da letto.
Fu lì che sul comodino trovò un piccolo scatolino, ma non aveva la più pallida idea di cosa si trattasse e Harry gli chiese di non aprirlo, finché non gli avrebbe tolto la benda, gli permise comunque di togliergli l’ultimo indumento e Louis lo lasciò completamente nudo, poi si sentì trascinato tra le lenzuola e sentì le mani di Harry attraversargli la schiena e tutto il corpo, spogliandolo di tutto quello che aveva, così rispose al suo tocco, con foga e passione, ed era strano perché non vedeva niente, ma questo non gli impedì di schiacciarlo tra il suo corpo e il letto e di rintracciare la sua bocca per strappargli un bacio, e poi un altro, e poi altri cento e altri mille, questo non gli impedì di fare l’amore con lui, guidato dalle sue braccia che lo stringevano e dall’istinto del suo corpo che si legava a quello di Harry, e fecero l’amore per tutta la notte, finché la mattina Harry gli tolse la benda.
Louis non pensò a per niente alla scatolina appena poté vedere di nuovo, pensò solo ad Harry e a quanto gli era mancato guardarlo, anche se non essendo distolto dalla sua bellezza aveva notato tante piccole cose quella sera, come il suo profumo, l’intensità del suo respiro affannoso, la sua pelle al tatto, i suoi capelli morbidi, il suono dei suoi movimenti o il fresco delle lenzuola.
Quando finalmente lo ebbe guardato abbastanza gli sfilò la scatolina dalle mani: c’erano due fedi.
<< Harry… >> non riuscì a dire altro.
<< Louis, ascoltami per favore.. Sto pensando a quello che devo dirti da giorni, perché ci provo sempre ad esprimere a parole quanto ti amo, ma è impossibile, lo sai… Alla fine ho organizzato la sorpresa di ieri per rendere tutto speciale, anche se adesso non dirò le cose giuste, e ho deciso di improvvisare quindi.. Qualsiasi cosa dirò tu lasciami parlare e ascolta.
Louis, ogni giorno della mia vita da quando ti ho conosciuto mi sento fortunato ad averti accanto, e vorrei che andasse avanti così per sempre, perché ti amo.
E non ti amo solo per tutte quelle grandi cose che qualsiasi persona sana di mente amerebbe di te, per come affronti la vita trovando sempre il motivo giusto per essere felice, o per i tuoi immensi occhi azzurri, o perché la tua voce è talmente dolce che sembra quella di un angelo, per il modo in cui ti relazioni alle persone e non potresti mai risultare antipatico a nessuno, e loro ti rispettano e sai come far fare loro quello che vuoi tu, e non ti vergogni di essere sempre al centro dell’attenzione.
Questi motivi, sono solo i motivi per cui ti ho sempre ammirato, quelli per cui ho deciso che se avessi dovuto scegliere di assomigliare a qualsiasi persona nella terra  saresti stata tu, quelli per cui per me sei sempre stato come fratello maggiore, un modello da seguire, il mio faro.
Ma i motivi per cui ti amo vanno ben oltre questi, si trovano nelle piccole cose, quelle che solo io e te conosciamo, anche se sono imperfezioni, anche se hai paura di mostrarle al mondo.
Amo che quando ti svegli al mattino prima ancora di realizzare dove ti trovi regali al mondo un tuo sorriso, amo il fatto che continui a canticchiare sotto la doccia nonostante cantare sia ormai il tuo mestiere, amo come sei sempre attento a quello che indossi e anche quando scegli delle cose a caso dall’armadio perché ti metto fretta sono sempre abbinate tra loro.
Amo il modo in cui impugni la tazza di tè con tutte e due le mani perché ne possa percepire completamente il calore, amo come ogni volta che sei distratto le tue mani in un modo o nell’altro finiscono sui miei capelli, e il modo in cui ogni volta che andiamo a casa di mia madre le suggerisci di cambiare qualcosa nell’arredamento, e lei è sempre d’accordo.
Amo quando strilli troppo perché sei nervoso, e quando ti guardi allo specchio per ore per cercare tutte le cose che non vanno e sei così insicuro che muoio dalla voglia di riempirti di complimenti e non sarebbe difficile perché sei bellissimo, ma ogni volta che lo dico non ci credi.
Amo il modo in cui mi hai fatto innamorare di te, scherzando e provandoci con me, anche se involontariamente, standomi sempre azzeccato, e rendendomi la tua presenza indispensabile, toccandomi anche quando non era necessario, e guardandomi senza battere ciglio per secondi interi, che per me erano interminabili, perché tutto si bloccava, e avevo timore di fare e dire qualsiasi cosa che potesse farti distogliere lo sguardo, perché in quel momento tutto il mio mondo era rivolto verso di me, e mi stava notando, e io mi sentivo come una ragazzina alle prime armi, e mi succede sempre anche adesso.
Amo il modo in cui mangi quello che preparo, sporcandoti completamente e avendo l’abilità di diventare l’essere meno attraente di tutto il pianeta, e amo quando ti perdi a guardarmi e mi dici che sono troppo bello per essere reale, ed è l’unico motivo per cui vale la pena impegnarmi ad essere davvero bello.
Amo quando sei geloso e tratti male tutti i miei amici, e non sopporti che esco da solo, e ti addormenti sul divano per aspettare che torni, ed è il momento che preferisco della serata, tornare a casa e infilarmi anche io sul divano e dormire al tuo fianco.
Amo quando dici cose senza senso, e il modo in cui fai di tutto per farmi ridere, e anche quando le tue battute non fanno per niente ridere è la tua risata che mi contagia, perché se tu sorridi, io sorrido ed e sempre stato così.
Ma soprattutto amo come le persone sappiano che ti amo, perché amarti è la cosa migliore che faccio, e la cosa più giusta e ne sono fiero, e so che non potrò mai smettere e quindi vorrei che fosse per sempre, quindi per favore Louis, fa che sia per sempre, Louis sposami. >>
<< SORPRESA! >> la voce di Darcy colse completamente di sorpresa Louis, immerso nei ricordi, tanto che fece un balzo all’indietro rischiando di inciampare e cadere lungo disteso ai piedi della piccola,  lei iniziò a ridere, aveva una risata meravigliosa, fresca come un petalo di rosa appena sbocciato, pulita e cristallina.
<< Ma a cosa pensavi? >> anche Harry rideva.
<< A quando mi hai chiesto di sposarti. >> Louis decise di essere sincero.
<< Beh, forse questa non è così grande come quella sorpresa, ma ti piacerà comunque.. Ora mettiamoci in macchina. >> così dicendo Harry lo prese per mano e lo guidò fuori casa, e Louis sentiva Darcy che gli trotterellava dietro tutta entusiasta.
Il viaggio fu abbastanza lungo, quindi Louis dedusse che stavano andando in un posto piuttosto lontano, perché sapeva che Harry non aveva perso l’abitudine a guidare veloce, anche se lo faceva talmente bene che dalla macchina non avvertiva nessun movimento.
Quando le orecchie di Louis stavano per esplodere a furia di sentire le canzoncine cantate a squarciagola di Darcy, e la sua curiosità era ormai giunta all’esaurimento, sentì la macchina fermarsi ed Harry prenderlo di nuovo per mano.
Fu spinto di qualche passo in avanti, e fu allora che inizio a sentire un sussurrare indistinto, capì che si trattava delle solite persone con cui passava ogni singolo compleanno da circa venti anni, e chi altro potevano essere? In effetti non avrebbe desiderato di aprire gli occhi e trovare nessun altro, perché quello che aveva era meraviglioso, gli amici più importanti che avesse mai potuto desiderare, parte della sua vita e parte anche di se stesso, che sicuramente lo conoscevano meglio di quanto lui stesso si conoscesse.
Louis non fu sorpreso di aprire gli occhi, una volta liberato dalla benda di Harry, e trovarsi One Direction e famiglia al completo pronti a festeggiare, ma nonostante questo, gli scappò spontaneamente un sorriso, e si preparò alla tanto familiare processione di abbracci e di auguri che lo aspettava.
Il primo a muoversi fu Liam che, con lo stesso sorriso pacato e affettuoso che aveva avuto da sempre, o almeno da quando lo conosceva, e il segno di una saggezza eterna, che non centrava niente con la vecchiaia imminente, mischiata a quell’aria sognatrice da bambino che, Louis ne era sicuro, sarebbe stata altrettanto eterna, negli occhi nocciola, non esitò a stringerlo in un abbraccio possente, ricordando involontariamente all’amico quanto continuava ad essere inevitabilmente più forte di lui.
Allegro dietro di lui c’era Taylor, il figlio di Liam, che era una copia rimpicciolita di suo padre: stessi occhi enormi, stessi tratti morbidi, stesse labbra carnose, stessa pelle scura, e aveva persino la stessa voglia marrone nello stesso punto del collo, un impressionante scherzo della natura. Solo i capelli erano più scuri, ricci e indisciplinati come quelli della madre.
Il piccolo rivolse degli auguri frettolosi a Louis e corse subito a giocare con la sua Darcy, inseparabile migliore amica da quando l’aveva conosciuta ancora neonata.
Poi fu il turno di Harriet, la bellissima sorella maggiore di Tay, corpo da modella, sguardo da ragazza più desiderata della scuola e cellulare perennemente in mano.
<< Potresti almeno spegnere quell’aggeggio mentre fai gli auguri a tuo zio! >> esclamò Danielle alle sue spalle, facendo scivolare le mani lungo i fianchi sottili, e rivolgendo uno sguardo stanco alla figlia.
<< Non importa, lascia stare.. >> disse Louis, poggiando la mano sulla spalla della ragazza come per autorizzarla ad andare e continuare la sua telefonata.
<< Ah, mi dispiace Louis.. Auguri. >> la donna gli rivolse un rassegnato sorriso affabile.
<< Figurati, immagino sia l’età, è stato così anche per le mie sorelle. >>
<< E sarà così anche per Darcy, papà possessivo. >> esclamò Perrie, sbucata come dal nulla, e Louis si chiese come aveva fatto a non vederla nonostante il pancione derivato da quasi otto mesi di gravidanza.
<< E’ inutile che mi prendi in giro, mammina, tanto toccherà anche a te, ti ricordo che la tua dolce attesa è una femminuccia. >>
<< Beh, ma io voglio che lei sia la più bella della scuola, con due genitori come i suoi, sarà sicuro quantomeno una cheerleader, guarda suo fratello, è perfetto. >> e così dicendo catturò tra le braccia il suo primo figlio, che aveva appena tre anni, ma già era il più bello della famiglia. 
James, così si chiamava, era un folle intreccio tra i colori chiarissimi della madre e quelli scuri di Zayn, aveva gli occhi più azzurri che Louis avesse mai visto, la pelle scura, i capelli quasi neri, e un viso affilato che non aveva alcuna traccia della paffutezza tipica dei bambini, con dei denti bianchissimi e le labbra sottili, sembrava un ibrido figlio di un lupo mannaro e un vampiro, un perfetto essere soprannaturale.
<< Diciamo che ho conosciuto donne più modeste di te.. >> affermò Louis, facendo ridacchiare Danielle.
<< Asseconda la voce disperata di una donna incinta che cerca di ricordare la sua antica bellezza. >> si lagnò la biondina, con un po’ di autoironia.
<< Sei sempre bellissima. >> commentò lui.
<< Mi piacerebbe.. >> disse prima di andare via, trascinando con se Danielle, e lasciando un sorriso divertito sulle labbra di Louis.
Poi fu il turno di Alison, una ragazzina paffuta, con lo sguardo azzurro da prima della classe, che era capace di fulminare in maniera inquietante chiunque, attraverso il vetro spesso degli occhiali.
Saltellò leggiadra fino a Louis, facendo fluttuare la cascata di ricci biondi che arrivava quasi fino al terreno, e poi gli rivolse un sorriso un po’ altezzoso.
<< Buon compleanno Louis. >>
<< Quando inizierai a chiamare “zii” i tuoi zii, Al? >> disse subito Lily.
Lily era in assoluto la donna più simpatica che Louis avesse mai conosciuto, ed era stata la ragazzina più simpatica che avesse mai conosciuto quando aveva iniziato a uscire con Niall, tre anni più piccola del ragazzo e perennemente spaventata di dire qualcosa di sbagliato.
Aveva i capelli biondi e gli occhi quasi neri, che potrebbe sembrare un accostamento a dir poco bizzarro, ma nel suo visino tondo tutto sembrava perfettamente armonizzato, e una bellissima bocca rossa a forma di cuore, il corpo segnato da un filo di grasso quasi bambinesco, il naso tipicamente irlandese, come quello di Niall, e il sorriso più dolce della terra.
<< Tecnicamente non sono miei zii. >> ribatté Alison.
<< Oh, non so come è potuto nascere da me un essere così freddo. Cosa ho sbagliato con te, ragazzina? >> aveva un accento terribilmente irlandese, non come quello che Niall col tempo era riuscito a stemperare imitando alla perfezione qualsiasi accento inglese.
<< Io non sono fredda, sono solo intelligente madre. >> disse la bambina prima di andare via senza nemmeno rivolgerle uno sguardo.
Lily scosse la testa, e poi si avvicinò a Louis per stringerlo un forte abbraccio, lui la sollevò leggermente, facendole cacciare un leggero strillo, ma nessuno si voltò, perché lo facevano sempre, era il loro modo di salutarsi.
Niall e Zayn intanto erano rimasti indietro per battibeccare, cosa che ovviamente ancora una volta non sconvolse nessuno, ma poi saltarono contemporaneamente addosso a Louis per fargli gli auguri, sommergendolo con una specie di abbraccio vagamente violento, qualche pugno ogni tanto e tanti strilli, insomma una gran confusione.
<< Ma voi due non crescete mai? >> chiese Louis.
<< Ti prego, guarda chi parla! >> affermò Zayn.
<< Voi tutti cercate sempre di ammazzare il mio entusiasmo, perché volete ammazzare il mio entusiasmo? >> Niall incrociò le mani sul petto.
<< Oh, guarda Lou, il bambino mette il broncio. >>
<< Zayn, ti odio. >>
<< No, Niall, io odio te. >>
Ecco che avevano incominciato di nuovo, Louis si allontanò ridacchiando e finalmente, superato l’assalto iniziale ebbe l’opportunità di guardarsi intorno: come avrebbe potuto non riconoscere quel luogo? Harry aveva fatto, come al solito, tutte le cose per bene.
Nonostante il terreno, che l’ultima volta era puntellato da un’allegra erba verde brillante, fosse ormai ricoperto di neve ghiacciata e scivolosa, tutto il resto era esattamente uguale a come quando Louis c’era stato 19 anni prima, quasi come fosse tornato indietro nel tempo.
L’enorme distesa di terreno pianeggiante per fare spazio alle tende dei campeggiatori, che quel giorno erano solamente le loro cinque tende che probabilmente aveva montato tutte Liam prima del suo arrivo, circondata dalla foresta di sempreverde fitti e scuri, il rumore della natura che frusciava e si riparava nei meandri più nascosti di quel luogo quasi incantato, la vista a perdita d’occhio di verde e solo verde, dove solo le loro macchine e il chiacchiericcio ridanciano lasciavano percepire la presenza umana, nulla era cambiato in quel luogo isolato dal mondo, eppure infinite erano le cose cambiate nella vita di Louis e Harry da quando c’erano stati l’ultima volta.
Louis si chiese distrattamente dove si nascondesse il ruscello nel quale aveva fatto il bagno con l’unico ragazzo che aveva mai amato, il ragazzo più bello che quel ruscello avesse mai visto, che allora era ancora costretto a chiamare amico, e si domandò se sarebbe stato capace di trovare quell’albero, tra i milioni della foresta, dove tempo prima aveva inciso la sua silenziosa promessa di amore eterno; cercò poi lo sguardo del più piccolo, e nello stesso momento in cui i loro occhi si incrociarono realizzò che stava pensando la stessa cosa, dovevano trovare quell’albero, unico spettatore muto del loro primo bacio, Harry l’aveva portato lì proprio per questo.
E così i due innamorati non riuscirono proprio a divertirsi, mentre pianificavano silenziosamente e aspettavano che dopo mangiato tutti fossero abbastanza stanchi da riposare, e che Zayn decidesse di usare le gambe di Niall come cuscino, così che l’Irlandese avrebbe smesso di suonare la chitarra, sua inseparabile compagna, e col silenzio sarebbe dilagato il sonno, negli abbracci caldi che intorpidiscono i muscoli e li rendono pigri alla vita, quando fuori fa freddo, e così loro sarebbero potuti fuggire assieme, nel loro nido d’amore.
Mano nella mano non fu difficile per i due come avevano creduto raggiungere il ruscello tanto caro, come se la strada fosse già segnata nei loro cuori, e se uno si perdeva per un secondo lo guidava l’altro, e poi viceversa.
Harry si accovacciò sulla riva e mise distrattamente una mano nell’acqua.
<< Adesso sì che è davvero gelata. >> sorrise leggermente, e Louis capì che era già perso nel ricordo, così si avvicinò a lui, sedendosi sul terreno ghiacciato e con delicatezza voltò il suo viso per guardarlo negli occhi, bastò un secondo, uno sguardo, una scossa di elettricità, e fu risucchiato da quell’oceano verde, spinto nei ricordi, che sembravano così vivi attorno a se.
Ricordava ogni singola cosa, tutto quello che Harry aveva detto e fatto, i suoi gesti più piccoli, la sua intenzione di farsi desiderare, lo vide di nuovo, così bello senza maglietta, e i riccioli scuri grondanti d’acqua, Louis non sapeva cosa volesse dire aver voglia di qualcosa finché non vide i suoi denti bianchi e si chiese se fossero davvero lisci come pensava, Dio quanto, quando aveva desiderato scoprirlo in quell’istante, ed era attratto da lui come non lo era mai stato fino a quel momento, come lo sarebbe stato altre mille volte in seguito.
Louis sentì le loro risate, e li vide giocare innocenti nel fiume, senza staccarsi mai troppo dall’uno all’altro, toccandosi sempre il più che potevano, senza sapere perché lo facevano, non a conoscenza di quella calamita che li aveva tenuti legati stretti fin dal primo giorno.
Poi arrivò quel ricordo, il loro primo bacio, forte come se Harry lo stesse baciando di nuovo in quel momento, ed era talmente tanto preso dal ricordo che pensò che lo stesse facendo davvero, o forse lo stava facendo, perché sentiva il suo inconfondibile sapore sulle labbra, ne fu completamente sopraffatto.
Dal ricordo di quel primo bacio ne arrivarono altri che sembravano infiniti, quelli arrabbiati e pieni di sensi di colpa e tradimento, quelli infiammati di desiderio e eccitazione, quelli sereni tra le lenzuola del loro letto, quando era ancora ad una sola piazza, quelli che avevano il sapore del te preferito di Harry, rubatigli prima che si addormentasse, e poi il loro primo bacio in pubblico, il loro primo bacio davanti agli altri ragazzi, o quello bagnato delle lacrime di gioia dopo che Louis aveva accettato di senza pensarci nemmeno per un secondo di sposarsi.
E poi il bacio della notte prima del matrimonio, prima di salutarsi per passare la notte prima delle nozze separati, pieno di speranza di aspettative, o il loro primo bacio da sposati, che aveva suggellato la perfezione del loro amore come qualcosa di etereo ed eterno, qualcosa che andava oltre il fuoco che ardeva dentro di loro ogni volta che si sfioravano, qualcosa più simile ad un giglio, qualcosa di puro, il loro destino.
E tutti i baci che erano seguiti la prima notte di nozze, che di puro quella volta non avevano proprio niente, e quelli del buongiorno e della buonanotte, quelli dati di fretta prima di una lunga giornata di lavoro, quelli che avevano il suono delle risate.
Ricordò di come Harry l’avesse baciato a lungo dopo che lui l’aveva convinto ad adottare un bambino, e aveva riversato in quel bacio tutta la paura di quella loro scelta, sussurrandogli poi all’orecchio che lo faceva solo perché aveva la certezza che Louis sarebbe stato un genitore meraviglioso, e che non poteva togliere ad un bambino l’opportunità di avere il padre che lui stesso desiderava, e non era mai stato più serio di come lo era in quel momento, e subito dopo lo baciò ancora, comunicandogli il suo amore devoto, quasi disperato.
Ricordò tutti i baci che seguirono, quelli ansiosi prima che arrivasse la bambina, e poi dopo furono i baci maturi di due genitori consapevoli che il loro amore stava dando dei frutti, e quelli pieni di mancanza tra un pianto e l’altro durante i primi mesi di Darcy, quelli a stampo con le labbra incurvate in un sorriso, gli unici che si permettevano davanti alla bambina, o quelli selvaggi, frettolosi e esagerati quelle rare volte in cui Harry acconsentiva a lasciarla a casa di Liam a giocare con Taylor.
Ricordò, ricordò e ricordò ancora, finché non fu portato al presente dalla bocca di Harry che sfiorava la sua per un ennesimo bacio.
<< Aspetta un secondo, riccio. >> disse con un sorriso, epoi lo prese per la mano e lo guidò davanti al loro albero.
Sorprendentemente le incisioni erano ancora lì, certo un po’ cambiate dal tempo ma non meno visibili non meno vive, proprio come il loro amore.
Louis prese la mano grande di Harry, e guidò le sue dita pressandole sulle scanalature che formavano le loro iniziali sulla corteccia, l’altro sorrise.
<< Giurami che sarà per sempre. >>
<< Louis, te l’ho giurato diciannove anni fa, quando ti ho baciato per la prima volta. >>
<< Allora giuralo di nuovo. >> implorò Louis.
E Harry senza dire una parola eseguì il suo desiderio, baciandolo ancora una volta.


RINGRAZIAMENTI!
Ebbene sì, è finita ragazzi!! E' durata quasi un anno questa ff, e non so più cosa farò adesso!! :(
Comunque probabilmente sono l'unica a cui dispiace, ma non importa (confessssso, ci sono rimasta un po' male per le poche recensioni dell'ultimo capitolo)
Nonostante questo voglio comunque ringraziare quanlcuno perché sono trasgry e mi fa sentire una vera scrittrice (anche se non lo sono, lool
Prima di tutto voglio ringraziare Harry e Louis, e anche quegli altri tre coglioncelli (Niall, Liam e Zayn, per chi non avesse capito) che oltre ad essere stati la mia fonte di ispirazione per questa ff, sono la mia fonte di vita ogni singolo giorno e i miei idoli, e vi risparmio lo sproloquio strappalacrime su quanto il ami, ma sappiate che li amo tanto.
Poi c'è la cara zietta J.K.Rowling, la donna più meravigliosa della terra che mi ha trasmesso tutto quello che so e in cui credo, a cui (tra l'altro) è dedicato il mio epilogo ''19 anni dopo'' (qualunque persona sana di mente capirà l'omaggio!)
Voglio ringraziare anche Claudia e Federica che mi hanno convinto/constretto ad iniziare a scrivere, e iniziato al mondo pieno di amore e arcobaleni e amenità dello Yaoi/Slash, e Serena che mi sostiene in quasiasi cosa che faccia e ormai shippa Larry anche più di me.
Ringrazio tutte quelle persone che hanno letto e recensito regolarmente, specialmente _click_24_ (purtroppo mi storpia il nome) , ma anche tantissimi altri (chi lo ha fatto lo sa!!)
E infine te, si proprio tu che stai leggendo adesso, grazie mille di aver sprecato il tuo tempo con me, spero che ne sia valsa la pena almeno un po'...
BACI BACI

                                                                                                                                                                   _Carrotscupcake_ 
 

   
 
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