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Autore: GiuEGia    25/10/2007    1 recensioni
In questa storia tento di raccontarvi le vicende e le peripezie che caratterizzano la vita di April, da quando aveva appena dieci anni fino a dove la mia fantasia riesce a volare. Tutto è costruito attorno al ragazzo che in un secondo le cambierà la vita per sempre...
Leggete e vedrete!
Gli unici tag ammessi nelle introduzioni sono <*br>, <*b> e <*i>. Ho rimosso tutti gli altri come da regolamento.
Frozen, ass. admin di EFP.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo – Parte seconda

 

 

E’ passato poco più di un mese e ancora durante la notte rivivo quel pomeriggio. Le grida, la paura, il sangue. Ero così tanto confusa e impaurita da non capire cos’era successo. Eppure era così evidente. L’ha uccisa. L’ha picchiata fino a ucciderla. Ed io, nascosta nell’armadio, continuavo a illudermi che tutto sarebbe tornato a posto, anche se quella sera mio padre era più ubriaco del solito.

E’ stata la donna dagli occhi tristi a portarmi in questo piccolo orfanotrofio. Sulle pareti rosa di questo stanzone dove mi hanno sistemato ci sono tanti coniglietti dalle espressioni sorridenti, eppure mi sembrano così tristi. Ci sono più di dieci bambine chiuse insieme a me in questa stanza, sempre a sperare che arrivi qualcuno e le porti via.

Ogni giorno va sempre peggio. Tento di dimenticare, ma ricordo sempre più particolari. Di giorno e di notte continuo a sentirla. Le sue grida ancora mi uccidono. E’ anche colpa mia se è morta. Non so perché. Per qualche motivo. Non so farmene una ragione. So solo che lei non c’è più. Non verrà mai a prendermi e portarmi via da qui. Mi ha lasciato. Ed io non l’ho neanche salutata. Quante cose vorrei dirle, e adesso non posso più. Adesso ho davvero paura, perché sono sola. Non c’è più nessuno che si occupi di me. Che mi abbracci, mi rassicuri. Sono sola. E distrutta. Non riesco a mangiare. Non dormo più. Solo lacrime, solitudine e dolore.

Stamattina la direttrice ci ha svegliato presto, io e altre due bambine della mia età. Ci hanno lavate e ci hanno fatto indossare vestiti nuovi e puliti. La direttrice non ha detto nulla, ma sia io e le altre abbiamo intuito il perché. Sta arrivando una famiglia che vuole adottare una bambina che corrisponde alla nostra descrizione. Le altre sembrano sorridere: sono fiduciose e non vedono l’ora di andare via da qui. Io non sento cambiamenti. La stessa malinconia di ieri sera e di un mese fa. Non so, forse ho perso la speranza o forse non voglio andar via, ho paura di ritrovarmi ancora sola o di rivivere la paura di quella sera. Ho paura di finire in un’altra casa piena di odio e violenza. Preferisco quasi la stanza ricoperta di coniglietti malinconici.

Incontriamo la coppia poche ore dopo, nell’ufficio pieno di merletti della direttrice. Quando noi arriviamo, loro sono già lì. Sembrano la classica famiglia felice e perfetta: lui, altro moro e con ampie spalle rassicuranti, sembra un uomo di successo, per quanto se ne possa intendere una bambina di 10 anni; lei sembra quasi un angelo: dai lunghi capelli biondi e occhi chiari, un angelo pieno d’amore da poter donare a una di noi. Ci sediamo su comode poltrone con disegni floreali e rispondiamo cortesemente alle domande che la coppia ci porge. Anche se sono rimasta affascinata dal loro alone di perfezione e sicurezza, al contrario delle mie compagne non mi sento ancora sicura. Sono ancora diffidente. Chi mi assicura che sotto quest’alone di dolcezza non si nascondano due persone violente?!

La conversazione va avanti per più di mezzora e a parlare sono stati soprattutto gli adulti. La coppia si scambia uno sguardo con sintonia e annuiscono alla direttrice. La donna si alza e si dirige verso la porta della sala, per poi aprirla e far entrare qualcuno. In quest’istante sono incuriosita, ma non avrei mai potuto immaginare quanto questo fatto, in apparenza insignificante, abbia influito nella mia vita.

Entra nella stanza un ragazzo, 15 anni e capelli castani. Si avvicina a noi, tre bambine in attesa, e dopo aver guardato verso i genitori, si sofferma per qualche secondo su ciascuna delle mie due compagne. Quando i suoi splendidi occhi azzurri si fermano nei miei, capisco che la mia vita è cambiata. Per sempre. I suoi occhi m’infondono così tanta fiducia e dolcezza. Credo di non aver mai provato in vita mia una sensazione così forte. Un brivido mi corre lungo la schiena e improvvisamente non ho più paura. Perché lui è qui, vicino a me, e non smette di guardarmi.

 

Lui è Faron, Mio Fratello.

 

  
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