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Autore: Trick    25/10/2007    5 recensioni
AGGIORNATO IL SESSANTOTTESIMO CAPITOLO
Infiltrato nel clan di Fenrir Greyback, Remus Lupin finirà per scontrarsi con quella realtà dalla quale ha sempre tentato di sfuggire. Nel frattempo, a Londra, Tonks non può far altro che cercare di sopravvivere alla guerra che imperversa per la città. Una storia fra umani e licantropi, fra amicizie improbabili e segreti dimenticati, per decidere se sia più forte il richiamo del sangue o quello del cuore.
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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CHIEDO PERDONO!

So che non dovrei neppure azzardarmi ad aprire la bocca dopo quasi quattro mesi (quattro mesi!) di assoluto blocco del Diario. Cercherò di farmi perdonare, lo giuro... *occhioni dolci*

NdA: Ho letto DH, ma non ci saranno spoiler nel corso di questa storia, non mi sembrerebbe corretto aggiungerne in seguito. Potrei inserire dettagli così irrilevanti che neanche ve ne accorgereste, ma sta di fatto che NON ci saranno SPOILER, per rispetto verso chi ha iniziato la storia e non ha ancora letto il libro.

Le descrizioni fisiche di personaggi che non sono stati descritti nei primi sei libri, si atterrano dunque solo alla mia fantasia, indipendentemente da quanto la Row mi abbia fatto leggere.



Probabilmente, tuttavia, ci saranno due versioni dell’epilogo: l’idea originale di base, pensata prima di leggere DH, e una seconda, mutata in base al suddetto libro.

Ma la fine è ancora lontana, perciò c’è tempo.

Chiedo ancora scusa e vi lascio a questo travagliato capitolo...

************************

Diario di un Lupo

in un Branco di Lupi

(Versione riveduta, corretta e ampliata causa insoddisfazione dell'autrice)

CAPITOLO SEDICESIMO

A Noël

°°°°°°°




Il secco rumore dei tacchi risuonava lungo i corridoi dei lussuosi interni della villa di Lucius Malfoy, diffondendosi nell’aria come l’eco di infiniti spari. La donna superò con distante alterigia il grande salone delle feste, che da tanti anni ormai rimaneva freddo e inutilizzato; il gigantesco lampadario di cristallo la fissò indignato, come era solito fare con tutti coloro attraversassero quelle mura senza degnarlo di un solo sguardo, lui che era stato lo splendore di quella villa, l’elogio e l’invidia di tutti gli ospiti ai gran balli, e che ora non sapeva rendersi conto di essere diventato solo il ricordo amarognolo di un tempo infranto, inutile quanto il blasone cigolante e arrugginito affisso ai cancelli del giardino trascurato.

Ruotò con grazia la maniglia dorata della porta di quercia, continuando a ignorare i raffinati intarsi rococò e gli elaborati putti in marmo che le sorridevano birbanti dalla cornice. Una debole e traballante luce illuminò per un attimo fugace i preziosi arazzi appesi alle pareti, creando contrastanti chiaroscuri sull’arcigno volto di marmo del mezzobusto di Abraxas Malfoy.

«Bella» chiamò nella penombra della stanza Narcissa Malfoy, «ho un messaggio da parte di Rodolphus».

Non ricevendo alcuna risposta, si avvicinò lentamente al camino, davanti al quale la sorella maggiore stava gustando un bicchiere di vino rosso. La osservò ondeggiare con movimenti esperti del polso il calice, senza distogliere gli occhi dal fuoco scoppiettante.

«Vuoi un bicchiere di vino, Cissy?» le chiese con educato distacco. «Non è neppure lontanamente paragonabile all’intruglio che serve Piton in quella catapecchia a Spinner’s End».

«No, Bella, grazie».

«Siedi».

Narcissa girò attorno alla poltrona vuota accanto a quella occupata dalla sorella, e muovendo con eleganza la stoffa celeste della lunga gonna, si sedette. Fissò il profilo di Bellatrix illuminato dal camino, cercando nel suo viso un qualunque segno le permettesse di capire i pensieri che attraversavano la sua mente. Non riuscì a scorgere nient’altro che il fuoco, fremere nelle sue orbite incavate come se cercasse di riemergere da quell’oscurità.

«Ho un messaggio di tuo marito» ripeté.

«Cosa dice?»

«Ha ricevuto dal Signore Oscuro l’ora della vostra prossima riunione».

Bellatrix non rispose, né fece cenno di averla sentita.

«Fra tre giorni, alle dieci in punto» continuò Narcissa, sistemandosi meglio sulla poltrona.

«Quanto tempo è trascorso, Cissy, dall’ultima volta in cui ci siamo sedute insieme davanti al camino?» mormorò Bellatrix, portando il calice alle labbra e sorseggiandone delicatamente un sorso. «Quanto tempo?»

«Non ricordo, Bella».

«Guarda il fuoco, Cissy. Guarda come brucia il legno dei ciocchi. Guarda come sono costretti a piegarsi davanti alla sua forza».

«Lo sto guardando, Bella».

«Io sono come il fuoco, vero, Cissy?»

«Sì, Bella. Sei il fuoco».

Il viso tirato di Bellatrix Lestrange si aprì in un leggero sorriso. Bevette l’ultimo sorso del calice e volse finalmente il capo verso Narcissa. La luce ingigantiva inclemente i segni sul suo volto: pesanti occhiaie circondavano i suoi occhi, mentre lievi ma implacabili rughe allungavano le sue labbra verso l’alto, in rigidi e spietati ghigni.

«Dove sarà la riunione?»

«Nella vecchia Casa Riddle».

Narcissa la vide storcere il naso. «Babbani» la sentì mormorare con disprezzo, più al fuoco che a lei.

«Rodolphus ha avvisato Greyback?»

«Sicuramente l’avrà fatto».

Un altra smorfia di Bellatrix, accompagnata da un borbottio indistinto che Narcissa non riuscì a comprendere. Restarono immobili e silenziose per diversi minuti, accompagnate dal solo sfrigolio del legno arso.



Io sono come il fuoco.



«Trascorrevamo le serate sedute davanti al camino, ricordi, Cissy?»

«Sono passati molti anni da allora».

Bellatrix si alzò con calma, si lisciò le pieghe del vestito e si diresse verso la porta di quercia, lanciando alla sorella un’unica occhiata imperscrutabile in prossimità dell’uscio.

«Sono passati troppi anni» mormorò di rimando, richiudendosi la porta alle spalle.

Narcissa Malfoy continuò a scrutare il fuoco danzare, immergendosi in malinconici ricordi lontani, quando davanti a quello stesso volteggiare intratteneva spensierate conversazioni con le sorelle più grandi. Allungò una mano verso la bottiglia che Bellatrix aveva lasciato sul lucido tavolino di noce, si versò un bicchiere e continuò a restare immobile davanti al camino, sorseggiando di tanto in tanto il liquido vermiglio, che la luce illuminava allo stesso modo degli occhi della sorella. Solo quando anche l’ultima fiamma, lentamente, fu spenta, Narcissa si alzò in piedi.

«Sono passati troppi anni» ripeté al nulla.

°°°°°°°







«Shopping, Ninfadorà: voilà ce dont tu as besoin»

Ninfadora Tonks abbassò gli occhi dalla rivista che stava sfogliando fiaccamente da più di venti minuti per puntarli al viso perfettamente ovale di Fleur Delacour. Aggrottò la fronte e si morse il labbro inferiore.

«Cosa?»

Fleur sbuffò, agitando con la stessa negligenza con cui Tonks si era rigirata la rivista fra le mani, la lunga chioma aurea. «Shopping, Ninfadorà. Su, su, courage, o faremo tardì!» esclamò, strappandole con un gesto secco la rivista e gettandola malamente sul tavolo della cucina della Tana – non prima di aver lanciato un’occhiata sdegnosa al genere di letture predilette da Tonks – e costringendola ad alzarsi dalla sedia.

«Ti prego, Fleur» la scongiurò Tonks, senza tuttavia opporre la minima resistenza alle insistenti spinte dell’altra giovane. «Non sono in vena di fare proprio un bel niente».

«Basta ainsì» tagliò corto Fleur, afferrando il cappotto di Tonks dall’attaccapanni e gettandoglielo fra le braccia. «Rapide, Ninfadorà: metti questo strascio, s’il vous plait.»

«Ehi» protestò con veemenza Tonks, «questo straccio è il mio cappotto».

Fleur la studiò infilarsi con poca cura l’indumento, squadrando con un smorfia di disappunto ogni particolare del tessuto. «Oui, è pour questo che andiamo a Diagòn Allì. I tuoi vètements sono indescenti quanto i tuoi cheveux».

«Fantastico» concluse scocciata Tonks, infilando un braccio dentro una manica e scagliando minacciose occhiate a Fleur. «Davvero fantastico. Finalmente potrò acquistare un dizionario al Ghirigoro, maledizione».

°°°°°°°







«Avremmo dovuto ricordarci che tutti i negozi di Diagon Alley hanno chiuso i battenti. Siamo due cretine».

«Il parle pour toi, excuses moi» ribattè aspramente Fleur. «Parla per te» spiegò, incrociando lo sguardo snervante di Tonks.

«Andiamocene Fleur» consigliò Tonks, alzandosi il bavero del cappotto per ripararsi dal vento pungente che si era appena alzato. «Non c’è anima viva ed è pericoloso restare qui».

«Credo sia aperto lajiù, Ninfadorà» disse Fleur, indicando un punto indefinito oltre le spalle di Tonks. «Andiamo a prendersci qualcosa di caldo».

Afferrò Tonks per una manica e senza troppi convenevoli la trascinò fino a una traballante porta, dalle assi di legno agganciate malamente fra loro e i cardini arrugginiti. Tonks sollevò lo sguardo alla ricerca di una qualche insegna, ma non trovò nient’altro che traccie del passaggio di uccelli sulle travi del porticato. Fleur, intanto, tentava di aprire la pesante porta.

«Veux-tu ,’aider?» sbottò Fleur.

«Cosa?»

«Aiutami!»

«È chiuso, Fleur».

«Questo non signifie che non possiamo ontrare».

Tonks alzò gli occhi al cielo. «Fleur, in inglese ‘chiuso’ ha lo stesso valore di ‘non puoi entrare’».

«So cosa signifie, mercì» ribattè l’altra, sprezzante. «Mais nous entrerons le mème». Estrasse la bacchetta e con un gesto secco del polso scandì: «Alohomora

Dopo qualche secondo di attesa, Tonks decise di aver sprecato troppo tempo, e dando le spalle al dimesso locale, fece per Smaterializzarsi nuovamente alla Tana. Una serie di scatti metallici aldilà della porta, interruppe la sua fuga. Fleur ghignò trionfante.

«Tu as vu? Je suis un gènie» disse, aprendo con un cigolio sommesso la porta ed entrando nel locale buio. «Vieni, Ninfadorà».

«Fleur, è pericoloso. Torniamocene alla Tana» ribattè con decisione Tonks, lanciando fugaci occhiate cariche di preoccupazione ai lati del vicolo. «Fleur?»

«Vieni, Ninfadorà. Dentro è mieux che dehors».

Imprecando contro il cielo plumbeo e scongiurando di non inciampare in nulla di tagliente, Tonks seguì la scia profumata di Fleur. Allungò un piede aldilà della porta, senza accorgersi del gradini. Fu questioni di pochi istanti, e Tonks si ritrovò aggrappata alla maniglia traballante, i piedi distesi sulla scala di pietra e gli occhi ancora sgranati dallo stupore.

«Ninfadorà, accident! Fa silensio, o sci scopriranno!» eruppe Fleur in un sibilo poco più che udibile.

«Chi, di grazia, potrebbe scoprirci? Non c’è nessuno».

«Non hai visto che sc’erano i gradini?»

«Se li avessi vista, non ci starei stesa sopra, non credi?» ribattè Tonks irata, tastandosi delicatamente il sedere dolorante e tentando con scarsi risultati di rimettersi in piedi. «Fleur, per tutti i Troll di Glasgow, torniamocene alla Tana. È pericoloso».

«Che fine ha fatto il proverbiale courage di voi Auròr?» la schernì Fleur. «Lumos» sentì Tonks nel buio. La punta della bacchetta di Fleur s’illuminò improvvisamente, rivelando i profili di una ventina di sedie ribaltate sui tavoli, incatenate fra loro da mille, volteggianti fili di ragnatele; sul pavimento, un incrocio di piastrelle porpora di forma triangolare era ricoperto da uno spesso strato di polvere.

«Cavolo» mormorò Tonks, «Molly darebbe di testa, qua dentro».

Fleur emise un borbottio indistinto.

«Scusa» si affrettò a dire Tonks. Raggiunse Fleur al centro della stanza, sollevando la polvere di un tavolino con la punta dell’indice. Si studiò il polpastrello sporco e disse: «Diavolo, sembra che sia chiuso da anni».

«Probabilmonte i jestori hanno lansciato incantesimi per farlo sombrare tale» congetturò Fleur, «ainsì i Manjiamorte avrebbero creduto che la tavèrne era stata abandonnée da molto più tompo».

«Molto astuto» ironizzò Tonks, «considerando che è di Mangiamorte che stiamo parlando, e non di detrattori ministeriali».

«Alle volte sono da temere majjormente i détracteurs ministériels, Ninfadorà».

Ridacchiando sommessamente, ribaltarono due sedie addormentate sul tavolino più vicino al bancone.

«Il gratte et nette» mormorò Fleur, agitando con maestria la propria bacchetta. Con uno sbuffo smorzato e una leggera nuvoletta, la polvere sparì con la stessa velocità con cui probabilmente era stata Evocata.

«Carino» commentò Tonks, sedendosi in modo da aver una perfetta visuale della porta. Vigilanza costanza, pensò automaticamente. «Forse avrei più fortuna con la versione francese».

Fleur sorrise. «Ne dubito fortemonte».

Rimasero in silenzio qualche istante, ascoltando il fischiare del vento attraverso le finestre sconnesse.

«Comme tu es?» le domandò ad un tratto Fleur.

«In Inghilterra, generalmente, tendiamo a fare questo genere di colloqui dopo i saluti iniziali, Fleur» ribatté Tonks, sollevando lo sguardo dal nodo del legno con cui stava giocherellando con l’indice ancora sporco.

«Hai capito perfettamonte cosa intendo, Ninfadorà».

«Ti spiace dare un taglio a questi irritanti ‘’Ninfadorà’’, Fleur?»

«Ti spiasce smettere di éviter l’argomento?»

Tonks sbuffò. «Che vuoi che ti dica?»

«Hai fatto come ti avevo sujjerito

«Presentarmi improvvisamente al Paiolo Magico? Sì, e già che ne stiamo parlando, devo ringraziarti per il raffreddore con cui mi sono svegliata il mattino dopo».

«Où ti sei svegliata?» chiese con un’espressione divertita Fleur.

Tonks si appoggiò sui gomiti e avvicinò le mani al mento, fissando intensamente l’altra strega.

«Ullalà» esclamò Fleur con un sorriso e rizzandosi meglio sullo scomodo schienale della sedia. «Hai fatto una nuit de follie?» ridacchiò maliziosamente.

«Ti sarei grata se risparmiassi questi commenti per il futuro» obiettò Tonks, arrossendo lievemente e squadrandola torva.

«Excuses moi» tagliò corto Fleur, alzando le mani in segno di resa ma senza smettere di sogghignare.

Tonks riprese a giocherellare con il nodo del legno, seguendone pensierosa le curve; Fleur, nel frattempo, controllò che lo smalto chiaro delle proprie unghie non si fosse rovinato nel rigirare la sedia.

«Una notte di follia che ripeterei volentieri » aggiunse in un sussurro Tonks, mordendosi il labbro inferiore e alzando gli occhi verso l’altra ragazza. «Assolutamente volentieri» precisò con un movimento imbarazzato del capo.

Il vento dovette attendere diversi minuti prima di essere in grado di sopraffare i frizzanti risolini delle due giovani. Continuò a far oscillare pericolosamente le assi sconnesse delle finestre, mentre i suoi spifferi gelidi si diffondevano sempre più rapidamente all’interno del locale, insinuandosi sotto la vecchia porta cigolante e scuotendo le delicate ragnatele delle sedie.



«Dicono che non tornerà prima di Natale» disse Tonks dopo qualche attimo di silenzio, le labbra non più arricciate in un sorriso malizioso e gli occhi intenti a studiarsi con falsa attenzione le mani. «Quasi quattro mesi, senza sue notizie».

«Quel Pitòn non riferisce a Silonte sciò che dicono i Manjiamorte? Sicuramonte saprà comme sta, e lo dirà anche a te, Ninfadorà».

Tonks inarcò un sopracciglio e le fece una smorfia scettica. «Piton sarebbe capace di Trasfigurare una pecora dello Yorkshire nel suo corpo e spedirmelo a pezzi via gufo, fidati».

«Che horreur».

°°°°°°°







Fleur allungò un braccio per cingere le spalle di Tonks, il capo nascosto fra le mani e la schiena incurvata sul tavolo di legno scossa dai singhiozzi. I capelli color topo sembravano tutt’uno con la polvere, quasi fossero diventati un manifesto alla malinconia e all’abbandono.



«Courage, Ninfadorà: à Noël ne manque pas beaucoup*».











**********************************

 

*Coraggio, Ninfadora: a Natale non manca tanto.

Forse porta sfiga, o forse dovrei smettere di ripeterlo per pura creanza, sta di fatto che non dirò niente del tipo "aggiornerò presto", "giuro di postare fra breve", nè tantomeno darò date definitive. Cercherò indubbiamente di sbrigarmi, e mi spiace, ma dovrete accontentarvi della mia parola, per questa volta.

 

Un grandissimo grazie a Frytty (mi sono commossa leggendo la tua recensione... mi meriterei una sberla a mano aperta in faccia, altroché), a Luna92 (a meno che tu non abbia fatto una vacanza attorno all'interno sistema solare, sei sicuramente in tempo per il sedicesimo capitolo ^__^), a Mary_Sue (grazie mille, soprattutto per i "suoni stupendi"... molto poetico ^__^), a Christine (che mi fulminerà per questo aggiornamento a distanza record), a Desdemona (ripensandoci, forse i miei lupi mannari sono un po' troppo "umani", ma hai ragione: Trick è adorabile così com'è. Io, un po' meno, purtroppo), a Kylie Malfoy (un grazie immenso come sempre), a HermioneCH ("aggiorna presto"... poteva andare peggio, dopotutto...), a gollum93 (anch'io ho adorato scrivere il quattordicesimo capitolo. A differenza del sedicesimo le dita mi scorrevano più libere... dev'essere il numero 16 che mi porta sfiga), e a puciu, immancabile fra le recensioni ovunque posti, (grazie mille, come sempre: siamo proprio ripetitive, io e te! ^__^)

Perdonatemi se ho scordato qualcuno... è inevitabile dopo una giornata stressante come quella che ho appena passato.

Edit: Cavolo... mi sono accorta adesso di aver raggiunto le 100 recensioni... un traguardo che non credevo avrei mai raggiunto...

 

RAGAZZI, RAGAZZE, MESSERI E MESSERE, GRAZIE 1000 A TUTTI QUANTI!!!

 

Trick







   
 
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