Don Pasquale,
il giorno dopo, giorno delle nozze, si era svegliato assalito da
pensieri.
Doveva decidere quale era la cosa più giusta da fare e
spiegare a Andrew perché
non poteva venire. Per questo, lo mandò a chiamare.
Andrew
Corallo o, come dicevan tutti, Colly non si fece molto aspettare.
Appena gli
parve di poter presentarsi dal prete, vi andò, con la lieta
furia d’un uomo di
vent’anni (infatti ne aveva 19) che deve in quel giorno
sposare quella che ama
(infatti è così!).
“Son
venuto, o prete, perché mi avete fatto chiamare”,
disse educatamente.
“Volevo
parlare con lei del lontano giorno del suo matrimonio”.
“Pasquà, è
oggi il giorno. Quale lontano giorno!?”.
“Appunto:
tanti giorni, proprio oggi dovevi fare il matrimonio? Oggi non
posso!”.
“Oggi non
può? Cos’è nato?”.
“Immagino
sia nato Charles se ti vuoi sposare così di
fretta!”, commentò serio il prete.
“No,
volevo dire - cosa è
accaduto? -. Parlavo nel linguaggio Manzoniano”.
“Lasci
stare i manzoniani e pensa a oggi!”.
“Oggi
vieni e basta. Perché non puoi venire?”.
“Tengo un
impegno importante a cui un buon prete non può
mancare”.
“Sarebbe?”.
“Devo
partire in pellegrinaggio”.
“Embé? Tu
vieni un momento, e poi te ne vai. Ci spicciamo presto. Cioè
andiamo in chiesa,
due foto, un paio di si e ce ne andiamo”.
“E poi?”.
“E poiché?”.
“Poiché!?”.
“Cioè,
- Poi che? -. Errore di
battitura!”.
“Ah… Ma tu
lo sai che ci vuole per celebrare una messa? E poi lo so come va a
finire:
dovete farvi le foto vicino il mare, nelle montagne, al tramonto,
all’alba, e
noi fessi invitati ce ne stiamo al ristorante ad aspettare tre quarti
d’ora a
voi. Poi quando venite al ristorante, 3 ore per iniziare, con lo sposo
deficiente
che come sempre dice: - Manca qualcuno? -.
Tra una portata e l’altra
passa mezz’ora, che a fine pranzo ricominci di nuovo
perché sono le 12:00 del
giorno dopo. E quei 4 invitati fessi che si mettono a cantare le
canzoni
napoletane, che se cantassero inglese si capirebbe almeno qualche
parola! E
quel tamarro dello sposo che invita Gigione, Jo’ Donatello e
Giorgio Coccobello
e deve cantare pure lui, più tamarro dei cantanti. Tutto
questo, in 10 ore e 3
quarti d’ora. E tu mi vieni a dire che subito si
fa??”
"Ma perché sei
così alterato? Dimmi subito cosa non và e io
cerco di risolverla!”.
“Error, conditio, votum, cognatio,
crimen,
Cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, onesta, si sis
affinis…”, cominciava
Don Pasquale, contando sulla punta delle dita.
“Che stai
dicendo?”, chiese stupito Andrew.
“Era
latino!”.
“Waa, ma
parla potabile!”.
“Dunque,
se non sapete le cose, abbiate pazienza e rimettetevi a chi le
sa”.
“Orsù!...”
“Dai un
bacio a chi vuoi tu!”.
“Cosa?”.
“No,
niente, lapsus giocherellino”.
“Insomma,
non posso fare proprio nulla?”.
“Antequam matrimonium denunciet”.
“Le ho
detto che non voglio latino!”.
“E io voglio
2 bitter e un Crodino”.
“A lei va
sempre di scherzare, orsù”.
“C’è una
cosa che può fare: rimandi il matrimonio. Di 15 giorni
almeno”.
“E a Anna
che devo dire?”.
“Ch’è
stato un mio sbaglio”.
“E i discorsi
del mondo?”.
“Eh?”.
“I
pettegolezzi, le dicerie… Le capere, i gossip…
Per la gente, insomma”.
“Dite a
tutti che ho sbagliato io. Date pure la colpa a me. E se si permettono
un
commento, li prendo e li metto al posto del Buon Gesù,
inchiodati in croce”.
Andrew
lasciò solo il prete e andò a dire alla bella
Anna che, per colpa di un
impegno, si sarebbe rinviato il matrimonio…