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Autore: Joe McFly    02/11/2007    1 recensioni
Due ragazzi, uno Napoletano l'altra Calabrese, intendono sposarsi... Le cose, però, non andranno come speravano. Una parodia MOLTO fedele all'originale che vi racconterà avventure ai limiti del possibile. Commentate questa Opera riscritta e degna di essere rammentata dai posteri!
Genere: Parodia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nota importante: ho saltato il IV capitolo del libro originale dei Promessi Sposi, in quanto parlava esclusivamente di padre Cristoforo e non aggiungeva nulla alla storia centrale. In più saltando quel capitolo, ho ripreso il corso normale e numerale dei capitoli, in quanto, nella mia versione, avevo diviso l’originale III capitolo in due capitoli separati.

Padre Cristoforo arrivò alla casa delle due donne. Appena entrò, lo salutarono calorosamente. Poi lui disse:
“Mettetemi a riguardo delle ultime notizie”.
“Il Napoli ha vinto contro la Juventus! Non lo credevamo possibile”, rispose Anna.
“Ma no, si riferiva al fatto di Pasquale!”, la corresse Agnese.
“Mamma – disse teneramente – lo sai che era solo una scappatella Pasquale, senza enormi conseguenze. Non posso mica dirgli che è padre di 3 figli miei? Andiamo: è un uomo di Chiesa!”.
“Mi riferivo a don Pasquale!”, disse dura Agnese.
“Ah si, hai ragione… Il matrimonio!”. E qui Anna scoppiò a piangere, così fu Agnese a spiegare tutto al frate.
Mentre la buona donna faceva alla meglio la sua dolorosa relazione, il frate diventava di mille colori, e ora alzava gli occhi al cielo, ora batteva i piedi… Ora borbottava, ora percuoteva dei bicchieri col cucchiaino, fino a quando si ritrovò a suonare “Fratello Sole, Sorella Luna” come sottofondo del racconto.
“Signor prete!”, lo rimproverò Agnese.
“Scusi, era per creare l’atmosfera celestiale!”.
Terminata la storia, si coprì il volto con le mani ed esclamò:
“Quel deficiente… quel farabutto! Io lo so perché non viene!”.
“Davvero lo sapete? Se è così, ce lo dica…”, lo implorarono le due donne.
“Non posso”.
“Perché?”.
“Se no subito finisce la storia! Weh, qua dobbiamo fare 38 capitoli!”.
“Scusate”.
“Comunque lasciatevi dire che quello è proprio nù str*nz!”.
“Padre Colombo!”, lo rimproverò nuovamente Agnese “Siete un uomo di Chiesa!”.
“Avete ragione. Scusate! Signor Iddio, quello è proprio nù str*nz!”.
“Non potremmo aspettare, come dice lui?”, chiese Anna.
“Inutile: troverebbe altre scuse per non venire. Ma non preoccupatevi: non vi abbandonerò. Egli confida in voi. Egli vi ha visitate, povere donne!”.
“Certo: il dottore mi ha trovato i trigliceridi un po’ alti, ma non credo sia tanto grave”, analizzò Agnese.
“Ma io mi riferivo a Dio. Lui confida in Voi, non vi abbandonerà. E nemmeno io lo farò. Vi assisteremo entrambi!”.
“Ma perché, anche voi siete dottore?”.
Padre Cristoforo stava per urlare, quando l’arrivo di Andrew lo interruppe. Riprese il suo fare da prete e disse a tutti:
“Forse ho trovato un modo per aiutarvi. Conosco un signore molto influente che può costringere don Pasquale a venire al vostro matrimonio”.
“Come si chiama?”, chiesero loro.
“Adesso non è il momento per parlarne. Andrò da lui stasera stessa: prima parto, prima arrivo”.
“È molto lontano?”, chiese Andrew.
“Dovrò andare in Sardegna. Lì c’è colui che ci può aiutare. Molto influente, partirò subito”.
“Ma come? – interruppe ancor Andrew – Oggi c’è lo sciopero degli aliscafi!”.
Padre Cristoforo gli diede uno sganassone dietro la testa.
“Secondo te perché mi chiamo padre Cristoforo Colombo?”.
Infatti, il giorno dopo partì alla volta della Sardegna “con mezzi suoi”! Il viaggio fu lungo e burrascoso, ma quando giunse alle coste sarde, disse:
“Terraaaa!”.
L’uomo che lo accompagnava sottolineò:
“Ma siete impazzito? La Sardegna è stata scoperta anni fa!”.
“Ma che hai capito? Ho detto – At-Teraaaaaa -! Dall’aeroporto ci fanno segnale: la pista è sgombra!”.
Così atterrarono col jet personale di padre Cristoforo. Quando giunsero a Terra… ehm, scusate, a terra, il suo pilota chiese:
“Signor, ma lei una volta non aveva le Caravelle per spostarsi? Con le quali navigò attraverso gli oceani e dopo mesi di dura navigazione, con fatica e perdita di uomini, scoprì l’America?”.
“Certo! – rispose quello – Si è fessi una volta sola!”.
Padre Cristoforo si diresse verso la villa del signorotto da lui conosciuto. Presto lo avrebbe incontrato e gli avrebbe chiesto un aiuto per la situazione. Camminò a lungo e ovunque vide desolazione e facce crudeli. Nemmeno nei volti dei bambini, né degli anziani, riuscì a notare un impronta di innocenza. Così capì.
Tornò all’aeroporto e prese a bastonate il suo pilota.
“Ma cosa fa?”, riuscì a malapena a dire quel povero disgraziato, mentre il sangue gli colava dappertutto.
“È la bontà del Signore”, rispose Padre Cristoforo, alzando le mani al cielo.
“La prossima volta mi faccio mandare un cioccolatino”. Altre legnate.
“E queste per cosa erano? Misericordia divina? Benedizione angelica”.
“No. Sei una bestia: mi hai portato a Scampia!”.
Il suo pilota se ne rese conto dopo: si erano rubati i paracadute dal jet personale. Aveva provato a comperare dell’acqua benedetta ma dentro c’era… Bèh, lasciamo perdere!
Padre Cristoforo lo colpì ancora.
“Ahi! E ora?”.
“Ma tu, con un passeggero prete, devi comprarti l’acqua benedetta!? Dio ha fatto gli uomini colmi di amore e dolcezza… Ma in te doveva esserci molto spazio, perché ha riempito il resto con l'idiozia, figluol caro!”.
Detto questo, i due ripartirono, non prima di aver fatto il pieno (si erano rubati la benzina dal serbatoio). Pagarono 50 euro e gliene misero 15…
Arrivati in Sardegna, Fra Cristoforo scese a terra e disse:
“Guarda, i Nativi!”.
“Ehm… - fece il pilota – questa è gente civile. Sono abitanti della Sardegna, non indiani!”.
“Ma che hai capito? Io indicavo il reparto maternità di quell’ospedale”, precisò lui e gli diede un altro sganassone.
“Andrò solo alla villa del signorotto. Tu rimani qui ad aspettarmi”.
“Meno male, se no sarei morto entro le 15”. Fu pestato ancora, perché erano le 16… Come faceva a morire entro le 15?
Quando fu nei pressi della villa, si spaventò: era enorme, con quattro piscine, una grotta naturale, parte di un vero fiume sardo che attraversava il giardino. All’intero, statue in oro massiccio di tutti i dei dell’Olimpo e il David originale (con dentro un programma che gli permetteva di parlare e pensare come un umano!).
C’erano leoni, gazzelle e animali di tutto il mondo. Persino la zone gelata dove c’erano pinguini e orsi polari.
Ma la parte che il padrone di casa preferiva era il gazebo in vetro, sempre rivolto al Sole, affinché il padrone, standovi sdraiato all’interno, in costume, potesse attivare l’aria condizionata e star fresco!
“Che lusso insensato e che schiaffo alla miseria”, pensò Padre Cristoforo, rimembrando i piccoli conventi dei preti, sopra montagne, con una vista e un panorama che nemmeno dal tetto dell’Empire State Building puoi osservare!

   
 
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